20 settembre 2009

Ma questi sanno di che parlano???


C'e' un tentativo neanche troppo celato, di sovvertire un governo eletto dal popolo attraverso operazioni di palazzo che nulla hanno a che fare con l'opinione degli italiani.

Maria Stella Gelmini, ministro dell'Istruzione,(fonte Corriere della sera)

Caro Ministro, torna a scuola.
Il Governo non lo elegge il popolo, ma il Parlamento.
Un parlamento i cui componenti, quelli sì eletti dal popolo, non sono stati scelti dal popolo ma dalle segreterie di partito.

Quindi di che cacchio stai parlando???

Criticare è legittimo ma comportarsi così significa far politica a scuola e questo non è corretto. Se un insegnante vuol far politica deve uscire dalla scuola e farsi eleggere.

No, non Benito Mussolini, bensì Maria Stella Gelmini, Ministro (sic!) dell'Istruzione (fonte Diario del Web)
Stiamo giungendo all'attacco finale. Non si può dissentire, non si puàl criticare. chi critica fa politica e quella non possono farla tutti i cittadini ma solo chi fa della politica il proprio mestiere.

Ancora sulla caccia e su Mina

E mentre nello stesso giorno dell'apertura ufficiale della caccia un cacciatore è già morto ammazzato (si ammazzassero tutti tra di loro sarebbe un modo magnifico per levarceli di trono) riprendo queste righe firmate Mina, comparse oggi su La Stampa, pienamente condivisibili (tranne il fagiano, ma per questione di gusti).

Oggi parte la stagione venatoria. Speriamo che non torni più.
Non mi pare che avessimo bisogno del rumore di ulteriori spari, ma oggi, sciaguratamente, saremo costretti ad accettarne altri. Molti, troppi, sparsi, sconclusionati e blasfemi in giro per campagne, radure, canneti, costoni a macellare i pochi residui di silenzio e un po’ di carne tanto innocente da viva quanto inutile da morta.

Il lugubre, scellerato carnevale di un delirante divertimento si compirà tra i pum-pum dei fucili e i bau-bau dei cani allenati, ma non si tratterà di un cartone animato. Si sprecheranno chissà quante risate per mire barcollanti e chissà quali complimenti per panieri ricolmi. Ferme magistrali e riporti degni di antiche stampe inglesi serviranno per le celebrazioni degli unici animali che si salveranno nella festa dell’ammazzamento.

Qualcuno che capisce di caccia, dopo avermi raccontato di Artemide, dea della caccia, delle iscrizioni dei cavernicoli e dell’unica fonte proteica dell’uomo appena diventato sapiens, mi spiegherà pure l’attualissimo sfondo ecologico dell’eliminazione delle sovrabbondanze. E io mi annoierò per i paleosimboli, per le antiche allegorie, per i neosignificati.

Provo il più doloroso senso di nausea all’odore della polvere da sparo, di scoppi, di sangue incidentale o intenzionale che sia. Tutto è follia su questa terra. Il mondo meriterebbe di essere ridisegnato, l’uomo dovrebbe essere riarchitettato cominciando dal rispetto di ciò che riusciamo ad avvertire con i nostri sensi. Si potrebbe iniziare con un leprotto che attraversa il sentiero, un uccellino che scompiglia la simmetria di uno stormo, un cinghiale con la sua esigenza di libertà, uno stambecco ignaro del «big hunter». Mi corre l’obbligo di una eccezione per il glorioso, irripetibile fagiano natalizio che, ogni dicembre, si suicida nella padella di Anna Maria tra burro, magici ingredienti e segreti adatti alla meraviglia. Per questo mi si perdonerà.

«La morte è una delle componenti dell’ordine dell’universo», diceva Montaigne. Certo, la morte, ma non gli eccidi organizzati. Né di animali disarmati, né di ragazzi anche se armati. Chi ha un avanzo di cuore ha il dovere di stupirsi per ogni singola vita tolta con uno sparo. La biologia è già così terribilmente dura e crudele che non mi sembra ci siano giustificazioni per chi le dà una mano. Dobbiamo arrenderci. L’uomo è una bestia, l’animale mai.

Mina La Stampa, 20 settembre 2009

Buon compleanno Sofia!!!

Mina da 1 a 50 (20)

E mentre sonnecchio al pc, invece di andare a dormire, cercando notizie sull'uscita del prossimo disco di inediti di Mina (quello che doveva uscire già a novembre dello scorso anno), il colpo d'occhio dei dischi della Tigre usciti nel nuovo millennio rimanda a un panorama desolante e triste.
Il 2000 si apre con Dalla Terra, album uscito in occasione del Giubileo straordinario voluto da Woytila. Album prestigioso, che si vendeva anche nelle librerie religiose, nel quale la potenza vocale di Mina in brani come Magnificat emoziona e colpisce, ma... sempre un album di arie sacre è. Non lo metto mai nel mio lettore cd.
Ci si deve accontentare del disco, fuori commercio, anche se inserito nella discografia ufficiale, primo dei due EP (come si diceva una volta), con appena 4 brani, Mina per Wind dove Ride Like the Wind fa rimpiangere i bei tempi in cui la Tigre proponeva un doppio con un volume di cover. Un pezzo forte, ben arrangiato (anche a Massimiliano scappa qualcosa di buono ogni tanto), ma un pezzo solo.



Nel 2001 esce Sconcerto un disco di cover dalle origini misteriose (pare sia rimasto nel cassetto per diversi anni prima di vedere la luce...). Gran bel lavoro, penalizzato (ma è un giudizio personalissimo) dal fatto di essere monografico. Anche se Modugno è uno dei migliori autori disponibili sulla piazza italiana sempre dello stesso autore si tratta. Meglio 3 4 pezzi diluiti in un album di cover miste... Tu si' 'na cosa grande rimane però uno dei capolavori assoluti di tutta la musica leggera del passato del presente e anche del futuro.


Il 2002 vede il primo disco di inediti dal 1999 (l'anno di Olio). Veleno è un album ambizioso che paga lo scotto di una produzione pavida, soprattutto nell'arrangiamento di qualche pezzo. UN album che ha la presunzione di affiancare brani di grandi autori, come le (rare) perle di Certe cose si fanno di Lauzi e In percentuale di Samuele Bersani (che non è propriamente un inedito, la musica essendo già comparsa nella colonna sonora del film Chiedimi se sono felice) con pezzi discreti come D'amore non scrivo più, La seconda da sinistra di Silvestri (penalizzato dall'arrangiamento senile di Gianni Ferrio) e Solo un attimo di Giulia Fasolino (brano con un grossolano errore di scrittura musicale nel finale) accanto a brani davvero brutti, imbarazzanti, insomma, posso dirlo?, delle merdine, a cominciare dall'odioso pezzo di Zucchero (autore che dovrebbe andare in pensione da un pezzo) continuando con Che fatica di Zero-Fabrizio (e si stenta a riconoscere nell'autore delle musiche lo stesso de I migliori anni della nostra vita e Almeno tu nell'universo mentre nel caso de Il pazzo solo la morte del suo autore (avvenuta pochi anni dopo) ne giustifica in parte la bruttezza (evidentemente Bigazzi stava male già quando ha scritto il pezzo...). I pezzi dei soliti emeriti sconosciuti sono sciatti, volgari, piatti, e si dimenticano subito dopo il primo (l'unico) ascolto... Insomma il classico disco contenitore di Mina che inanella cosa assai diverse per stile e qualità. Pensare che l'album venne preannunciato con altisonanti dichiarazioni ("album bomba") contribuendo a una delusione che non poteva essere più cocente: Veleno nomen omen.
Il 2003 vede la luce uno dei più noiosi, mal prodotti, peggio cantati, sciaguratamente arrangiati album di tutta la carriera di Mina (compreso Catene) Napoli secondo estratto: pezzi nenia, cantanti controvoglia, con una voce svagata, rauca, al limite della stonatura. Esecuzioni guidate dall'idea da manicomio che se un pezzo è classico va suonato lento. I risultano è che canzoni diverse per stile, ritmica e età sono spalmate su registri maledettamente LENTI. Un incubo di cattivo gusto musicale con l'esclusione di Cu 'e mmane, l'unico pezzo inedito del disco, degli Audio 2, che in un album di inediti farebbe la sua bella figura, ma annegato in un mare di noia e di sbadigli finisce col passare inosservato.
Se poi ripenso alla truffa del marketing che, a distanza di appena una settimana dalla sua prima uscita, fece uscire l'album in edizione speciale a tiratura limitata contenente un mini cd con altri due pezzi (Reginella e Malatia) mi prudono le mani. Un'operazione ignobile, una truffa per i consumatori e per i fan. Mina vaffanculo!

Il 2004, per decisione della Sony, presumo, con l'insostenibile scusa ufficiale che erano giunti nuovi brani che Mina voleva assolutamente aggiungere nell'album, facendone slittare l'uscita da novembre a gennaio (in realtà per non ostacolare le vendite del primo Platinum Collection che da marzo a dicembre ha venduto come non mai), è il primo anno nella storia discografica di Mina, da quel del 1958, che non vede l'uscita di un suo album. Un guinnes dei primati ineguagliabile rovinato per sempre da esigenze di mercato: Sony VAFFANCULO!

Così l'album esce agli inizi del 2005. Bula bula il migliore album di Mina del decennio, so far, grazie al genio di Nicolò Fragile che le regala uno splendido pezzo come Vai e vai, ma tante sono le perle dell'album, impreziosito dal basso di Andrea Braido (ascoltatelo in Bell'animalone da far rimanere senza fiato...) e con una memorabile La fretta nel vestito di quel Pizzorno che le aveva già regalato altri due capolavori Di vista in Pappa di latte e Musica per lui in Cremona. Mina è ispirata e ci regala un album degno della sua statura artistica. C'è addirittura una splendida gost track, Fever che, assieme a Ride Like the Wind dal primo ep per la wind e Rose in the Wind contenuta nel secondo ep per Wind (stranamente assente dalla discografia ufficiale, a differenza del primo...) fa immaginare un album di pezzi pop internazionali ritmati e audaci, che non sentiremo mai...

Ma come per intaccare questo bel disco nel novembre dello stesso anno esce un altro disco imbarazzante, dove Mina pur riprendendo pezzi già incisi 40 anni prima riesce a fare male, malissimo, peggio della peggiore principiante, L'allieva, dedicato a Frank Sinatra, è un album senile, inutile, svogliato, sulla falsariga diNapoli secondo estratto dove lentezza vorrebbe fare bellezza ma fa solo ...schifezza. Angel Eyes fa rimpiangere la versione anni 60 dopo appena 30 secondi, Dindi non sembra la stessa canzone, per tacer di Strangers in the Night che Mina sembra cantare mentre lavava i calzini di Quaini per quanto è svogliata, sembra quasi la parodia di Irina Scassalcazzaia... Un album talmente brutto che, quando uscì', iniziai davvero a dubitare di Mina, se mi piacesse ancora, se avesse ancora qualcosa da dire, se non fosse in realtà morta e il figlio stesse mettendo mano ai fondi di magazzino...




Nel 2006 è la volta di Bau altro album notevole, snobbato dalla critica ma apprezzato dai fan e premiato in classifica, uno dei rari dischi di Mina in cui c'è una coerenza musicale, un'idea di fondo, e dove Mina dimostra la sua classe di interprete regalandoci dei momenti da brivido (Fai la tua vita Datemi della musica, e altri).



Il 2007 è la volta del deludente Todavia un album sciatto e pavido nel quale Mina rifà, male, le canzoni che aveva già fatto in passato bene, album del quale ho avuto modo di parlare più volte...





L'anno scorso stessa storia del 2004, album che slitta all'anno successivo e secondo anno in 50 anni di carriera senza lp mentre la regola è almeno un disco di inediti (tra cover e canzoni nuove) all'anno (con punte di tre LP inediti...).


Poi a febbraio di quest'anno quell'azzardo di Sulla tua bocca lo dirò del quale, per quanto mi riguarda, la cosa migliore e tacere e andare avanti.

Un decennio desolato, privo quasi di vere sorprese, dove la colpa non è di Mina ma di chi le sta intorno, di chi sa consigliarla male, di chi ha fatto della sua musica una routine, come mangiare, dormire o andare di corpo...

Sarò un nostalgico ma che belli i vecchi tempi del doppio che usciva a ottobre, un disco di inediti e un'accozzaglia di cover, con brani vari, dai risultati altalenanti, ma quella era Mina, nel bene e nel male. Questa nuova mi dispiace dirlo faccio sempre più fatica a capirla a seguirla, ad apprezzarla.
E la cosa più grave è che, in fondo, va bene così...
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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