Sarà che sono born to shop e mi costerno sempre quando un artista che mi piace non fa film, libri, dischi per tanto tempo. Se poi il prodotto dopo tanti anni di attesa (o di assenza) non è più che eccezionale un capolavoro che in qualche modo renda conto del periodo di assenza, penso sempre che tanto valeva continuare ad attendere.
Io e Te (Italia, 2012) esce 9 anni dopo The Dreamers ed è un filmetto che non vale tanta attesa.
Bertolucci sembra avere perso il suo occhio, non per gli ambienti perchè riesce a rendere interessante un appartamento\cantina, nel quale si svolge il 90% del film, senza dare il senso di claustrofobia, ma quello per le persone, per le anime, per il carattere dei personaggi, complice una pessima sceneggiatura firmata da Bertolucci, Umberto Contarello, Francesca Marciano e Niccolò Ammaniti (dal romanzo omonimo del quale il film è tratto).
E' un film nel quale non succede niente dove i due personaggi protagonisti sono sviluppati secondo dei pessimi luoghi comuni, l'adolescente 14enne, butterato, introverso, che ascolta musica rock, e si sottrae alla madre, giovanissima, nascondendosi in cantina invece di andare in settimana bianca, e la sorellastra (stesso padre madre diversa) tossica venuta a disintossicarsi nello scantinato che crede vuoto, e che, a fine film, ricopra della droga. Nulla sappiamo né sapremo dei due ggiovani. Di lui nulla, di lei che era anni prima (quando aveva 14 anni anche lei???) una famosa fotografa di New York prima di drogarsi cosa che ha fatto per così tanto tempo da essersi dimenticata come si stava prima.
Ma nel film non succede nulla, lei vomita, lui mangia panini coi carciofini o la nutella, legge ad alta voce Ann Rice, mentre lei si fa passare la rota.
Si sente dietro la supponenza paternalistica di Ammanniti che è il più grande bluff d'Italia con i suoi romanzetti mal scritti imbibiti di un moralismo borghese paraleghista e pieni di luoghi comuni: la nonna malata che solo il nipote va a trovare..., la madre ricchissima che non sa come trattare le tempeste ormonali del figlio adolescente, una cantina che è in realtà un appartamento seminiterrato con tanto di lavandino, tazza del cesso e turca, sì tutt'e due, con dei buchi di sceneggiatura che nemmeno un dilettante: se tuo figlio minorenne non va alla gita la scuola chiama la famiglia e chiede perchè, e il figlio deve andare a scuola, se non ci va, la scuola richiama di nuovo la famiglia, ma Ammanniti è talmente vecchio dentro che la scuola, se l'ha mai fatta, l'ha proprio cancellata dalla sua memoria.
Io e te ha la vacuità di un cinema che rimane televisivo nella costruzione dei personaggi, nell'immaginario collettivo che evoca per dar loro spessore visto che il film non ne dice nulla.
Un film dove non succede nulla e, soprattutto, nel quale quel che si mostra non serve né a raccontare una storia, né a mostrare un mondo, una società, degli atteggiamenti, un pessimsimo o un ottimismo. Un film dove nessuno cambia, cresce, fa esperienza, e dove tutto e tutti rimane come prima.
Così, usciti dalla sala non siamo arricchiti, o pieni di dubbi, né commossi o arrabbiati. Siamo solo derubati di due ore quasi di proiezione per aver visto un film che non c'è.
27 ottobre 2012
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