22 maggio 2008

22 maggio 1978

Esattamente 30 anni fa veniva approvata in via definitiva, dopo una lunga battaglia politica dentro e fuori dal parlamento, coi voti contrari dei Radicali (che consideravano la legge troppo restrittiva cfr. il mio post La legge sull'aborto) la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza volgarmente detta legge sull'aborto.

Come ogni legge di uno stato democratico la legge 194 intervenne su una situazione di fatto già esistente, per regolamentarla e tutelare la salute della donna.
L'aborto infatti, pur proibito per legge, in Italia si praticava. lo facevano mammane e medici clandestinamente, dietro lauti compensi, e le donne rischiavano infezioni (e non si poteva nemmeno andare in ospedale era come autodenunciarsi...).
La 194 non ha introdotto l'aborto in Italia ma ha stabilito quando lo si poteva fare (fino alla 12ma settimana) dove (in ospedali) e chi poteva farlo (le minorenni devono avere l'autorizzazione dei genitori).
Da allora gli aborti in Italia sono si sono dimezzati nonostante i consultori, le strutture mediche previste dalla legge, sono stai nel frattempo svuotati della loro funzione primaria, che era quella di dissuadere la donna da abortire (cercando di indagarne le motivazioni) ricordando percorsi alternativi (non riconoscimento del figlio) e diffondendo tutti i mezzi anticoncezionali a disposizione.

Oggi, dopo 30 anni, di profilattici si parla timidamente in uno spot del ministero della salute (subito espunto dai palinsesti), a scuola non se ne parla e se qualche studente ne richiede la diffusione nasce lo scandalo (miei amici di sinistra scandalizzati commentarono paternalisticamente "invece di farli studiare ora li facciamo trombare anche gratis!!!") e quasi mai quando una donna abbandona un bambino appena nato si ricorda che la legge italiana permette a qualunque donna, anche clandestina di poter partorire in una struttura pubblica e non riconoscere il bambino .

La 194 ha tutelato la salute della donna e le ha permesso di decidere attivamente quando diventare madre non di subirsi la gravidanza quale che sia la causa del concepimento (stupro, sesso adolescenziale senza le necessarie precauzioni, gravidanza inattesa in una coppia di coniugi già con altri figli).
Ora credete davvero che se la legge venisse abrogata o modificata in senso restrittivo gli aborti in Italia finirebbero?
Ovviamente no, tornerebbero nella clandestinità, mettendo la salute delle donne a rischio unica discriminante il grado di cultura e la classe sociale. Chi ha i soldi (e le conoscenze) andrebbe ad abortire all'estero (come fanno le coppie che hanno bisogno di assistenza per il concepimento escluse dalla pessima legge 40) tutte le altre tornerebbero sotto le mani sporche e inesperte di mammane (o degli stessi medici, magari quelli che con la 194 potevano sottrarsi da praticare aborti grazie all'obiezione di coscienza, adesso non più così rimordente dato che per ogni aborto percepirebbero 100 volte quello previsto dalla legge...).

Martedì Famiglia Cristiana pubblica un editoriale (che non riesco a leggere in originale perché il sito del settimanale è irraggiungibile) nel quale si sprona il parlamento, ora che ha i numeri, a modificare la legge 194.

«Oggi non è più sufficiente proporre una migliore applicazione senza toccare nulla dal punto di vista legislativo. Tutti ormai, se si escludono frange femministe fuori dalla storia, Pannella e la solita rumorosa pattuglia radicale (sempre più esigua), hanno abbandonato la vecchia formula che l’aborto è “questione di coscienza”, affare privato che non attiene alla sfera del bene comune».
«In Parlamento ci sono i numeri per sgretolare il “mito della 194”. Si tratta di una maggioranza trasversale che, in primo luogo, fa appello ai politici cattolici».
«Le motivazioni non sono tanto d’ordine morale ed etico: negli anni Settanta incombeva la paura della sovrappopolazione, oggi siamo all’inverno demografico, che fa dell’Italia il Paese più anziano al mondo, assieme al Giappone. La 194 vi ha sicuramente contribuito, lo dicono i numeri. Eppure, non si riesce a trovare una strada per rivedere questa legge: un tabù intoccabile, in un Paese dove si cambia perfino la Costituzione».
«l’aborto è un fatto di rilevanza pubblica e politica» «la libertà di non abortire va codificata a partire dalla dichiarazione che l’essere umano è tale fin dal concepimento (non dopo un numero di settimane stabilito per legge). E anche i consultori vanno riformati: più che aiutare la vita, oggi certificano solo l’aborto».
(Fonte Il Giornale)


Un articolo infame, ignobile, reazionario, patriarcale e bugiardo.

Infame perché non riconosce che la 194 togliendo l'aborto dalla clandestinità ha salvato la vita a tante donne; ignobile, perché si preoccupa più della salute di un mucchietto di cellule che di quella della madre senza la quale quel mucchietto non sarebbe nulla; reazionario perché tacciando di femministe fuori dalla storia quelle donne che difendono la legge l'editoriale sposta la rilevanza dell'aborto da individuale a pubblica, come? Dicendo che la 194 ha causato la crescita zero del paese e che negli anni 70 ha funzionato perché serviva invece un controllo demografico.
Questa è una bugia. Molte delle donne che sono ricorse all'interruzione di gravidanza hanno poi fatto figli e certo tra i motivi che hanno portato il paese alla crescita zero non c'è certo la possibilità di abortire (solo una mentre padrona e patriarcale può fare un accostamento del genere). E' una menzogna di chi malvedendo l'autodeterminazione femminile farebbe carte false perché la vita delle donne torni ad essere controllata dagli uomini (magari quelli della chiesa, che, avendo scelto la castità, loro sì che contribuiscono alla crescita zero del paese...).

Ogni persona di buon senso deve sbugiardare queste affermazioni, deve costringere questi malati di mente nazisti e misogini a uscire allo scoperto a e a dire quel che pensano veramente. E che nessuna Miriam Mafai venga a dirmi che queste sono idee che una democrazia che si dica tale può tollerare vengano diffuse!!!

(foto tratta dal sito www.complessoperforma.it)

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