31 dicembre 2006



Dire sempre la verità

Invitare spesso gli amici a cena

Mitigare la mia verve polemica

Aiutare il prossimo quando capita

Giudicare sempre con serenità

Rinforzare sentimenti, affetti e amicizie

Imparare ogni giorno qualcosa dagli altri

Riparare ai torti commessi, agli errori subiti

Evitare di regalarmi al primo che capita


Ed eccoli,

belli e

sistemati,

i buoni propositi

per il 2007.

Buona fine e buon principio!



30 dicembre 2006

Saddam Hussein è stato impiccato

Saddam Hussein, classe 1937 aderisce alla rivolta del 1956 contro la monarchia irachena filo-britannica militando nel partito pan-arabo laico Baath. Nel 57 prende parte al fallito attentato contro il primo ministro Abdel-Karim Kassem. Fugge all'estero e torna a Baghdad solo nel 1963, quando il Baath prende il potere con un colpo di stato; nove mesi dopo i baathisti sono rovesciati, Saddam è catturato e imprigionato. Il Baath torna al potere nel 1968. Il 16 luglio 1979 Saddam prende il potere assoluto. Il 22 settembre 1980, armato e sostenuto dagli Stati Uniti d’America, invade l’Iran per, d’accordo con Washington, rovesciare la repubblica islamica dell’ayatollah Khomeini. Durante gli 8 anni di conflitto (nel quale gli stati uniti vendono armi all’Irak quanto all’Iran) muoiono 2 milioni di persone, senza che Saddam (gli stati uniti) ottengano il loro scopo. La vendetta di Saddam contro i Curdi e gli Sciiti iracheni, accusati di aver parteggiato per l’Iran durante la guerra, è spietata. Il massacro nella città sciita di Dujail nel 1982, costa la vita a 143 persone mentre nel marzo del 1984 5mila Curdi vengono uccisi coi gas nella città di Halabja.

Il fallimento della guerra all’Iran allontana l’establishment statunitense da Saddam, che resta solo alla guida di un Iraq indebolito dal conflitto e indebitato fino al collo.

Nell’agosto del 1990 Saddam, invade il Kuwait per sfruttarne le risorse. Il 17 gennaio 1991 una forza multinazionale guidata dagli Stati Uniti, lancia attacchi aerei sull'Iraq e sul Kuwait occupato. Le ostilità cessano il 28 febbraio con la cacciata delle forze irachene dal Kuwait.

Le forze alleate decidono di non rovesciare Saddam, per non destabilizzare l’Iraq e la regione. La comunità internazionale istituisce due zone di non sorvolo per proteggere curdi e sciiti, che avevano appoggiato l’attacco al regime di Saddam, e impone sanzioni che riducono alla fame la popolazione civile irachena.

Dopo l’attacco alle Torri Gemelle del settembre 2001 l’Iraq viene accusato dall’amministrazione Bush come di essere un alleato di al-Qaeda e di essere in possesso di armi di distruzione di massa. Nessuna delle accuse è dimostrata, anzi si riveleranno entrambe false, ma il 20 marzo 2003 parte la campagna militare anglo-americana in Iraq. Il 9 aprile le forze statunitensi entrano a Baghdad: è la fine del regime di Saddam che viene catturato il 14 dicembre e tenuto sotto custodia statunitense nella base di Camp Cropper, in Irak.

Il 19 ottobre 2005 si apre il processo contro Saddam Hussein e sette coimputati accusati di crimini contro l'umanità per la strage compiuta a Dujail nel 1982. Presiede il tribunale il giudice Rizkar Mohammed Amin. Saddam che si dichiara innocente contesta la legittimità del tribunale, accusando i giudici di essere uno strumento degli Stati Uniti. Il 23 gennaio 2006 il giudice Amin, accusato di essere troppo debole, si dimette. Al suo posto viene nominato il curdo Rauf Rashid Abdel Rahman. Il 19 giugno 2006 il pubblico ministero chiede la condanna a morte di Saddam, del fratellastro Barzan al Tikriti e dell'ex vicepresidente Taha Yassin Ramadan, mentre gli avvocati di Saddam boicottano il processo ritenendo che non siano garantiti i diritti della difesa. Il giudice assegna agli imputati legali d'ufficio. Il 5 novembre 2006 la corte condanna a morte Saddam. Il giorno dopo comincia il processo d’appello che finisce il 26 dicembre scorso: la Corte d'appello conferma la condanna a morte per Saddam Hussein, accusato di crimini contro l'umanità.

Uno degli avvocati di Saddam, Ahmet Essadik, dichiara che a suo giudizio l’amministrazione Bush vuole giustiziare subito Saddam per non correre il rischio che la nuova maggioranza del Congresso blocchi l’esecuzione, ritenuta l’unico successo d’immagine per l’amministrazione Bush della fallimentare campagna irachena. Alle ore 6 del 30 dicembre 2006, ore 4 per l’Italia, Saddam viene impiccato, rifiutandogli, come da lui richiesto, la fucilazione. È stata così portata a compimento una sentenza ottenuta in un processo che non ha rispettato i diritti dell’uomo, ucciso per non aver rispettato i diritti degli altri.


Così, in un testo che ho accorciato e, ahimè, riscritto in italiano corretto, il sito Peace reporter riassume le vicissitudini di Saddam Hussein.

Con quale faccia da culo Bush possa parlare dell'omicidio di Saddam Hussein come di una pietra miliare della democrazia in Irak è una domanda cui nessuno che si reputa veramente democratico può esimersi dal rispondere, traendo le dovute conseguenze.

Oggi, con l'assassinio di Saddam Hussein, il mondo è un po' meno democratico, e Bush dovrebbe lavarsi la bocca prima di usare questa parola.

Questo inverno qui si preannuncia rigido....

27 dicembre 2006

la condanna a morte di Saddam Hussein pietra miliare della democrazia....



...lo dice Bush Jr. presidente degli Stati Uniti d'America che, da veri democratici, hanno sulla coscienza il democraticamente eletto Allende, mentre Pinochet è morto di vecchiaia...

Se avessimo una vera memoria storica basterebbe scendere tutti in piazza per travolgere Bush e tutti i governi fascisti che governano l'Europa...

Questa sì sarebbe una vera pietra miliare per la rifondazione democratica dell'occidente....
Invece dobbiamo tenerci uno che gongola perché uno stato uccide un uomo (poco importa i crimini che ha commesso) e spaccia questo crimine per una delle fondamenta della democrazia...



Quand'è che ci si può iscrivere per diventare coloni del pianeta Marte?!?!?

24 dicembre 2006


Ricordo vagamente la cerimonia funebre di mio padre, morto suicida nel 1984. Mi ricordo che il parroco non voleva officiare la messa funebre perché secondo le leggi cristiane, in quanto suicida, mio padre si era posto al di fuori della legge della chiesa (di dio).

Rispetto questa decisione. Ci sono delle regole e chi sta fuori sta fuori.

Mi ha meravigliato apprendere che la famiglia Welby voleva un funerale religioso quando quella stessa religione, se ne avesse avuto il potere, avrebbe imposto a Piergiorgio una prolungata sofferenza.

Se mio padre si è suicidato non ha forse espresso anche il dispregio per la religione cristiana? Eppure la nostra cultura italiana è talmente priva di una mentalità laica che il funerale resta religioso (e dunque cattolico) anche quando non vuole esserlo.

Perché da un lato la chiesa pretende di avere l’unico appannaggio sulle cose che riguardano la morte e infatti il Vicariato rifiuta il funerale, ma si affretta a pregare per Welby. Non è ipocrisia è l’arroganza di una chiesa che dice che dio ti ama anche se tu non lo vuoi. D’altronde chiesa cattolica (e non solo) e democrazia non hanno nulla in comune. Se fosse per la chiesa dovremmo vivere tutti secondo le convinzioni che qualche essere umano vuole imporre come volere divino, in barba al buon dio che non sicura di queste inezie umane indaffarato com’è a governare un universo ben più vasto e importante delle vite del solo pianeta Terra ….

Dall’altro gli uomini pretendono che la chiesa sia qualcosa di diverso da quel che è.

Gli omosessuali vogliono stare nei presepi, i suicidi vogliono il funerale, i divorziati vorrebbero risposarsi in chiesa.

Come se l’appartenenza alla chiesa fosse un diritto di ogni cittadino. Invece l’appartenenza alla chiesa la si guadagna col pensiero e coi comportamenti, e non posso imporre la mia presenza alla chiesa se questa non mi vuole. Né la chiesa può impormi i suoi modi di vedere e di pensare se sono contrari ai miei. Anche se la chiesa lo ha sempre fatto e continua a farlo e se potesse farebbe molto di più.

Come fanno i gay a voler far parte della chiesa se nella bibbia c’è scritto che quel che loro fanno è abominio?

Come fanno i divorziati a volere far parte della chiesa se mai avrebbero potuto rescindere quel che dio ha unito?

Voler ammodernare la chiesa è una contraddizione di termini.

Non a caso Benedetto decimosesto ha ripristinato la messa in latino.

Se la chiesa è conservatrice, reazionaria, antiscientifica, maschilista, chi non è conservatore, chi non è reazionario, chi dà fiducia alla scienza, chi crede che la donna possa accedere allo stesso potere dell’uomo, come può desiderare di parteciparvi, di farne parte? Avrebbe credibilità un carnivoro che vuole per forza entrare in un club di vegetariani?

Se io avessi deciso di suicidarmi non mi curerei che la chiesa mi rifiuti il funerale perché non potrei sentirmi di appartenervi se una mia decisione sofferta, superficiale, avventata, patetica quanto quella del suicidio (mi riferisco a mio padre non certo a Welby) venisse così duramente criticata dimostrando una mentalità burocratica più pertinente all'esercizio di potere umano che all’amore di dio (che, se c’è, sta sicuramente altrove).

Eppure ci indigniamo se la chiesa rifiuta i funerali a Welby, il cui gesto non ha nulla del suicidio visto che la malattia lo aveva già strappato dalla vita (e questo non lo dico io, lo aveva detto lui…), pensando che se non per lui, che ormai è morto, almeno per i parenti e gli amici, che così borghesemente desiderano un funerale religioso, la chiesa dovrebbe ottemperare, come vuole la madre di Welby, leggo sui giornali (e povera donna ha già sofferto tanto per tutte le disgrazie del figlio….).

Come disse Marx, Groucho però, io non potrei mai far parte di un club che ammettesse tra i soci un tipo come me. Chiedere alla chiesa di essere altro da quello che è vuol dire comportarsi esattamente come lei e cercare di imporre il nostro volere alle sue convinzioni. Perché non è la chiesa a non volere i gay nel suo presepe, ma i gay a non voler stare dentro il presepe.

Almeno così dovrebbe essere se fossimo veramente laici…

Ma chi può veramente affermare di esserlo?


Buon Natale.

22 dicembre 2006

Pier Cortese al festival di Sanremo

Pier Cortese è entrato tra i Giovani che parteciperanno al prossimo FESTIVAL di SANREMO

Ecco i nomi:

Sara Galimberti - Amore Ritrovato (et. RINGHIO)
Fabrizio Moro - Pensa (et. LA CILIEGIA)
Romina Falconi - Ama (et. JUST1)
Mariangela - Ninna Nanna (et. UNIVERSO)
Marco Baroni - L'immagine che ho di te (et. EMI music)
Elsa Lila - Il Senso della Vita (et. DESTINO)
Pier Cortese - Non ho Tempo (et. UNIVERSAL MUSIC)
Patrizio Baù - Peccati di Gola (et. AVVENTURA)
FSC - Non Piangere (et. SONY BMG)
Jasmine - La Vita Subito (et. SONY BMG)
Grandi Animali Marini - Napoleone Azzurro (et. WARNER MUSIC)

più i giovani di SanremoLab:
Khorakhanè “ La Ballata di Gino”
Piquadro “Malinconiche sere”
Stefano Centomo “Bivio”
Ecco un motivo in più per vedere il festival tutti insieme, dando il voto ai cantanti, come facevo tempo fa, quando non ero ancora single, come ho fatto tanti anni fa, da piccolo, con mia sorella, come farò spero ancora per molti anni....

Perché, come mi ha insegnato Ida Magli (ma lei lo diceva vent'anni fa), Sanremo è un ottimo modo per tastare la salute cultural-popolare del paese...

Così, mentre deve ancora avere luogo l'orgia consumistica dell'Ateo Natale (grazie Silvia!), io sono già proiettato a quel di febbraio (o marzo?, chissà) quando con Sanremo si avvicinerà il secondo anniversario della mia zitellaggine e probabilmente me ne fregherà meno di quanto me ne importi ora, ch'ho 'l cor che riempie perchè ascolto Pier Cortese, che mi commuove sempre come la prima volta (Cara, cosa mi succede stasera?!?!...).

qualche immagine val più di molte parole?




20 dicembre 2006

è natale

Arriva di nuovo Natale
la gente è più falsa di prima
s'insegna ai bambini a mentire
si aiuta l'ortica a salire
si porge la mano
si allunga una mancia
scordando di colpo però
il male di pancia.
La prego, si accomodi pure
si sieda al tavolo dieci,
la smetta con i complimenti,
oggi siam tutti parenti
oggi è Natale
oggi è Natale,
passati due giorni però
te la faccio pagare.

Y la noche llegarà
qui sas si cambiarà
la vida que es?
Y en dia llegarà
qui sas si cambiarà
la vida que es?


Panettone, champagne quella sera
a casa con tutti gli amici
mi sento fin troppo da sola,
seduta in mezzo ad un coro,
ho gli occhi pesanti
in certi momenti
la voglia di dire "non va"
rinchiusa tra i denti.

Y la noche llegarà
qui sas si cambiarà
la vida que es?
Y en dia llegarà
qui sas si cambiarà
la vida que es?
E l'amore vincerà
el dìa volverà
la vida que es?

E' Natale
(Valentino e Alfano Massimiliano Pani)
in RIDI PAGLIACCIO, 1988, Mina

17 dicembre 2006

Ciao Guido!

Let's start at the beginning. Come stai? Molto bene. Bon giorno
Ciao. Arrivederci.
Every Italian from Italy knows these words and every Italian-American should.
But what about the goomba speech pattern? Those words and phrases that are a little Italian, a little American, and a little slang.

Words every paesano and Bacciagaloop has heard,-words we hear on The Sopranos and throughout our Little Italy neighborhoods of New York and New Jersey. This form of language, the "Goomba-Italiano" has been used for generations. It's not gangster slang terms like "whack" or "vig", if that's what you are thinking---nope, this is real guido talk !

The goomba says ciao when he arrives or leaves. He says Mama Mia anytime emotion is needed in any given situation. Mannaggia, meengya, oofah, and of course, va fongool can also be used.
Capeesh?

He uses a mopeen to wipe his hands in the cuchina gets agita from the gravy (SAUCE to the NY gang) and will shkeeve meatballs unless they are homemade from the famiglia. Always foonah your bread in the pot of gravy (sauce ) or you will be considered a real coo-gootz or a Mezzo-finookio There are usually plenty of mamalukes and the girl from the neighborhood with the reputation is a facia-bruta, puttana or a schifosa.

If you are called cattivo, cabbadost, sfatcheem, stupido, or strunz , you are usually a pain in the ass. A crazy diavlo can give you the malokya (evil eye), but that red horn (contra malokya) will protect you if you Use it right.

Don't forget to always say per favore and grazia and prego.

If you are feeling mooshadda or stoonad or mezzo-morto, always head to Nonna's and she will fix you up with a little homemade manicott', cavadell', or calamar ', or some ricotta cheesecake.

Mangia some zeppoles, canollis, torrone, struffolI,shfoolyadell', pignoli cookies, or a little nutella on pannetone. Delizioso! I think I will fix myself a sangweech of cabagol' with some proshoot and mozarell' or maybe just a hot slice of peetza.

So salud' if you have any Italian blood in you and you understood anything written here! Then, you are numero uno and a professore of the goombas If you don't get any of this, then fa Nabola with the whole thing and you are a disgraziato. Scuzi, mia dispiachay, I didn't mean that.
Sent me by a girl from New York who lives in Rome...

14 dicembre 2006

Maurizio Crosetti ha risposto alla mia mail...


Oltre alla pubblicazione sul mio blog ho spedito il post in cui criticavo lo stile e i contenuti di un articolo di Repubblica firmato da Maurizio Crosetti via mail alla redazione di Repubblica. Dopo nemmeno due ore (!) Maurizio Crosetti mi ha spedito questa risposta.

buonasera.
guardi che lei parte da una premessa tutta sua: io non penso e non ho scritto che pulire i cessi sia umiliante, e non gioisco per questo. credo che lavorare al servizio degli altri serva a capirli meglio, dunque sia educativo, non punitivo. a casa mia, pulisco regolarmente la casa e rigoverno la cucina insieme a mia moglie, senza obbligare i miei figli a farlo: però loro vedono che lo faccio, e qualche volta lo fanno a loro volta. altre volte no, ma non è questo il punto.

nel mio articolo volevo dire un'altra cosa. e cioè: i quattro ragazzi hanno offeso uno più debole di loro. in un luogo dove la diversità è così manifesta, appunto il sermig, il confronto con gli altri (e non solo pulendo i gabinetti, ovviamente) forse potrà non essere inutile, e magari potrà muovere in quelle teste pensieri importanti. non di umiliazione ma di crescita. tutto qui.

A mia volta ho inviato una risposta e dei ringraziamenti, chiedendo il permesso di pubblicare la mail che mi ha inviato. Non ho ricevuto ulteriori risposte. Ho deciso lo stesso di pubblicare la sua risposta e la mia replica.

Buonasera.

Intanto la ringrazio per avermi risposto subito, e per la tranquillità delle sue parole, nonostante io, nella mia lettera, me ne sono accorto rileggendola, abbia calcato un po’ la mano...

Può darsi che abbia lei ragione quando mi dice che nel fare le mie considerazioni parto da una premessa tutta mia, e cioè che lavare i gabinetti sia una cosa umiliante.

Mi permetto però di evidenziare alcuni passaggi del suo articolo che, se davvero mi sono sbagliato, mi hanno indotto all’errore.

Con i "bulli" a pulire i gabinetti dal videochoc alla rieducazione.

Ecco, senza fare polemica, si parla di gabinetti e di rieducazione sin già dal titolo, ma, si sa, quello non lo decide sempre l’autore…

«PER RICOMINCIARE, questo gabinetto va benissimo. "Qualcuno ha regalato le salviette che usi: non sprecarle" c'è scritto col pennarello sopra il lavandino. Il gabinetto, Luca, Giacomo, Giulia e Gianluca lo laveranno e lo spazzeranno per un anno, poi passeranno in cucina. Faranno i camerieri, i cuochi, i lavapiatti. Rimetteranno a posto le stanze, i letti e un po' di loro stessi».

Ecco io leggo l’inizio dell’articolo e mi faccio l’idea che, come forma di rieducazione, i 4 ragazzi laveranno bagni, poi faranno i camerieri, etc. per un anno…

Come mi è venuto in mente che questa più che una rieducazione è una punizione?

Perché i 4 ragazzi non hanno sporcato il gabinetto della scuola, hanno picchiato un compagno.

Dov’è la rieducazione? Sta nel prestare opera di volontariato in un centro di accoglienza per ragazzi con problemi (di che genere non ci è dato sapere…). Per riparare al torto di avere picchiato qualcuno si passa del tempo a fare volontariato in un posto dove ci si preoccupa del prossimo.

Solo che nell’articolo si dà più enfasi agli effetti che alle cause, cioè più a quello che faranno i ragazzi piuttosto che al motivo per cui lo fanno (il volontariato).

Ecco perché ho erroneamente creduto che lei sottolineasse l’aspetto se non umiliante, almeno punitivo delle loro mansioni piuttosto che quello educativo.

«Sul muro, un poster con due frasi: "Il futuro sei tu". "Giovane amico, oggi c'è bisogno di te per cambiare il mondo".

E il mondo si comincia a cambiare pulendo bene i cessi».

Ecco è soprattutto in questo passaggio dell’articolo che ho creduto, sbagliando evidentemente, che pulire i cessi sia una forma di rieducazione.

La ringrazio ancora per l’attenzione che mi ha voluto dedicare, per la risposta sollecita e, insomma, per il confronto che mi ha permesso di avere con lei.


Cordialmente,

Alessandro Paesano

Chi volesse leggere l'articolo nella sua interezza lo può fare cliccando qui

13 dicembre 2006

Cessi?! No, grazie!!!!

Leggo il Suo articolo di oggi su Repubblica Con i "bulli" a pulire i gabinetti dal videochoc alla rieducazione, signor Crosetti, e rimango basito.

Lei racconta, con dovizia di particolari, che nel percorso di rieducazione, cito le sue parole, “i quattro del pestaggio al ragazzo autistico, filmato a scuola con la videocamera digitale e lanciato su Internet” puliranno i gabinetti (più avanti nell’articolo parla direttamente di cessi…). Ora o non ho capito niente del suo articolo e lei critica questo percorso "rieducativo", nel qual caso le chiedo scusa, oppure lei ne sembra soddisfatto.

Ma come? 4 ragazzi picchiano un compagno (poco importa se artistico o no) , come percorso rieducativo gli si fa lavare i cessi (lo dice lei..) che più che rieducativi mi sembra una punizione e un’umiliazione (cioè con mezzi diversi quel che loro hanno fatto al loro compagno) e lei è contento? Ma che siamo tornati al codice di Hammurabi?!?!

I 4 ragazzi hanno sbagliato e la responsabilità in primis è la loro (e infatti sono stati sospesi per l’intero anno scolastico) ma anche dell’ambiente in cui vivono, la famiglia, certo, ma anche la scuola, gli amici e tutte le persone che frequentano, la città, la cultura del paese, cioè Noi signor Crosetti e invece di preoccuparsi anche lei che l’errore grave che hanno commesso i 4 adolescenti venga corretto fornendo loro i giusti strumenti lei gioisce che vengano umiliati?

Lei si sente forse tanto superiore a quei ragazzi di 14 anni signor Crosetti? Io non mi ci sento… però mi sento ugualmente responsabile per le loro azioni, eticamente coinvolto, politicamente sensibilizzato a fare in modo che tanti altri giovani non vengano così (dis)educati dalla società. Lei pensa davvero che la rieducazione passi per l’umiliazione?

Quale sarebbe poi l’umiliazione nel pulire i cessi? Certo, lo si dice... "dovrebbe pulire i cessi". L'ho detto anche io ma in un momento d'ira non lo vado a scrivere su un quotidiano... BAsta pensarci un momento a mente lucida...

Tutti quelli che lo fanno come mestiere? Sono inferiori a lei che scrive articoli sui giornali? Lei probabilmente non ha tempo di pulire la sala da bagno della sua abitazione è troppo occupato a fare cose più importanti, ci sarà qualcun altro a farlo al posto suo, sua moglie, sua figlia, sua sorella, magari qualche extracomunitario che viene pagato 12 euro l’ora. Anche per loro è un’umiliazione? Ah già... O l'umiliazione sta nel pulire i cessi degli altri?

Come possiamo pensare di insegnare qualcosa a 4 ragazzini imbecilli che si sono comportati come si sono comportati proprio perché figli della stessa scala di valori che fa gongolare lei perché vengono umiliati “lavando i cessi”? Vede, sbaglia due volte, sbaglia perché è contento dell'umiliazione (mentre in quel centro dove vanno a fare le pulizie domestiche vengono rieducati, e sbaglia quando pensa che lavare i gabinetti sia umiliante....

Perché si continua a scrivere tali idiozie sui quotidiani che dovrebbero informar e invece sciorinano luoghi comuni stantii e reazionari di qualcuno che dovrebbe fare il giornalista e invece si limita solamente a scrivere la prima banalità che gli viene in mente? Le stesse che magari sente al mercato… Solo che al mercato si lavora,anche, mentre lei, signor Crosetti, col suo articolo mena solo il can per l’aia!


L'isola felice di Markus e Petra


Domani il mio amico Markus e sua madre Petra aprono finalmente la loro Isola Felice,
in Via Tiburtina 8 (a San Lorenzo, vicino piazzale Tiburtino).
Non "solo" un ristorante (Markus è enogastronomo ed è capace di suscitare, con discrezione ma fermezza, interesse e rispetto per la cultura e la civiltà del vino in ognuno di noi; Petra sta in regia, scusate, in cucina, e ogni suo piatto è un momento goethiano: "fermati attimo sei bello" ) ma anche centro culturale che guarderà alla civiltà enogastronomica in maniera multidisciplinare impiegando arte, cinema, musica, storia e filosofia per approfondire la cultura del bere e del mangiare, oggi sempre più sviliti da un rapporto superficiale e frenetico con la tavola.

Domani sera l'apertura al pubblico (è già tutto esaurito, ma il buon Markus ha sempre pronta una sedia in più...) della quale vi rendiconterò su queste pagine (elettroniche) anche perché vi andrò con amici vecchi (Luca), nuovi (Marco) e ritrovati (Frances).
Anche io avrò il privilegio e l'onore di far parte della squadra ammannendo (in un prossimo futuro), tra un manicaretto e un bicchiere di vino, qualche pagina musicale della storia della canzone italiana dalle sue origini a oggi (più Milly che Pausini, più Rodolfo De Angelis che Gigi D'alessio, ma sempre di canzoni si tratta...).
Domani sera mi limiterò ad essere uno dei fortunati ospiti di una nuova oasi di piacere (del palato e non solo) e di cultura (e non solo del bere e del mangiare) alla quale siete tutte e tutti invitati a passare anche solo per sorseggiare un bicchiere di vino...

12 dicembre 2006

Lo schermo svelato

Si parla di nuovo di unioni di fatto e di matrimoni (sic) omosessuali.
Pur avendo già rinunciato (per quanto a suo tempo avendolo annunciato) a pubblicare un post esaustivo sull’argomento (chissà forse un domani…) non posso esimermi dal fare il pignolini della situazione e denunciare che la stampa ci sta fregando allegramente.

A pagina 19 di «Repubblica» di oggi si legge in un occhiello “Gli italiani e le coppie di fatto” e poi si sciorinano tre percentuali di un sondaggio “sulla popolazione omosessuale italiana” per la precisione: il 64% degli italiani è favorevole al riconoscimento di una serie di diritti per le coppie omosessuali, l’82% degli italiani è contraria ad equiparare la famiglia eterosessuale a quella omosessuale, mentre il 62% degli omosessuali ritiene matrimonio etero e matrimonio omosex due cose del tutto diverse.

Ora, un precedente sondaggio dell’Istituto Cattaneo di Bologna (la mia fonte è il tg3 del 14 Gennaio u.s.) riporta cifre assai più significative: nella popolazione omosessuale solo il 27% delle donne e il 18 % degli uomini convivono, mentre, prosegue il servizio del tg3, secondo i dati ISTAT sono 555mila le coppie eterosessuali di fatto che, cioè, pur potendo, non si vogliono sposare …

Facciamo un po’ di conti della serva.

Al 31 dicembre 2004 gli italiani erano 58.462.375. Stimando il numero delle e degli omosessuali italiani in un 4% alquanto ottimista della popolazione totale (stime più attendibili si fermano al 2%) otteniamo 2.338.495. Quanto fa 23% delle donne e 18% degli uomini? 269926 + 210464 =480390 persone.

Quindi per non far avvalere a 480390 persone (ma omosessuali, quindi cittadini di serie b) del matrimonio omosessuale (sic!) si nega a più di un mezzo milione di famiglie di fatto eterosessuali (che hanno anche figli…) di godere degli stessi diritti delle coppie etero sposate.

Come fanno le e gli omosessuali a non accorgersi di essere usati ad arte della maggioranza etero per evitare di allargare ad altri etero un privilegio di cui godono solo loro?

E cosa c’entrano i dritti civili per le coppie di fatto con i matrimoni omosessuali?

Niente! Eppure si fa tanta confusione usando queste due categorie come sinonimi quando in Italia nessuna forza governativa o dell’opposizione si sogna di parlare di matrimonio omosessuale.

Sono equivoci semantici, ma anche ideologici e dunque politici, cui i giornalisti indulgono volentieri come quando si parlava dell’aids come del morbo degli omosessuali e poi si è visto che a causa di questa mala informazione la categoria più a rischio oggi sono le donne eterosessuali…

Roba da levar a tali giornalisti la tessera dell’albo, o, comunque, impedire loro di continuare una professione condotta così cialtronescamente…

Ah quanto aveva ragione Mao quando, durante la rivoluzione culturale, mandava gli intellettuali a zappare la terra!!!

Una cosa è certa: le coppie di fatto (qualunque sia il loro assortimento sessuale) hanno diritto a godere degli stessi privilegi (perché i diritti sono di tutti) delle coppie sposate etero, che godono di prelazioni legali che non si basano sul fatto che le coppie sposate abbiano prole come vogliono farci credere (o come adducono quale motivo per impedire i matrimoni gay…) ma si basano solo sul loro essere degli adulti legati da un rapporto sessual-sentimentale (fatto che da solo dovrebbe bastare a considerarli una famiglia, ma che molte coppie etero ancora oggi riconoscono mussolinianamente come tale solo quando sono presenti dei figli, con buona pace di chi non vuole o non può farne). Ricordiamo alcuni dei privilegi: reversibilità della pensione, subentrabilità nel contratto di locazione, diritto di assistenza in ospedali e carceri... La maggioranza di persone sposate vuole tenere stretti a sé questi privilegi negandoli a oltre mezzo milione di famiglie eterosessuali non sposate adducendo la scusa di non volerli concedere a qualche migliaio di razza avversa (gli e le omosessuali) che secondo loro non hanno diritto agli stessi diritti…

I pacs in realtà (o come diavolo li si voglia chiamare) allarga questi diritti a tutte le coppie di fatto non solo a quelle unite da un’attrazione sessuale (poco importa di quale orientamento)… ed è quindi più a sinistra, più open minded, più liberale delle rivendicazioni delle e degli stessi omosessuali che vogliono il matrimonio gay rivendicano per sé e solo per sé il diritto borghese di appannaggio eterosessuale in barba alle coppie etero di fatto che resterebbero fuori al matrimonio gay così come sono fuori (per scelta) da quello etero… E infatti gli invidiosissimi omosessuali si indignano quando chiedi loro “e le coppie di fatto etero?” rispondendoti che quelle volendo possono sposarsi mentre loro (poverini…) no (e poi si dice che gli omosessuali siano progressisti… ma quando mai!!!).

I pacs invece riconoscono i diritti a chiunque sta insieme anche per solidarietà, per affinità elettiva, per affetto amicale asessuato spezzando quel privilegio fondato sulla famiglia (la cui prole serve in realtà solo come prova che il sesso in quel matrimonio è consumato) riconoscendolo ai singoli individui.

Altro che matrimonio gay! I pacs danno fastidio perché sono una idea davvero progressista e anti-eterosessuale (l’ideologia etero, fata di ruoli sessuati, la donna a casa a cucire cucinare e fare figli, gli uomini a lavorare, etc…, non certo le concrete single coppie) mentre i gay si limitano a rivendicare a sé gli stessi diritti degli etero dimostrando così di non possedere solidarietà di classe e di non voler allargare i privilegi a tutti gli esclusi quanto piuttosto di voler entrare solo loro (eddai! Sono pochi!!!!) a far parte della schiera dei privilegiati che lascia sempre qualcuno fuori (mezzo milione di coppie etero di fatto? Troppe!!! Lasciamole fuori!!!)…

I pacs invece non vogliono lasciar fuori nessuno né il milione di etero che pur potendo non si vogliono sposare né chi pur senza fare sesso ha deciso di legarsi affettivamente a qualcuno... In barba a chi vuole entrare nel nostro letto per stabilire una volta di per tutte cosa facciamo, con chi, quando, come e perché…

(Io e Cirillo?!?!? Perché no!!!!)

4 dicembre 2006

ho aperto un nuovo blog per le mie lezioni a scuola

...meglio un sito dedicato...cliccate sul titolo del post vi aprirà il blog nuovo di zecca in un'altra pagina....
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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