14 agosto 2011

Quando pensi che Repubblica abbia già raggiunto il fondo ecco che i suoi giornalisti iniziano a scavare: sull'articolo (sic!) di Valeria Di Leva e Chiara Piselli sulla prostituzione a Roma.

L'articolo è irricevibile e illeggibile, e non farò il piacere alle due autrici Valeria di Leva e Chiara Piselli di citarlo su questo blog. Per chi vuole farsi del male e andarlo a leggere può farlo cliccando qui.

Se ne scrivo è solo per fare una strigliata totale alle due autrici che non hanno alcuna giustificazione per avere firmato un insulto alle prostitute e all'intelligenza dei lettori e delle lettrici del quotidiano sul quale, immeritatamente, scrivono.

Intanto - non so fin quanto dovremo ancora ricordarlo a tutta la classe giornalistica italiana che dovrebbe ricevere una multa di mille euro ogni volta che, transfobicamente cade nell'errore - quando si parla di trans cioè di PERSONE che transitano dal sesso biologico di nascita all'altro, ci si riferisce loro usando come genere QUELLO DEL SESSO D'APPRODO (su internet il carattere maiuscolo significa che si sta urlando. Specifico che sto urlando, direttamente nelle orecchie delle due giornaliste chissà tanto che questa volta sentano e - ma ne dubito - capiscano...).
Così nel caso di trans m to f si dice la trans, le trans, poco importa se sono già operate oppure no (come viene specificato - non senza una certa pruderie - nell'articolo in questione) non il trans, i trans.
Per degli uomini che vogliono approdare al sesso femminile (in qualunque momento del guado decidano di fermarsi) ricordare loro il sesso di partenza e non quello di approdo significa non rispettare la loro decisione, il loro sentire, vuol dire offenderle per un pregiudizio che va almeno esplicitato e non nascosto nelle pieghe di una lingua di per sé già alquanto maschilista. Che si abbia almeno il coraggio delle proprie opinioni (sic!) e ci si dichiari apertamente transfobiche senza nasconderlo vigliaccamente negli accordi di genere della lingua italiana.

Ma in questo Valeria Di Leva e Chiara Piselli non sono meno dei loro colleghi che fanno tutti a gara a usare il maschile per riferirsi a delle donne trans adeguandosi a un livello di maschilismo al quale evidentemente pensano di doversi arrendere se vogliono essere pubblicate su un giornale come Repubblica.

Quello che però è veramente insopportabile e rende l'articolo irricevibile e da rispedire al mittente con tutta la veemenza possibile è la miopia professionale delle due giornaliste che non solo per tutto l'articolo si limitano a descrivere la presenza ingombrante delle prostitute senza mai prendere in considerazione quella dei maschi che le pagano (se non come momento di colore... quando un ragazzo chiede a una di loro quanto vuoi) come se il presunto degrado  della città dipendesse solo dalla loro presenza in strada e non da quella dei clienti, padri , fidanzati, mariti, fratelli, cugini, parenti e amici delle persone che, come Valeria Di Leva e Chiara Piselli, si indignano della presneza delle prostitute senza esecrare mai a chi va con loro.

Quello che trovo davvero insopportabile e che mi fa vergognare di loro è la totale assenza,  nell'articolo, di solidarietà per le persone sfruttate, perchè ormai anche le pietre sanno (ma non Valeria Di Leva e Chiara Piselli) che dietro la prostituzione c'è un giro enorme di sfruttamento basta leggere un qualsiasi articolo pubblicato su internet e non siti di libertari o libertini, o di gente di sinistra area alla quale ormai solo nominalmente Repubblica appartiene questo articolo non avendo nulla da invidiare a quelli pubblicati sul Tempo.
Parlo di siti come quello della Caritas costituita nel 1971 da Papa Paolo VI come organismo pastorale finalizzato a promuovere la testimonianza della carità all'interno della comunità cristiana. 
La Caritas si batte per <i>la protezione e la difesa della donna vittima del traffico, l'informazione e la sensibilizzazione della comunità cristiana e dell'opinione pubblica, la denuncia e la sollecitazione a farsi carico della situazione da parte delle istituzioni</i>.
Col loro articolo Valeria Di Leva e Chiara Piselli vanno esattamente nella direzione contraria


Se si fossero informate prima di scrivere Valeria Di Leva e Chiara Piselli avrebbero scoperto che
L'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) stima che circa 1.000.000 di esseri umani sono trafficati ogni anno nel mondo e 500.000 in Europa. In Italia, per quanto riguarda la tratta per sfruttamento sessuale, pur nella difficoltà di poter avere dati certi sul fenomeno per il suo carattere di clandestinità, si stima una presenza di prostitute straniere che oscilla tra le 19.000 e le 26.000 (fonte Caritas Ambrosiana )
Invece di alimentare lo stigma contro le prostitute, tacendo il doppio sfruttamento maschile che c'è dietro,  quello di chi con le prostitute ci va e quello di chi con le prostitute ci guadagna Valeria Di Leva e Chiara Piselli si limitano a lasciar parlare il proprio pregiudizio arrivando a scrivere che a nulla sono serviti i proclami del sindaco che aveva promesso di rendere Roma più sicura e di spazzare via questo indecoroso spettacolo notturno.

Quel che preoccupa Valeria Di Leva e Chiara Piselli non è lo sfruttamento maschile delle donne né il fatto che degli uomini trovino più facile pagare delle donne per farci sesso che provare a corteggiarle (figuriamoci se analizzano le motivazioni che portano gli uomini a frequentare le trans non operate si limitano a specificarlo solo per rimestare nel torbido).
L'unica cosa che le turba è lo spettacolo indecoroso. Per cui loro sarebbero felici se lo sfruttamento continuasse altrove, basta che non sia più sulla pubblica via. Così invece di informarsi (e oggi basta consultare internet non bisogna andare in biblioteca come una volta) e informare i loro lettori e le lori lettrici Valeria Di Leva e Chiara Piselli  contribuiscono ad alimentare lo stigma e a coltivare l'ignoranza di chi le legge dimenticandosi che stanno scrivendo su un quotidiano e non su una pagina personale  di internet dove scrivere la prima cosa che passa loro in mente.

Come cittadino italiano, come lettore e come uomo protesto per questo scritto che non è degno nemmeno di essere considerato un articolo e grido dal profondo del mio cuore a Valeria Di Leva e Chiara Piselli: VERGOGNATEVI!





bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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