19 aprile 2010

Le donne si sono liberate da sole.

Me ne aveva già accennato Dario, dell'articolo di Susanna Tamaro su Corsera  dal titolo "Il femminismo non ha liberato le donne", poi leggo il post disinvolto, nel linguaggio, di Ludik che si riferisce a un altro articolo sull'argomento "Noi donne, meno libere di vent'anni fa" di Maria Laura Rodotà (apparso sempre su Corsera) e allora provo anche io a dire la mia.

Entrambi gli articoli pubblicati sul quotidiano della borghesia padronale fanno un discorso su certi aspetti dell'essere donna oggi, molto parziali e superficiali, prendendo entrambi in prestito il termine femminismo per farne un uso retorico.

Susanna Tamaro ne fa un uso reazionario e patriarcale che non sorprende perchè chi la conosce la evita. A cosa riduce il femminismo Tamaro? Al movimento politico (ma la parola non la usa mai)  della generazione che ha combattuto, negli anni della prima giovinezza, la battaglia per la libertà sessuale e per la legalizzazione dell’aborto.
Ed ecco il primo scippo. Come se il femminismo abbia pensato solo a questo. O, detto in altro modo, come se la liberazione del corpo della donna vertesse solo sulla liberazione sessuale e sull'aborto.
Tamaro fa finta di dimenticare (meglio far finta che non sapere proprio, per quanto mi riguarda l'ignoranza le dovrebbe precludere di scrivere su un quotidiano) che per le donne, per tutte le donne, la liberazione del corpo era un questione di sopravvivenza: dai padri e fratelli padroni che le picchiavano ai mariti che potevano ucciderle per adulterio con tanto di benestare del codice penale l'articolo 587 così profondamente sessista che recitava:
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.

Della figlia o della sorella, non del figlio o del fratello.
L'onore è macchiato solo se la moglie, la figlia o la sorella fanno sesso fuori dal matrimonio e chi li uccide si fa al massimo sette anni di galera.
Un articolo del codice cancellato solamente nel 1981 con la legge n. 442 del 5 agosto ben dopo la legge sul divorzio (1972), la riforma del diritto di famiglia (legge 151/1975), e la legge sull'aborto (1979).

La liberazione femminile non passa solo attraverso il sacrosanto diritto di stabilire cosa fare del proprio corpo a letto e in caso di gravidanza (e Tamaro si guarda bene di fornire le cifre di aborti praticati oggi rispetto quelli praticati 30 anni fa... che sono diminuiti di due terzi) ma passa anche attraverso il diritto a non essere stuprate perché si va in giro con un jeans troppo stretto (e per una legge decente dovremo aspettare gli anni novanta grazie al lavoro di Agostena Bassi), passa attraverso al diritto a lavorare perché il lavoro emancipa e fa uscire di casa dove ci sono padri fratelli mariti... (se ne era accorto De Santis nel film Roma ore 11 e per questo il film non era stato fatto andare a Berlino...).
Insomma se i ragazzini oggi portano certi orecchini con zirconi che nemmeno io mi sognerei di portare lo dobbiamo al 68, se oggi le donne fanno le spazzine, conducono gli autobus e sono anche nelle forze dell'ordine, lo dobbiamo al femminismo che ha emancipato le donne dal sessismo che, lungi dall'essere morto, è ancora vivo e vegeto.
Fa comodo a Tamaro dire che l'aborto è l'unico o il precipuo prodotto del femminismo e in quanto ai toni che usa nel parlarle Tamaro non è da meno di nessun uomo, di chiesa o meno, comunque di un maschio, patriarcale, eterosessista e maschilista, e lascio alle mie sorelle di sbeffeggiarla, e schiaffeggiarla (simbolicamente o meno...) per aver descritto la leggerezza con cui tutto ciò avveniva, non perché fossi credente — allora non lo ero — né per qualche forma di moralismo imposto dall’alto, ma semplicemente perché mi sembrava che il manifestarsi della vita fosse un fatto così straordinariamente complesso e misterioso da meritare, come minimo, un po’ di timore e di rispetto.

Tamaro, VERGOGNATI prima della legalizzazione dell'aborto quante donne morivano perchè quegli stessi uomini sedicenti medici che poi si sarebbero avvalsi dell'obiezione di coscienza praticavano aborti clandestini?
VATTI A STUDIARE LA STORIA PRIMA DI PARLARE.

Solo uno sciacallo (uomo o donna poco importa), può pensare a una donna che abortisce come a una donna allegra e spensierata. E' un'idea che mi fa vomitare, che mi fa venire voglia di essere violento, come si usava negli anni settanta (anni in cui si gambizzava per molto meno...).

E' un'idea falsa, distorta, nazista nella sua essenza e si scontra contro un principio democratico inespugnabile che la mia idea etica non può obbligare un'altra persona che col proprio corpo (e con la vita che dal proprio corpo sta per nascere) secondo la legge italiana ha piena autonomia decisionale.

Se leggiamo il resto dell'articolo, però, notiamo che c'entra col femminismo come i cavoli a merenda. Anzi le constatazioni che Tamaro fa inneggiano casomai alla necessità di un ritorno massiccio al femminismo...
Insomma la società di oggi non è così grazie al femminismo ma proprio a causa della sua mancanza...
In ogni casi il femminismo viene evocato per parlare d'altro di aborto visto come emanazione del consumismo morale in cui vivremmo, della libertà di costumi che fa le donne mignotte e gli uomini froci...
L'ipocrisia di fondo di Tamaro è che le ragazzine di oggi che pensano all'aspetto fisico e a fare le veline, dipinte come vittime del permissivismo post femminista, sono in realtà succubi di quei "valori" (sic!) che precedono il femminismo e che sono a lui sopravvissuti.
Ma la cosa che fa più pena (e rabbia) è che Tamaro non si rende conto che se oggi lei può scrivere quel che scrive sul corsera lo deve proprio al lavoro fatto dalle donne che hanno militato nel femminismo (lei che ha pure la faccia tosta di dire di non avere mai militato, ma c'aveva le amiche).
La profonda ignoranza storica (colpa precipua del 68) è la più grande offesa che si possa fare nel parlare del femminismo riducendolo a slogan o a parti di un pensiero ben più complesso, profondo e che è giunto fino ad oggi.


Non da meno è Maria Laura Rodotà, figlia di Stefano Rodotà (uno dei pochi uomini italiani di sinistra ad avere le idee chiare, andatevi rileggere i suoi articoli su Repubblica) e già direttrice di Amica (che giornale profondo...) che scrive: Per essere libere bisogna avere opportunità, e diritti. E invece: dopo le prime, vitali (per molte donne sì, vitali) conquiste, come il diritto a interrompere una gravidanza, le femministe-guida d'Italia sono andate dove le portava l'ombelico.
Bell'accenno al libro che ha reso Tamaro ricca (ma ha confermato anche di essere una pessima scrittrice) e stessa semplificazione ideologica del femminismo per poi accanirsi su quanto il femminismo ha fatto dopo  (la cui sconfitta, semmai, sta nell'isolamento politico in cui ha scelto, almeno in parte, di porsi o è stato messo senza che facesse nulla per evitarlo) conservando certi accenti politici di allora (anticapitalismo, marxismo, internazionalismo) che oggi vengono visti come mode (sic!) desuete e Nostalgiche da parte anche di una certa parte delle stesse donne ( e dei miei amici froci...).
Ma anche nell'articolo di Rodotà una volta evocato un mostro semplificatorio che lei chiama femminismo si parla poi di ben altro dove il femminismo emerge nella sua sua totale assenza e necessità.

Quel che le donne (la società tutta) son diventate oggi non è successo a causa del femminismo ma proprio per la sua assenza.

Le donne oggi non saranno del tutto libere ma certamente sono più libere di quarantanni fa. Se certe donne (Rodotà e Tamaro in testa) sembrano aver scordato la lezione del femminismo non è certo colpa del femminismo né dimostra che il femminismo ha sbagliato. Dimostra casomai la sua profonda attualità e necessità di esserci se anche un blogger intelligente e impegnato come Ludik per descriversi ipoteticamente come donna dice Se avessi la figa probabilmente mi incazzerei meglio.
Ammazza se c'è ancora bisogno del femminismo!!!
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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