C'è una scena in Harold e Maude (USA, 1971) di Hal Hasby, dove Harold nota i numeri tatuati sul polso di Maude, li guarda, ne riconosce il significato, strabuzza gli occhi, Maude gli sorride, fa ridiscendere la manica che si era casualmente sollevata, apprezza lui abbia riconosciuto quel segno e non dice una parola, nè Harold le chiede di raccontarle.
Ecco, io vorrei che quest'anno la giornata della memoria passasse così, con pudore e delicatezza, con un semplice cenno per non dare in pasto alla macchina retorica e cinica della commemorazione mediatica le storie dei sopravvissuti alla Shoa, e le storie di quanti non ci sono più perchè morti ammazzati.
Una testimonianza che non serve se viene impiegata per ribadire che "mai più". Perché quelle morti ancora ci sono.
Certo non con la stessa macchina organizzativa dello sterminio nazista, ma nel mondo si continua a morire per le stesse ragioni (sic!) e mentre ci si commuove sino alle lacrime ricordando quelle vittime ci si dimentica che lo sterminio continua, che si muore perchè gay, ebrei, malati di mente, politicamente diversi, testimoni di Geova, zingari, handicappati e si rischia di fare un ultimo torto a quelle vittime, quello di essere impiegati per far credere che certe cose non succedono più, e invece succedono ancora, cazzo se succedono ancora.
Son cambiati i modi, son cambiati i numeri, ma si uccide ancora, si muore ancora.
Mai più? Mai di nuovo!
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