10 gennaio 2010
Isola (per Gio)
Io sono un'isola, le stelle mi hanno circondato
e se cammino nel silenzio troverò il sentiero
per ritornare sulla strada dove ti ho lasciato
ogni momento è decisivo in una storia
io mi addormento sulle scale di una chiesa vuota
tenendo il viso fra le mani come sabbia
e aprendo gli occhi non avrò nessun pensiero
il paradiso è la meta di chi non ci va...
che sbaglio sarà
la vita così con te
perché
capisco che ti perdo, riconosco il verbo
e so che dolore dà
se mi telefoni lo fai per solitudine ma
per solitudine anch'io ti richiamai
per un erotico ricordo che m'invade
di colpo si apre la passione di una rosa al sol
rispetto non c'è
nel tempo che avrò con te
perché
sapendo che ti ho perso voglio avere il resto
ma so che dolore dà
staccare il cuore e l'anima
guardo con gli occhi nei tuoi se guardano
su questa bocca che ti do
e potrei dirti sei mio... mio
è quasi una parola che ti condiziona, sai
che mio tanto tu non sei
se mi telefoni lo fai per solitudine ma
per solitudine anch'io ti richiamai
per un erotico ricordo che m'invade
di colpo si apre la passione di una rosa al sol
rispetto non c'è
nel tempo che avrò con te
perché
capisco che ti perdo, riconosco il verbo
e so che dolore dà
staccare il cuore e l'anima...
(Testo di Samuele Bersani musica di Ryuichi Sakamoto)
Avatar
Avatar o Pocahontas nello spazio. Non so. Così mi dicono. Non ho mai visto Pocahontas.
La tecnica 3d ti pone dentro il film, ma tende a passivizzare lo spettatore, troppo preso a esplorare il frame a 3 d che a pensare criticamente all'uso degli stereotipi presenti nel film. Dalle persone che sembrano uscire dall'inquadratura a certi elementi vicini allo spettatore e tenuti fuori fuoco (esattamente come in un film*) la tecnica 3 d è divertente, ma ti abitui presto alla profondità di campo e l'occhiale toglie molta luce all'immagine (ogni tanto davo una sbirciatina senza).
Il film ti coinvolge e ti ingloba nel meccanismo narrativo, ti commuovi, parteggi per i buoni (i cattivi sono davvero improponibili) rimani meravigliato per un pianeta ricostruito al digitale senza avere l'impressione si tratti di un disegno animato. Grazie a nuove tecniche di ripresa del motion control (nessun software può simulare con altrettanta efficacia di noi umani i nostri movimenti quindi i personaggi del film si basano su riprese degli attori in carene d ossa sulle quali i software costruiscono i movimenti degli alieni) l'animazione digitale è davvero ariosa, composita e il 3D ne aumenta l'effetto.
La storia è molto interessante nei suoi assunti nascosti.
Il misticismo alogico della new age è ora sostenuto da una parvenza di scientificità: il pianeta è collegato come unico essere vivente tramite le radici degli alberi gli indigeni possono connettersi con piante animali tramite delle terminazioni nervose che hanno in fondo alla lunga treccia di capelli. Come espediente concettuale lo stesso dei midichlorian di Star Wars (i microorganismi che generano la forza).
Gli scienziati sono dei bambinoni in preda alle loro fisse "da cervelloni" (il personaggio di Sigourney Waver che, in punto di morte, pensa ancora a prendere dei campioni della flora autoctona...). La tecnologia è vista come elemento neutro, la cattiveria sta tutta nei militari (tranne quelli che si ribellano, unico eroe al femminile di un film come al solito declinato al maschile) e nessuno ha da ridire sulla scarsa eticità dell'impiego degli Avatar (alieni riprodotti artificialmente interlacciati agli umani che possono muoversi tranquillamente nel villaggio degli autoctoni).
Se un umano può muovere con la sola forza del pensiero (e un sostanzioso contributo tecnologico) un pezzo di carne alieno alto 3 metri vuol dire che non c'è assolutamente misticismo nel film, altro che connessione tra esseri viventi! Conta solo la forza della mente umana: il corpo è pura meccanica (un'idea che ci arriva direttamente dall'illuminismo appena aggiornato agli attuali standard tecnologici).
Però l'integrazione razziale è sincera (anche se il protagonista rinuncia al suo corpo umano perchè malato ma non certo alla sua cultura e ai suoi valori e non basta diventare blu per non essere razzisti) anche se lo sguardo sugli indigeni è ancora terribilmente antropocentrica (la preghiera col pianeta consiste in un agitarsi da seduti oscillando lateralmente il busto tenendosi tutti per mano,... Ma Cameron non ha mai pregato in vita sua?).
Però esci dalla sala commosso, galvanizzato, e pronto a vedere il seguito cui il regista sta già pensando aspettando solo che questo primo episodio faccia rientrare, con i dovuti interessi, i 400 milioni di dollari che è costato...
Ne riapriremo dopo l'uscita negli schermi italiani (in 800 copie non tutte in 3D naturlisch) venerdì 15 gennaio.
* Non userò mai la cretinata dell'espressione film a 2D per indicare un film in opposizione a una tecnica che ha ancora solo una funzione esornativa ma non contribuisce di per sé alla costruzione della storia.
La tecnica 3d ti pone dentro il film, ma tende a passivizzare lo spettatore, troppo preso a esplorare il frame a 3 d che a pensare criticamente all'uso degli stereotipi presenti nel film. Dalle persone che sembrano uscire dall'inquadratura a certi elementi vicini allo spettatore e tenuti fuori fuoco (esattamente come in un film*) la tecnica 3 d è divertente, ma ti abitui presto alla profondità di campo e l'occhiale toglie molta luce all'immagine (ogni tanto davo una sbirciatina senza).
Il film ti coinvolge e ti ingloba nel meccanismo narrativo, ti commuovi, parteggi per i buoni (i cattivi sono davvero improponibili) rimani meravigliato per un pianeta ricostruito al digitale senza avere l'impressione si tratti di un disegno animato. Grazie a nuove tecniche di ripresa del motion control (nessun software può simulare con altrettanta efficacia di noi umani i nostri movimenti quindi i personaggi del film si basano su riprese degli attori in carene d ossa sulle quali i software costruiscono i movimenti degli alieni) l'animazione digitale è davvero ariosa, composita e il 3D ne aumenta l'effetto.
La storia è molto interessante nei suoi assunti nascosti.
Il misticismo alogico della new age è ora sostenuto da una parvenza di scientificità: il pianeta è collegato come unico essere vivente tramite le radici degli alberi gli indigeni possono connettersi con piante animali tramite delle terminazioni nervose che hanno in fondo alla lunga treccia di capelli. Come espediente concettuale lo stesso dei midichlorian di Star Wars (i microorganismi che generano la forza).
Gli scienziati sono dei bambinoni in preda alle loro fisse "da cervelloni" (il personaggio di Sigourney Waver che, in punto di morte, pensa ancora a prendere dei campioni della flora autoctona...). La tecnologia è vista come elemento neutro, la cattiveria sta tutta nei militari (tranne quelli che si ribellano, unico eroe al femminile di un film come al solito declinato al maschile) e nessuno ha da ridire sulla scarsa eticità dell'impiego degli Avatar (alieni riprodotti artificialmente interlacciati agli umani che possono muoversi tranquillamente nel villaggio degli autoctoni).
Se un umano può muovere con la sola forza del pensiero (e un sostanzioso contributo tecnologico) un pezzo di carne alieno alto 3 metri vuol dire che non c'è assolutamente misticismo nel film, altro che connessione tra esseri viventi! Conta solo la forza della mente umana: il corpo è pura meccanica (un'idea che ci arriva direttamente dall'illuminismo appena aggiornato agli attuali standard tecnologici).
Però l'integrazione razziale è sincera (anche se il protagonista rinuncia al suo corpo umano perchè malato ma non certo alla sua cultura e ai suoi valori e non basta diventare blu per non essere razzisti) anche se lo sguardo sugli indigeni è ancora terribilmente antropocentrica (la preghiera col pianeta consiste in un agitarsi da seduti oscillando lateralmente il busto tenendosi tutti per mano,... Ma Cameron non ha mai pregato in vita sua?).
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