28 febbraio 2014

#maipiùclandestine Sabato 1 Marzo 2014 Manifestazione in difesa della legge 194 Roma Piazza del popolo ore 15.00




Ancora sull'articolo di Mariuccia Ciotta su Pagina99: razzismo e disinformazione.

Sì. Avete letto bene. Razzismo.

Non mi spiego altrimenti l'infelice giro di parole " all'insegna di un oscar meno pallido" per riferirsi al film 12 anni schiavo che parla di schiavitù ed è diretto da un artista nero (altre volte parla di uomini di colore e arriva addirittura a scrivere Mai nessuno del suo colore lo ha vinto intendendo dire che nessuno afro americano ha mai vinto un oscar (presumiamo per la regia...).
Per quanto riguarda la disinformazione l'articolo dovrebbe informarci sulla sperequazione di genere e di età (otre che etnica) delle seimila persone che assegnano gli Oscar, invece l'ultima lunga colonna è un inutile imparzialissimo elenco di informazioni inutili: i nomi dei vari teatri in cui si è svolta la cerimonia e alcuni esempi dei clamoroso successi e delusioni, prese  così a caso, invece di commentare la colonna di grafici e andati che campeggia a fianco dell'articolo (la cui responsabilità non è forse di Mariuccia ma editoriale, ma tant'è).

Mariuccia per esempio scrive che il New York Times due anni fa sganciò una bomba di immane potenza (...) rivelando che l'istituzione non rappresentava affatto la composizone etnica, generazionale e di genere del paese.

In realtà fu il Los Angeles Times a pubblicare i risultati di uno studio di sua commissione che fa una analisi approfondita di chi sono i seimila membri, una fonte preziosa dalla quale Mariuccia avrebbe potuto trarre qualche informazione di più sul tema forte dell'articolo (la maggioranza quasi assoluta di maschi e bianchi9 invece di ammannirci un elenco di tutti i teatri in cui si è svolta al cerimonia degli oscar in tutti questi anni che chiunque di noi avrebbe potuto tranquillamente scaricare da internet. E certo io non pago un euro e cinquanta centesimi per leggere un riassunto (fatto male) di quel che posso leggere gratis sulla rete per conto mio.

Insomma proprio un articolo improvvisato...

Lettera aperta a Mariuccia Ciotta e, per conoscenza, al direttore Emanuele Bevilaqua e alla condirettrice Roberta Carlini di Pagina99

Cara Mariuccia,
ti leggo da quando andavo al liceo, ormai tanti anni fa.
Ti ritrovo con gioia su Pagina99 ora che il manifesto è diventato un giornale illeggibile, maschilista e misogino a differenza di Pagina99 che mette molta cura nell'evitare quel linguaggio sessista della lingua italiana che imparai a notare  tanti anni fa proprio grazie al manifesto (che allora era tutt'altro giornale) e al libro di Alma Sabatini Il sesssismo della lingua italiana.

Stamani leggo con interesse il tuo articolo 4 chili d'oro, 86 volte Oscar, e mi addolora dirti che l'ho trovato insopportabilmente sessista, un uso ridicolo, soprattutto in un articolo nel quale si denuncia la sperequazione dei generi (e delle etnie) nella rappresentanza delle seimila persone votanti per gli Oscar (maschile al 79%).

Nel tuo articolo  parli solo di "vincitori che fra poche ore saliranno sul palco" omettendo le vincitrici, che, pure, ci saranno, secondo la pessima usanza di usare il maschile  per sottintendere anche il femminile... Lo stesso fai, poche righe dopo, quando parli solamente dei divi (come se le dive non esistessero...)

Lo stesso fai quando citi le lamentele di Denzel Washington "quando inviò l'Academy a tener conto della mancata rappresentanza delle minoranze., il 12% di neri e il 15% di ispanici" tutto sessisticamente al maschile quando potevi ben scrivere "quando inviò l'Academy a tener conto della mancata rappresentanza delle minoranze., il 12% di PERSONE nere e il 15% di PERSONE ispaniche".

Paradossalmente quando c'è da specificare il sesso usi un linguaggio neutro "(...) [l'associazone]  ha nominato come presidente Cheryl Boone Isaac, giovane e black."

Tanto che per specificare che si tratta di una donna (Cheryl non è un nome chiaramente femminile per chi non sa l'inglese) usi il sostantivo signora... Dubito che, si fosse trattato di un uomo, avresti  usato la parola signore.

Altro uso infelice del genere è quando scrivi La voglia di compromesso ha suggerito anche la scelta del presentatore   della "notte delle stelle", Ellen Defeneres, che è una donna!!!

Bastava scrivere ""La voglia di compromesso ha suggerito anche a chi far presentare la "notte delle stelle", Ellen Degeneres.

A proposito, la battuta sul cognome (tu veramente dici nome) di Ellen (che fu ostracizzata dalla tv statunitense  subito dopo che fece coming out...) che è tutto un programma avrà forse senso per la lingua italiana, però  in inglese genere si dice gender e Degeneres in quella  lingua rimane solo un cognome.

Il tuo capolavoro sessista  è però quel ridicolo (per non dire peggio) "il muscoloso uomo d'oro, d'altra parte è andato una sola volta a una regista donna" dove commetti due orrori. (sì sì, orrori, non errori)

Scrivere Una regista donna è inutilmente pleonastico perché il sesso della professionista  già si evince dall'articolo una.
Una regista.
Non può che essere donna, altrimenti era "un".

Una regista donna ?

Non sogneresti mai di scrivere un regista uomo, perché evidentemente, anche tu, come il resto dell'Italia sessista, percepisci la professione della regia cinematografica squisitamente naturalmente  maschile.
 
Direi di più. 

Scrivere  una regista donna è una specificazione non solo sessista ma anche maschilista (guardate che quel regista è una donna). Una donna non è regista e basta, visto che il termine è ambigenere, è una regista donna che la differenzia dal regista e basta che è solo ed esclusivamente  maschile.

Mi dirai che volevi specificare proprio il fatto che fosse donna.
Avresti dovuto scrivere allora  una donna regista dove dai il giusto peso al sesso rispetto la professione e non il contrario, altrimenti bastava una regista: in quel'una c'è già tutta la specificazione di genere di cui abbiamo bisogno...

Non devo certo spiegare l'importanza del contrasto al sessismo della lingua, ricordo solo come molti, moltissimi protocolli sono stati approvati in centinaia  di comuni italiani (per tacere della direttiva europea del 2009).

Trovo offensivo e intellettualmente misero questo frasario sessista e ti chiedo, ti imploro,  di cambiarlo perché questo linguaggio, al di là delle tue intenzioni, porta con sé una discriminazione e un pregiudizio contro le donne  irricevibile e intollerabile.

Esorto il direttore e la condirettrice di Pagina99 a controllare anche penne celebri come la tua e intervenire per evitare che scivoloni grossolani  come questo possano fare di un giornale  molto interessante uno dei tanti fogliacci sessisti.

Perché per il sessismo della lingua oggi bisogna avere tolleranza zero.

E non vorrei smettere di comperare anche questo giornale che finora mi era piaciuto tanto.

Alessandro Paesano

25 febbraio 2014

La memoria storica, la conoscenza delle istituzioni italiane e la critica qualunquista che si illude di essere politica.

Siccome mi sarei anche rotto di leggere cavolate grosse quanto me (e si che io so proprio obbeso) che leggo sulla rete e non solo a proposito e contro Matteo Renzi cerchiamo di fare alcune precisazioni su una serie di critiche campate in aria.

1) si critica Renzi come Premier perchè non è stato eletto dal popolo.
Ci si dimentica che l'Italia è una Repubblica parlamentare e che nessun primo ministro è mai stato votato dal popolo bensì dalle camere.  A proposito caduto un governo il Presidente della Repubblica ha l'obbligo, non la facoltà, ma l'obbligo,  prima di sciogliere le camere, di verificare se ci sia una maggioranza per un altro governo.
Non è la prima volta che le sorti di un govenro sono decise fuori dal parlamento (le segreterie di partito) . Solo che prima non lo si diceva, ora sì. D'altronde se le fasciste che una volta si nascondevano nelle fogne perchè si vergognavano oggi si muovono alla luce del sole e fiere di esserlo perchè mai dovrebbero nascondersi i giochi di potere che ci sono sempre stati?

2) Ci si lamenta che Renzi è un accentratore perchè è sia premier che sindaco di Firenze.
Invece Renzi si è dimesso ora che è Premier. E visto che non si è candidato per le elezioni non vedo perchè mai dovesse dimettersi da sindaco solo in attesa di un incarico. In ogni caso il mandato di Renzi finiva a maggio quindi si cercherà un sostituto fino allo svolgimento delle regolari elezioni del primo cittadino fiorentino.

3) Molti si lamentano che Renzi è un accentratore perchè pur essendo primo ministro ha mantenuto la carica di segretario del pd, dicendo che è la prima volta che un fatto del genere avviene in Italia e che è gravissimo.

Basta andare a consultare wikipedia e scopriremo che già De Gasperi dal 1946 (Costituene) al 1953 fu premier per otto volte consecutive (sei durante la prima legislatura, questo vuol dire che ci furono 6 governi per 5 anni di legislatura, come dire nemmeno lui fu mai votato dal popolo)durante i quali fu anche sempre il segretario della DC.

Allora non dico di non criticare Renzi che ce ne sono cose..., ma, per favore, almeno usate argomentazioni valide, usabili, se no fate la figura delle grilline che non sanno nulla e, lo stesso, accusano.

Ecco.

Le ministre del governo Renzi, il sessismo della stampa e l'eccesso di critica sessista di certi blog.

 Il governo di Renzi, quello che secondo molte concittadine è illegittimo perchè non è votato dal popolo (sic!) è il primo governo della storia repubblicana ad avere un numero pari tra ministri e ministre.
Di questa novità, numerica e statistica, non sembra esseri compiaciuta davvero nessuna.

Non i maschi (di merda), etero come gay, che preferiscono mettere in dubbio, squittendo per la misoginia, propria e altrui, le competenze di questa o quella ministra, come fa Oddifreddi sul suo Blog su Repubblica  sul quale commenta che Marianna Madia ministra della Semplificazione,  ha ottenuto la poltrona perchè è una raccomandata di ferro, ricordando tra le altr4e cose un fidanzamento col figlio del presidente della Repubblica, finito da un pezzo visto, che Madia si è sposata lo scorso anno con un produttore televisivo... A vedere il curriculum di Madia (laurea in scienze politiche, dottorato di ricerca all'Istituto di Studi Avanzati di Lucca, in economia del lavoro) e il suo lavoro in parlamento non mi sembra proprio una inesperta che sta lì solo perchè  figlia di papà come scrive Oddifreddi.


Adesso non metto in dubbio che le ministre possano avere avuto la sedia da ministra per amicizie e conoscenze. Ma se questo è vero per loro può essere altrettanto vero per i maschietti.
Altrimenti, fino a prova contraria, ogni ministra ha le giuste competenze, proprio come i ministri.
Purtroppo a noi (veramente dovrei scrivere a voi) maschietti di merda quando una donna giovane e bella ha un posto di potere allora pensiamo che senz'altro dipende da una raccomandazione (come se i maschi non si facessero raccomandare) o perchè l'ha data perchè nel nostro immaginario collettivo, maschilista e misogino, le donne a quello servono e non hanno competenza alcuna, secondo il luogo comune che le vuole belle s ciocche (non dimenticate gli insulti a Binetti per il suo fisico  e non per le sue "idee").

Naturalmente su faccialibro i maschi cretini fanno a gara per dimostrare chi è più misogino (i froci in primis)  e hanno condiviso le ecolalie dell'ateo* per professione senza nemmeno peritarsi di leggere due note su questo ministro o quella ministra. Insomma Madia non sarà l'unica raccomandata di ferro no?

Per tacere di alcuni commenti, sempre su faccialibro, che diventa ogni giorno smepre di più una fogna,  di donne che accusano le otto ministre di Renzi di essere maschi cioè donne cromosomiche ma maschi perchè sono donne collaborazioniste col fascismo che, si sa è maschile. 
Se non è maschilismo sessista questo...

Mi spiace non potervi linkare i commenti ma essendomi cancellato dalle amicizie di questa perosna non riesco più a vedere il post...

Però quella che nella biografia di un politico si chiama carriera nella biografia di una politica sono raccomandazioni. La solita asimmetria di genere...

A venirgli incontro è Eretica sul Fatto quotidinao, onte cui si è abbeverata anche la blogger Giovanna Cosenza, (vedi oltre) che scrive:
In effetti leggendo qualche nome si resta un po’ perplessi. Per dire: la competenza della Madia esattamente dove risiederebbe?
Dove quel della Madia è squisitamente sessista... e anche Eretica cade nella misoginia maternalistica come quando rimprovera alle ministre e non ai giornalisti che ne hanno scritto parlando delle loro mise:
Pensavano forse di attraversare il red carpet che le portava alla consegna dell’Oscar.
La loro colpa è quella di avere accettato il gioco del govenro
Presentare le ministre in quanto donne, culturalmente identificate, secondo il piddino pensiero, in quanto soggetti deboli, vittime, da tutelare, eccetera, significa che se mai oserai contestare scelte politiche, da loro firmate e promosse, quelle diranno che le stai offendendo perché sono donne. 
Ora le donne sono soggetti deboli nella misura in cui vivono in una società che le discrimina. Non lo sono certo in quanto donne ma perchè discriminate in quanto donne...

E poi l'affondo, davvero delirante:
"Questo vuol dire che le ministre in salsa Pd hanno una duplice funzione: lavano di rosa il grigio per farlo apparire meno scuro e poi fanno da scudo umano, consapevole e corresponsabile, per spostare l’oggetto delle critiche e delle discussioni nel caso in cui il Governosubirà delle contestazioni.  "

Poi sabato il governo ha fatto giuramento e sulla stampa nazionale (quotidiani come corsera Messaggero o Repubblica mica  blog letti da 50 persone come questo) sfoggiano una pratica maschilista e sessista a dir poco rivoltante e negli articoli di politica quando si tratta di parlare delle ministre si dedicano alla loro mise diventando improvvisamente pagine di moda.

Una tradizione che risale all'alba della Repubblica visto che si fece lo stesso quando le 21 deputate della costituente entrarono in aula, in un consesso di 535 uomini eletti...

Insomma il patriarcato è duro a morire e invece di informarci obtorto collo sulle nuove ministre la  stampa ci evince su scarpe e tailleurs perchè dinanzi le donne di cos'altro vuoi parlare?

Adesso è vero che la divisa borghese per i maschi ha molte meno varianti di quella femminile ma perchè non discettare nemmeno un po' sul blu scuro del Versace di Renzi o il gessato di Armani di Alfano, visto tra l'altro che nei giorni scorsi si è parlato dell'abbigliamento troppo disinvoilto di Renzi durante le consultazioni con Napolitano...
E' evidente che si tratta di un tentativo nemmeno troppo velato di relegare le donne a quel femminino fru fru nel quale le vorrebbero sempre far rimanere (come quell'uso ripetuto paternalistico di chiamarle signorine, come fa sempre l'ateo maschilista Oddifreddi,  rivolgendosi così a Madia che invece, guarda un po', è signora...).

Una forma di delegittimazione che ci passa sotto il naso e che per fortuna molte donne denunciano sul blog politica femminile


Putroppo però oggi ho letto un post discutibile, per eccesso di zelo, di Giovanna Cosenza sul suo blog dis.amb.iguando che normalmente è un mio punto di riferimento nella lettura critica di spot e pubblicità progresso.

Cosa dice in sostanza Cosenza ? Che siccome
Fare sessismo significa guardare una persona (...) [e] “definirla” (con parole e/o immagini), per il suo sesso (...) con tutti gli stereotipi che si porta dietro: vestiti, posture, comportamenti, tic vari (...) anche quando lo sguardo – il giudizio, la valorizzazione, la definizione – sono positivi, ( ...) se Renzi mette assieme un governo evidenziando il fatto che metà dei ministri sono donne, sta facendo un’operazione sessista. (i neretti sono nel testo)
In un modo ideale dove la parità tra uomo e donna esiste davvero evidenziare che metà del governo è composto da ministre (frase che mi sembra meno sessista di quella originale...)è sicuramente un fatto sessista.
Visto però che non viviamo in un mondo ideale ma in un mondo nel quale le donne vengono di solito escluse dai posti di potere in quanto donne, notare e anche evidenziare che metà di un governo è composto da ministre non mi sembra sessista, tutt'altro.

Anche perchè viene da chiedersi quale sarebbe stata la giusta alternativa: nominare otto ministre e non evidenziarle? O non nominarle affatto?

Vantarsi di avere nominato otto donne ministro nel proprio governo è sicuramente un modo di mettersi in buona mostra ma non è un atto di sessimo.
Perché Renzi non ha nominato otto donne per qualche presunta loro qualità sessista legata cioè al fatto di essere donne, ma si è solo preoccupato che metà dei ministri fosse donna, scegliendo poi in base a competenze (e convenienze politiche).

Mi chiedo se per Cosenza è sessista anche la legge legge 23 novembre 2012, n. 215 che ha introdotto disposizioni volte a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nelle amministrazioni locali...

Cioè mi chiedo se il sessismo stia nel vantarsi di avere nominato otto ministre o nell'aver scelto otto donne come ministre.

Il resto del post analizza gli apparati fotografici prodotti dal governo e critica la foto in cui Presidente del consiglio e presidente della Repubblica. Siamo sempre lì a vantarci e questo non va bene. Ma temo che per Cosenza la cosa vada più in profondità. Infatti Cosenza non critica solamente Renzi e Napolitano ma arriva a chiedersi
soprattutto: perché nessuna delle ministre si è opposta a quella foto di gruppo? Si chiama pinkwashing, si chiama: operazione d’immagine, belletto, superficialità.

Ed ecco l quella parola che mi fa cadere dalla sedia ogni volta che la leggo

Pinkwashing è una forma di marketing-cause cioè un tipo di marketing che vede cooperare una o più imprese con  una organizzazione non-profit.
In inglese ha due significati pertinenti:

     La promozione di beni di consumo e servizi utilizzando il nastro rosa che rappresenta il sostegno alla beneficenza correlata al cancro al seno (nastro rosa)
    Sottolineare la gayfriendevolezza di una azienda (o di uno Stato) nel tentativo di minimizzare o ammorbidire dei suoi aspetti considerato negativo.
 
Si parla, per esempio, di pinkwashing di Israele la cui apertura verso il riconoscimento dei diritti anche alle persone lgbt serve ad occultare i crimini nella politica estera.
Cioè a Israele dei froci non gliene frega niente li usa pe ricrearsi una verginità di stato buono. E, reciproco, i froci sono disposti  a riconsocere a chiunque anche ai cattivi una bontà diffondo solo perchè sostengono i loro diritti.

Questa critica, fatta spesso da sinistra, e molto spesso dalle donne, ha purtroppo su di me un effetto deleterio perchè fa riemergere in un secondo il maschilismo e la misoginia che, in quanto maschio, è presnete anche in me. 
 
Cosenza ha aggiunto un ulteriore tassello a eusta parola cinica e al ocntempo omofoba: anche òle donne, almeno le ministre n carica, sono cretine che in nome di un contentino apparenteenete femminilifriendly accettano dal governo chissà quali nefandezze.
 
Un modo maternalista di vedere le cose ridicolo e moralista come solo il PCI anni cinquanta sapeva fare (quello di Togliatti che criticava Teresa Mattei una delle donne elette in costituente perchè viveva con Bruno Sanguinetti senza essere sposata, lui era giàsposato in Italia. Si sposeranno a Budapest dopo che lui avrà ottenuto lì il divorzio...)

La trovo una critica borghese misera meschina pericolosa e priva di fondamento.
Perchè un diritto è un diritto e il suo riconoscimento non può essere sminuito cercando di farlo leggere come strumento di convenienza politica.

Non a caso Cosenza incolpa, per chi sa quale strana proprietà transitiva, il maschilismo sessista dei giornalisti degli articoli che si soffermano sui vestiti elle ministre (guarda caso scritti tutti da uomini) alle ministre stesse quando scrive:
si chiama: operazione d’immagine, belletto, superficialità. Ancor prima di cominciare. Il che indebolisce le ministre soprattutto, ma anche il governo. Specie se i media abbondano, come ha fatto persino Repubblica, di annotazioni sul vestito, il look, i capelli delle signore. Ancor prima di cominciare.
Ecco vuoi vedere che la colpa di quegli articoli è delle ministre, che se si vestivano più sobriamente, magari in grigio, non davano adito a certi commenti!!!

Questo moralismo d'accato mi fa tremare i polsi perchè dimostra un conformismo femminilista e sessista che mostra i segni di una idiozia alto borghese (Cosenza è docente unversitaria) che per un moralismo tutto di un pezzo smette di pensare e di andare in profondità delle cose.

Peggio perchè non sapendo fare critica politica alle scelte di Renzi si arrampica su indigesti e irricevibili critiche maschiliste maternalistiche** e misogine.

Io dico che oggi c'è da festeggiare che in italia per la prima volta in un governo ci sono otto ministre .
I moralismi d'accatto e offensivi lasciamoli a chi non riesce a capire che la conquista di un diritto va festeggiata sempre e non va mai sminuita non importa qualle sia il prezzo da pagare.

Fosse per Cosenza ed Eretica Renzi avrebbe dovuto dire volevo mettere otto ministre nel governo,ma siccome sarebbe stato sessista, ne ho messe due come al solito.
Ed ecco probabilmente perchè le donne proprio come le persone lgbt non hanno ancora conquistato nulla.

Finché ci sono persone che la pensano come queste due...


Che tristezza.







* Io so che dea è solamente una invenzione umana . Così come so che non c'è nulla dopo la morte.
E credo che solo una malata di mente può davvero credere nell'aldilà o che a noi esseri umani e donnani ci ha fatti dea.
Ciononostante non mi definisco ateo perchè la mia posizione su dea è ancora più radicale.
L'ateo alla domanda dea esiste? risponde con un no avvallando così il senso logico della frase
 Io invece non riconosco significato alcuno a questa domanda e dunque non rispondo perchè per me è una domanda priva di senso.
Perchè dire dea non esiste è già dare dignità, anche se in negativo, a un concetto che non ha alcun significato se non come personaggio di un mondo narrativo.
E noi non ci chiediamo certo se Mattia Pascal esiste...



**Scrive sempre Cosenza
Anche quando dici che donna è bello, che le donne sono più capaci degli uomini, più organizzate, più pragmatiche, e tutti gli ammennicoli di cui molte donne sono le prime a vantarsi, mettendosi da sole in un ghetto ammantato di positività, salvo poi lamentarsene appena si accorgono che le imprigiona.
Cosenza quando dici molte donne stai facendo un commento sessista anche tu...

19 febbraio 2014

Prime note sparse su Sanremo 2014

Guardo Sanremo da sempre.
Per tradizione familiare.
Lo seguivo quando la mia famiglia, felicemente e alternativamente ginecentrica, si riuniva la sera davanti la tv, rigorosamente in bianco e nero, per commentare le canzoni, i cantanti, gli ospiti, i conduttori (gli accordi di genere sessisti sono voluti: all'epoca in casa paravamo così...).
Mia nonna, mia mamma mia sorella e me. Io costruivo delle tabelle  per votare canzoni cantanti musiche e testi e li distribuivo a tutte e tutte esprimevamo un voto, più voti.

Nell'epoca provinciale dell'Europoa disunita, dove l'orgoglio nazionale non era percepito ancora come sciovinismo, Sanremo ci restituiva dignità. La dignità di un paese che sapevamo, allora come ora, allora meglio di ora, essere molto indietro rispetto il resto d'Europa, per i diritti, non solo quelli riconosciuti per legge (che anche da noi il divorzio e l'aborto finalmente c'erano) ma i diritti percepiti, quelli che riconoscevano dignità ai gay (perchè già da piccolo sapevo, perchè l'informazione circolava libera, non solo che i froci esistevano ma che nel nord d'europa erano trattati come persone normali e addirittura si potevano sposare...) e alla donna (mentre da noi c'era ancora il delitto d'onore) tanto che lo stupro era percepito come un delitto contro la persona e non contro la morale, mentre da noi c'era una legge a stabilire il contrario (per tacere del matrimonio riparatore col quale solo stupratore si metteva la coscienza, e la fedina penale, a posto...).
Sanremo era uno dei pochi eventi che ci faceva sentire orgogliosi di essere italiane (no, non è la mia retorica antisessista, mi riferisco a mia nonna, mia mamma a mia sorella ...e a me), prima delle canzonette c'era stato Puccini (e Verdi).
Nel blu dipinto di blu
che tutti chiamavamo Volare era un biglietto da visita che ci precedeva ovunque e, nonostante il paese goffo provinciale ignorante e analfabeta che eravamo (e siamo), la musica in qualche modo ci risarciva.
La canzone italiana di cui Sanremo è il festival era un bene comune e condiviso con delle specificità italiane che contribuiva a costruire l'identità nazionale, laddove le canzoni recepivano, a modo loro, il cambiamenti culturali che avvenivano nel paese.

Certe canzoni hanno fatto la storia non tanto da un punto di vista musicale ma sociale e politico.
Come dimenticare l'impatto che Chi non lavora non fa l'amore di Celentano ebbe a Sanremo nel 1970 (vincendolo) una canzone che Perfino Il Tempo, quotidiano romano di destra, ha definito (...) una barzelletta reazionario-populista (galleriadellacanzone.it)?

Oggi ci si lamenta che le canzoni di Sanremo sono più brutte tanto che la gente non se le ricorda più. Il luogo comune che siano più brutte lo si è sempre usato già dalla seconda edizione del Festival.
Se le canzoni oggi uno non ce le ricordiamo più, secondo me, non c'entra con le canzoni stesse che, secondo quella disperata di Dario Salvatori, maschio che ieri, come tanti altri uomini, con l'unica eccezione di Sgarbi, sparava a zero contro Laetitia Casta rea di non essersi fermata davanti le telecamere di quel programma immondo che è La vita in Diretta, non vengono più scelte in base alla linea melodica. Per me la colpa non è delle canzoni ma della memoria (inesistente) delle italiane (adesso sì uso la mia retorica antisessista)... Io no. Io mi ricordo le canoni di ogni Sanremo che ho visto. Perchè io ancora oggi lo guardo con quella stessa attenzione che gli tributavamo in famiglia quando ero un bambino.

Se vi parlo di Sanremo però non è per celebrare la mia tradizione familiare.
Sin da quando ho studiato antropologia culturale con Ida Magli, ho imparato a leggere il festival come un laboratorio antropologico di prim'ordine.

Quelle che seguono sono le prime impressioni di cosa capiamo (del polso) del paese da questo Sanremo 2014.

L'inizio
Sarà che piacendomi Mina ho sempre coltivato un certo gusto nazional popolare.

Ma il modo di reagire e di gestire la crisi con cui si è aperta ieri la sessantaquattresima edizione del Festival proprio non l'ho gradito.



Non è la prima volta che qualcuno cerca di approfittare del tamburo mediatico del festival.
Era già successo quando a condurre il festival era Pippo Baudo.
 Ma guardate la differenza di stile.


Fazio è un pretino senza nerbo, non si comporta come padrone di casa ma come legittimo abitante di una casa altrui che si sente scalzato dall'occupante illegittimo e non ha autorità alcuna per farsi sentire, per farsi rispettare. Arriva addirittura a chiedere ai due se pare loro il caso di impedire il lavoro di migliaia (sic!) di persone.

Pippo Baudo invece va dal tipo che voleva suicidarsi, si sporca le mani, si mette al suo livello, è davvero preoccupato. Fazio è solo scocciato che non gli lascino iniziare il festival.


Non mi scrivete commentando che Baudo recitava.
Anche Fazio recita tra le due performance recitative quella di Baudo mi sembra più umana, quella di Fazio più menefreghista e untuosa come è il personaggio pubblico, tant'è che dopo aver letto la lettera Fazio può dichiarare che la faccenda è chiusa.
Certamente chiusa per lui non per i due tipi e gli altri 800 lavoratori che, a fidarsi delle loro parole non percepiscono stipendio da 16 mesi.
D'altronde uno che lo scorso anno ha preso 600 mila euro per condurre il festival cosa significhi non percepire lo stipendio pur continuando a lavorare proprio non può nemmeno immaginarselo.


Il modo in cui Fazio ha gestito l'incidente la dice lunga sul cinismo del paese che ormai non si vergogna più di mostrarsi per quel che è.

Poi c'è l'ingresso di Littizzetto, il più grande bluff della storia della tv italiana.
Quella che siccome qualche volta (ma solo qualche volta ) dice cose sensate viene percepita come un genio che non è.

Basta guardare il suo ingresso  a Sanremo accompagnata da ragazze stile Blu belles con mezza chiappa di fuori che Fazio da maschilista qual è chiama signorine (termine sessista che indica lo stato civile delle ragazze, cioè se sposate o nubili, e che non fa più parte del vocabolario italiano da più di 30 anni, perchè le donne, a prescindere dal loro stato civile, sono tutte sempre e solo signore proprio come gli uomini sono sempre e solo signori) termine ribadito da Littizzetto che in quanto a sessismo non è seconda a chicchessia tanto meno a Fazio e che invece di scandalizzarsi della mezza chiappa al vento delle signorine dice che hanno dei culi fantastici.


E se anche una donna etero invece di commentare, casomai, il culo fantastico dei signorini, commenta quello delle donne, vuol dire che il maschilismo ce lo abbiamo proprio nel dna...


Troppo facile sbavare dopo, quando vengono gli ospiti a leggere il risultato di gara tra le due canzoni presentate da ogni artista. Qui avrebbe fatto una bella differenza lamentarsi, per esempio, che avrebbe preferito che anche i culi dei ragazzi fossero visibili a metà...

Ma l'intelligenza del personaggio pubblico Littizzetto (che, per classica sperequazione sessista, percepisce un compenso che è poco meno della metà di quello di Fazio)  sta tutta nell'occhio di guarda.

Insomma i culi al vento sono ancora solamente quelli delle donne.

Il maschio come oggetto sexy (sdoganato da più di 30 anni di pubblicità) non è di casa a Sanremo.

Anzi quando più avanti nella serata Laetitia Casta canta Ma 'ndo vai se la banana non ce l'hai da Polvere di Stelle (Italia, 1973) di Alberto Sordi, accompagnata dai ballerini à la Zizi Jeanmaire,
Fazio richiama uno dei ballerini dicendogli scusi signore ha dimenticato una piuma ribadendo una presunta superiorità virile lui che sbava dietro Laetitia come un quindicenne per tutta l'esibizione dell'attrice francese...

Insomma un'Italia sessista maschilista eterocentrica dove la fica deve piacere a tutti gli uomini e anche le donne notato i bei culi femminili non come rivendicazione del proprio corpo o per l'omoerotismo lesbico ma sempre per strizzare l'occhio ai gusti del maschio quello incarnato da Fazio che si dice invidioso di un coriandolo insinuatosi nei seni di Laetita o quello incarnato da Marco Bocci quando Luciana Littizzetto lo zittisce per mandare in onda la pubblicità: “Zitto Marco Bocci, guarda le mie bocce!“, e Bocci risponde: Ammazza che belle!

Il resto del festival è inesistente.
Inesistenti le canzoni, sette big, con due canzoni a testa e un meccanismo di voto ridicolo diluiti in oltre 4 ore di spettacolo (ma come si fa!?).

Tra gli ospiti quel fascista dedito all'Islam di Cat Stevens che conciona di religione dicendo che se la religione non inneggia alla pace e alla amorosa convivenza non è una religione (infatti l'Islam, come la religione cattolica, è un tripudio di amorosa convivenza... lo sa bene lui che nel 1989 spiegava agli e alle studenti del Kingston Polytechnic di Londra il perché [sic!] della fatwa lanciata contro  Salman Rushdie per i suoi Versi satanici) ma la memoria storica italiana è inesistente per i fatti del Paese figuriamoci per quelli esteri...

Un festival ingessato  e moscio dove l'unica iniezione di vitalità arriva dalla settantenne Raffaella Carrà che, a differenza del pretino e della ...bocciofila, sa come si sta sul palcoscenico.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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