15 settembre 2009
A Patrick Swayze, grazie di tutto!
Patrick Swayze Houston, 18 agosto 1952 – Los Angeles, 14 settembre 2009
Pier Cortese è qui!!!
Avevo assistito ad altre presentazioni di artisti e i loro album alla Feltrinelli. Ricordo Niki Nikolai qualche anno fa, alla Feltrinelli di Piazza Colonna, dove l'artista era presentata al pubblico da un mediatore che ne elogiava la bravura, arrivando a introdurre lui i pezzi cantati da Lei. Pessimo!
Ieri invece, alla Feltrinelli di Via Appia, Pier Cortese è arrivato coi suoi due musicisti, Telonio e Riccardo Orso, e ha suonato per quasi un'ora cantando solo canzoni dell'ultimo album.
Il pubblico era formato da uno zoccolo duro di ragazzine più o meno giovani (c'erano anche una madre e una figlia, in adorante, anche se un po' distratta e rumorosa, attesa), da giovani curiosi e da fan della prima ora (che Pier stesso ha ricordato quando ha detto: "Mi fa piacere rivedere vecchie facce", avrà riconosciuto anche la mia di faccia, ebete e adorante?) che hanno avuto la fortuna di assistere a un concerto a tutti gli effetti.
La prima cosa che colpisce di Pier è l'enorme duttilità della sua voce con la quale riesce a passare dal sussurrato al canto pieno, ottenendo ogni volta la stessa pulizia, la stessa potenza di emissione che, ascoltati sul disco, possono far pensare a un'expertise del missaggio e invece sono un dono, un gran bel dono di Pier. Normalmente la bravura di un artista la si vede proprio ai concerti quando capisci non solo se è in grado di rifare quello che fa su disco (e Pier, vi assicuro che è in grado di ripetere ogni singolo acuto, ogni fiato, ogni svisata con la sua voce solida, certa, sicura) ma anche quanto l'artista possiede quei pezzi, quanto sa trasformarli per l'esecuzione dal vivo.
Vuoi perché magari la versione su disco è fortemente arrangiata, in maniera difficile da ripetere on stage (ma non è il caso di Pier, che, quando ha voluto, ha ricreato esattamente il sound del disco) vuoi perché, nel contatto diretto col pubblico, nasce una nuova emozione, un collegamento intimo con gli astanti. Solo il grande artista sa andare al di là del pezzo e tramite esso comunicare direttamente col pubblico (molti artisti invece si barricano dietro il pezzo che diventa un'interfaccia tra loro e chi li ascolta, un diaframma, una barriera).
Pier si regala completamente al suo pubblico. Si mostra per quel che è senza filtri di alcun genere. Non è divo, non è personaggio, è un cantautore, un ragazzo che ama la musica e sa farla, anche molto bene. E quando esegue i suoi pezzi li riscrive, li riarrangia, li reinterpreta, li rende qualcosa di unico, una versione della canzone che è al contempo fedele all'originale e non. Non, perché la canzone si sposa perfettamente con la situazione dal vivo, con l'atmosfera del momento, che dipende da tanti fattori, dal luogo, dal pubblico, dall'umore di Pier stesso. E la versione per pianoforte e voce di Ercole che ci ha regalato come bis mi ha commosso fino alle lacrime (giuro!).
Dismessa quell'aria da bravo ragazzo un po' clown un po' Pierrot del primo disco, dei primi concerti, svelata una certa veracità dei modi di fare, come ha candidamente mostrato in Stelle e padelle il programma che ha condotto con Flavia Cercato, Pier ha mostrato di possedere una sensibilità non affettata, musicale prima ancora che di carattere, che sa esprimersi nella musica (e nelle parole) più che limitarsi a scorrere nelle sue vene.
Un'ora (quasi) di pura, ottima musica, giocata con due musicisti che hanno contribuito alla riuscita del concerto. Fuori dalle logiche commerciali di rappresentanza. Un concerto per chi ama la musica non per chi è venuto a vedere un bel ragazzo. Anche se alla fine, dopo aver fumato una sigaretta, Pier è tornato per stringere mani, firmare autografi e farsi fotografare con tutti i suoi fan, dalle ragazzine più o meno cresciute ai ciccioni in estasi come il sottoscritto.
GRAZIE PIER!!!
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