Mi trattò da rettile. Non fingerò cordoglio
di Paolo Villaggio
Oggi pomeriggio dormicchiavo, entra la cameriera filippina: «Signor Villaggio, es morto un grande presentatore televisivo de Italia». Dio mio ho pensato io, ma guarda un po’ povero Pippo, ma roba da pazzi dico, Pippo ancora così giovane, così valido. Poi invece arriva mia moglie e dice: «Hai visto è morto Mike Bongiorno». Beh, vi confesso che dovendo scegliere forse avrei preferito la prima soluzione, perché Mike era veramente un monumento italiano. Un monumento e anche una certa mediocrità perché Mike, bisogna riconoscerlo, ha avuto la fortuna di essere mediocre, parlava un linguaggio comprensibile per i 47 milioni di italiani di quegli anni lontani ormai, che erano al 20 per cento quasi analfabeti e lui con un suo linguaggio più che da maestrina elementare quasi da bidello era riuscito a farsi capire ed ad arrivare dove non era arrivato nessuno. Noi a quei tempi avevamo subìto, accettato, e si pensava ma «dimmi un po’ dove pensa di arrivare questo». E adesso meriterebbe dei grandi funerali in Duomo. Comunque sarà un funerale importante e ci sarà sicuramente Berlusconi e ci sarà, vivo finalmente, fortunatamente Pippo Baudo e ci sarà Letizia Moratti, ci saranno tutti, molti, tantissimi, quelli sopravvissuti naturalmente, colleghi di lavoro.
Beh lui è stato responsabile forse di un abbassamento generale della cultura italiana degli ultimi quarant’anni. La televisione purtroppo ha sostituito la scuola, ha sostituito la famiglia, l’oratorio. E la scuola ha fatto cultura, ma ha fatto la cultura televisiva, una cultura molto bassa e adesso ne paghiamo le conseguenze. Lui è stato uno dei capo fila di quei televisivi che cercavano disperatamente il consenso, cioè i numeri. Io trovo che sia stata quasi deleteria la sua presenza, insomma a me non piace, sarebbe facile come sempre fingere il grande cordoglio. No lui è stato straordinario, c’erano dei momenti in cui si poteva anche sospettare che certe gaffe incredibili che ha fatto fossero premeditate. Io l’ho conosciuto a un Festival di Sanremo dove ero un giovane esordiente e lui non aveva capito che il mio modo di bistrattare il pubblico era un modo disperato per cambiare il rapporto con il pubblico, di cambiare il linguaggio che era diventato già stantio quarant’anni fa e mi ha trattato con un po’ di disprezzo,mi ha trattato quasi come un rettile, come uno scarafaggio. E quando son salito sul palco con lui nella serata inaugurale mi ha detto: «Tu però vai giù tra il pubblico perché qui forse...» e io gli ho detto: «Non ti preoccupare Mike che non sporco, quindi non c’è problema». Ma ho sentito che lui in fin dei conti era fiero della sua mediocrità perché non capiva e non sapeva, non aveva la percezione di essere mediocre.
Beh nonostante dica queste parole non entusiasmanti sul personaggio trovo che lui sia un vero monumento della storia dell’Italia. E dico la verità un po’ mi dispiace perché mi ricorda anche un periodo felice di un’Italia che era appena uscita da una guerra terrificante e cominciava a rinascere. E in quei tempi magri, i tempi famosi di «Lascia o Raddoppia», sembrava addirittura che l’Italia fosse diventata o si fingeva che lo fosse, non si sa, un quarto paese industriale della terra. Vabbé sono invidioso dei funerali che avrà. Avrà dei funerali non in Duomo, ma avrà dei funerali molto importanti e io purtroppo non li avrò. Vedete non si può dire che lui fosse un grande, lui era molto famoso, i grandi che ci sono mancati veramente della nostra cultura sono stati Pasolini, Fellini, Moravia, ma non certo il suo linguaggio, il maledetto linguaggio televisivo. Comunque Mike dovunque tu sia buona fortuna, non ti preoccupare tu sei uno che nella vita se l’è cavata alla grande sempre, te la caverai anche adesso.
(L'Unità) 09 settembre 2009.
Sono d'accordo solo a metà con Paolo Villaggio.
credo che quello che lui dice sia vero solo da quando il grande Mike sia passato dalla Rai alla (allora) Fininvest di Berlusconi. Tranne Pippo Baudo (che ha passato il guado almeno due volte, ritornando sempre a casa Rai) tutti quelli scappati dalla Rai nei primissimi anni '80 hanno praticamente posto fine alla propria carriera. Baudo in Finivest non ha fatto nulla di memorabile, Mike è diventato subito l'ombra di se stesso, Corrado è stato relegato a quel misero Il pranzo è servito e a quella Corrida che in tv manteneva quel poco di umanità solo grazie a lui (basta vedere quella di oggi con Scotti). Vianello tranne il quiz Bis non ha praticamente presentato alcun varietà degno di questo nome (tranne i programmi sportivi) e si è ridotto a fare la versione brutta e infelice degli sketch che faceva già in Rai negli anni '70.
Berlusconi ha abbagliato tutti con promesse miliardarie ma poi ha ucciso professionalmente, e direi moralmente, tutti i suoi nuovi accoliti. Nessuno è giustificato, nessuno è vittima perché nessuno se ne è andato (tranne Baudo, che però è ricaduto in tentazione...) disgustato politicamente, culturalmente, umanamente. Sono tutti rimasti con lo psiconano e questa è una di quelle colpe che solo la Storia saprà valutare fino in fondo. Villaggio ha ragione sugli efetti nefasti della tv sulla cultura e la lingua italiana ma sbaglia i tempi.
40 anni fa se sbagliavi un congiuntivo venivi colpito con multe salatissime e, se recidivo, allontanato. negli anni 50 la tv (nel progetto culturale Dc che le dava forma) è stata vicaria della scuola portando , alla fine degli anni '50, quasi un milione di italiani a prendere la licenza media (
Non è mai troppo tardi del maestro Manzi) e anche se legato a schemi cultuale vecchi, nozionistici, Mike Bongiorno ha contribuito grandemente a una tv che aveva un progetto culturale che potesse dirsi tale. Ma indubbiamente da quando ha cominciato a essere l'ombra di se stesso, da quel
Superflash, primo quiz su Finivest copia carbone del
Flash di mamma Rai, ha dimostrato a tutti che sapeva della propria mediocrità, e aveva deciso di sfruttarla economicamente, aprendo la strada a tanti, tutti gli italiani, famosi e non, del piccolo schermo come della vita sociale, che sono venuti dopo di lui: tutti noi. Tutti i presentatori ex Rai in Fininvest, ora Mediaset, hanno contribuito a quel
piano di rinascita democratica pidduista (vero Costanzo?) che Berlusconi ha trionfalmente portato a termine, punto per punto, basta rileggerlo per rendersene conto.
Però è bello leggere l'acume e l'intelligenza di uno dei pochi uomini davvero fuori dal coro filo fascista (pdduista) che distingue gli italiani (e le italiane) di questo nuovo millennio.