I padri e le madri della Costituzione (sì ci furono anche 22 elette su 556 costituenti) si preoccuparono di un popolo non più abituato al voto democratico e nell'introdurre il referendum abrogativo, pensarono di porre una soglia di validità (quorum) al 50% +1 dei e delle votanti per tema che la popolazione non si avvalesse di uno strumento poco conosciuto.
Uno strumento estraneo alla tradizione italiana, anche prima del ventennio fascista, tant'è che il primo voto refernedario ci sarà nel 1974 (contro la legge sul divorzio).
Il quorum serviva a garantire che fosse la maggioranza dei citadini e delle citadine a decidere di abrogare una legge altrimenti si presentava il paradosso che una minoranza che andava a votare al referenudm abrogava una legge votata dalla maggioranza dei e delle rappresnetanti del popolo.
Il voto in Italia non mai stato obbligatorio ma l'astensione alle lezioni era sanzionata dal (dpr n.361 del 30 marzo 1957 (le consultazioni referendarie erano ancora lontane):
Articolo 4: L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il Paese.L'articolo 115 è stato abrogato solamente nel 1993 dall'art. 3, D.Lgs. 20 dicembre 1993, n. 534.
articolo 115: L’elettore [sic] che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco (….) L’elenco di coloro che si astengono dal voto (…)senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale (…) Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta (…).
Rimane però il richiamo al dovere civico riportato dall'articolo 48 della Costituzione.
Non mi interessa qui stabilire se l'astensione sia un diritto o meno (per me non lo è)
E' senz'altro una scelta lecita ma rispetto l'astensione al voto referendario c'è una differenza fondamentale.
Se mi astengo dal voto eletivo dichiaro la mia stranietà al sistema di rappresnetanza della democrazia indiretto perchè magari credo in altre fotme democratiche, come quella diretta.
Quando io militavo in Socialismo Rivoluzionario, organizzazione di ispirazione trotskista praticavo l'astensione al voto elettivo (politico e amministrativo) perchè lo compensavo con la mia militanza politica diretta nella società. Non delegavo perchè facevo politica.
Diverso è il caso di chi si astiene e poi continua a non fare politica.
Ma questa è solo una mia opinione.
L'astensione al voto elettivo non influenza sul voto degli altri cittadini e delle altre cittadine.
Non andando a votare al referendum invece le cose cambiano enormemente.
L'astensione mia non si limita a esprimere il mio dissenso al sistema referendario ma impedisce di fatto alle altre perosne di esercitare il loro diritto.
E' un atto di arroganza fascista (prepotente).
Io non credo all'istituo referendario e quindi impedisco che il voto altrui abbia valore.
Nel caso specifico delle consultazioni referendarie di oggi 17 aprile 2016 leggo l'argomentazione di chi dice che il quesito referendario è troppo complesso perchè il popolo possa esprimersi con competenza e ragionevolezza e dunque astenersi diventa un dovere civico.
In realtà quel che si sta dicendo è io su questo referendum non ci capisco un'acca e dunuqe non devi votarlo neanche tu.
Tutt'altro che un comportamento democratico e tutt'altro che un esercizio di libertà.
Perchè in democrazia la libertà è partecipazione e non astensione.
Se credo che il quesito referendario sia tropo complesso non mi astengo.
Vado a votare e scrivo no, oppure voto scheda nulla che non viene conteggiata nei sì e nei no ma contribuisce al quorum.
Perchè la democrazia non è sinonimo di arroganza e se l'astensione mia rende nullo il voto tuo è un mio dovere etico civile e politico permetterti di esprimere il tuo voto anche se io non sono d'accordo.
Perchè io sono io e non posso impedire a te di votare.
Chi si astiene dal voto referendario lo fa e si arroga il diritto di scegliere per te.
Alla faccia della democrazia.
Alla faccia mia.
Ecco, magari anche no, grazie!
*nelle votazioni politiche del 1929 e del 1934 che erano plebiscitarie si chiedeva alla cittadinanza (solo maschile, le donne voteranno per la prima volta solamente nel 946) di confermare o meno l'elenco dei deputati (anche lì solo uomini) della camera dei deputati che non aveva potere legislativo.
Le elezioni del 1939 non si svolsero.