Compro in edicola il numero due di Storica la nuova rivista di storia del National Geograpich. Incuriosito, anche dal prezzo di lancio, la sfoglio e mi pento subito dell'acquisto.
Come quasi tutte le riviste italiane di divulgazione storico-scientifica anche Storica paga il pegno a una impostazione comune fatta di sensazionalismi, accenti sulla vita privata di personaggi storici, racconti che seguono i clichè semplificatori delle fiction cine-televisive. Nessuna visione d'insieme storica, sociale, politica, economica, nessun metodo scientifico, rigore delle affermazioni. Si parla di storia come si potrebbe parlare dell'ultimo Grande Fratello .
Volete qualche esempio?
Alle pagine 61-62, nell'articolo Annibale, il talento dell'odio, di Josè Antonio Monge Marigorta, che si qualifica come filologo, si legge:
Sembra il tono del mio libro di letture alle elementari (nei primi anni settanta) tra i racconti del quale figuravano zollette di zucchero aliene che scendevano pacificamente sulla Terra a bordo della loro astronave (mentre oggi in prima elementare si studia la catena alimentare e l'estinzione dei dinosauri...).
Ora non è necessario essere ferrati in storia per sapere che le cose erano ben più complesse e profonde di così e che la questione Roma-Cartagine andava ben al di là di una vendetta o della supremazia (Militare? Economica? Culturale? l'articolo non lo dice) di Annibale su Roma.
Anche su Wikipedia, la sempre meno attendibile enciclopedia della rete, si può leggere una spiegazione più consona:
A pag. 90 dello stesso numero, in un articolo sulla stele di Rosetta ,viene fornita, come corredo iconografico, la riproduzione a tutta pagina del quadro di Giuseppe Angelelli La spedizione franco-toscana conservato oggi nel Museo Archeologico di Firenze che vi propongo di seguito.
Il quadro ritrae, tra gli altri, Ippolito Rossellini, il capo della Spedizione Letteraria Toscana in Egitto del 1828-29, finanziata dal Granduca di Toscana Leopoldo II, che si era affiancata alla spedizione effettuata in Egitto dall’équipe francese diretta da Jean-Francois Champollion (fonte Dipartimento di Scienze Storiche del Mondo Antico di Pisa).
Ora la cosa più grave non è che nell'articolo non si menziona la parte Toscana della spedizione francese in Egitto ma è il tono della didascalia che accompagna la riproduzione del quadro:
Un'immagine?!!? Senza nemmeno citare l'autore del quadro, come fosse una fotografia? !?! La didascalia non dice "il quadro di ... che rittrae Tizio e Caio" ma indica direttamente i nomi dei rappresentati come fossero davvero loro, come si fa di solito, appunto, per una immagine fotografica.
Ecco la serietà di questa rivista... Che oviamente mi guarderò bene dal comperare nuovamente.
Chi la scrive, la compone, la impagina non sa un cacchio di niente (eppure, internet aiuta...) ma conciona e scrive didascalie ridicole.
Ora capisco che una rivista ha il respiro corto della (cattiva) divulgazione e dell'intrattenimento ma molti credono che questo voglia dire semplificazione mentre i bravi divulgatori (quelli su ci mi sono formato io) dovevano essere in grado senza scalfire il rigore scientifico di farsi capire anche da chi non era addetto ai lavori.
A chi serve questa rivista? Quale formazione promuove? Quali scopi divulgativi ha? Nessuno se non quello del pettegolezzo fatto con la solita pacchiana e ridicola leggerezza di chi non sa assolutamente di ciò che si parla ma sa che, tanto, nessuno sarà mai in grado di contraddirlo.
Come quasi tutte le riviste italiane di divulgazione storico-scientifica anche Storica paga il pegno a una impostazione comune fatta di sensazionalismi, accenti sulla vita privata di personaggi storici, racconti che seguono i clichè semplificatori delle fiction cine-televisive. Nessuna visione d'insieme storica, sociale, politica, economica, nessun metodo scientifico, rigore delle affermazioni. Si parla di storia come si potrebbe parlare dell'ultimo Grande Fratello .
Volete qualche esempio?
Alle pagine 61-62, nell'articolo Annibale, il talento dell'odio, di Josè Antonio Monge Marigorta, che si qualifica come filologo, si legge:
(...) quando ancora non aveva compiuto i trent'anni, [Annibale] si lanciò in quella che sarebbe stata l'ossessione della sua vita: vendicare la propria patria e suo padre dopo la pesante sconfitta della Prima guerra punica /264-241 a.C.) e ottenere la supremazia nel Mediterraneo occidentale. Poteva contare sull'appoggio del settore politico dominante nel Consiglio di Cartagine, su un esercito ben addestrato (nel quale si mescolavano componimenti africane ispaniche) e, soprattutto, su un motore" psicologico straordinario, che fa comprendere il motivo della sua enorme impresa: un odio inestinguibile verso Roma e tutto ciò che era romano, inculcatogli dal padre nella sua infanzia.A parte il tono tonitruante che parla di supremazia, di ossessione della vita, a parte l'appoggio del settore politico dominante nel Consiglio di Cartagine (senza nulla dirci sul sistema politico vigente a Cartagine all'epoca...) è sconcertante come tutto venga risolto a una questione privata, la difesa della patria e la vendetta della sconfitta del padre di Annibale che gli avrebbe inculcato l'odio per Roma.
Sembra il tono del mio libro di letture alle elementari (nei primi anni settanta) tra i racconti del quale figuravano zollette di zucchero aliene che scendevano pacificamente sulla Terra a bordo della loro astronave (mentre oggi in prima elementare si studia la catena alimentare e l'estinzione dei dinosauri...).
Ora non è necessario essere ferrati in storia per sapere che le cose erano ben più complesse e profonde di così e che la questione Roma-Cartagine andava ben al di là di una vendetta o della supremazia (Militare? Economica? Culturale? l'articolo non lo dice) di Annibale su Roma.
Anche su Wikipedia, la sempre meno attendibile enciclopedia della rete, si può leggere una spiegazione più consona:
La figura di Annibale ha sofferto di una storica distorsione. I soli scritti su di lui sono le fonti romane, ovviamente molto ostili, in quanto Roma lo considerò il peggior nemico che abbia dovuto fronteggiare.Ma se proprio siamo wiki diffidenti basta aprire un qualsiasi libro di storia per leggere che:
La Guerra fu caparbiamente voluta da Cartagine, o meglio dalla famiglia dei Barca [la maniglia di Annibale], esponenti dei ceti imprenditoriali e commerciali, invano avversati dall'aristocrazia terriera, impersonata allora dalla famiglia degli Annone. Lo stato cartaginese era uscito umiliato dalla feroce lotta sostenuta nella repressione della rivolta dei sui mercenari [a differenza di Roma che aveva all'epoca un esercito costituito da leve cittadine, Cartagine disponeva di un esercito di professionisti a pagamento]: aveva dovuto sgomberare (...) la Sardegna e pagare a Roma un'ulteriore indennità oltre a quella fissata dal trattato di pace. La perdita della Sardegna significò l'esclusione dal Tirreno nel quale fino a qualche decennio prima le marinerie cartaginesi spadroneggiavano in gara con quelle greche e quelle etrusche. (Fonte: la Storia, vol. III Roma dalle origini ad Augusto Utet, Torino 2004 pag. 243)Altro che odio familistico....
A pag. 90 dello stesso numero, in un articolo sulla stele di Rosetta ,viene fornita, come corredo iconografico, la riproduzione a tutta pagina del quadro di Giuseppe Angelelli La spedizione franco-toscana conservato oggi nel Museo Archeologico di Firenze che vi propongo di seguito.
Il quadro ritrae, tra gli altri, Ippolito Rossellini, il capo della Spedizione Letteraria Toscana in Egitto del 1828-29, finanziata dal Granduca di Toscana Leopoldo II, che si era affiancata alla spedizione effettuata in Egitto dall’équipe francese diretta da Jean-Francois Champollion (fonte Dipartimento di Scienze Storiche del Mondo Antico di Pisa).
Ora la cosa più grave non è che nell'articolo non si menziona la parte Toscana della spedizione francese in Egitto ma è il tono della didascalia che accompagna la riproduzione del quadro:
Chanpollion, seduto al centro, e il suo collega Ippolito Rossellini, in piedi alla sua destra, in un'immagine dela spedizione franco-toscana in Egitto del 1828. Museo Archeologico di Firenze
Un'immagine?!!? Senza nemmeno citare l'autore del quadro, come fosse una fotografia? !?! La didascalia non dice "il quadro di ... che rittrae Tizio e Caio" ma indica direttamente i nomi dei rappresentati come fossero davvero loro, come si fa di solito, appunto, per una immagine fotografica.
Ecco la serietà di questa rivista... Che oviamente mi guarderò bene dal comperare nuovamente.
Chi la scrive, la compone, la impagina non sa un cacchio di niente (eppure, internet aiuta...) ma conciona e scrive didascalie ridicole.
Ora capisco che una rivista ha il respiro corto della (cattiva) divulgazione e dell'intrattenimento ma molti credono che questo voglia dire semplificazione mentre i bravi divulgatori (quelli su ci mi sono formato io) dovevano essere in grado senza scalfire il rigore scientifico di farsi capire anche da chi non era addetto ai lavori.
A chi serve questa rivista? Quale formazione promuove? Quali scopi divulgativi ha? Nessuno se non quello del pettegolezzo fatto con la solita pacchiana e ridicola leggerezza di chi non sa assolutamente di ciò che si parla ma sa che, tanto, nessuno sarà mai in grado di contraddirlo.
Beh, magari proprio nessuno no.