Cercai il libro da cui quel racconto era tratto (I racconti del tubetto, del 1999, ripubblicato nel 2001 da Mondandori con il titolo de Il meraviglioso tubetto) e non ne trovai traccia, essendo ormai fuori catalogo.
Poi la rete mi venne in aiuto e trovai il racconto, che vi propongo.
Il Meraviglioso Tubetto, di Manuel Agnelli
Un bel dì presi a masturbarmi davanti allo specchio. Mi chinavo in avanti sognando di essere penetrato da qualcuno. Era una cosa forte. Scopo spesso davanti allo specchio con le donne. Mi piace guardare. Loro ma anche me. Mi piace cogliermi in atteggiamenti e espressioni che non vedrei mai altrimenti. Ma questa volta volevo essere penetrato da qualcuno. E più mi masturbavo e più era forte il desiderio. E non venivo. Ma certo! Non potevo venire se non soddisfacendo la mia voglia! Il corpo me lo vietava. Cominciai a pensare che sarebbe stato molto improbabile che un candidato si fosse presentato in quel momento alla porta. E non avevo nessuna voglia di interrompere un bel niente per cercare qualcuno e soffocare la mia estasi. Così se proprio non c'era qualcuno ci poteva forse essere qualcosa. Cominciai a guardarmi in giro ansioso. Oggetti di tutte le fogge, per lo più impossibili, mi si paravano dinnanzi C'erano pettini, pinzette, spazzolini, spazzole, rasoi, tubetti di creme, ecc. Notai subito che una foggia interessante l'avevano i tubetti dello sciampo e quelli dei balsami e delle lozioni. Anche fra questi, però, bisognava scegliere con intelligenza. Alcuni di loro presentavano insidie non del tutto intuibili ai profani. Certi si aprivano a clic, cert'altri subivano un improvviso ed enorme allargamento subito dopo il tappo. Infine i più micidiali erano confortevolmente stretti ma con i bordi del tappo rigati o taglienti o quadrati. Bisognava scegliere bene ma bisognava scegliere in fretta, perchè la voglia era ormai divenuta insopportabile e la libido poteva farmi commettere qualsiasi scemenza. Finalmente la mia scelta cadde su un tubetto di lozione per capelli. Era cilindrico e sufficientemente stretto per un principiante come me. Le pareti erano liscissime. Plastica - pensai, - infrangibile. Cominciai a spalmarmi abbondantemente di crema intorno all'ano, affondando di tanto in tanto con le dita, lentamente. Era una sensazione splendida. Al bando i bacchettoni! Quanto è bello scoprire che non sappiamo tutto di noi! Le dita riprendevano a scivolare, facile, sorprendentemente facile. Prima una, poi due, poi tre... La voglia di avere qualcosa di più grosso era devastante e cresceva prorporzionalmente ai miei tentativi. Pensai che era molto femminile, questo desiderio di essere riempiti, di avere qualcosa di grosso dentro, e mi rammaricai, ma solo per un attimo, delle miserande dimensioni del mio pene. Quanto poco avrei potuto soddisfare lo stesso desiderio in qualcun'altro. Finalmente tastando trovai il tubetto, e lo cosparsi di crema con una mano mentre con l'altra continuavo a masturbarmi lentamente, o a penetrarmi con le dita. Ero in preda all'estasi, in balìa della mia voglia. I movimenti erano frenetici e sconnessi; cominciavo una cosa e passavo subito ad un'altra! Finalmente decisi di infilarmelo. Incontrai qualche resistenza prima, che mi chiarì subito la differenza fra un oggetto rigido e uno di carne, ma poi, rilassando i muscoli e spingendo con l'ano verso l'esterno il tubetto entrò. Meraviglioso! Era Meraviglioso! Quanto mi ero perso sino a questo momento. Il mio uccello subì un inturgidimento improvviso che capivo essere meccanico. Poi però notai che la concentrazione era sull'ano, dentro, e il pene si rilassò leggermente. Il tubetto sarà stato largo tre-quattro centimetri, un vero cazzetto. Lo muovevo lentamente, ma molto lentamente, avanti e indietro, perchè ero sul confine fra l'incredibile piacere e il dolore. Strinsi i muscoli dell'ano tutt'attorno. Anche questo era bello. Poi li rilassai totalmente facendolo entrare ancora di più, sempre molto lentamente. Mi accorsi solo allora che stavo gemendo di piacere. Ristrinsi i muscoli dell'ano e di tutto il corpo, oggi così... Ripresi a masturbarmi con insistenza, tutti i muscoli tesi a venire, tutto il mio corpo voleva venire. E finalmente venni, e allora accadde il miracolo. Sentii l'orgasmo partirmi da dentro, da un punto abbastanza preciso dentro, e contemporaneamente sommarsi anche fuori con l'uccello. Tremavo terribilmente mentre venivo per tutta la stanza, un orgasmo devastante. Mi ritrovai chino, appoggiato sul lavandino, col fiato ancora grosso e una mano che reggeva il tubetto ancora dentro. L'ano premeva per espellerlo, così lo tirai fuori piano e abbastanza dolorosamente. Ero esterrefatto. Cercai di evitare di pensare a quanto male mi ero fatto a non provare prima questa cosa. Non capivo più niente. Mi sdraiai sul letto ancora ansimando. Bisognava cercare qualcosa di più morbido e di più grosso. Il giorno dopo al supermercato la mia attenzione non fu rivolta al padiglione delle economicissime insalate confezionate, ma a quello dei costosissimi balsami in tubetto. Le signore passando notavano questo capellone magro e spettinato fissare per lunghissimi, interminabili minuti tutti i tubetti dello scaffale, prenderli, rigirarli, misurarli con la mano... Poi trovai quel che cercavo. Era lì in mezzo allo scomparto, dove uno non si aspetterebbe di trovare mai, così facilmente, quello che cerca. Naturalmente era un balsamo economicissimo. Scoprii subito che i balsami più costosi non hanno anima, con le loro forme contorte e pompose. Questo era lì, semplicemente perfetto. Era largo alla sommità più o meno come il tubetto che avevo già usato, ma poi si allargava con la giusta proporzione e misura sino alla base. Il tappo era perfettamente integrato e proporzionato con il resto del corpo ed era eccezionalmente liscio e smussato. Decisamente studiato per come fosse anatomico. Anche la lunghezza utile era apprezzabile, e lasciava margine di manovra alla base. Ma il miracolo, l'incredibile caratteristica che rendeva unico, assoluto questo tubetto, era la morbidezza. Plastica morbida e sottile ripiena di balsamo. Dovevo correre a casa! Dovevo correre a casa a provarlo! Subito! Pagai l'incredibile cifra di tremilalire sotto lo sguardo compatente della commessa, che certo pensava che io non capissi niente di balsami. VOI non capite niente! Stolti! Avete un prodigio, un solo esempio di comunione di elementi unici e perfetti sullo scaffale, e lo disprezzate! Guai a voi! Pensai. E me ne andai con la faccia scura lasciando pensare alla commessa il motivo sbagliato per la mia arrabbiatura. A casa mi precipitai in bagno, affrettando le operazioni a più non posso, e ripetendo il rituale dell'altra volta. La crema, le dita. Ero nudo davanti allo specchio. Tutti i muscoli tesi. La faccia persa, pazza, gli occhi semichiusi. Stavo già ansimando. E venne il suo momento. Lo infilai piano sentendolo subito morbidissimo. Spinsi. Era grosso, molto grosso. Mi dilatò, entrò, mi riempì totalmente. Gemevo per l'enorme piacere di sentirlo tutto, dentro, morbido e grosso. E venni. Senza masturbarmi. Una cosa ancora più devastante dell'altra. Pensai - Nessuna donna mi ha mai fatto provare una cosa anche solo simile a questa, una cosa così intensa -. Mi sdraiai sul letto ansimando, contento, felice, entusiasta. Perchè è meraviglioso scoprire qualcosa di nuovo in noi stessi. Qualcosa che ci stupisca e ci faccia rimanere senza fiato. Perchè quando viene la sera, il putrido riassunto che ci faceva l'insegnante, fra i banchi, con la faccia spaventata e gli occhi sbarrati, su come siamo morti, quando siamo nati, e su come sarà oggi, e domani, e domani l'altro, così come è stato per lui, non ci divori il cuore, e poi l'anima, e poi il sonno... Guardo il soffitto...Sono nuovo come un bambino. E mi addormento.
(tratto dal blog I racconti dell'assenzio)
Di Manuel sapevo dell'esistenza solamente perché Mina, nel 1997, nell'album leggera aveva cantato una sua canzone Dentro Marylin rimaneggiata e diventata la splendida Tre volte dentro me
Poi, a distanza di tanti anni, Manuel scrive Adesso è facile una canzone nuova a Mina e lei gli chiede di cantarla insieme. E' quel bel pezzo contenuto in Facile, l'ultimo album della Tigre, che rimarrà nella storia della canzone.
Sono molto emozionato dal fatto di aver cantato insieme a lei e sono ancora più emozionato dal fatto che Mina abbia accolto questo brano con grande passione” – spiega Agnelli – “Era il 1997 quando con il gruppo facemmo ‘Dentro Marilyn’. Mina volle sentire il disco e si innamorò di quel brano, al punto di chiamarmi e farmi i complimenti. E’ una signora, una persona davvero di classe e questo l’ho percepito da subito, specie per il modo che ha di mettere le persone a proprio agio, senza farle sentire in difetto davanti ad una grande personalità come la sua. Negli anni siamo sempre rimasti in contatto. Capitava che ogni tanto ci si sentisse, poi l’anno scorso si è esposta sia in privato sia in pubblico per sostenerci al Festival di Sanremo ed è stata una grandissima soddisfazione, specie se penso che è da anni che cerco di scrivere una canzone per lei. Quando l’ho sentita così vicina a noi mi sono detto che valeva la pena di provare a rompere il ghiaccio, di smettere di avere paura e mi sono buttato. Lei mi diceva che voleva un brano con il nostro stile, perché era quello che le piaceva di noi, e così ho scritto “Adesso è facile”. Non vorrei esagerare ma mi pare che tra me e lei ci sia una certa facilità nel lavorare insieme, e mi auguro che questo possa accadere di nuovo… anche se ho impiegato dodici anni a decidermi di scrivere un brano per lei. (dal sito Rockol)