Nella notte tra il primo e il due novembre del 1975 Pier Paolo Pasolini viene assassinato, sul suo corpo ancora vivo passano una ma forse due automobili.
Ci sono anche tracce di pneumatici che dalla porta del campetto arrivano fino a Pasolini. Poi c’è lui, Pier Paolo, è steso in avanti, la tempia e la guancia sinistra appoggiate sul terreno, il braccio destro scostato dal corpo e il sinistro sotto.. Indossa una canottiera sollevata dal dorso, con un solo piccolo strappo, e calzoni abbottonati alla cintola.(fonte sito rifondazione-cinecittà/avvenimenti italiani
Pier Paolo viene voltato sulla schiena, è stato massacrato come difficilmente si può immaginare. E’ coperto di sangue, ha ecchimosi sulla testa, sulle spalle, sul dorso e sull’addome. Ha la mano sinistra fratturata in più parti, dieci costole spezzate, ha profonde ecchimosi al volto e il naso fratturato verso sinistra. Un massacro eseguito con una ferocia inaudita.
Gli inquirenti sanno oramai chi è quell’uomo, tutta l’Italia lo conosce, ma occorre un riconoscimento ufficiale da parte di un parente un amico, uno di questi viene rintracciato, è Giovanni Davoli detto”Ninetto”, di professione attore, grande amico di Pier Paolo.
Dell'omicidio verrà accusato solamente Pino Pelosi condannato nel 79 a 9 anni e sette mesi per omicidio volontario.
A trent'anni dall'omicidio, nel maggio 2005, alla trasmissione televisiva della Rai Ombre sul giallo, in contraddizione con la sua confessione in fase processuale, afferma di non aver partecipato in prima persona all'aggressione di Pasolini, ma che questa fu effettuata da tre persone, a lui sconosciute.(fonte Wikipedia)
A giustificazione della sua reticenza e dell'essersi accollato la responsabilità dell'omicidio, Pelosi afferma di essere stato minacciato di morte assieme ai suoi genitori da parte di uno degli aggressori, e di aver pertanto atteso fino alla morte (per cause naturali) di questi ultimi, prima di iniziare a parlare.
La morte di Pier Paolo mi ha sempre colpito in un modo viscerale, per come l'omertà ha taciuto e sempre tacerà la verità, perché, nonostante l'enorme statura artistica, politica e morale di Pasolini, è morto ammazzato da un pischello al quale ha fatto una pompa, e, come tutti i froci, quella morte se l'è cercata.
Questo modo di pensare mi ferma il cuore, mi fa diventare un fascista, perché ucciderei con le mie mani chi lo pensa e al giudice direi di darmi la pena massima perché non solo non mi pentirei di quel gesto, ma potendo, lo rifarei.