31 maggio 2008

Sebastiano del Piombo

Una mostra folgorante. Le opere cioè, non la mostra...
Quadri del 1500 di una modernità stravolgente.
Come al solito guardate per credere.

Iniziamo dal quadro che ha fatto da poster alla mostra.



Di questo quadro Ritratto di uomo in armi del 1512,
a un certo punto, nel pannello con note esplicative, parlando della dolcezza virile con cui è ritratto l'uomo, si adduce un sospetto di omosessualità (fosse viva mia madre direbbe che penso sempre a quello... Ma non è colpa mia se lo hanno scritto!!!). IL motivo, si legge nella nota, è un ragazzo o un putto
"adorante" posto sulla spalla sinistra dell'uomo e poi cancellata (a guardar bene la si intravede), eccovela qui ingrandita e coi colori alterati per meglio evidenziarlo.



Peccato che gli stessi curatori non abbiano pensato all'omosessualità per quest'altro quadro

Triplo ritratto 1510 ca.
olio su tela, 84,5 x 69,2
Detroit, The Detroit Institute of Arts

Dove la donna di sinistra tocca il petto di quella a destra...
Ma si sa l'omosessualità femminile non fa notizia....

Quadro notevole, firmato da Tiziano (la donna sulla sinistra), Giorgione (l'uomo al centro) e Sebastiano del Piombo (la donna a destra riconoscibile per la delicatezza dell'incarnato...

E cosa dire di quest'altro quadro? Anche questo non potrebbe esser letto in chiave omosex?

Ritratto del Cardinale Ferry Carondelet,
1511 olio su tavola, 112,5 x 87 Madrid, Thyssen


Ma a parte queste ...amenità, la mostra è splendida. Peccato solo di non poterveli mostrare tutti (soprattutto quelli della controriforma), quando l'arte di Sebastiano si astrae in un ascetica atemporalità che si trasforma, oggi, in una sorprendete modernità, nella figura del Cristo.



Ritratto di uomo, 1515
olio su tavola, 115 x 94
Budapest, Szepmuveszeti



Ritratto di Anton Francesco degli Albizzi,
1525
tavola trasferita su tela, 134,6 x 98,7
Houston, Museum of Fine Arts


Giudizio di Salomone, 1509
olio su tela, 211,5 x 320
Kingston Lacy, National Trust


Flagellazione, 1525
olio su tavola, 247,5 x 166
Viterbo, Museo Civico


Ritratto di donna come vergine saggia*, 1510
olio su tavola, 53,4 x 46,2
Washington , The National Gallery of Art


Tutte le immagini sono tratte dal sito mondomostre


(*)1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo.
2 Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute;
3 le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio;
4 mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi.
5 Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono.
6 Verso mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!"
7 Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade.
8 E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono".
9 Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!"
10 Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa.
11 Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: "Signore, Signore, aprici!"
12 Ma egli rispose: "Io vi dico in verità: Non vi conosco".
13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.
(Matteo 25, 1-13)

Mina da 1 a 50 (1)

Inauguro una serie di post, cinquanta, per la precisione, per rendere omaggio ai 50 anni di carriera di Mina.
Questi primi 5 mesi sono rimasti, mediaticamente parlando, in sordina. Forse perché i 50 anni verranno effettivamente compiuti solo in autunno e non prima.

Anche la serie di cd e dvd che dovevano uscire da marzo col Corsera sono stati spostati in autunno come riportato dal sito del Mina Fan club:
Come già si era ventilato nel post di febbraio, la pubblicazione allegata al Corriere della sera dei 10 DVD della collana Mina Gli anni Rai - Le canzoni e degli altrettanti CD con il meglio della radio non avverrà prima del prossimo mese di settembre. La nostra Mina, infatti, non ha ancora terminato di visionare e selezionare il materiale sin qui raccolto - ma altro se ne aggiungerà -. Quel che è certo è che le emissioni inizialmente distribuite nelle edicole saranno raccolte, con l'aggiunta di un libretto illustrato e di extramaterials vari, in un elegante cofanetto che vedrà la luce nei negozi di dischi entro Natale. Per ottobre, inoltre, è confermata l'inaugurazione della mostra organizzata a Roma per i 50 anni della carriera di Mina.


Nella sua carriera Mina ha cantato canzoni in tv e in radio (oltre che nei concerti dal vivo) che poi non hanno mai visto luce su disco. A questo dovrebbe rimediare la collezione di cd dvd curate da Lei stessa.
Aspettando l'autunno con trepidazione (e sempre un po' di nostalgia... io vivo bene solo destate) partiamo proprio da una canzone impegnativa (notate la faccia di Mina subito dopo aver concluso la canzone), E POI VERRA' L'AUTUNNO (di A.Amurri / Bascerano) che Mina interpreta magistralmente a Canzonissima 68.




La canzone era stata presentata nel 1965 da Timi Yuro, cantante americana di origini abruzzesi dalla notevole voce e timbrica, come ben racconta Christian Calabrese nel sito hitparade Italia(con una piccola imprecisione: la versione su disco di Timy ha una introduzione, è quella di Mina a partire subito con la frase che porta all'acuto).


La versione di Timi finisce con un acuto ancora maggiore rispetto quello di Mina ma a comparare le due versioni è uno scontro fra titani...


Di recente Orietta Berti in un suo disco di cover fatte per buona domenica, il contenitore domenicale di canale 5 ripropone una versione alquanto più blanda (per l'arrangiamento non certo per la sua verve interpretativa) di questa splendida canzone.

Non osate ridere di Orietta Berti, una delle cantanti migliori che abbiamo mai avuto penalizzata solo da un repertorio non alla sua altezza. Ma quando Orietta sa azzeccare la canzone non ha nulla da invidiare alle altre grandi.
Guardare per credere.

Conigli sulla luna

Mentre mi documentavo sulla Phoenix sono imbattuto su you tube in un video ancora più "sorprendente" di quello che ho già postato.



Nei commenti al video si parla di costruzioni sulla Luna!!!
Mi ricorda alcune trasmissioni che, nei tardi anni 70, sulle neo-nate tv "private" concionavano su conigli sulla Luna !!!
Oppure, in tempi più recenti, la pubblicazione di un libro che dubitava l'uomo fosse mai andato sulla Luna puntualmente finito poi anche su internet...




Ora, se proprio ce ne fosse bisogno, potete leggere una accurata confutazione di tutte le "prove" addotte dai complottisti sul sito Gruppo Astrofili Columbia.

E' sorprendente come, sia nel caso in cui si adduca al complotto per affermare che certe conquiste scientifiche non sono mai avvenute (niente luna, etc..) o, al contrario, che i governi nascondano verità tenute nascoste dalla scienza ufficiale, in tutte le persone che credono ci sia un oltre al di là della scienza commettono lo stesso errore concettuale: questo oltre è contraddittorio, alieno, altro rispetto la scienza ufficiale.

Sono forme malamente camuffate di oscurantismo, di chi, in nome di una scienza a più ampio spettro in realtà vuole reintrodurre forme incontrollabili di superstizione e non democratiche: c'è sempre una sorta di esoterismo in queste rivelazioni; esoterismo, cioè verità rivelata, tenuta nascosta ai profani, ai non adepti.
Una vocazione antidemocratica che è aliena alla scienza: chiunque può verificare le affermazioni di uno scienziato, i progressi di una disciplina scientifica e se gli strumenti per fare scienza (e dunque anche le verifiche) sono complessi, lo sono non per una sorta di ermetismo esoterico (come vogliono i denigratori del sapere, scientifico o meno) ma per un'oggettiva complessità del mondo.

La causa di questo atteggiamento mentale è una sorta di diffidenza nei confronti della scienza che ha radici antiche e vari motivi ma che credo finiscano tutti nell'alveo del potere: il sapere rende liberi e meno controllabili.
Questo dà fastidio a molti, non solo ad agenti sociali come la Chiesa ma anche a singoli che limitati nei propri pensieri da una inesistente alfabetizzazione scientifica trovano più facile denigrare la scienza per poter continuare parlare di cazzate che studiare apprendere gli strumenti scientifici e parlare in termini corretti di delicate questioni.

Non c'è infatti bisogno di affossare la scienza ufficiale per affermare che l'universo pullula di vita oltre ala nostra e che se non abbiamo ancora ricevuto visite lo dobbiamo solo all'immensità dell'universo (e alla velocità massima in esso consentita...).

Un'alfabetizzazione scientifica assente in tutto il mondo occidentale ma qui in Italia pi che altrove...

Se poi aggiungiamo che nella visione paracrociana la scienza rende aridi e privi di sentimento (nella sempiterna e assurda opposizione con le materie umanistiche) il quadro della nostra ignoranza (e della nostra credulonità è bello che chiarito.

30 maggio 2008

Dal blog di Paolo Cipriani...

...il testo di un vecchio (ma attualissimo) volantino che scrivemmo e diffondemmo a Napoli durante il gay pride del 29 giugno 1996.

Se scendiamo in piazza nella giornata dell’orgoglio gay lesbico e trans non è solo per festeggiare l’orgoglio omosessuale, perché i gusti sessuali fanno parte della personalità di ognuno, ma non definiscono da soli tutta la persona.
Se oggi scendiamo in piazza è per ricordare a tutti che chiunque può, se vuole, fare l’amore con persone dello stesso sesso, perché se qualcosa di sovversivo c’è nell’omosessualità, sta proprio nel fatto che la possono praticare tutti e non solamente i froci e le lesbiche, come insegnano i media, gli psicanalisti, i medici (che parlano spesso di un gene dell’omosessualità) o il Vaticano, che predica ipocritamente la tolleranza per le “persone” omosessuali negando però loro la possibilità di fare sesso (come d’altronde lo vieta alle coppie etero, se non per fare figli e dopo il matrimonio).
Oggi scendiamo in piazza per festeggiare la liberazione sessuale di tutti gli uomini e di tutte le donne dai ruoli precostituiti e separati dalle mille etichette della “diversità”, perché un gesto di affetto tra due uomini non venga visto solo in chiave omosessuale, perché una donna che non si trucca e non veste abiti “femminili” non sia sempre e solo una lesbica, non perché non crediamo all’omosessualità come a un valore, ma perché una definizione, per quanto indichi una categoria minoritaria e vessata, è sempre limitante, come i trans ben sanno.
Non auspichiamo una omologazione neutra e generale ma sosteniamo che il valore delle differenze sessuali e non solo risiede nella fratellanza e nella sorrelanza di tutti gli uomini e di tutte le donne, qualunque siano le preferenze sessuali, il colore della pelle e il sesso genitale.
Se pensassimo di scendere in piazza solo perché ci vengano riconosciuti i diritti civili in quanto gay, lesbiche e trans, non saremo meno egoisti e sessisti degli etero che pensano di godere esclusivamente il privilegio della famiglia. I diritti di cui godono solo le coppie sposate sono in realtà i diritti di tutti, individualmente e collettivamente, perché l’affetto che lega due persone in un vincolo familiare non passa esclusivamente per il sesso.
Chiedere i diritti civili in quanto omosessuali vuol dire scimmiottare l’istituzione familiare etero dalla quale nascono tutte le etichette che separano e impoveriscono la sessualità multiforme e polivalente che ci accomuna tutti nella comprensione delle reciproche differenze.
Uniamoci tutti in questo giorno di festa affinché chiunque possa vivere i propri sentimenti e la propria sessualità senza dover per forza timbrare un cartellino di qualsiasi sorta.


(to be continued...)

Mina e Grillo

Mina ha firmato la prefazione dell'ultimo libro di Grillo La settimana, una raccolta dei suoi editoriali sul blog del 2008.

"Ce ne sono tanti, ormai. No, cambio avverbio: finalmente. Ce ne sono tanti, finalmente. Magari non hanno la stessa faccia, la stessa totale simpatia che ti prende per il collo, non hanno quella mitologica force de frappe che ha lui. Ma la forza dell'incazzatura è la stessa.
Ce ne sono tanti di Beppe Grillo. E aumentano a vista d'occhio. Basta non girare la faccia. Basta guardare. E basta ascoltare. Dicono, convinti, le stesse cose. E anche loro, nel loro piccolo, fanno proseliti. E così la pozzanghera si allarga e si allarga, diventa mare, acqua salatissima che finirà per bruciare quelle lingue esposte all'aria a farfugliare piccolezze. Tutti lo guarderanno, il mare, che si increspa con il vento, che vive di calme e tempeste, indifferente alle navi che lo solcano e ai piccoli ammiragli che credono di domarlo e, invece, lo devono assecondare per salvarsi.
Molti, oggi, per merito di Beppe e analoghi, hanno maggiori possibilità di riferirsi a due "qualunquistici" concetti come libertà e felicità, invece di adagiare la propria pigrizia su anacronistici ballottaggi tra il possibile e il conveniente.
E, mi ripeto, speriamo che, con tutto il dispendio di energia e forza e intensità e veemenza e impeto e potenza, Grillo non si debba fermare, come Forrest Gump, dicendo: "Sono un po' stanchino". Sarebbe un fallimento per tutte le goccioline che formano questo mare nuovo. E lo sarebbe anche per questa gocciolina. Mina




Dice grillo che
La Settimana è gratis, a parte la carta che è a carico vostro. La sua diffusione è stimata in circa 300.000 copie stampate. Non ha pubblicità. Un caso unico. Sto studiando una nuova versione per dopo l'estate.
Inviatemi i vostri suggerimenti per migliorarla e per diffonderla.

Dario Chianelli e la politica

“Ho chiarito la mia posizione, quel giorno non c’è stato nessun razzismo, nessuna xenofobia e nessuna questione politica (...) si è trattato solo di un episodio personale”.1

«Non mi sento in colpa per quello che ho fatto perché non ho fatto niente di male. Non sono né di destra né di sinistra, sono per i grandi uomini come Ernesto Che Guevara».2



Si chiama Dario Chianelli, si è costituito alla polizia dopo aver concesso un'intervista anche video (riportata qui sotto) mentre oggi Repubblica a quest'episodio e ad altri accaduti nella capitale dedica uno speciale di 15 minuti.





Ora Chianelli ha tutto il diritto di dire quel che crede, anche le cazzate. Ma i giornali non possono esimersi dal riscontrare le cazzate dette.
Quello che Chianelli ha fatto, e che i quotidiani (non tutti ovviamente) hanno avvallato è una semplificazione politica e ingenua.

Dire che picchiare degli extracomunitari, inseriti nel tessuto sociale della città (sono commercianti, quindi hanno le carte in regola sia per aprire un negozio che per stare nel nostro paese) non ha nulla a che vedere "con la politica" è una presa di posizione politica che vuole, appunto, che un'aggressione scaturita da fatti privati e personali non vada letta in chiave politica. Dimenticando o facendo finta di dimenticare, che il privato, soprattutto il privato, è politico.

E' come dire che non si vogliono avere regole: la regola in questione è appunto che "non ci sono regole".

Ogni azione che compiamo individualmente è politica. E se crediamo o sappiamo per certo che un cittadino extracomunitario abbia violato la legge ma invece di rivolgerci alle forze dell'ordine cerchiamo di risolvere la questione personalmente, quello che stiamo compiendo è un atto politico, connotabile a destra non certo a sinistra.

Questa precisazione prima ancora che essere politica è lessicale, semantica 3. Posso capire che Chianelli ignori i significati della lingua italiana ma non posso tollerare che i giornalisti (sic!) li ignorino così belluinamente.

Dietro questo svarione c'è una determinata volontà politica.

Intanto quella che vuole riconoscere solo ai partiti le visioni del mondo (a questo la politica può essere sussunta) e non ai singoli cittadini sganciati da un'appartenenza istituzionale a questo o quel partito.
E poi si vogliono svilire le questioni politiche negando che ci sia una oggettività pur nella visione pluralistica delle varie Weltanschauung e riducendo le differenze non a scelte di campo cui siamo sottoposti tutti ma a irredimibili scaramucce da tifoseria.

Se invece di un naziskin o di un militante di sinistra (ci sono razzisti anche a sinistra...) scopro che è un cittadino qualunque, al di fuori di una organizzazione politica riconosciuta, a picchiare un extracomunitario e a sfasciargli la vetrina e per questo tiro un sospiro di sollievo dicendo che non c'è un problema politico ma solo un comportamento privato da contenere e controllare con le normali procedure delle forze dell'ordine oltre a commettere un falso ideologico (perché non c'è questione più politica di questa) mi comporto in conseguenza di una precisa visione politica delle cose che vuole lasciare la politica ai politici, mentre i cittadini normali devono restarne fuori proprio come voleva Mussolini durante il regime quando nei locali pubblici faceva affiggere cartelli nei quali era scritto "In questo locale non si parla di politica".


Esprimere una propria opinione è sempre un atto politico.
Se poi dalle parole passiamo ai fatti anche questo è un atto politico, esprime una volontà politica e se questa volontà è illegale e contraria ai valori del consesso civile in cui questa volontà si esercita quest'atto va censurato e bollato come politica inaccettabile.

Considerazioni normali per qualunque cittadino di uno stato veramente democratico ma non per i cittadini italiani e nemmeno per quei giornalisti che un'acquiescenza non so quanto dettata da malafede e quanto da vera ignoranza mi fa dire sempre di più, giorno dopo giorno, notizia (mal riportata) dopo notizia, che ha ragione Beppe Grillo quando i giornalisti li ha mandati affanculo.





(1) Kataweb
(2)Corsera
(3) 4° lemma della voce "politica" del dizionario online De Mauro: comportamento, modo di agire o di procedere in determinate attività o situazioni

28 maggio 2008

Alessandro Sperduti



Alessandro Sperduti interpreta Valerio Campitelli ne I liceali, uno dei rari (unici?) personaggi omosessuali delle fiction italiane a non rientrare nel cliché dell'effeminato (anche se è l'unico gentile in una classe di trucidi).
Un personaggio poco credibile nella sua parabola da spericolato conducente di auto rubate, condannato per omissione di soccorso e guida senza patente (è ripartito senza soccorrere un ragazzo che ha investito) a gay dichiarato che pomicia (un po' imbarazzato a dire il vero) proprio col ragazzo che ha investito...
Però, pur restando in un cima di aura mediocritas, molto meglio del clima che si respira in casa Cesaroni.



La storia con Filippo è tenera e va a correggere quell'immaginario collettivo fatto ancora esclusivamente di checche (con tutto il rispetto parlando) dannatamente femmine.

Certo la vita da gay di Valerio è fin troppo facile (se la cava con un "Valerio Frocio" scritto alla lavagna e la solidarietà delle compagne di classe) e la confessione del prof. Cicerino che, gli dice, da giovane credeva di essere gay, e ne era pure contento perché, dato che i rapporti con le donne sono complicati, almeno tra uomini ci si capiva di più è fin troppo risibile (l'immaginario collettivo di Virzì e allievi, o almeno quello di Cicerino, è ancora quello del film Amici Miei...) e non affronta il problema centrale.



In Italia i gay vengano ancora accoltellati, picchiati, sprangati, derisi, accusati di essere ammalati, immorali, pedofili, sessuomani; la chiesa impone loro la castità, mentre loschi figuri come Paola Binetti, andando contro il consesso scientifico internazionale, continuano a considerarli persone psicologicamente disordinate, e un Ministro della repubblica italiana li considera addirittura costituzionalmente (sic!) sterili mentre molti (anche tra i gay stessi) ravvisano nell'omosessualità un'origine genetica (sic!!!). D'altronde l'affettività gay è tanto complicata quanto quella etero (per cui non si capisce a cosa pensava Cicerino da giovane...), aggravata però da un atteggiamento collettivo della società che non è mai di indifferenza come per la norma etero ma è sempre di sollecita attenzione, poco importa se positiva o negativa (cioè importa eccome, ma, per una volta, quanto mi piacerebbe che all'affermazione "Lo sai che tizio è gay?" si rispondesse con un semplice "E allora?" invece del solito, "Ma dai? Non si vede proprio...").

Però Valerio è dolce, ha il viso pulito del classico bravo ragazzo, e Filippo è davvero fortunato a baciarlo...



(riveduto e corretto il 3/6/08)

Casa del cinema
"Il Cinema come linguaggio tra Scuola e Territorio"

MERCOLEDI 28 MAGGIO

SALA DELUXE ore 9.30-18-30

REGIONE LAZIO
Assessorato Cultura , Spettacolo e Sport
IL LABIRINTO
Progetto Educinema presentano:

IL CINEMA COME LINGUAGGIO
TRA SCUOLA E TERRITORIO
Confronto sulle esperienze regionali e nazionali,
in Francia e in Italia, per la formazione del giovane pubblico

Ore 9.30
Apertura dei lavori

Matteo Zacchetti, Amministratore Programma MEDIA e media literacy - Direzione Generale Società dell'informazione e media Commissione Europea
Giorgio Valente, Responsabile del progetto Educinema


Ore 10.00
Prima sessione
CINEMA E TERRITORIO
Il cinema e l’audiovisivo: linguaggi del contemporaneo.
Intervengono:
Giulia Rodano, Assessore alla Cultura, Spettacolo e Sport - Regione Lazio
L'istruzione culturale e artistica nella politica territoriale del Ministero francese della Cultura e della Comunicazione
Marc Ceccaldi, Directeur-adjoint, Direction régionale des affaires culturelles Provence Alpes -Côte d'Azur


Seconda sessione
DISPOSITIVI A CONFRONTO
Per un confronto operativo con il modello francese: il progetto di un liceo artistico ad indirizzo cinema e audiovisivo.
Intervengono:
Alessandra Guarino, Coordinatrice didattica Progetto Educinema
Rolando Meconi, Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Alessandra Onofri, Dirigente scolastico ISA Rieti
Silvio Cattani, Dirigente scolastico Istituto Don Milani-Depero Rovereto


Terza sessione
TERRITORI CONDIVISI
Il film come bene culturale. Quale futuro per la diffusione del patrimonio cinematografico fra le giovani generazioni?
Intervengono:
Carlo Lizzani
Ernesto G. Laura
Sergio Toffetti, Conservatore della Cineteca Nazionale
Luciano Sovena, Amministratore delegato Istituto Luce
Enzo Ciarravano, Direttore Regionale Beni e Attività Culturali,
Sport - Regione Lazio


Ore 14.30
Quarta sessione
LUOGHI DELLA SPERIMENTAZIONE
Tra scuola e territorio: investire sulla formazione degli insegnanti.
Intervengono:
Flavio De Bernardinis
Maria Luisa Faccin, Agenzia Scuola ex IRRE Veneto
Angela Gregorini, Agenzia Scuola ex IRRE Marche
Luana Conti, Progetto Cinema e Scuola, Comune di Terni

La sala come museo diffuso: un atlante dell'indimenticabile
Le esperienze de Il Labirinto, del Filmstudio, dell’Apollo 11
Testimonianze di Giorgio Valente, Americo Sbardella, Agostino Ferrente.


Quinta sessione
LA PRODUZIONE DI UN IMMAGINARIO
Il laboratorio di produzione assistita nell'esperienza di Educinema.
Intervengono:
Claudio Tanari, Maria Pia Nacca
Fabrizio Vavuso, Domenico Distilo
Andrea Lodovichetti , Silvia Ferro
Camilla Ruggiero, Claudio Giovannesi
Giuseppe Trepiccione.

Contro la frattura anagrafica: i festival come luoghi di formazione del pubblico giovane
Alice nella città, Arcipelago, EcoFilmFestival, Med Film Festival, Panafricana, RIFF, Tekfestival

Convegno a cura di
Alessandra Guarino, Giorgio Valente

Momento di massimo godimento?

Ieri, mentre mi recavo all'ultima proiezione organizzata dall'Istituto comprensorio Chiodi ho letto sui monitor di Moby il dispaccio d'agenzia "Governo battuto alla camera". Non faccio in tempo a basire che già mi tocca scendere dall'autobus.
Il governo è stato battuto, leggo sulla rete
in Aula alla Camera su un emendamento. Si tratta di un articolo aggiuntivo in materia di caccia e di distruzione di nidi e uova di uccelli di specie protette. L'emendamento e' stato bocciato per due voti: 240 no contro 238 si'. Tre deputati si sono astenuti. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha dichiarato che l'incidente parlamentare subito dalla maggioranza "non riveste natura di carattere politico". "Ci sono le condizioni per poter continuare l'esame del decreto", ha detto Vito. Partito democratico e Italia dei Valori, invece, hanno chiesto la sospensione dei lavori e una nuova riunione del Comitato dei nove. "Il problema e' politico", hanno dichiarato Evangelisti (Idv) e Giachetti (Pd), anche considerando "le assenze del Pdl". La richiesta e' stata accolta dal relatore del testo, Marino Zorzato (Pdl). Rosi Bindi, presidente di turno dell'Aula, ha dunque sospeso i lavori che riprenderanno alle 16,30. (Agr)


Quello che rimane da capire (stamane il manifesto mi evincerà) è cosa diceva il dl e cosa proponeva l'emendamento, insomma, se, al di là del fatto che il governo sia andato sotto (cosa di per sé "buona e giusta"), il fatto sia un bene per il Paese (o almeno per le uova degli uccelli...) oppure no. Appena ho notizie aggiorno questo post.

27 maggio 2008

Frocio? Sì, grazie!




17 luglio 2006.
La quinta sezione penale della Suprema Corte presieduta da Bruno Foscarini, nella sentenza 24.513, ha ravvisato

nel termine frocio un chiaro intento di derisione e di scherno, espresso in forma graffiante1

e dunque ci sono gli estremi di reato.

Alla sentenza molti froci (ehm) hanno esultato (Grillini in testa2). Inutile dire che non hanno capito niente.

La sentenza della Corte non ravvisa in chi usa la parola "frocio" come insulto una forma di omofobia o di non rispetto per le minoranze ma un insulto tout court. L'ingiuria, secondo i giudici dell'Alta Corte, non sta nel pensare che essere froci sia una cosa negativa di cui vergognarsi, ma sta nella parola: se ti do del frocio ti sto offendendo davvero.

Dare del ladro, o del mafioso è un'offesa, perché essere ladri e mafiosi è di per sé qualcosa di negativo.

Ma dare del frocio no.
Se mi danno del frocio mi giro verso chi crede di insultarmi e gli rispondo: "Sì, sono frocio e sono fiero di esserlo!".

Chi si incazza se gli danno del frocio è lui il vero omofobo, tanto quanto chi crede di insultarlo con quella parola.

Ma questo Grillini non l'ha capito (e come potrebbe... E' solo un frocio!)

Il reato che si compie, quando per insultare qualcuno gli sì dà del frocio (oppure della puttana a una donna), non sta nella volontà di insultare ma nell'aver scelto per insultare quella parola e non un'altra.

Non così per la corte di Cassazione.

La stessa corte però (un'altra sezione) aveva stabilito nel dicembre del 2005 che l'espressione "sporco negro" non è indice di razzismo, ma solo di ingiuria3 (per poi ripensarci4 l'anno successivo affermando il contrario).

Oggi leggo di Paolo , un ragazzo di Palermo accoltellato dal padre perché, essendo frocio, lo disonora e capisco che nel nostro paese c'è ancora bisogno di tanti gay pride perché è opinione comune, sia tra i cittadini che tra i magistrati, che essere froci è una cosa infamante.

Ecco cosa è che disturba del pride! che si va in giro a testa alta a dire:

Noi siamo froci e lesbiche e siamo fieri di esserlo

(i trans per me rientrano nella problematica etero, ma questo è un altro
discorso).

Dà fastidio ma ce n'è invece un drammatico bisogno.

Lo dimostra un'altra sentenza, quella del 30 novembre 2004 del Tribunale penale di Roma che ha condannato l'editore Fabio Croce per aver alluso a una relazione omosessuale tra il popolare attore Nino Castelnuovo e Giovanni Battista Montini (Papa Paolo VI). Secondo la sentenza tale affermazione costituirebbe grave offesa, peraltro causa di perdita di lavoro per l'infamia che provoca nell'ambiente di lavoro stesso5.

C'è ancora tanto lavoro da fare...

1 fonte La Repubblica
2 fonte Centro di ascolto
3 fonte sito Peace Link
4 fonte sito Studio Cataldi
5 fonte sito Cinzia Ricci

(rivisto il 28/5/08)

26 maggio 2008

La sonda Phoenix è atterrata

Una immagine giunta dalla sonda

Lanciata il 4 agosto del 2007 la sonda Phoenix è atterrata nei pressi del polo nord del pianete Marte. E' la prima sonda che attera sulla superficie del pianeta rosso senza l'ausilio di airbag dai tempi del Viking 2 (1976).



Phoenix andrà alla ricerca di tracce di forme di vita unicellulari che si pensa possano esistere od essere esistite nel ghiaccio, sotto la superficie del pianeta.
Phoenix si chiama così perché, come la mitologica fenice, è rinata dopo la cancellazione dalla missione Mars Polar Lander del 1999, fallita a causa della perdita della sonda durante l'atterraggio.

Non sono previste altre sonde verso Marte per il prossimo futuro.

Intanto godiamoci le prime immagini mandate dalla sonda.




16 Maggio 2008. IN questa foto si vede la bandiera americana e un mini dvd sulla Phoenix a 3 piedi dalla superficie marziana. Il mini dvd contiene un messaggio ai futuri esploratori del pianeta, storie di fantascienza ispirate dal pianeta rosso e il nome di più di 250 mila abitanti del pianeta Terra. (foto della NASA/JPL-Caltech/University of Arizona)

Intanto, come sempre quando l'uomo esce dal proprio pianeta ecco apparso su internet un video "misterioso"...

Errata Corrige

Doveva capitare anche a me prima o poi.
Il post del 22 maggio u.s. contiene una poesia, attribuita a Bertold Brecht.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Bertold Brecht- Berlino, 1932.


Ma non si tratta esattamente di una poesia.
E non è di Bertold Brecht.

Avevo controllato su internet e mi doveva insospettire che solamente i siti blog riportassero della poesia. Poi un anonimo ha scritto in fondo a quel post sei sicuro che sia una poesia e che sia di Brecht.
E un altro controllo 8sepre con le stesse parole di ricerca, almeno così credo...) ha subito svelato l'arcano.

Dunque:
1) la poesia non è di Brecht ma del pastore tedesco Martin Niemöller che fu prima sostenitore e poi avverso oppositore al regime nazista.

2) ci sono diverse versioni di questa poesia a lui attribuita.

Quella scolpita all'ingresso del >The New England Holocaust Memorial di Boston recita così:




Trad. lett:
Prima vennero per i comunisti
e non protestai perché non ero comunista
Poi vennero per gli ebrei
e io non protestai perché non ero ebreo
Poi vennero per i sindacalisti
e io non protestai perché non ero un sindacalista
Poi vennero per i Cattolici
e io non protestai perché ero un Protestante
Poi vennero per me
e a quel tempo non era rimasto nessuno per protestare


Tuttavia le parole precise rimangono controverse
Altre categorie e altri ordini in cui vengono enunciate sono rintracciabili nella rete (come quella citata dal mio blog).

Certo la diversa paternità non cambia di una virgola il senso di denuncia della poesia però la dice lunga sulla retorica di chi si accoda, sottoscritto compreso, ai conformismi della blogosfera.

Chiedo scusa per questo svarione.
Anche se sono in buona compagnia



Liberazione del 23 maggio riporta la stessa poesia, in prima pagina, in taglio basso.

Mal comune, fessi in due.

25 maggio 2008

Allarmi siam fascisti!

Prima Nicola Tommaselli, il ragazzo di Verona, ammazzato da 5 italianissimi naziskin, perché non rientra nei loro standard di italianità (avete visto una foto di Nicola? Portava i capelli lunghi...).
Ora è la volta dei nazifascisti romani che attaccano i commercianti extracomunitari di un quartiere multietnico come il Pigneto.

Grazie alla campagna di terrore perpetrata dai tg nazionali, che insistono sull'emergenza legalità, e alla proposta di legge di Maroni di inserire nel codice penale il reato di immigrazione clandestina (tranne le badanti... Le serve servono...) i fascisti italioti, costretti finora nella clandestinità delle fogne ideologiche dove coltivano le loro idee (sic!), vedono la luce del sole e purtroppo non si dissolvono come i vampiri ma ammorbano con il puzzo mefitico del loro razzismo, cioè, del nostro.

Così invece di pensare che gli unici negozi aperti anche la domenica e oltre il normale orario di apertura (ma non tutta la notte come a Bruxelles o a Parigi) sono sempre quelli condotti dai migranti (come una volta eravamo noi, in altri paesi a fare sempre certi lavori...) si guarda a questi negozianti con un occhio diverso. Si Sospetta che siano illegali (senza pensare che se hanno aperto avranno una licenza e autorizzazione del comune, o no?...) o comunque vengono percepiti come turbatori della quiete pubblica, non solo a destra ma anche a sinistra, come sembra di capire dal comunicato del CSOA ex Snia viscosa
Nel caso del Pigneto, l’episodio accaduto è conseguenza di scelte
politiche precise che hanno, negli ultimi anni, concesso l’apertura
indiscriminata di attività commerciali notturne che contribuiscono al disagio e all’invivibilità del quartiere esasperando i residenti(1).

(Ho già scritto al centro sociale per capire a cosa si riferiscono...)

Eccolo il vero razzismo. Percepire l'immigrato come un creatore di disagio.
Ma in realtà chi terrebbe aperti quegli esercizi se non i migranti?
Eccolo il pericolo di questa Italia razzista, nazista e analfabeta.

La stessa Italia un ministro della quale ha definito gli omosessuali costituzionalmente sterili...

La stessa Italia il cui Sindaco della capitale dice che l'aggressione non ha matrice politica, senza che nessuno si azzardi a precisare che chi picchia dei migranti dicendo "bastardi, andate via" compie un atto che è squisitamente politico, ascrivibile certo alla destra e non alla sinistra (almeno quella sulla carta, non giurerei su quella effettiva del paese...).

Invece Alemanno (e, cosa più grave, gli inquirenti) può permettersi di affermare che l'aggressione
"non ha nulla a che vedere con la politica".
E poi Continua
(...) "Non ho detto che è colpa della sinistra, ma che la colpa di questa situazione è un clima di scarsa attenzione alla legalità".(2)


Alla legalità di chi Sindaco ? Dei migranti o degli italioti nostalgici del duce?


(foto tratta dal Blog di Gianluca Santilli)
(1)Csoa ex Snia Viscosa

(2) Repubblica

22 maggio 2008

TG 1? No, grazie!



Questo servizio è andato in onda martedì sera all'edizione delle 20.

Perché dare parola a un giovane ragazzo coi capelli rasati che con un forte accento romano critica i Trans non per atti osceni in luogo pubblico, ma perché commettono atti impuri?

Perché mostrare l'arresto di una trans tradotta in mezzo alla folla che le grida "frocio" ma la parola viene bippata perché è volgare (o è considerata un insulto?).

Fossimo un paese civile la vera notizia sarebbe l'intolleranza della gente, l'ignoranza di chi guardando un trans gli dà del frocio, l'indifferenza di chi tratta come bestie solo chi si prostituisce ma ignora chi va con le prostitute (e vorrei chiedere a chi ha gridato "frocio" ai trans chi è il vero frocio il trans o chi ci fa sesso?).

Il TG 1 ha mostrato tutto questo senza prendere posizione e dunque, implicitamente, dando legittimità all'intolleranza, alle minacce del branco, all'insofferenza che sicuramente nasce da un problema oggettivo ma che non si risolve colpendo sempre e solo la categoria più debole, quella meno rappresentata e protetta.

Un TG deve fornire fatti non opinioni (così disinformate e sessuofobe per giunta), dare dei dati non delle immagini tendenziose camuffate dietro la cronaca.

In un paese veramente democratico il direttore di quel tg si sarebbe già dimesso.
In un paese veramente democratico l'autore del servizio (sic!) radiato dall'albo.
In un paese veramente democratico la magistratura indagherebbe perché ci sono gli estremi per l'istigazione al linciaggio di massa.

Ma noi non viviamo in un paese democratico.
Non viviamo nemmeno in un paese di destra come, pure, ce ne sono in Europa.

Noi viviamo in un paese di fascisti.
Non già chi ci rappresenta in parlamento e ci governa ma gli uomini e le donne italiani che si illudono così di cacciare i diversi, che non è come loro, e non sanno (o hanno dimenticato di sapere) quale rischio si corre ogni volta che si tollera un atto d'intolleranza, ogni volta che si permette. a un fascista di comportarsi come tale.

E mentre vedevo il trans trascinato via come fosse chissà quale criminale mi sono venute in mente le parole di una poesia di Brecht...


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Bertold Brecht- Berlino, 1932


In un paese del genere l'unica arma a nostra disposizione è la denuncia, la protesta, il boicottaggio, civili, pacifici, democratici.

Per cui il 24 maggio boicotta il TG1


E a pensarci bene, perché fermarsi al 24?


Questa sera il direttore del TG1 delle 20 Gianni Riotta darà spazio per una replica alle associazioni LGBT. Interverranno Marcella Di Folco - presidente del M.I.T. - e Aurelio Mancuso - presidente di Arcigay (Fonte PUTA A queer Invader)

26 maggio 2008 Sala Ciampi

L’Associazione
Culturale “Tommaso D’Aquino

e l’Associazione Culturale
Luci della città

Presentano

Dal neorealismo rosa alla commedia all'italiana


Lezione-conferenza tenuta
da

Alessandro Paesano

Esperto di didattica del linguaggio cinematografico e audiovisivo

Lunedì 26 Maggio 2008, ore 21


Ingresso

libero


S a l a

Ci a m p i

Via San Tommaso D’Aquino 85, Roma

Info:
06-39723048

22 maggio 1978

Esattamente 30 anni fa veniva approvata in via definitiva, dopo una lunga battaglia politica dentro e fuori dal parlamento, coi voti contrari dei Radicali (che consideravano la legge troppo restrittiva cfr. il mio post La legge sull'aborto) la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza volgarmente detta legge sull'aborto.

Come ogni legge di uno stato democratico la legge 194 intervenne su una situazione di fatto già esistente, per regolamentarla e tutelare la salute della donna.
L'aborto infatti, pur proibito per legge, in Italia si praticava. lo facevano mammane e medici clandestinamente, dietro lauti compensi, e le donne rischiavano infezioni (e non si poteva nemmeno andare in ospedale era come autodenunciarsi...).
La 194 non ha introdotto l'aborto in Italia ma ha stabilito quando lo si poteva fare (fino alla 12ma settimana) dove (in ospedali) e chi poteva farlo (le minorenni devono avere l'autorizzazione dei genitori).
Da allora gli aborti in Italia sono si sono dimezzati nonostante i consultori, le strutture mediche previste dalla legge, sono stai nel frattempo svuotati della loro funzione primaria, che era quella di dissuadere la donna da abortire (cercando di indagarne le motivazioni) ricordando percorsi alternativi (non riconoscimento del figlio) e diffondendo tutti i mezzi anticoncezionali a disposizione.

Oggi, dopo 30 anni, di profilattici si parla timidamente in uno spot del ministero della salute (subito espunto dai palinsesti), a scuola non se ne parla e se qualche studente ne richiede la diffusione nasce lo scandalo (miei amici di sinistra scandalizzati commentarono paternalisticamente "invece di farli studiare ora li facciamo trombare anche gratis!!!") e quasi mai quando una donna abbandona un bambino appena nato si ricorda che la legge italiana permette a qualunque donna, anche clandestina di poter partorire in una struttura pubblica e non riconoscere il bambino .

La 194 ha tutelato la salute della donna e le ha permesso di decidere attivamente quando diventare madre non di subirsi la gravidanza quale che sia la causa del concepimento (stupro, sesso adolescenziale senza le necessarie precauzioni, gravidanza inattesa in una coppia di coniugi già con altri figli).
Ora credete davvero che se la legge venisse abrogata o modificata in senso restrittivo gli aborti in Italia finirebbero?
Ovviamente no, tornerebbero nella clandestinità, mettendo la salute delle donne a rischio unica discriminante il grado di cultura e la classe sociale. Chi ha i soldi (e le conoscenze) andrebbe ad abortire all'estero (come fanno le coppie che hanno bisogno di assistenza per il concepimento escluse dalla pessima legge 40) tutte le altre tornerebbero sotto le mani sporche e inesperte di mammane (o degli stessi medici, magari quelli che con la 194 potevano sottrarsi da praticare aborti grazie all'obiezione di coscienza, adesso non più così rimordente dato che per ogni aborto percepirebbero 100 volte quello previsto dalla legge...).

Martedì Famiglia Cristiana pubblica un editoriale (che non riesco a leggere in originale perché il sito del settimanale è irraggiungibile) nel quale si sprona il parlamento, ora che ha i numeri, a modificare la legge 194.

«Oggi non è più sufficiente proporre una migliore applicazione senza toccare nulla dal punto di vista legislativo. Tutti ormai, se si escludono frange femministe fuori dalla storia, Pannella e la solita rumorosa pattuglia radicale (sempre più esigua), hanno abbandonato la vecchia formula che l’aborto è “questione di coscienza”, affare privato che non attiene alla sfera del bene comune».
«In Parlamento ci sono i numeri per sgretolare il “mito della 194”. Si tratta di una maggioranza trasversale che, in primo luogo, fa appello ai politici cattolici».
«Le motivazioni non sono tanto d’ordine morale ed etico: negli anni Settanta incombeva la paura della sovrappopolazione, oggi siamo all’inverno demografico, che fa dell’Italia il Paese più anziano al mondo, assieme al Giappone. La 194 vi ha sicuramente contribuito, lo dicono i numeri. Eppure, non si riesce a trovare una strada per rivedere questa legge: un tabù intoccabile, in un Paese dove si cambia perfino la Costituzione».
«l’aborto è un fatto di rilevanza pubblica e politica» «la libertà di non abortire va codificata a partire dalla dichiarazione che l’essere umano è tale fin dal concepimento (non dopo un numero di settimane stabilito per legge). E anche i consultori vanno riformati: più che aiutare la vita, oggi certificano solo l’aborto».
(Fonte Il Giornale)


Un articolo infame, ignobile, reazionario, patriarcale e bugiardo.

Infame perché non riconosce che la 194 togliendo l'aborto dalla clandestinità ha salvato la vita a tante donne; ignobile, perché si preoccupa più della salute di un mucchietto di cellule che di quella della madre senza la quale quel mucchietto non sarebbe nulla; reazionario perché tacciando di femministe fuori dalla storia quelle donne che difendono la legge l'editoriale sposta la rilevanza dell'aborto da individuale a pubblica, come? Dicendo che la 194 ha causato la crescita zero del paese e che negli anni 70 ha funzionato perché serviva invece un controllo demografico.
Questa è una bugia. Molte delle donne che sono ricorse all'interruzione di gravidanza hanno poi fatto figli e certo tra i motivi che hanno portato il paese alla crescita zero non c'è certo la possibilità di abortire (solo una mentre padrona e patriarcale può fare un accostamento del genere). E' una menzogna di chi malvedendo l'autodeterminazione femminile farebbe carte false perché la vita delle donne torni ad essere controllata dagli uomini (magari quelli della chiesa, che, avendo scelto la castità, loro sì che contribuiscono alla crescita zero del paese...).

Ogni persona di buon senso deve sbugiardare queste affermazioni, deve costringere questi malati di mente nazisti e misogini a uscire allo scoperto a e a dire quel che pensano veramente. E che nessuna Miriam Mafai venga a dirmi che queste sono idee che una democrazia che si dica tale può tollerare vengano diffuse!!!

(foto tratta dal sito www.complessoperforma.it)

20 maggio 2008

Il 20 maggio 1970...


...viene promulgato lo Statuto dei Lavoratori, la sua introduzione provocò importanti e notevoli modifiche sulle condizioni di lavoro e sui rapporti tra datori di lavoro, lavoratori e rappresentanze sindacali.

Una legge fondamentale che purtroppo non viene più avvertita come tale se, nel 2003, un referendum che prevedeva l'estensione anche alle aziende con meno di 15 dipendenti è stato votato solamente dal 25% degli aventi diritto (e dunque, non avendo raggiunto il quorum, non ebbe alcun effetto...).

19 maggio 2008

Il mare, gli Swing Out Sister e me.

Mi cambiavo in un attimo, via i vestiti da ufficio (pantaloni lunghi, perché allora Cesare mi aveva sconsigliato quello corto anche d'estate...) e indosso comodissimi short (sotto, le mutande, niente costume, tanto al mare avrei preso l'abbronzatura integrale...), una T shirt di quelle larghissime (all'epoca ero magrissimo, anche se la percezione che avevo di me era che fossi grasso proprio come lo sono ora, che mi penso magrissimo...) che lambivano il ginocchio, pantofole di plastica (allora l'infradito per me era ancora una tortura, non come oggi che ci marcio durante il gay pride...).

Per arrivare al mare dall'ufficio dovevo affrontare un tragitto lunghissimo, mi sostenevano il walkman (niente mp3, era il 1992...) un modello autoeverse che mi faceva sentire ricco (costava assai...) e up-to-date (in realtà ero solo pigro...) e qualche libro anche voluminoso, che divoravo sui mezzi pubblici o sulla spiaggia (se non dormivo).
Prima prendevo un autobus qualunque che mi portava sul lungotevere. Di lì avrei cambiato mezzo per arrivare sino a Piramide. Da Piramide la metro fino a Magliana (capolinea provvisorio del trenino per Ostia visto che quello ufficiale di Piramide era in ristrutturazione...). Poi da Magliana avrei preso il treno fino a Ostia. Veloce passaggio al bar per comperare una bottiglia d'acqua (carissima, ma almeno era gelata) e il biglietto dell'autobus (all'epoca Rutelli non aveva ancora unificato i trasporti pubblici e dovevo comperare un biglietto diverso per autobus, metro e trenino per Ostia...) se non stava per partire l'autobus che mi avrebbe portato fino al "settimo cancello" (in quel caso l'acqua l'avrei comperata in spiaggia). Una volta giunto all'ultimo degli stabilimenti liberi del comune sula spiaggia di Torvaianica (="Settimo Cancello"), scarpe in mano, mi dirigevo verso la spiaggia e sul bagnasciuga camminavo per un paio di km circa fino a raggiungere la spiaggia libera detta "il buco" che prendeva il nome da foro sulla recinzione che 15 anni prima avevano fatto i primi nudisti (la spiaggia era chiusa al pubblico, ufficialmente perché teatro di possibili residui bellici del secondo conflitto mondiale, in realtà più plausibilmente perché quella spiaggia lambiva i confidi della tenuta estiva del Presidente della Repubblica...).
Mi fermavo solo quando vedevo qualche altro bagnate senza costume. Non mi piaceva l'idea i essere l'unico spogliato in mezzo a tanti vestiti.
Ora di partenza le 13.10- Ora di arrivo tra le 14.50 e le 15.30.
Trascorrevo il resto del pomeriggio a prendere il sole, su di un semplice asciugamano, senza lettino (costava, si vede che non ero poi così ricco), senza ombrellone (non mi sono mai piaciuti), alle prese con dei bagni frequenti e la distribuzione continua di abbronzante sul corpo.
Unica compagnia (oltre la musica e la lettura) una busta con della frutta (Albicocche, qualche Prugna, un paio di Pesche) che mi avrebbero dissetato e sostenuto fino alla sera.
Mi trattenevo in spiaggia fin verso le 20.00 quando il sole si faceva una palla arancione non più caldissima in procinto di scivolare dietro il mare. Il viaggio di ritorno a quell'ora scivolava via in fretta (prima c'era sempre traffico a passo d'uomo sulla litoranea fino a Ostia). A Ostia, come da rigido rituale, comperavo un gelato (tipo croccante o cono Algida all'amarena) che consumavo sul trenino che mi riportava in città. Una volta sulla metro scendevo non a Piramide (da dove avrei preso il 27 che mi avrebbe riportato a casa) ma al Colosseo. L'idea di sentire il fresco passeggiando per il centro della città (di solito per il ritorno mi mettevo una t-shirt a maniche lunghe, ma sotto avevo sempre le scarpe da mare e gli shirt...) era un piccolo vezzo, una ciliegina sulla trota di un pomeriggio perfetto.
Poi, giunto a casa, ero troppo stanco per riuscire e me ne rimanevo in casa, a leggere, o a vedere un film (in tv) o ad ascoltare musica. Io e me stesso.
Mia sorella (allora vivevo con lei) raramente era a casa le sere d'estate e mi godevo Buio (il mio gatto di allora) e quell'elettricità delle energiche serate estive, da solo, uno spinello leggerissimo in mano (che si spegneva sempre) e uno sguardo alla città indaffarata che osservavo dal margine di una vita in souplesse.

Trascorsi così il mese di luglio e tutto agosto.

Nel walkman rigorosamente all'andata e al ritorno la cassetta degli Swing Out Sister Get In Touch with Yourself che, ancora oggi, mi riporta ad allora (e mi sembra sempre di sentire quasi l'odore della salsedine...).

Poi, dopo di allora, il mare è uscito dalla mia vita per una sorta di pigrizia, mista all'insofferenza per un sole sempre più agli ultravioletti. Il peso ha detto fine a quei bagni di sole da Iguana, oggi non ne sopporterei più nemmeno l'idea...
Così come ho perso di vista gli Swing Out Sister... che, pure, hanno continuato a produrre album.

Li ritrovo oggi, con un nuovo disco, più intimista e meno ritmato di quello di allora, ma che, lo stesso, mi racconta di passeggiate al mare, di gelati mangiati e acque bevute, di soli scrutati al tramonto, e monumenti romani al buio della sera estiva che non ci sono stati più ma avrebbero potuto esserci ancora.

La musica serve anche per questo.

O no?

17 maggio 2008

An ordinary day



Il traffico scorre veloce.
Sono in macchina, una di quelle con la scocca alta, che ti dà un altro punto di vista sul traffico; accanto la giusta compagnia, quella che ormai sembra di una vita, dato che sto con Da. ormai da 6 anni.
Mi è sempre piaciuto viaggiare al suo fianco, fosse per andare in vacanza o a fare la spesa, il periodo del tragitto è una parentesi dalle obbligazioni quotidiane, un porto franco solo per noi due, un attimo sospeso, il calmo annuncio di una felicità ormai prossima, la calma prima della tempesta, la tranquillità del consueto, la certezza del ricorrente, la spensieratezza dell'abitudine, la routine fatta di noi... Nel lettore cd il nuovo disco dei Matt Bianco riunitisi dopo anni di carriere separate e progetti paralleli (Basia aveva intrapreso una carriera da solista) che hanno reso questo disco il loro vero secondo lavoro.
Il primo disco dei Matt, mi riportava alla vita di 20 anni prima, quando ero ancora una adolescente alle prime uscite serali, le prime sbornie, le prime canne, tutte quelle normalità che in un film di solito trovo stucchevoli e banali, solo che in questo caso sono la mia vita e non quella di qualcun altro.
Per cui alla consuetudine del presente si aggiungeva la consuetudine della tranquillità di un passato che credevo riemergesse per confermarsi eterno.
Quel momento rappresenta oggi un ricordo bellissimo e fallace visto che di lì a poco io e Da. ci saremmo lasciati (cambia se preciso che sono stato lasciato e non ho lasciato?) e la sensazione di allora si impreziosisce di una finitezza che rende quell'illusione di eternità ancora più dolce.
Sono passati quattro anni da quel disco e da quel momento in macchina e stasera, riascoltando quell'album, mi chiedo che fine abbiano fatto i Matt e che fine abbia fatto la mia vita che da allora sembra incapace a proseguire riuscendo solo stentatamente a tornare a un passato che si intestardisce ogni giorno a sembrare presente mentre ferisce ogni giorno con cattiveria dicendomi sorridendo che non c'è più...

16 maggio 2008

alcune delle Donne che Amo



16 maggio 1997: muore Giuseppe De Santis

Giuseppe De Santis, il quarto grande del neorealismo italiano, assieme a De sica (e Zavattini), Rossellini, Visconti. Il vero comunista dei 4, a differenza di Visconti che abbandonerà presto il marxismo per un'avventura estetica che sfocerà nel decadentismo, mentre Rossellini, si sa, era vicino alla DC e De Sica non è mai riuscito ad abbandonare gli angusti confini di un socialismo utopico di stampo ottocentesco (i maggiori segni d questo suo limite li si trova in Miracolo a Milano).

Mentre c'è chi riscrive la storia del cinema e ascrive l'intero neorealismo all'area del Pci (come si fa con la stessa disinvoltura anche con la Resistenza) De Santis è oggi una stella di prima grandezza dimenticata, zittita, emarginata, dal suo stesso partito, dalla critica di sinistra (che con malcelata invidia non gli perdona il grande successo commerciale dei suoi film (a cominciare da Riso Amaro l'unico vero noir italiano non urbano, rurale (come a dire la vera origine degli italiani sta lì, d'altronde cosa diceva Pasolini a proposito?) e stronca i suoi film con un conformismo davvero sovietico. A mettere i bastoni tra le ruote ai suoi film ci pensa anche il governo che, non potendo tagliare nessun fotogramma al film (come era successo per quelli precedenti) impedisce a Roma, ore 11 di partecipare ai festival internazionali (Cannes, Berlino...) perché il film è una sottile ma concreta denuncia del maschilismo imperante nell'Italia dei primi anni '50 dove il lavoro è un'emancipazione dal giogo del maschi padre fratello e marito e non solo una necessità di sopravvivenza (nel film più di 100 donne si recano all'indirizzo di un annuncio che chiedeva una dattilografa si modeste pretese, alcune in condizioni di necessità, marito disoccupato, altre per sottrarsi a padri, fratelli, o alla condizione di collaboratrice domestica...). Insomma capita al film la stessa sorte di Umberto D. di De Sica, boicottato e non mandato ai festival perché "i panni sporchi si lavano in casa" come rimprovererà l'allora sottosegretario ala cultura Andreotti...
De Santis cerca di produrre i film a modo suo e trova produttori solo oltre cortina. Finché nel 1972 l'insuccesso commerciale del su ultimo film, autoprodotto, lo condanna ad un silenzio dal quale non è più uscito (tranne un mediometraggio in co-regia, nel 1995)
Passa gli ultimi 25 anni della sua vita come insegnante di recitazione (lui che aveva fatto della macchina da presa suo principale oggetto di ricerca, partendo dai sovietici e approdando, come tanti, alla mobilità della mdp americana) al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove si era formato, tanti anni prima, lui stesso. Dai suoi corsi sono emersi attrici e attori quali Iaia Forte, Francesca Neri, Roberto Di Francesco.
A undici anni dalla sua morte De Santis resta un autore ancora tutto da riscoprire, studiare, apprezzare, vedere...





15 maggio 2008

Grazie Giacomo!

Sono stato all'incontro tenuto da Giacomo Ravesi sui rapporti tra città e immagini come avevo già segnalato su questo blog.
E' stato un incontro illuminante per un campo che se mi ha da sempre incuriosito mi ha trovato sprovveduto di fonti e di nozioni (tranne un celebre corto di Zbig Rybczynski, Nowa ksiazka "nuovo libro" che era stata una delle prime cose che avevo registrato in quel del 1986 quando mia madre mi aveva comperato il primo videoregistratore...).

Giacomo ha illustrato diversi e molteplici percorsi di ricerca, tutti interessanti e da approfondire.
Personalmente ho trovato irritanti e noiose quelle istallazioni tronfie e gonfie di un millantato "specifico video" che vuole distinguersi a tutti i costi dal mutter sprache cinematografico (operazione impossibile) quali Cieli altissimi retrocedenti. Teicologia di Palermo di Salvo Cuccia (del 1998, ma già allora tremendamente datato, tutto narcisisticamente intriso di un'autoreferenzialità data dal "video monocanale") e le ecolalie dell'ultimo Wenders; viceversa ho trovato stimolatissimi alcuni lavori, dei quali vi propongo qui quel che ho trovato in rete.

Partiamo da The Child di Antoine Bardou-Jacquet (Francia 1999, computer animation music video dj Alex Gopher, colore, sonoro, 3’).

.
Nel video le parole vengono iconizzate e tramite un lettering spinto diventano le protagoniste della storia (guardare per capire...).

Continuiamo con il mai troppo studiato Michel Gondry (è un francese, pronunciate ben il suo nome....), presente con una chicca anni novanta (La tour de Pise


e con un video per Kyle Minogue, "Come Into My World" vera gioia per gli occhi (il video intendo, non Kyle).


Degli altri video non c'è traccia su youtube.
dovevate venire all'incontro, per vedere come il cinema continua a creare figli e nipoti, tutti in perfetta salute...

I Liceali (fiction di Canale 5)



La professoressa di francese (giovanissima, con un lieve accento francese) sta facendo un dettato (in realtà vuole scoprire quale dei suoi studenti le ha lasciato un biglietto d'amore nel libro confrontando le grafie...) e uno degli studenti (della classe II), ricevuto un sms, abbandona la classe in tutta fretta. la prfo non gli chiede nemmeno dove vai, ma solo se ha il permesso il ragazzo dice di no e se ne va correndo.

Antonio Cicerino, prof. di italiano appena trasferito nel liceo classico da un istituto tecnico di provincia torna a casa e parlando con la figlia (che va nello stesso liceo) racconta di aver conosciuto la prof. di Arte (la in tutto il liceo ce n'è solo una...?).

Primo giorno di lezione, mentre i ragazzi della II provocano Cicerino mettendosi tutti in piedi sui banchi come nel film (pessimo) L'attimo fuggente di Peter Weir viene ripreso dal prof burbero di greco che lo redarguisce come fosse il preside.

Per i corridoi della scuola su di un banco ci sono pile di libri abbandonati che vengono usati da uno dei ragazzi (quello che ha lasciato l'aula in tutta fretta) come rialzo per sbirciare dalla classe una ragazza con la quale ha involontariamente scambiato il diario scolastico (che diventa anche diario personale, e nel quale ci sono anche i mesi estivi...). Quando cade rovinosamente a terra l'unico bidello della scuola invece di soccorrerlo lo rimprovera, gli intima di rimettere i libri posto e tornare in classe.

Due studenti si danno un randez-vous nell'aula di chimica (la cui porta è aperta) che riescono raggiungere agevolmente perché in giro non si vede nessuno, dove possono baciarsi appassionatamente.

Alla professoressa che chiede un anno di pausa il preside risponde che al suo ritorno non troverebbe più il posto (ma poi, le affibbia in casa la prof di francese assicurandole che per l'anno di pausa non ci sono più problemi).

Già da questi dettagli sul mondo della scuola si capisce il grado di tremenda approssimazione (narrativa) con la quale viene descritta la scuola nella pessima, scadente, reazionaria, vecchia e classista (oltre che maschilista) fiction tv di Canale 5 I Licealiprodotta da Lucio Pellegrini e scritta da un giovane gruppo di sceneggiatori supervisionati da Paolo Virzì (non accreditato).(fonte La Stampa.

Nessuno studente può lasciare la scuola senza un permesso. Se è minorenne ne va di mezzo la scuola, se maggiorenne egli stesso. Essendoci l'obbligo di presenza viene considerata assenza ingiustificata e ha gravi conseguenze, amministrative e civili.
Siamo in un liceo classico. La classe II indica un quarto anno. Lo studente in oggetto potrebbe già essere maggiorenne. Potrebbe quindi richiedere egli stesso un permesso per uscire prima, dato solo in casi eccezionali (e visto che sta correndo al capezzale della madre psicopatica, potrebbe anche ottenerlo). Capisco che esigenze di sceneggiatura richiedono delle semplificazioni.
Ma a chi guarda la fiction e magari non si ricorda com'era ai tempi della scuola (o che magari al liceo non ci p mai andato) sembra che nelle scuole italiane chiunque entra ed esce a proprio piacimento... E questo non succede in nessuna delle nostre scuole, MAI.

La serie è girata nel liceo Mamiani di Roma e ha ben più professori e professoresse di quelli mostrati nella fiction (che, far vedere più insegnanti nella sala dei professori richiedeva troppe spese per le comparse?). Se ne ricava l'idea che la fiction si occupa solo dei professori della sezione dove insegna Cicerino, ma non è così. Abbiamo già visto il prof che insegna Greco, almeno due altra prof che insegnano italiano... Insomma un po' troppi pochi prof per riempire tutte le aule della scuola. Così si ha l'impressione che la scuola sia un posto pieno di ragazzi e con pochissimi adulti e giustifica ancora di più quella sensazione di sopraffazione dei discenti sugli insegnanti. Uno dei ragazzi, quello che, si capisce tra le righe, è simpatizzante di destra (eccolo qui l'essere di sinistra di Virzì, ci creo poi che abbiamo perso le elezioni...) arriva addirittura a ricordare alla prof di Arte (che insegna svogliatamente proiettando diapositive delle quali si limita a dare nome dell'opera, data e sottolineare qualche elemento figurativo "notate la posizione della figura") che lei il suo stipendio lo prende anche con i le tasse che paga lui e quindi è obbligata a fare lezione...


Con i pochi soldi a disposizione e conoscendo la scarso rispetto che tutti gli italiani hanno della cosa pubblica (mai saliti su di un treno? Allora sapete di cosa parlo) (per tacer delle norme di sicurezza) nessuna aula di chimica viene lasciata aperta, o comunque incustodita.
Di nuovo ne emerge un'idea di una scuola abbandonata a se stessa, dove non c'è controllo alcuno e gli studenti possono fare quello che cavolo gli pare.

Lo stesso, perché ci sono tanti libri abbandonati su di un banco, in corridoio? Perché siamo a scuola e a scuola ci sono i libri?
Se servono solo a uno dei ragazzi per arrampicarsi e sbirciare dalla finestra di un'altra aula, non potevano essere, che ne so, i quotidiani, che spesso vengono distribuiti gratuitamente nella scuola, o varie riviste giovanili (zainet, etc.) di cui la scuola è piena... oppure vecchi faldoni?

I libri sono in classe o in biblioteca, non sui banchi, abbandonati nei corridoi.
Si ha non solo l'idea del solito sfascio e abbandono ma che la cultura depositata nei libri si trasmetta agli studenti per osmosi e non per la lettura e lo studio.
La parete per il tutto: il libro come oggetto indica lo studio. Ma che bella sceneggiatura!!!!

Nessun professore può sindacare su come un collega imposta una lezione, non ufficialmente, né tanto meno nella classe del prof redarguito, per di più davanti agli studenti. Un professore vero si sarebbe difeso mentre Cicerino fa il vago, proprio come uno dei suoi studenti, e come se il "collega" fosse il preside.

A proposito nessun preside decide del trasferimento di una cattedra. E' Il ministero (gli uffici regionali) a deciderlo dietro richiesta del prof, oppure dietro richiesta del preside per motivi amministrativi o disciplinari. Un anno di permesso si può chiedere per motivi di salute o di lavoro (un ano sabbatico...) e, di nuovo, non dipendo dal preside che ha capacità decisionale su molte altre cose ma non su queste.

Ecco. Mi sono appositamente voluto soffermare su questi dettagli secondari per descrivere l'aria che si respira nella serie.

La scuola appare un posto vuoto, privo di vita, con poche persone (dove sono i bidelli? quelli che puliscono, e quelli che presiedono i corridoi? Dove sono gli impiegati di segreteria, dell'amministrazione, della vicepresidenza luogo nevralgico di ogni scuola?), morto, dove non succede nulla.
Si vece che chi ha scritto la sceneggiatura di questo insulto alla scuola italiana a scuola non c'è mai stato né quando doveva né oggi.
Le scuole sono piene di vita, si respira un'energia anche durante le ore di lezione quando il silenzio non è un silenzio di inattività o di indifferenza ma l'alacre silenzio di chi lavora.
Certo non tutti i prof sono bravi lavoratori così come non tutti i ragazzi sono bravi studenti.
Anche chi scrive al liceo andava malissimo (perché non studiavo) e ha passato sette anni (sì, sono stato bocciato due volte...) nel liceo con terrore e angoscia ma questo non mi autorizza a parlare della scuola in termini negativi solo perché IO avevo dei problemi (di timidezza, di metodo di studio, etc...) Gli anni della scuola mi hanno formato malgré moi... E oltre agli insuccessi in latino e inglese (per tacer di chimica) c'erano i successi a teatro, ai collettivi, come rappresentante di classe... Insomma la scuola è un mondo, un pezzo di vita non solo 5 ore la mattina da far trascorrere in fretta.

Non la pensa così Claudia Pandolfi che in un'intervista per Il Giornale ha dichiarato:

Mai avuta una prof come la Sabatini, la depressa e demotivata insegnante da lei interpretata?
«Grazie al Cielo no. La Sabatini non è cattiva: anche lei, quando insegnava nelle scuole di borgata, aveva il “sacro fuoco”. Ora che è approdata ad un liceo della Roma-bene, dove unica preoccupazione degli studenti-pariolini è avere l’ultimo tipo di cellulare o di occhiali firmati, si sente inutile, prova la tentazione di mollare tutto. Per fortuna arriva il professor Cicerino (Tirabassi), provinciale e vedovo con figlia a carico, che piano piano riesce a riprendere il dialogo coi ragazzi. E a tirarsi dietro anche la demotivata Sabatini».

E gli studenti? Come sono i compagni di classe dei Liceali, rispetto a quelli che aveva lei?
«Io avevo solo compagne: la mia era una scuola tutta femminile. E questa non è la condizione migliore per imparare a crescere. Mille ragazze tutte insieme, e tutte in competizione fra loro: roba da brividi! Per il resto, in mezzo secolo, da Terza liceo di Luciano Emmer a I liceali di Lucio Pellegrini, non è che le cose siano poi così cambiate. Gli adolescenti rimangono sempre uguali a se stessi. Cambiano solo gli strumenti. Oggi sono più svelti nel conoscere le cose e nel digitarle, e molto più lenti nel leggerle o impararle a memoria. Ma quel che hanno nel cuore è sempre lì, non muta».


Ecco le coordinate culturali di questa fiction sono in questo luogo comune sui pariolini (Come Virzì aveva già mostrato nell'ideologizzato, classista, contro i giovani Caterina va in città.

I Liceali è prodotto dalla TAODUE di Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt, e hanno al loro attivo serie come Distretto di Polizia (dove lavorano i due protagonisti de i Liceali..) e RIS mentre negli anni 90 hanno prodotto anche molti film.

Sulla rete tutti hanno accolto la mini-serie (solamente 6 episodi) con entusiasmo ma I liceali non è piaciuta (e come poteva?!?!) ai professori...

13 maggio 2008

Il governo Berlusconi (2)



Stefania Prestigiacomo,

Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM).
Il Ministero fu istituito il 1° agosto 1986 dal governo Craxi II, scorporandolo dal Ministero dei Beni Culturali. (fonte Wikipedia)

Figlia di imprenditori siracusani, sposata con Angelo Bellucci, notaio, coordinatore provinciale di Forza Italia. A 23 anni, è stata eletta presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Siracusa.

Sulla scia del coniuge e dello zio Santi Nicita, Stefania Viene eletta nel 1994 alla Camera dei Deputati nella lista proporzionale del partito di Berlusconi FI. È stata componente della Commissione Lavoro Pubblico e Privato, della Commissione Speciale per l'infanzia e membro supplente del Consiglio d'Europa e dell'UEO.

Nel 1996 viene rieletta alla Camera, col sistema maggioritario, nel collegio uninominale di Siracusa. All'opposizione in quella legislatura è stata vicepresidente del gruppo parlamentare di Forza Italia a Montecitorio, componente della commissione Lavoro Pubblico e Privato e membro del gruppo interparlamentare Italia-Spagna.

Nel 2001 viene eletta con il contrassegno della Casa delle Libertà, Berlusconi la sceglie come ministro per le Pari Opportunità, incarico mantenuto sino alla fine del mandato nel 2006. È stata tra i più giovani ministi della storia della Repubblica.

Nel 2005 si è dichiarata a favore dei referendum sulla procreazione assistita e dell'introduzione delle cosiddette "quote rosa" nella legge elettorale del 2005 per garantire la rappresentanza femminile in Parlamento. (fonte Wikipedia)
«La fecondazione assistita andava regolamentata, la legge è ottima, ma contiene due o tre norme orride. Come quella che vietava la diagnosi preimpianto anche a coppie portatrici di malattie genetiche. Ora il ministro Turco ha corretto quella stortura. Noi sbaglieremmo a ripristinarla».

«Sono stanca di sentir ripetere che la 194 non si tocca. Non lo accetto. È una legge di trent'anni fa; dobbiamo tener conto dei progressi scientifici. A 22 settimane, il feto è già un bambino. I casi di cui ha scritto Giuliano Ferrara mi hanno colpita molto. Se davvero nascono vivi, se c'è la possibilità di rianimarli, allora — fatti i necessari approfondimenti — quel limite di 22 settimane andrebbe abbassato. L'ha detto anche Alessandra Kustermann della Mangiagalli, una donna straordinaria».

«Non solo. Alcuni consultori sono covi di sinistra. Sembrano sezioni del vecchio Pci. Sollecitano le donne a sbarazzarsi del bambino. Così si generano reazioni sbagliate, come la richiesta di inserire figure religiose. I consultori vanno ammodernati. Devono spiegare alle donne che è possibile avere aiuti economici, partorire in ospedale anche se clandestine, disconoscere la maternità e dare il neonato in adozione anche dieci giorni dopo il parto; perché magari, dopo averlo tenuto in braccio, cambiano idea...».

«La Chiesa fa bene a combattere la sua battaglia per la vita. Al legislatore tocca trovare un punto d'equilibrio. Il principio della 194 resta valido: la scelta tocca alla donna. Ma la legge non è intoccabile». (Fonte Corsera)



«Ho la fortuna che il mio predecessore, con i suoi no, ha finito per convincere pure la sinistra che il vero ambientalismo è un altro. Ho scoperto che ci sono tre rigassificatori pronti, bloccati non so per qual motivo, da mettere in funzione subito: a Porto Empedocle, a Gioia Tauro e a Porto Viro, in provincia di Rovigo. Così come sono pronti parecchi termovalorizzatori, quattro solo in Sicilia: Agrigento, Catania, Palermo, più Ragusa che ha qualche problema. Certo sono tanti, ma se non ci muoviamo la mia isola rischia di ritrovarsi come Napoli; e lo stesso vale per il Lazio».

[Per Napoli] «Serve un patto con la popolazione. L'emergenza dura da decenni e deve finire, ma non ne usciremo senza l'accordo dei napoletani. Un primo termovalorizzatore sta per aprire, vedremo se farne un secondo entro due anni o se delocalizzarlo; ma se intanto vengono bloccate tutte le discariche, siamo daccapo. Servono forti compensazioni per il territorio».

«L'Ambiente è un ministero economico ». «Giulio [Tremonti] era il nostro mito, quando da ragazzi lo invitavamo al nostro circolo Città Futura. Ora però mi toccherà litigarci. Per fargli aprire la borsa».

[Per il ponte di Messina] «La penso come Andrea Camilleri e Francesco Merlo: sono favorevole. Avrà un impatto ambientale; ma non necessariamente negativo».

[Il nucleare] «Ha ragione Chicco Testa: per un ragazzo è centomila volte più rischioso girare in motorino che lavorare in una centrale di quarta generazione».

«Proporrò alla Gelmini di portare a scuola l'educazione ambientale. Non facendo disegnare ai bambini l'alberello; portandoli in campagna, a zappare e mungere le mucche».
(fonte Corriere della sera)


Le sue affermazioni in campo di ambiente parlano da sole.


E Chicco Testa? Un infame!
Come si può giocare così sull'informazione? Il problema più grande di ogni centrale nucleare a fissione non è la sicurezza (su cui pure non si scherza...) ma le scorie radioattive.


bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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