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Due gli omaggi a Tony Scott, che assieme al fratello Ridley cura molte produzioni statunitensi e non solo di fiction.
Se un pregio Labyrinth la miniserie i due parti di 90' l'una) ce l'ha è quello di fare odiare ancora di più, se possibile, l'operato criminale della Chiesa e la follia insita in ogni religione, per il timido, vago e storicamente mistificato riferimento allo sterminio dei Catari. Il resto è puro intrattenimento statunitense (anche se la serie è una coproduzione Sudafricana-tedesca e il regista è inglese, come l'autrice del libro dal quale la miniserie è tratta) con un'alternanza tra 2012 e 1212 che fa sopportare la mini-serie (quando ti annoia una delle due ambientazioni ecco che si passa all'altra).
Nel cast Katie MacGrath che deve stare attenta a non farsi fossilizzare sempre nello stesso ruolo, un'altra cattiva, sorella bastarda, nel medioevo, come già in Merlin. Ma qui si vede nuda mentre il cognato la prende da dietro (in una scena inutile che umilia solo le donne, e l'attrice).
Gerini, nel cast anche lei, è espressiva come una maschera voodoo...
Tutto il resto è noia.
World Without End è ancora peggio della serie precedente.
Anche in questa serie si vede un uomo che prende da dietro una donna (la regina Isabella ma qui sono vestiti a differenza di Labyrinth.
Una serie talmente violenta e disgustosamente maschilista che la morte per suicidio di Tony Scott appare un risarcimento. Tra incesti, donne che uccidono cognate e fratelli non si sa nemmeno per quale vero tornaconto, padri che scopano le figlie, figli di re froci che sono frocetti a loro volta per come si comportano nei confronti delle madri cui viene detto di essere mignotte, tutti quelli che hanno partecipato a questa serie dovrebbero morire e anche i loro familiari. Mi dispiace solo per Miranda Richardson che, anche se si vede per poche scene, è complice di una serie di merda e nella merda dovrebbe affogare anche lei. Intanto Tony Scott è morto. Meno uno. Il tutto dalla pen(n)a di Ken Folett che sta alla letteratura come io sto alla magrezza.
Alla faccia dell'omaggio.