1 ottobre 2012

Roma Fiction Fest 2012 primo vero giorno di programmazione (1)

Dopo la giornata di ieri dedicata interamente ai bambini e alle loro famiglie oggi si apre veramente la settima edizione del Roma Fiction Fest, la seconda edizione sproporzionatamente (per il numero di avventori e avventirci) ospitata all'Auditorium parco della musica.
Mentre le proiezioni ufficiali devono ancora cominciare mentre scrivo, dalle nove di stamane si è già mesa in moto l'alacre macchina della festa che ha organizzato le prime proiezioni anticipate per la stampa, più un incontro con i rappresentanti del BBC Worlwide ltd, una delle due realtà produttive straniere che la festa è riuscita a contattare nel poco tempo, così ha spiegato il direttre artistico Stefano della Casa, a disposizione visto il tardivo via a questa sesta edizione. 

Great Expectation (UK, 2011) di Brian Kirk è un omaggio a uno dei grandi classici della letteratura inglese che la BBC tiene in massima cosiderazione.
Durante la conferenza stampa di presentazione della BBC Worldwide ltd. un giornalista (di Milano...) ha chiesto come mai la creatività inglese si sposa con i classici (altre due serie presenti alla festa sono Sherlock, da Conand Doyle e Sinbad). La risposta, meravigliata, di Steve Macallister President and Managing Director sales & Distribution,  è stata, naturalente, che la Gran Bretagna ha la fottuna di avere un passato letterario degno di nota. Ma questo alla borghesia più ignorante d'europa (e se Pasolini lo diceva già quasi 50 fa figuruamoci oggi...) non passa per la mente. Se poi pensiamo alla grande letteratura popolare inglese dell'800 e la confrontiamo con quella nostra... Va beh.






Great Expectation  è meravigliosamente prodotto, diretto, e interpretato con una qualità no, non da cinema, ma da BBC, e un cast nevole (da Gillian Anderson nel ruolo di Miss Havisham a Pimp che, nella versione di giovane adulto è interpretato da Douglas Booth - il giovane spazzino povero di cui si innamora Isherwood nell'ultimo film BBC sul grande scrittore british Christopher and His Kind (UK, 2011) di Geoffrey Sux -,  dalla belleza troppo moderna per il ruolo ma che lascia comunque davvero senza fiato.

Un appunto alla riduzione del romanzo che è stramaleddettamente seria mentre il registro narrativo originale di Dickens  è sull'ironico spinto. Ma tant'è.
Questa è fiction e non storia (della letteratura).
Una minserie di 3 puntate da 50' l'una, andate in onda in patria a dicembre del 2011  (anche se sul programma ufficiale della festa è presentato come anteprima internazionale e che invece si può già acquistare in dvd) e che noi ancora non si sa se e quando vedremo.

Da vedere, la proiezione ufficiale è stasera ale 20 e 30 in Sala Petrassi.
E, magari, da rileggere, o leggere, il libro che un ripasso ai clasisci non fa mai male.

La vera sopresa è stato Ripper Street di Richard Warlow (Mistresses, Waking The Dead),  che sulla carta si presentava come l'ennesima fiction su Jack lo squartatore mentre è una serie ambientata durante i suoi giorni ma che parla di altri omicidi (compresi i primi snuff movie quando ancora il cinematografo dei umière non era stato inventato...) con delle ricostruzioni d'epoca come solo gli inglesi sanno fare e un cast stavolta davvero azzecato e con facce meno belle di quella di Booth,  ma altrettanto incisive come quella del protagonista Matthew Macfadyen che non  certo da buttar via.
Una serie tecnologica, dove la tecnologia è quella del'800 e anche conqualche violenza, quella, ahinoi, senza età.

Deludenti le due sit com (senza risate pre registrate) statnitensit, provinciali come solo gli americani sanno fare.

The New Normal creata da Ryan Murphy e Allison Adler per la NBC, trasmessa negli States dallo scorso 10 settembre, vede David e Bryan, coppia gay di Beverly Hills - ricca e capricciosa -  alla ricerca di una madre surrogata per coronare il loro sogno di omogenitorialità. Jane, la nonna della madre surrogata Goldie si oppine alla scelta della nipote (anche suo marito era bisex ma lei gli è rimasto fedele nnostante tutto).
Bryan è la classica checca quella che piace tanto al cinema mainstream Bryan vede lo sport in tv (ma poi piange davanti a Goldie temendo di non essere un buon padre, si sa i gay sono sensibili). Si scherza in maniera troppo sopra le righe su temi sensibili e l'assunto centrale della sit com fa vomitare: tra nane (letterali) che mettono al mondo figlie normali e prostitute cinquantenni che ricorrono alla procreazione assistita l'a-normale (abnormal) dice la checca al suo fidanzato straight è il nuovo normale (da cui il titolo della serie). Capito? Non usciamo dall'alveo dell'omosessualità come accidente tollerato e tutelato in quanto minoranza anormale.
Gli americani sono ormai da soli in un crinale pericoloso che li distanzia sempre più dall'Europa. Beh non dall'Italia.
Unico elemento di rilievo della serie è Ellen Barkin che interpreta Jamie, la nonna di Goldie, la madre surrogata dei due froci.

Don't Trust the B.... in Apartment 23 ruota attorno alla vita di due giovani donne. La prima neoassunta in una banch appena chius per indagini giudiziarie, la seconda che truffa le coinquiline cui affitta una stanza della sua casa chiednedo un cospicuo anticipo e inducendo poi la neocoinquilina ad andarsene comprotandosi in maniera insopportabile (vi ricorda qualcosa?).
L'utima ingenua coinquilina però non demorde e le due ragaze diventano amiche. Peccato che nonostante le premesse interessanti (il problema del lavoro, gli inganni delle banche) si va ubito a parare nel sesso (un vicino onanista che si tocca guardando le due ragazze dalla finestra; un fidanzato fedigrafo e facilmente seducibile) mentre l'amore  sembra l'unico elemento importante per una donna.
Nella serie è presente anche James Van Der Beek, l'attore che interpretò Dawson in Dawson's Creek, nel ruolo di se stesso.

Insomma UK 1   USA 0.

Durante la conferenza stampa di presentazone della Master Class di David S. Goyer (sceneggiatore di Batman Begins, The Dark Knights Rises)  che ci ha parlato della nuova serie coprodotta da Fox e BBC Da Vinci's Demons, David ha racontato come gli sarebbe piaciuto girare in Italia se avesse ricevuto i permessi per farlo, e poi ci ha detto di come il govenro inglese ha dato molti soldi per aiutarli a costruire praticamente dal nulla un nuovo mega studio di produzione nel Galles, che è uno dei più grandi d'Europa (non dimenticate che la BBC è la rai inglese con tutte le differenze del caso...) insoma soldi pubblci per il lavoro publico, prorio come qui da noi.

Due righe appena nvece per la webseries Kubric Una storia porno, ideata e diretta da Ludovico Bessegato, la prima (e unica) produzione italiana che ho avuto la sfortuna di vedere, che racconta di tre giovani ragazzi  Dante, Sergio e Nico  con il pallino del cinema che si ritrovano a fare film porno. La webserie  tocca tutti ma proprio tutti i luoghi comuni del caso: i tre provinano gli attori assistendo a una loro sega dal vivo (schifandosi  e imbarazzandosi...), provinano le donne senza dire loro che si ratta di una produzione porno, e si riducono a cercare le attrici tra le prostitue (dell'est...) mentre la vicina di casa di cui è innamorato uno dei tre ragazzi si propone come pornoattrice ferendo i sentimenti del nostro... Insmma atro che maschilismo e sfruttento del'immagine femiile, qui i vei sesbili sono i macieti mentre le onne non hanno probemi a prenderlo in bocca al primo venuto...
Capita l'aria italica e fascistissima he appesta la webserie?

Il berlsuconismo ce lo abbiamo nel dna...




bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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