22 ottobre 2010

Frances Nacman, il corpo e la voce.

Era una sera di inizio estate. L'anno, il 1984. Io e i miei amici di allora, Graziano, Roberto, fabrizio decidemmo di andare a sentire un concerto Jazz. veramente IO decisi e loro mi veniva dietro. Aprii la pagina degli spettacoli di Repubblica (manifesto non ce l'aveva...) cercai nella sezione concerti jazz puntai il dito sull'elenco né corposo né esiguo e mi cadde l'occhio su un nome Frances Day, come Doris Day. Quel nome mi andava a genio. Il locale era purea  Trastevere, quindi decisi che avremmo visto il concerto di Frances Day.

Il resto è storia.

Nel 1985 quando io e Frances non eravamo ancora amici ma io IL suo fan e lei LA DIVA le chiesi un'intervista per la rivista Uscita di Sicurezza (edizione italiana di Sortie de Secours, una rivista belga) per la quale collaboravo. Io all'epoca ancora non sapevo cosa fare della mia vita, regista? scienziato? porno attore ?!) non avevo le idee chiare. Quando Fernando, il marito di Frances, lesse quel che scrissi nell'intervista disse a Frances non so cosa questo ragazzo voglia fare nella sua vita ma lui è uno scrittore. L'articolo non è mai stato pubblicato perchè la rivista chiuse i battenti prima. e' rimasta inedita tra le mie carte (faldone freelance con tutte le cose scritte dal 1980 in poi).
L'ho scansita, integrata in una parte mancante (l'originale è battuto a macchina ma mancano alcune righe) e la pubblico ora, sul mio blog, 26 anni dopo.

A rileggerla oggi sono sorprendenti la lucidità e la lungimiranza di Frances (l'unica differenza col dattiloscritto è il cognome lì  quello d'arte, qui quello vero) la sua capacità di dire le cose, di sentirle, di trasmetterle.

Ho pensato di fare cosa gradita a voi lurkers del mio blog e la pubblico con una foto d'eccezione della DIVA.

Oggi, al secondo anniversario della sua morte, Frances ci manca più che mai ed è sicuramente sempre viva dentro ognuno di noi, nel cuore e nella mente.



FRANCES NACMAN: IL CORPO E LA VOCE

Prendete gli Stati Uniti d'America e il su più piacevole prodotto: il Jazz. Pensate ad una affermata cantante di L'or Angeles, dalla particolare estensione vocale, dotata di diversi registri interpretativi, di una irresisti¬bile presenza scenica, capace di at-tirare anche un pubblico di sordomuti  e immaginatevi di trasferire tutto questo in Italia, nei locali della Roma nottambula e dal gusto Jazz.
Un’utopia, penserete, un esperimento destinato  a fallire.
Au contraire!
Frances Nacman è riuscita in tutto questo. Ha ridato vita a delle canzoni imprigionate nei solchi di vecchi dischi,tiene un corso di canto Jazz, insegnando la difficile arte dell’interpretazione, contribuendo a diffondere quel “quid” che distingue il Jazz da ogni altro tipo di musica.

PERCHÉ SEI VENUTA IN ITALIA?

L'Europa mi ha sempre affascinata, mi piace la sua cultura, la sua arte. Così ho colto al volo l'occasione offertami da una eredità, ho abbandonato tutto e tutti e sono venuta a vivere in Europa. Prima l’Inghilterra, poi la Francia e infine l’Italia. Giunta a Roma pensavo che la mia tappa successiva sarebbe stata la Grecia, ma ora non credo che lascerà l’Italia molto facilmente.

COME HAI DECISO DI CANTARE A ROMA

Quando sono  partita per l'Europa avevo deciso di non cantare più. Credevo fosse difficile per una cantante americana. trovare lavoro in altri paesi soprattutto in Italia.
Durante un mio lungo soggiorno in Nigeria a casa di anici, ho ripreso a cantare Ero accompagnata da una batteria, un basso e un piano elettrico, dato il clima era impossibile mantenere un piano acustico.)
Così, tornata a Roma, sentii che non potevo più fare a meno di cantare. Mi presentai al Billie Holyday Jazz Club e Nino De Rose mi fece esibire subito. Era la primavera del 1984.


COME TI SEI TROVATA?

Beh, la difficoltà Principale    è quella della lingua. Così ho pensato che sarebbe stato bello se prima di ogni canzone, avessi spiegato il significato del testo, l’idea della canzone, ed  è una cosa che il pubblico apprezza molto. Comunque il problema rimane, una canzone in inglese resta  incomprensibile per la maggior parte del pubblico italiano, così il feeling; che posso instaurare dipende dall'acting, dalle mie capacità sceniche d'interpretare le canzoni mentre, a differenza che negli States, il testo ha un ruolo irrilevante.


COSA NE PENSI DEL PUBBLICO ITALIANO CHE VIENE AD ASCOLTARTI? (pensa un po' prima di rispondermi)

Vedi, non vorrei che lo scrivessi, ma il pubblico italiano è distratto parla mentre io canto. Questo sempre a causa dell'inglese.
In America dove l'inglese è la mia lingua e quella del pubblico, la canzone si rivolge diretta-mente ad ognuno che mi ascolta, qui tutto dipende dalle mie capacità , da quanto riesco a catturare l'attenzione. Ma c’è anche un altro motivo. La televisione ha abituato lo spettatore a parlare mentre segue il programma con i familiari; difficilmente qualcuno seguirà un programma in tv senza dire una parola dall’inizio alla fine. Questa abitudine lo spettatore la mantiene anche quando viene a sentire un concerto di jazz. Anche per me è difficile rimanere in silenzio quando ascolto un concerto in inglese, in italiano proprio non ci riesco perché non capisco i testi delle canzoni.

TROVI DIFFERENZE TRA I JAZZ-MEN AMERICANI E QUELLI ITALIANI?

Certo. Il jazz nasce in America, fa parte della nostra cultura Qui in Italia è giunto dopo la guerra e quindi i jazz-men italiani sono ancora in fase di acculturazione, di maturazione. 20 anni fa c'erano molte più differenze che oggi. Ancora mancano dei grossi nomi italiani per quanto riguarda il jazz, ma i jazzmen con cui lavoro, pianisti, bassisti, batteristi, stanno formando un background del tutto analogo a anello americano. Una cultura jazz italiana mi sta formando ora.

TROVI DIFFERENZE TRA IL MODO DI FRUIZIONE DEL JAZZ IN AMERICA E qUI IN ITALIA?

Si, moltissima. Qui i jazz e soprattutto rhythm, ci nono contaminazioni con altre forme musicali la musica brasiliana, ma anche il Blues. Il vero Jazz qui in Italia è ancora per pochi e infatti i locali jazz nono molti di meno che in America. Ma non mi fraintendere. Io adoro la contaminazione. Anzi credo che i musicisti Jazz, come tutti i professionisti della musica, siano un po’ rigidi. Se fai jazz non segui il rock e viceversa. Il pop poi viene snobbato da tutti. Per me è importante tenersi informati anche sui questo tipo di musica, perché è la musica d’oggi che riscuote il suc-cesso del pubblico. Poi trovo l’avvento del videoclip moto stimolante, sono i nuovi film di oggi che si rifanno anche al passato. La capacità di sintesi si rifà ai film muti dei primi del secolo. Alcuni video mi colpiscono a tal punto che ogni volta che ascolto la canzone alla radio non posso scinderla dalle immagini del video.

UN’ULTIMA DOMANDA: C’è QUALCOSA CHE VORRESTI TI AVESSI DO-MANDATO?

rimane in silenzio. Ci pensa un po’. Fa cenno di no con la testa poi ci ripensa  e mi dice:
Qui in Italia ho trovato un forte interesse da parte dei giovai di voler conoscere il jazz, non come spettacolo passivo., ma come partecipazione attiva alla creazione di quel sound che rende il jazz LA musica.
Per questo io e Nino de Rose, insieme a Sandra Provost tengo un corso di canto Jazz al Tusitala.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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