Ma all'insegnante inglese Gillian Gibbons, 54 anni e due figli, quella incarcerata per 15 giorni (!!!?!?!?) per aver permesso ai suoi alunni (una classe mista di bambini cristiani e musulmani di 6 e 7 anni) di aver chiamato Mohammed (Maometto) il peluche-mascotte della classe, a Gillian dicevo, sarebbe mai venuto in mente di far chiamare lo stesso peluche Gesù? O Maria (o madonna) o con il nome di un qualunque santo?
Non sto parlando della possibilità di farlo, in Inghilterra, come nel resto d'Europa, c'è la democrazia, la libertà di stampa e di parola (ma ricordo le polemiche nemmeno tanti anni fa per una bestemmia presente in un film di Bellocchio...).
In Sudan invece no, c'è una situazione complessa, di guerra, di arretratezza, problemi che risalgono ai tempi della gestione coloniale (inglese...).
Non sto cercando minimamente di giustificare l'incarcerazione della insegnante (fossi l'Inghilterra avrei già dichiarato guerra al Sudan per questo) ma non si può pretendere che i sudanesi reagiscano come un italiano medio al quale della propria religione non frega più niente (e a me la nuova pubblicità della Red Bull dà fastidio...).
Sono ben altri i problemi del Sudan per inorridire ipocritamente come stanno facendo in questi giorni i nostri mezzi di (dis)informazione dicendoci solo che in Sudan non si può scherzare su Maometto ma tacendo sul resto:
alta mortalità infantile,
infibulazione...
ma di questo non frega niente a nessuno, solo quando una donna bianca viene incarcerata (ingiustamente) ci accorgiamo che il Sudan esiste (parlo ovviamente dell'italiano comune perché ci sono fior fiore di organizzazioni internazionali e non, Uniceff in testa, che del Sudan si occupano da tempo...).
La mia osservazione è un'altra.
Siamo talmente imbibiti di cultura cattolica non di rispetto per il Sacro, qualunque forma esso prenda, ma solamente del sacro etnocentrico cristiano da commettere leggerezze come quella commessa dall'insegnante incriminata.
Gillian infatti non stava cercando di denunciare il fanatismo religioso che vige in Sudan stava solo cercando un nome scemo a uno scemo peluche (perché, si sa, i bambini devono fare cose sceme come chiamare con i nomini i peluche e non occuparsi del mondo che li circonda, Mario Lodi dove seiiii????).
E, pur sapendo di trovarsi in uno stato di fanatici religiosi, Gillian non si è resa conto che permettendo di chiamare Maometto un peluche poteva offendere qualcuno. (E siamo cauti nell'accusare il Sudan di fanatismo religioso, l'Italianissima Letizia Moratti nel 2004 tolse dall'insegnamento l'evoluzionismo darwiniano perché contrario alla dottrina cristiana, come afferma ancora Buttiglione).
Nei suoi meccanismi mentali (di Gillian intendo) Maometto è una parola come un'altra a differenza di Gesù et similia. ... E il rispetto e la comprensione per le culture altre va a farsi benedire.
Quale regole di democrazia andiamo a importare in Sudan se lì cuciono ancora la fica (questo è in soldoni l'infibulazione) ma qui ci indigniamo solo se i maschi del paese si incazzano perché una donna ha dato un sembiante al loro dio?
Certo Gillian non dovrebbe fare nemmeno 1 secondo di carcere, ma l'atteggiamento di noi bianchi nei confronti delle culture altre non sembra cambiare.
E, fanatismo a parte, io francamente capisco di più chi si indigna (anche se con mezzi e reazioni sbagliate) perché si dà il nome di un peluche al loro profeta che un paese che se ne frega che gli angeli che svolazzano sopra la capanna dove è nato Gesù volino perché hanno bevuto la Red Bull (come Pietro spiega a una sprovveduta Maria).
Ecco agli autori della pubblicità avrei fatto fare 15 giorni di galera e non per vilipendio alla religione ma per offesa all'intelligenza umana (e un sottile, venato maschilismo) ma questo, come al solito, è un altro discorso...
30 novembre 2007
Iscriviti a:
Post (Atom)
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente
Etichette
altri blog
(41)
arte
(32)
astronomia
(1)
bollettino ufficiale sullo stato del mio umore
(58)
capitalismo
(1)
celentano
(1)
chez moi
(1)
chez Tam
(3)
chez Tam (sans Tam)
(1)
chiesa
(4)
cinema
(138)
classismo
(1)
co
(1)
comunicazioni di servizio
(26)
controinformazione
(7)
cultura
(76)
diario
(92)
dieta
(3)
diritti
(1)
dischi di Mina
(1)
ecologia
(30)
elezioni
(6)
eventi
(78)
femminile dei nomi
(1)
femminismo
(1)
festival del film di roma 2009
(3)
festival di cinema
(1)
festival internazionale del fil di Roma 2010
(4)
festival internazionale del film di Roma 2009
(9)
Festival internazionale del film di Roma 2011
(10)
festival internazionale del film di Roma 2012
(2)
festival internazionale del film di Roma 2013
(1)
Fiction Fest 2009
(2)
Fiction Fest 2010
(2)
Fiction Fest 2011
(1)
Fiction Fest 2012
(1)
Ficton Fest 2012
(2)
fiilm
(2)
film
(1)
foto
(5)
giornalismo
(1)
informazione
(135)
internet
(1)
kate bush
(1)
La tigre di Cremona
(1)
letture
(4)
libri
(12)
lingua
(1)
maschilismo
(18)
mina
(2)
Mina Cassiopea
(1)
mina da 1 a 50
(97)
Mina Fan club
(1)
Mina Mazzini
(1)
Mina Orione
(1)
misoginia
(5)
musica
(246)
neofascismo
(56)
netiquette
(6)
omofobia
(6)
parigi chez moi
(1)
patriarcato
(2)
politica
(318)
politiche del corpo
(202)
pregiudizi
(1)
pubblicità
(29)
radio
(3)
razzismo
(3)
referendum 2011
(1)
ricordi
(21)
ricorrenze
(54)
sanremo
(3)
sanremo 2010
(2)
scienza
(60)
scuola
(43)
sessismo
(60)
sessismo nella lingua italiana
(1)
Sony
(1)
spot
(3)
star trek
(1)
storia
(126)
teatro
(36)
tecnologia
(7)
traduzioni
(1)
transfobia
(1)
tv
(82)
video
(183)
Warner
(1)
X-factor
(1)
X-factor 5
(2)