11 novembre 2009

11 novembre 2007 l'assassinio di Gabriele Sandri

Nella giornata di ieri l’associazione Azione Universitaria Bari, ha organizzato un volantinaggio nelle Facoltà di Giurisprudenza, Economia, Lettere e Filosofia, volto a ricordare l’ingiustizia compiuta nei confronti di Gabriele Sandri e dei suoi familiari. Gabriele era un ragazzo innocente, colpevole solo di avere una passione: seguire la propria squadra del cuore con i suoi amici. Purtroppo quel giorno maledetto (11 novembre 2007) ha pagato con la vita l’errore di un poliziotto che perdendo la calma, premette con freddezza il grilletto della propria beretta. E’ cosa risaputa che in tribunale, l’ex agente di polizia Luigi Spaccarotella non ha avuto il coraggio di porgere le proprie scuse ai familiari del ragazzo; non condanniamo comunque questo gesto. Azione Universitaria, a due anni dai fatti, vuole ricostruire la vicenda: "lo fa -sostiene Gianluca De Cesare, Consigliere della Facoltà di Giurisprudenza - con l' occhio di chi reputa che, a prescindere da ruoli, divise, etichette o categorie, la giustizia italiana, come capita spesso ultimamente, non abbia fatto il suo corso regolare. Sanzionare un omicidio con una reclusione di pochi anni, non riconoscendo la condotta dolosa dell'agente, crea un precedente pericoloso che induce ad una riflessione collettiva. Riteniamo, infatti, questa sentenza inappropriata e vergognosa per i familiari di Gabriele, per i tifosi dello sport, per le persone civili che ripongono fiducia nella Legge e nelle forze dell’ordine. Azione Universitaria vuole sia fatta GIUSTIZIA. Chiede che la condanna a sei anni di reclusione per omicidio colposo venga convertita in condanna per omicidio volontario e preterintenzionale, con conseguente reclusione da ventuno a ventiquattro anni". "Riteniamo inoltre – prosegue Marco Iusco, responsabile del Nucleo Azione Universitaria della Facoltà di Lettere e Filosofia - che tutti coloro che appartengono alle forze dell’ordine si sottopongano a controlli psicologici costanti affinché non ci siano più vittime innocenti o ragazzi malmenati, a prescindere dal loro grado di colpevolezza o stato di innocenza".
In un mondo dove si cerca sempre più di prevaricare sul prossimo, denigrarlo, e dove la violenza è diventata routine quotidiana, Azione Universitaria invita tutti ad opporsi ad ogni forma di violenza, in quanto è l’unico modo per non poter rendere vana la morte di un innocente!
“Un poliziotto va visto come un amico, come un fratello, come qualcuno che ti vuole aiutare e certamente non come un nemico”. Marisa Grasso, vedova dell’Ispettore Filippo Raciti.

Azione Universitaria – Federazione Provinciale di Bari

(fonte sito Barilive)



Cosa manca a questo comunicato in alcune parti condivisibile? mancano le responsabilità dei capi di Luigi Spaccarotella, che per questo gruppo di destra rimane l'unico capro espiatorio.

E' indubbio che l'agente debba essere condannato ma tutti gli altri? Certi climi allarmistici del governo in carica che guidano certe reazioni isteriche collettive?
La destra tace, omertosa come sempre...

Sabato 14 novembre Comitato Madri per Roma Città Aperta ad Acrobax

Grazie al sito Marginalia leggo l'articolo di Doriana Goracci E ancora non la sai tutta la cattiveria del mondo che, come Marginalia, vi invito a leggere nella sua interezza. Io ne quoto una parte, comprese le indicazioni di un incontro che ci sarà sabato pomeriggio prossimo.

Non dimenticare, non lasciare insabbiare, non limitarsi a vomitare quanto sedicenti politici (e sedicenti esseri umani) (Giovanardi e le sue ecolalie) aprono bocca per gittar fuori fiato, ma protestare, criticare, indignarsi e incazzare!


Morire di Stato
Salutare un figlio. Rivederlo morto.
E’ il dramma di Patrizia, madre di Federico Aldovrandi, ucciso da quattro poliziotti durante un fermo.
E’ il dramma di Ornella madre di Niki  Aprile Gatti, morto nel carcere di Sollicciano (Firenze).
E’ il dramma di Maria, madre di Manuel Eliantonio, morto nel carcere di Marassi a 22 anni.
E’ il dramma della mamma di Stefano Cucchi, morto in carcere a Roma dopo un arresto per pochi grammi di droga.
Uno stato che sottrae un figlio e lo restituisce morto, negando ogni possibilità di avvicinarlo, di esercitare il diritto di ogni madre di constatare la salute e le condizioni del proprio figlio, anche di chi si trovi in carcere.
In ricordo di Renato, accoltellato per odio e intolleranza nel 2006, le Madri per Roma Città Aperta vogliono interrogarsi su questi eventi, su queste maternità negate che calpestano i diritti dell’individuo e rappresentano un gravissimo segnale di deriva della nostra democrazia. Anche queste morti appartengono al tema della sicurezza. Sicurezza anche dei cittadini quando hanno a che fare con le istituzioni repressive e carcerarie. Per questo come madri non vogliamo dimenticare Nabruka Mimuni, la donna che si è tolta la vita nella notte tra il 6 e il 7 maggio di quest’anno nel lager di Ponte Galeria, alle porte di Roma.
Abbiamo contestato ai vari sindaci la risposta xenofoba e repressiva delle istituzioni a fenomeni di grave disagio e precarietà, che ha alimentato episodi di razzismo e violenza, opponendo, praticando e sostenendo la cultura della diversità e del rispetto.
Vogliamo affrontare il tema della sicurezza portandolo anche dietro le mura di un carcere o di un CIE. Vogliamo riproporre il tema dei diritti dentro la città e soprattutto nei luoghi dove sembra che rappresentanti dello Stato possano esercitare un diritto di vita e di morte su cittadini italiani e stranieri.
Come le madri argentine di Plaza de Majo, le madri cinesi di Piazza Tien a men e le madri iraniane hanno chiesto giustizia e verità per i loro figli, le Madri per Roma Città Aperta vogliono sostenere e dar voce ad ogni madre che voglia rivendicare la dignità e i diritti dei suoi figli strappati alla vita.

Comitato Madri per Roma Città Aperta
madrixromacittaperta@libero.it

Sabato 14 novembre ad Acrobax (ex Cinodromo)


Ponte Marconi ore 17,30

Incontro con avvocati, operatori del carcere, associazioni
Cena per sostenere la famiglia di Manuel Eliantonio
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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