22 gennaio 2008

Addio ""Comandate Bulow"!!!

«Noi abbiamo combattuto per quelli che c'erano, per quelli che non c'erano e anche per chi era contro...». Arrigo Boldrini

Arrigo Boldrini è morto ieri notte nell’ospedale di Ravenna, dov’era ricoverato dall’8 gennaio u.s.
Classe 1915, Medaglia d’Oro al Valor Militare, Boldrini è stato uno dei protagonisti della Resistenza noto con il nome di "Comandante Bulow".
«Durante una riunione clandestina - spiegò in un'intervista - dissi che non si poteva abbandonare la pianura al nemico tedesco, che era necessaria la pianurizzazione della guerra partigiana, e spiegai come si poteva liberare Ravenna. Michele Pascoli, barbiere comunista (sarà fucilato dai nazisti), mi lasciò parlare, poi in dialetto mi chiese: "Mò chi sit, Bulow?", cioè "Ma chi sei, Bulow?", alludendo al generale tedesco che sconfisse Napoleone. Così Pascoli decise il mio nome e io sono rimasto per sempre "Bulow"».Fonte stesso articolo del Messaggero

Il 4 dicembre 1944 i partigiani di Boldrini, comandante della 28/a Brigata Garibaldi Mario Gordini, e i reparti alleati dell'VIII Armata britannica liberarono Ravenna con un'offensiva combinata. Esattamente due mesi dopo Bulow fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare, con una grande manifestazione pubblica nella piazza di Ravenna, dal generale Richard McCreery, comandante dell'Ottava Armata.
Membro dell’Assemblea Costituente, fu esponente di spicco del Pci nel quale rappresentava il riferimento storico dei Partigiani italiani. Dal 1947 in poi fu segretario nazionale dell’ANPI, l’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia.
Parlamentare dal 1953 al 1994, ricopriva oggi la carica di Presidente Onorario dell’ANPI.
Nel novembre del 1989 il comunista Boldrinì tenne l'orazione funebre per Benigno Zaccagnini, il partigiano 'Tommaso Morò, che era stato segretario Dc ma soprattutto suo intimo amico,col quale aveva fatto un patto: chi fosse sopravvissuto all'altro avrebbe fatto il discorso al funerale. E così fu.
Da alcuni anni Boldrini viveva nella "Casa della Fraternita" a Marina Romea, località del litorale ravennate.
(fonte, dagli articoli del Messaggero e de La Stampa, ai quali rimando per la versione integrale)

Ecco cosa ha scritto per il sessantennale della Liberazione il 3i Marzo del 2005:
A sessant’anni dalla liberazione nazionale dal giogo nazi-fascista consegniamo alle generazioni della nostra nazione un patrimonio morale, civile e storico nitido e di prim’ordine nel contesto europeo.
La Resistenza italiana con al suo fianco il ricostituito esercito italiano concorse eroicamente a liberare le nostre genti, ridiede dignità alla Patria, scolpì un ruolo nuovo per l’Italia nell’arengo europeo e mondiale.
L’antifascismo e la sua unità riscattarono la nazione dal male assoluto che l’aveva colpita e soggiogata determinando il percorso della rinascita sancito nella Costituzione del 1948.
La nuova Italia nata dalla tragedia della guerra mondiale provocata dalle dittature nazi-fasciste trova le sue radici nel sacrificio di quei combattenti e di tutti i perseguitati ristretti, torturati, sterminati nei campi di concentramento e nelle carceri di regime.
La nuova Italia sorta dal referendum istituzionale, dalla Costituente alla Costituzione trova linfa vitale nelle grandi correnti di pensiero filosofico, politico, giuridico che alimentarono l’antifascismo italiano.
Tutto ciò è innegabile e resta scolpito con lettere d’oro nella storia d’Italia e d’Europa.
Il sessantesimo della liberazione nazionale è un momento della memoria e della riflessione per andare più avanti e per affrontare con rinnovato spirito costruttivo i grandi ineluttabili appuntamenti del XXI secolo.
Si tratta in primo luogo di pace, di salvaguardia dell’ambiente, di sviluppo della democrazia politica, economica, di affermazione totale dei diritti dell’uomo, della donna, dei minori.
All’interno di questi fondamentali capitoli ruotano un’infinità di problematiche che toccano nel vivo il diritto all’esistenza e allo sviluppo dei popoli e soprattutto il futuro del mondo con le generazioni più giovani. Un’epoca nuova è aperta.
Essa richiede uno sforzo gigantesco d’ordine intellettuale, morale, civile e materiale, prima ancora che politico ed economico, informato da principi che devono rimanere nitidissimi e che sono gli stessi che ci guidarono allora. Io sottolineo: libertà, eguaglianza, democrazia, solidarietà, cooperazione, pace.

(fonte ANPI)

E un altro pezzo di memoria storica del Paese se ne va…

Il cineclub Labirinto sfrattato

(grazie al blog False Percezioni per la foto)

Apprendo con ritardo che il 9 gennaio u.s. il Cineclub Il Labirinto, storica (tri) sala romana del Circuito Cinema è stato sfrattato per finita locazione nella sede di Via Pompeo Magno, 27 a Roma. Lo stabile, di proprietà dell'Ordine religioso dei Redentoristi, sarà adibito ad attività commerciali a più alta redditività nonostante si trovi sotto l'edificio di culto della Chiesa di San Gioacchino.

I dirigenti del Labirinto fanno sapere che l'Ente religioso si è dimostrato «completamente insensibile» alle loro ragioni («non potevamo sopportare un aumento del canone di locazione, arrivato alla cifra di 5.500 euro mensili») e commentano: «il quartiere Prati perde un'altra opportunità di cultura e di aggregazione sociale, contribuendo ad una pericolosa spirale inflazionistica dei valori immobiliari: chiudono i circoli culturali e cambiano le destinazioni d'uso da abitazione a servizi commerciali e finanziari. La città di Roma perde un importante punto di riferimento nel panorama culturale e associativo. Dal 1979 al 2007 sono stati almeno centomila i romani che si sono associati al Labirinto per conoscere i classici e le avanguardie del cinema internazionale, o per seguire le innumerevoli Rassegne e Festival organizzati dal Cine Club in collaborazione con Enti ed Istituzioni»(fonte: Il Messaggero)
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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