Luca Tornatore, astrofisico dell'Osservatorio di Trieste e attivista, è stato ingiustamente arrestato dalla polizia danese lunedì 14 dicembre 2009 con l'accusa di lancio di oggetti e resistenza aggravata a pubblico ufficiale. I reati contestatigli sono stati operati da una persona a volto coperto ma due poliziotti danesi hanno riconosciuto in lui l'autore dei reati. Nell'ora in cui i reati sono stati commessi, Luca si trovava a Christiania al dibattito con Naomi Klein e Michael Hardt, organizzato dalla rete “Climate Justice Action.” I testimoni sono ovviamente le centinaia di persone che hanno partecipato al dibattito, ma la polizia danese non ha intenzione di ascoltarli prima dell'inizio del processo, che si terrà il 12 gennaio 2010. Luca rischia quindi di passare un mese in prigione per un reato che non può aver commesso.
Non può averlo commesso perché si trovava altrove, ma anche perché sono altre le armi che Luca ha sempre usato nelle sue battaglie. La prima è la divulgazione scientifica. Da anni Luca è un instancabile demolitore delle bugie ambientali del potere: dalla favola dello sviluppo sostenibile guidato dal mercato, a quella del nucleare pulito, a quella della crescita infinita, a quella dell'estraneità dell'uomo nel riscaldamento globale. Usando la sua intelligenza, l'abilità con i numeri datagli dagli studi scientifici e la predisposizione al dialogo, datagli da anni di pratica politica, ha tenuto lezioni pubbliche su argomenti che spaziano dal consumo esponenziale delle risorse derivato dalla crescita costante del PIL, alla divulgazione dei risultati dell'International Panel on Climate Change.
Data la politica di arresti preventivi di massa tenuta fino adesso dalla polizia danese in occasione del summit (almeno 1500 persone sono state fermate prima delle manifestazioni) si può pensare che Luca sia semplicemente finito preso in una rete insieme a molte altre persone. O si può pensare che i numerosi interventi che ha tenuto dall'inizio del summit - tanto sull'emergenza climatica quanto sul diritto a manifestare - abbiano attratto l'attenzione della polizia e che questa abbia deciso di usare la custodia cautelare come mezzo per far tacere una voce scomoda.
La mobilitazione è scattata immediatamente tanto sul versante degli attivisti ambientali quanto su quello dei colleghi scientifici (a partire da Margherita Hack, con la quale Luca collabora all'Osservatorio di Trieste) che sono partiti con due appelli complementari che poi si sono fusi in un'unica iniziativa. Si può aderire cliccando qui.
Numerosi presidi si stanno tenendo in tutta Italia presso i consolati danesi per chiedere l'immediata scarcerazione di Luca; l'ambasciatore italiano si è recato a visitarlo in carcere; il rettore dell'Università di Trieste ha scritto all'ambasciatore danese sulla vicenda. Nel pomeriggio di giovedì 17 dicembre, le prime centinaia di firme raccolte sono state consegnate al console danese a Trieste e si terrà una conferenza stampa sulla vicenda. Gli avvocati hanno presentato una richiesta di scarcerazione di cui si dovrebbe sapere l'esito entro la settimana.
Questa storia è così emblematica da sembrare un racconto ispirato al Galileo di Brecht, con la falsità usata come metodo per far tacere le scoperte scientifiche, ma nel racconto è rimasta prigioniera tra quattro pareti una persona in carne ed ossa, uno scienziato convinto che si possa usare la ricerca non solo per capire il mondo ma anche per migliorarlo.
Possiamo inondare la posta del carcere di Copenhagen, spedendo una lettera all'indirizzo
Luca Tornatore 211275 ABBM - Vestre Faengsel - Vigerslev allè 1D - 2450 Kbh Svolta - Copenhagen – Danmarkt
Fonte altrenotize.org
18 dicembre 2009
Luca Tornatore, astrofisico. Arrestato.
il popolo della Rete in piazza del Popolo
23 dicembre 2009
tutti in silenzio e sdraiati a terra
in piazza del Popolo (Roma)
dalle ore 17 alle 19
aderiscono e partecipa: il popolo Viola del No B Day, centinaia di blogger e associazioni
Libera Rete in libero Stato
Internet è una piazza libera. Una sterminata piazza in cui milioni di persone si parlano, si confrontano e crescono. Internet è libertà: luogo aperto del futuro, della comunicazione orizzontale, della biodiversità culturale e dell’innovazione economica.
Noi non accettiamo che gli spazi di pluralismo e di libertà in Italia siano ristretti anziché allargati.
Non lo accettiamo perché crediamo che in una società libera l’apertura agli altri e alle opinioni di tutti sia un valore assoluto.
Non lo accettiamo perché siamo disposti a pagare per questo valore assoluto anche il prezzo delle opinioni più ripugnanti.
Non lo accettiamo perché un Paese governato da un tycoon della televisione ha più bisogno degli altri di una Rete libera e forte.
Non lo accettiamo perché Internet è un diritto umano.
Libera Rete in libero Stato
Ci sdraieremo tutti in silenzio, per 1 minuto. Poi disegneremo col gessetto la sagoma dei nostri corpi e scriveremo dentro il nome del nostro blog. Porteremo tanti bavagli bianchi. Lo slogan sarà "Libera Rete in libero Stato".
Wienerinnen (Ragazze viennesi, 1952) di Kurt Steinwendner
E mentre mi sono preso una pausa dal Teatro (l'ultimo spettacolo che recensirò prima di Natale è Senza Lear al teatro Colosseo del quale leggerete domani)
sono riuscito a vedere un paio (giusto un paio..) di film della rassegna Le città visibili: Vienna. La capitale austriaca in oltre 30 film alla Sala Trevi di Roma.
Sono stato folgorato da
Wienerinnen (Ragazze viennesi, 1952)
di Kurt Steinwendner, su suo soggetto e sceneggiatura di Erika Helldorf.
Un film incredibilmente moderno, per essere del 1952. Racconta di 4 donne e ce le mostra presenti nella vita a pieno titolo, non nelle case come quelle italiane. Una fa l'operaia (scoprirà che il ragazzo col quale flirta, il figlio del capo fabbrica, è in realtà il fratellastro perché lei è figlia di quell'uomo, che ha violentato la madre: il padre della ragazza e il fidanzato incestuoso moriranno in un copro a copro finendo in uno stagno senza più riemergere...); un'altra fa la burattinaia, e quando scopre una nuova venuta baciarsi col suo fidanzato dà di matto e si mette a mimare la scena con l'ausilio delle marionette, in una sorta di wodoo... una terza rimane invischiata in uno strano omicidio e viene salvata da un evaso, mentre il cattivo di turno finisce sotto un treno, l'ultima storia una ragazza di vita sceglie con ci stare e sopravvive ai tentativi di ucciderla del pappa geloso...). Ma al d là delle storie, raccontate senza morbosità, come solo i non italiani sanno fare (noi così intrisi d un cattolicesimo reazionario, retrogrado, misogino, omofobo, misoneista, oscurantista, contro la vita) è il modo in cui è girato a colpire. Pochi dialoghi, inquadrature (soggettive) sbilenche, ragazze che si spogliano in controluce (e ne vediamo solo la silhouette), riprese dall'alto, nella periferia della città, mdp messa ad altezza ginocchio (quasi rasoterra) in una ricerca a cavallo tra neorealismo impressionismo e cinema muto (nei raccordi, negli attacchi tematici, gambe delle operaie, gambe del padre d una delle ragazze...) un film che, negli stessi anni in cui l'Austria esportava i film sull'Imperatrice Sissi di Ernst Marischka (in Wienerinnen c'è anche uno degli attori della fortunata trilogia, Karlheinz Böhm, nientemeno che il marito di Sissi, proprio nel ruolo del fidanzato fedifrago ) dimostra lo stato di salute del cinema austriaco, e il modo in cui vivevano le donne, in una società povera, ma che permette loro di vivere libere, da cittadine e non da donne del focolare come in Italia.
sono riuscito a vedere un paio (giusto un paio..) di film della rassegna Le città visibili: Vienna. La capitale austriaca in oltre 30 film alla Sala Trevi di Roma.
Sono stato folgorato da
Wienerinnen (Ragazze viennesi, 1952)
di Kurt Steinwendner, su suo soggetto e sceneggiatura di Erika Helldorf.
Un film incredibilmente moderno, per essere del 1952. Racconta di 4 donne e ce le mostra presenti nella vita a pieno titolo, non nelle case come quelle italiane. Una fa l'operaia (scoprirà che il ragazzo col quale flirta, il figlio del capo fabbrica, è in realtà il fratellastro perché lei è figlia di quell'uomo, che ha violentato la madre: il padre della ragazza e il fidanzato incestuoso moriranno in un copro a copro finendo in uno stagno senza più riemergere...); un'altra fa la burattinaia, e quando scopre una nuova venuta baciarsi col suo fidanzato dà di matto e si mette a mimare la scena con l'ausilio delle marionette, in una sorta di wodoo... una terza rimane invischiata in uno strano omicidio e viene salvata da un evaso, mentre il cattivo di turno finisce sotto un treno, l'ultima storia una ragazza di vita sceglie con ci stare e sopravvive ai tentativi di ucciderla del pappa geloso...). Ma al d là delle storie, raccontate senza morbosità, come solo i non italiani sanno fare (noi così intrisi d un cattolicesimo reazionario, retrogrado, misogino, omofobo, misoneista, oscurantista, contro la vita) è il modo in cui è girato a colpire. Pochi dialoghi, inquadrature (soggettive) sbilenche, ragazze che si spogliano in controluce (e ne vediamo solo la silhouette), riprese dall'alto, nella periferia della città, mdp messa ad altezza ginocchio (quasi rasoterra) in una ricerca a cavallo tra neorealismo impressionismo e cinema muto (nei raccordi, negli attacchi tematici, gambe delle operaie, gambe del padre d una delle ragazze...) un film che, negli stessi anni in cui l'Austria esportava i film sull'Imperatrice Sissi di Ernst Marischka (in Wienerinnen c'è anche uno degli attori della fortunata trilogia, Karlheinz Böhm, nientemeno che il marito di Sissi, proprio nel ruolo del fidanzato fedifrago ) dimostra lo stato di salute del cinema austriaco, e il modo in cui vivevano le donne, in una società povera, ma che permette loro di vivere libere, da cittadine e non da donne del focolare come in Italia.
Ciao Jennifer Jones!
Jennifer Jones è morta ieri 17 dicembre all'età di 90 anni. Da 30 mancava dagli schermi, suo ultimo film un famoso disaster movie quale L'inferno di cristallo.
Per me sarà sempre la protagonista di Duello al sole (USA, 1946) di King Vidor, un film che piaceva a mia madre fino ad ossessionarla, nella storia romantica mista tra amore e odio tra lei e Gregory Peck, che condurrà entrambi all'autodistruzione.
Moltissimi i film da lei girati, tra i quali anche lo splendido Stazione Termini(Italia, 1954) di Vittorio De Sica
Bellissima, bravissima Jennifer...
Noi continuiamo ad invecchiare e i grandi a morire lasciando un immenso vuoto...
Per me sarà sempre la protagonista di Duello al sole (USA, 1946) di King Vidor, un film che piaceva a mia madre fino ad ossessionarla, nella storia romantica mista tra amore e odio tra lei e Gregory Peck, che condurrà entrambi all'autodistruzione.
Moltissimi i film da lei girati, tra i quali anche lo splendido Stazione Termini(Italia, 1954) di Vittorio De Sica
Bellissima, bravissima Jennifer...
Noi continuiamo ad invecchiare e i grandi a morire lasciando un immenso vuoto...
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