Lo scandalo delle false cremazioni(fonte Corriere della sera
Ceneri di defunti mischiate insieme e corpi spariti. Una cinquantina le aziende controllate
«Cessate d'uccidere i morti», invocava Giuseppe Ungaretti. Scriveva, il grande poeta, della carneficina della guerra. Ma mai come oggi quei versi sono apparsi attuali. Mai come oggi, infatti, la morte è stata stuprata. «È arrivato questa mattina il corpo di una bambina, che ne facciamo? Deve essere cremata», chiede in un'intercettazione il dipendente al titolare di un'azienda coinvolta in uno degli scandali più sconvolgenti. Risposta: «Mah... Niente cremazione, buttala via, nell'immondizia, tanto è poca roba».
Lo facevano sul serio, di buttare i corpi nel pattume. La cronaca di Nadia Francalacci su Panorama gela il sangue: «Quando le ruspe hanno iniziato a scavare, è spuntato un piede. Era di uno dei sei corpi saponificati abbandonati in un campo di 30 metri quadrati assieme ai resti di amputazioni ospedaliere, a feti abortiti per gravi malformazioni e a decine di sacchi di plastica neri che contenevano le ceneri di centinaia di persone cremate e mai riconsegnate ai familiari».
Non passa giorno, ormai, senza il trauma di una nuova inchiesta della magistratura o di una nuova ispezione dei carabinieri dei Noe, i Nuclei operativi ecologici. I quali, partendo da una indagine sul «riciclaggio» di maniglie di ottone, crocefissi, bare e perfino abiti dei defunti, hanno messo sotto esame una cinquantina di strutture che si occupano di cremazioni scoprendone di tutti i colori. È successo a Roma, dove i giudici indagano da tempo su diverse salme dimenticate nelle loro casse in un deposito anche per due anni mentre già i parenti portavano «mazzi di crisantemi al camposanto di Fiumicino, convinti che le ceneri dei familiari stessero definitivamente lì». È successo a Padova, dove qualche settimana fa sono state sequestrate le ceneri di tre persone buttate tutte insieme nello stesso contenitore dagli addetti alla cremazione di una ditta che si vantava d'avere ottenuto il riconoscimento di controllo di qualità «Iso 9000». È successo a Segrate, dove sono state trovate otto casse che contenevano ceneri mischiate di chissà quanti defunti e ottanta casse zincate con i resti ossei di centinaia di corpi ormai derubati della loro identità. È successo a Mirteto, Prato, Collecchio, Roccastrada, Vignola, Fornovo, Parma, Piacenza e, insomma, un po' in tutte le località in cui la «Euroservizi», una delle aziende più coinvolte, aveva vinto gli appalti per le cremazioni. Per non dire di Fidenza, dove la società aveva ammassato in 60 sacchi neri dell'immondizia una tale quantità di ceneri che, dice una stima, «potrebbero appartenere a circa 2 mila corpi cremati».
Tra i rifiuti, dicono le cronache, c'erano «un tronco umano saponificato e una bara bianca con un bambino al quale era stato tolto il nome». Tutti insieme. Tutti mischiati. Nell'indifferenza totale per l'impegno assunto (in cambio di soldi, tanti soldi) e per il dolore lancinante dei parenti, convinti che «quella» piccola urna con le ceneri loro consegnata contenesse davvero i resti del padre, della madre, del fratello, del figlio... Nella «A livella», la straordinaria poesia di Totò dedicata alla giornata che si celebra oggi («Ogn'anno, il due novembre, c'è l'usanza / per i defunti andare al Cimitero... »), il «nobile marchese signore di Rovigo e di Belluno » lo sputa in faccia al vicino di tomba, il netturbino Esposito Gennaro: «la Vostra salma andava, sì, inumata / ma seppellita nella spazzatura! ». Il senso di quelle rime struggenti, la morte che come una livella mette tutti sullo stesso piano, dal nobile marchese fino a Gennaro «'o muorto puveriello», era però un altro. A mischiare le ceneri, nella sua misericordia, è Dio. Che però distingue una dall'altra ogni singola sua creatura. O se volete, laicamente, a mischiare tutto è la natura. Non l'ingordo padrone di un'impresa funebre che vuole risparmiare sull'accensione del forno, sulle bare, sui vestiti messi addosso ai morti da mogli, sorelle, figlie in lacrime.
Eppure, per millenni, il rispetto per i morti è stato uno dei cardini della cultura umana. In Occidente come in Oriente. Gli egizi cercavano con la mummificazione di conservare i corpi perché sopravvivessero nell'Aldilà e infilavano tra le bende del defunto un rotolo di pergamena col Libro dei Morti, chiamato serenamente il «Libro per uscire al giorno». Gli antichi greci lavavano e profumavano le spoglie mortali dei loro cari e ornavano le case con mirto e alloro e andavano in processione al cimitero accompagnati dalle melodie dei suonatori di flauto e gli adulti venivano seppelliti con i sigilli e i dadi e le donne coi gioielli più preziosi e i bambini coi loro giocattoli. E gli etruschi coprivano le pareti delle tombe con pitture che raffiguravano il defunto seduto a un grande banchetto presieduto da Ade e Persefone. E i romani custodivano in casa, nei «penetralia », le maschere di cera degli antenati che veneravano e invocavano a protezione della famiglia. E Polibio racconta nelle sue Storie pagine indimenticabili sui riti (la salma portata al Foro sui rostri, la Laudatio funebris dalla tribuna, il corteo con i parenti che indossavano le maschere funebri degli avi...) con cui le famiglie patrizie onoravano i loro cari nei giorni dello strazio. Per non dire di culture lontane come quella di Tana Toraja nell'isola indonesiana di Sulawesi, dove il morto non è davvero morto ma solo «addormentato» finché non viene sepolto e i funerali vengono dunque trascinati per mesi e mesi, anni ed anni, e tutti i parenti accorrono e si ritrovano intorno a chi «dorme» per cucinare e mangiare insieme il maiale e i polli e certe focacce fritte che sono una bontà.
Per questo, oggi, è il caso di fermarsi un attimo a riflettere sul senso di queste cronache oscene che ci tolgono il sonno. E di domandarci se, in fondo in fondo, non sia tutto «normale», che una società che troppo spesso non rispetta i vivi non possa poi rispettare i morti. Quanto agli immondi mercanti che trattano le salme fottendosene della loro sacralità e del dolore che dilania le mogli, i mariti, i figli, c'è solo da sperare che (al di là della giustizia nei tribunali degli uomini) avessero ragione gli antichi greci. Secondo i quali i malvagi che non portavano rispetto a un defunto venivano per anni perseguitati dalla sua anima, fino a renderli pazzi.
Gian Antonio Stella
02 novembre 2008
Quel che non viene detto nell'articolo è che la situazione è precipitata da quando la gestione dei forni crematori è stata affidata a privati, come si evince da un post del 13 agosto (ma vuoi mettere dare la notizia il giorno dei morti?) del sito Funerali.org nel quale si legge:
Lucravano sui defunti attraverso l’amministrazione del forno crematorio e dei servizi cimiteriali del Comune di Massa. Tredici persone - 25 quelle differite - sono state arrestate, tra cui l’ex capitano della compagnia di Massa dei Carabinieri in pensione, A. C., all’alba di stamani, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, dopo un’operazione, condotta dai Carabinieri di Massa e dai Nas di Livorno, partita nel febbraio 2007. Le altre accuse, oltre alla truffa, sono reati contro la pubblica amministrazione, contro la pieta’ dei defunti e in materia di falso. Gli arrestati effettuavano false cremazioni e cremazioni multiple per aumentare i profitti e abbattere i costi di gestione dell’impianto e ai parenti dei defunti consegnavano ceneri relative ad altre cremazioni. Nel corso delle indagini sono state rinvenute e sequestrate numerose salme e resti mortali depositati nella cella frigorifera e accatastati in vari locali del cimitero che solo a livello formale - come hanno spiegato i Carabinieri - risultavano gia’ cremati. Gli inquirenti hanno inoltre scoperto una considerevole quantita’ di ceneri umane - secondo il medico legale in una quantita’ pari a circa 500 cremazioni - stoccate in un locale sotterraneo del cimitero di Mirteto. La prima parte delle indagini, condotte dal sostituto procuratore della Repubblica di Massa, Federico Manotti, aveva portato, il 4 maggio del 2007, all’arresto in flagranza di uno degli addetti al forno crematorio e al sequestro dell’impianto. Le indagini non hanno permesso di accertare il numero e l’identità dei cadaveri.
Interessante la risposta di Daniele Fogli uno dei massimi esperti del settore funerario italiano ed europeo (a detta del sito):
Si è una schifezza!
Purtroppo d’ora in poi sarà bene accertarsi delle procedure utilizzate dal crematorio prima di far fare le cremazioni.
Le imprese funebri dovrebbero accertarsi sulle garanzie di correttezza del gestore del crematorio, richiedendo di visionare la carta dei servizi, che specifica le procedure di garanzia per evitare violazioni di legge e sulle modalità di esecuzione del servizio, invece, spesso (ma anche i Comuni, che cercano di risparmiare sui prezzi dei servizi di creazione die resti mortali) badano più al basso costo della cremazione o alla velocità con la quale le ceneri vengono consegnate.
In pratica l’impresa funebre ha tutto l’interesse a fare un trasporto funebre del feretro e tornare dopo poco tempo al luogo di partenza con l’urna cineraria e cerca il gestore che lo fa nel minor tempo possibile, con gli orari più comodi e semmai ai prezzi più bassi.
E allora c’è il rischio che qualcuno tenti di barare, consegnando ceneri di un altro defunto per far vedere che è velocissimo nell’eseguire il servizio.
Nel caso specifico c’è anche il rischio che si nascondessero delle ceneri per far figurare un numero di cremazioni inferiore e quindi pagare meno tasse.
Un caso del genere è successo negli USA (Tri-State crematory) ed è intervenuto l’EPA (agenzia per l’inquinamento americana, sulla base di una segnalazione anonima) per imporre regole ferree per l’identificazione del cadavere e per il rispetto delle procedure.
In realtà in Italia le regole ci sono, ma non c’è chi fa i controlli e quindi le fa rispettare.
Venendo alle sue domande:
- in Italia di norma non si può assistere alla cremazione nei locali tecnici del forno, per ragioni di rispetto della normativa sugli infortuni, però diversi crematori sono attrezzati per far vedere l’immissione della bara attraverso telecamera, con angolo di visuale laterale, in maniera da non rendere troppo forte l’impatto emotivo (visione del fuoco che avvolge il feretro) .
- vi è poi un sistema usato in moltissimi crematori (per cremazione di cadaveri) che consiste nel porre sulla bara prima dell’entrata nel forno un disco - numerato progressivamente - di materiale refrattario e di recuperarlo assieme alle ceneri dopo la cremazione.
In taluni casi il refrattario viene consegnato alla famiglia.
Nelle linee guida per la conduzione degli impianti (Federutility SEFIT le ha emanate su scala nazionale quest’anno e in Lombardia la norma regionale ne impone l’adozione entro il 31.12.2008), vi sono con chiarezza esposte le procedure da seguire e le garanzie da fornire.
La maggior parte dei crematori italiani segue già regole di comportamento che danno ridondanza di controllo (cioé controllo all’arrivo del feretro che la documentazione cartacea corrisponda con il nominativo indicato sulla targhetta metallica su coperchio della bara, identificativo termoresistente prima della entrata nel forno e sua raccolta assieme alle ceneri e collocazione nell’urna, registrazione dettagliata nel registro delle cremazioni, cremazione di un feretro per volta).
In taluni casi si arriva alla identificazione con cartellino riprtante nome e cognome del defunto a lato della bocca del forno per ogni cremazione.
Purtroppo, come in molte altre situazioni della vita, se chi deve svolgere un compito vuole violare le norme, se ne infischia delle buone pratiche e l’unica soluzione è quella di fare controlli a spot, in incognito, da parte degli Organismi preposti. In questo caso i controlli li doveva fare il Comune.