In un episodio di Enterprise, l'ultima serie trekkies nata in casa Paramount, trasmesso di recente da LA7, uno dei personaggi subisce dei danni neurali irriparabili. Il dottore decide di clonarlo, grazie a della biologia aliena, per espiantare al clone (condannato a una vita di sole due settimane) tessuto neurale necessario a salvargli la vita. Il clone scopre ben presto di avere tutti i ricordi del suo "originale" (ma in TNG non si parlava di insostituibili engrammi mnemonici? mah!) oltre ai ricordi propri raccolti nella sua settimana di vita (da feto ad adulto in 5 giorni). Il clone ovviamente non vuole morire e chiede al dottore di praticargli una tecnica, con scarse ma concrete possibilità di riuscita, che gli permetta d'ora in avanti di vivere una vita alla normale velocità biologica di crescita e invecchiamento degli esseri umani.
Indivinate come va a finire l'episodio? Il clone si sacrifica e l'originale riprende la sua vita normale. Tanto è cambiato in questi ultimi 3 anni l'orizzonte etico di Star Trek (degli Stati Uniti). Già ancora in un episodio di Voyager il dottore avrebbe trovato il modo di stabilizzare la vita al clone che avrebbe sostituito il membro "originale" del'equipaggio clinicamente morto.
Poteva succedere così anche in Enterprise se non fosse che l'originale (termine che in questo caso non ha senso visto che il clone mostra di averne tutti i ricordi e quindi l'esperienza e il vissuto emotivo) conta, di per sè, come idea, più dei rapporti umani o delle concrete possibilità di vita delle perosne (cloni compresi).
In Enterprise una persona morente ("l'originale") tenuta in vita da macchine vale di più di una persona viva (anche se fatta nascere come olocausto per il morente) che è a tutti gli effetti come la persona da cui ha preso vita, con in più altri ricordi. Quindi non la stessa persona ma una persona cambiata dagli eventi (un incidente mortale). Sacrificarla per far vivere chi è, praticamente, già morto, è un omicidio. E' quello che gli Stati Uniti stanno facendo ai propri soldati (lo spirito di sacrificio di tutti i morti in Irak) in base a un'idea che trova spazio non nella realtà concreta delle esperienze che si fanno nel mondo ma nella mente (colettiva) del popolo americano che continua a usare categorie ottocentesche nel terzo millennio.
Indivinate come va a finire l'episodio? Il clone si sacrifica e l'originale riprende la sua vita normale. Tanto è cambiato in questi ultimi 3 anni l'orizzonte etico di Star Trek (degli Stati Uniti). Già ancora in un episodio di Voyager il dottore avrebbe trovato il modo di stabilizzare la vita al clone che avrebbe sostituito il membro "originale" del'equipaggio clinicamente morto.
Poteva succedere così anche in Enterprise se non fosse che l'originale (termine che in questo caso non ha senso visto che il clone mostra di averne tutti i ricordi e quindi l'esperienza e il vissuto emotivo) conta, di per sè, come idea, più dei rapporti umani o delle concrete possibilità di vita delle perosne (cloni compresi).
In Enterprise una persona morente ("l'originale") tenuta in vita da macchine vale di più di una persona viva (anche se fatta nascere come olocausto per il morente) che è a tutti gli effetti come la persona da cui ha preso vita, con in più altri ricordi. Quindi non la stessa persona ma una persona cambiata dagli eventi (un incidente mortale). Sacrificarla per far vivere chi è, praticamente, già morto, è un omicidio. E' quello che gli Stati Uniti stanno facendo ai propri soldati (lo spirito di sacrificio di tutti i morti in Irak) in base a un'idea che trova spazio non nella realtà concreta delle esperienze che si fanno nel mondo ma nella mente (colettiva) del popolo americano che continua a usare categorie ottocentesche nel terzo millennio.
Per la prima volta Star Trek è stato reazionario, semplicistico, ascentifico (la memoria codificata nel dna? Neanche Lamark avrebbe osato tanto!!!!) e immorale...
Proprio come questi anni bui, reazioanri, stupidi e ingoranti