29 luglio 2008

E' l'estate che se li porta via?

L'anno scorso, proprio di questi giorni, venivano a mancare Antonioni, Bergman e Serrault.
Quest'anno sono scomparsi Marisa Merlini e Youssef Chahine. Due pezzi di storia del cinema italiana ed egiziano.
Ricordo Marisa come un donnone, ormai sfatto nella bellezza dall'età, con una voce rauca e un po' greve che la rendeva ancora più affascinante, un esempio di donna romana d'altri tempi, una romanità portata con fierezza e senza le logiche "femminili" (in realtà dettate dagli uomini) che costringe le donne "anziane" (già dopo i 40 anni) a trucchi mummificanti come Silvana Pampanini o a impressionanti operazioni di chirurgia plastica come Gina Lollobrigida e Sofia Loren.
Marisa invece si presentava con la schiettezza del suo corpo abbondante, del suo volto di una bella signora âgée, che si sottraeva a regole insulse da show biz nostrano... Una attrice di cinema, teatro e tv che conosceva il mestiere troppo bene per prendersi sul serio eppure lavorava con il massimo rispetto e il massimo impegno. Snobbata dalla grande critica, più ricordata dai giovani fan per i ruoli insulsi di certe commediacce anni 80 piuttosto che per ruoli più intelligenti del cinema precedente (da Totò ad Alberto Sordi) Marisa è un pezzo di un certo cinema che se ne va...



Youssef Chahine era invece un regista poco conosciuto in Italia "dalla massa" come si dice.
Io l'ho conosciuto tardivamente quando la Mikado ha distribuito alcuni dei suoi film più recenti, folgoranti per la loro differenza culturale nella scansione del racconto, per l'uso di cliché, per la commistione di generi da noi di solito tenuti rigorosamente separati. Ho amato Silenzio, si gira! un film sull'industria cinematografica egiziana vista dagli occhi di una cantante che si addentra nel mondo del cinema, ho apprezzato Il destino film musicale su Averroè che mi ha fatto capire la distanza culturale che c'è tra noi occidentali, tutti chiusi nel nostro narcisismo etnocentrico e le culture altre, distanti dalla nostra non per la portata del pensiero ma per la libertà di andare oltre alle convenzioni che a noi manca figuriamoci al nostro cinema. Ricordo lo sguardo smarrito di una mia amica, dirò il peccato ma non il peccatore, assistente di Orion Caldiron che bollò il film come ingenuo e senile (sic!) perché lei era incapace di smettere i nostri occhiali culturali e vedere il film con occhi altri....
Una vita piena e prolifica quella di Youssef (anche un film con Dalida). Noi restiamo ancora sulla terra per tributargli omaggi e testimoniare la passione che l'opera sua suscitava nelle persone.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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