J'ai eu le mal de toi fallait qu'j'te l' dise
Et je l'ai gard� longtemps
Avant que cette blessure d'amour se cicatrise
Il m'en a fallu du temps
Mon coeur ne battait plus que pour me dire
Mais qu'est-ce que tu fais j'attends
Si j'ai plu personne � aimer
Qu'est-ce que qu'on va d' venir
Fais gaffe on n'ai plus vingt ans
Il en a fallu des heures o� l'�me s'enlise
Comme dans des sables mouvants
Avant de retrouver le go�t aux heures exquises
De la doucer du printemps
C'�taiat un ciel de pluie une ombre grise
De l'aube au soleil couchant
Comme une pr�sence de toi qui s'�ternise
Qui n' peut plus s'oublier vraiment
Mon coeur s'arr�tait quelquefois
comme pour me dire
Un jour ce sera fini vraiment
C'est de ne plus savoir aimer qui fait vieillir
Il en a fallu des heures o� l'�me s'enlise
Comme dans des sables mouvants
J'ai eu le mal de toi fallait qu'j'te l' dise
Et il revient de temps an temps
10 luglio 2006
Pane e cioccolata....
No,
non è la mia dieta qui a Parigi, ma la sensazione di stare dentro un film (Pane e cioccolata di Brusati, appunto) che ho provato stasera tornando a casa dopo la proiezione di Star Trek...
I parisien erano un po' già (chissà come avrebbero festeggiato avessero vinto loro...) tranne qualcuno che inneggiava all'Italia e qualcun altro no... Davanti a Notre Dame la piazza ha fischiato a un inopportuno gruppo des italiens che gridava forza Italia!!! (o forse erano berlusconiani e io non ci ho capito niente...).
Comunque.
Mentre tornavo a casa (scusate se insisto ma fa la sua porca figura dire tornato a casa mentre sto a Parigi...) camminando per via Beaubourg, incrocio due gruppi di Italiani, con tanto di bandiera e/o visi dipinti col tricolore (qualcuno pù sobriamente solo tre strisce sugli zigomi...) che urlavano a squarciagola rispettivamente: La società dei magnaccioni; O sole mio.
I parigini sorridevano a tanto folclore, io mi dissociavo e facevo finta (di non essere italiano, di non essere...), ridendo tra me e me (mica tanto, anzi piuttosto sguaiatamente, vuoi vedere che agli occhi parigini il vero spettacolo sono stato io...?) perché, una volta di più, mi immedesimo in Nino, il personaggio interpretato da Manfredi nel film di Brusati che, sul treno che dovrebbe riportarlo in patria dalla Svizzera non riesce proprio a rassegnarsi ai suoi compatrioti che sono più veri del peggiore cliché sugli italiani (pizza e mandolino, 'na voce e 'na chitara...).
Non è per mania di protagonismo ma, come Nino, non mi sento rappresentato nemmeno un po' da slogan e bandiere, non sopporto l'adeguarsi a un sentire banale, perché serializzato, prevedibile, standardizzato dove, insomma, l'individuo scompare nel peggiore prodotto della società industriale, la massa...
E poi... la società dei magnaccioni... ma che volgarità!
non è la mia dieta qui a Parigi, ma la sensazione di stare dentro un film (Pane e cioccolata di Brusati, appunto) che ho provato stasera tornando a casa dopo la proiezione di Star Trek...
I parisien erano un po' già (chissà come avrebbero festeggiato avessero vinto loro...) tranne qualcuno che inneggiava all'Italia e qualcun altro no... Davanti a Notre Dame la piazza ha fischiato a un inopportuno gruppo des italiens che gridava forza Italia!!! (o forse erano berlusconiani e io non ci ho capito niente...).
Comunque.
Mentre tornavo a casa (scusate se insisto ma fa la sua porca figura dire tornato a casa mentre sto a Parigi...) camminando per via Beaubourg, incrocio due gruppi di Italiani, con tanto di bandiera e/o visi dipinti col tricolore (qualcuno pù sobriamente solo tre strisce sugli zigomi...) che urlavano a squarciagola rispettivamente: La società dei magnaccioni; O sole mio.
I parigini sorridevano a tanto folclore, io mi dissociavo e facevo finta (di non essere italiano, di non essere...), ridendo tra me e me (mica tanto, anzi piuttosto sguaiatamente, vuoi vedere che agli occhi parigini il vero spettacolo sono stato io...?) perché, una volta di più, mi immedesimo in Nino, il personaggio interpretato da Manfredi nel film di Brusati che, sul treno che dovrebbe riportarlo in patria dalla Svizzera non riesce proprio a rassegnarsi ai suoi compatrioti che sono più veri del peggiore cliché sugli italiani (pizza e mandolino, 'na voce e 'na chitara...).
Non è per mania di protagonismo ma, come Nino, non mi sento rappresentato nemmeno un po' da slogan e bandiere, non sopporto l'adeguarsi a un sentire banale, perché serializzato, prevedibile, standardizzato dove, insomma, l'individuo scompare nel peggiore prodotto della società industriale, la massa...
E poi... la società dei magnaccioni... ma che volgarità!
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