31 agosto 2008

Per A. (e due!)



Se tu la notte non mi vieni a trovare
non è importante per me
non è l'amore che mi fa poi sognare
ma la pazza voglia di te...

30 agosto 2008

Renato Biagetti, ucciso dai fascisti il 27 agosto 2006

Qualche giorno fa ho visto in giro per il quartiere questo poster

in due versioni,


Ne rimango colpito e incuriosito. Intanto per via di tutto quel nero, che, devo dire la verità, mi far pensar male.

Ma poi leggo quel che c'è scritto in uno dei due poster "Due anni fa una mano fascista ti ha portato via" e non ho più dubbi.

Così iersera, di ritorno dal mare, sono andato al parco Schuster. Non sento nessuna musica arrivare dal parco, da dietro la Basilica , che mi occlude la vista. Ma vedo una camionetta della polizia e capisco eh la manifestazione è lì.
Arrivo che sul palco non c'è la musica, ma Stefania Zucconi, la mamma di Renato, il ragazzo ucciso dai due aggressori fascisti. Non ne sapevo nulla. La mamma ringrazia tutti i presenti, ricorda tutte le altre mamme di figli morti ammazzati in circostanze analoghe, che si sono costituite nel gruppo Madri per Roma città aperta poi introduce un video commemorativo su Renato, suo figlio (molto simile a quest'altro, che trovo su youtube).

Sotto lo schermo su cui vengono proiettate le immagini, uno striscione ricorda un'altra vittima, questa volta del fascismo di stato, visto che è stato ammazzato, ammanettato, da 4 poliziotti, Francesco Aldovrandi, caso del quale avevo parlato un anno fa.

Dopo il video, Poi, qualcuno legge la lettera che la Signora Stefania ha scritto al Pm e al Giudice del Tribunale Minorile di Roma.
Come madre di Renato Biagetti sento la necessita' di esprimermi riguardo all'omicidio ed alle accuse con cui il PM cita in giudizio Amoroso Gioacchino. Io non sento l'esigenza di una giustizia punitiva per il crimine che ha tolto la vita a mio figlio, solo su una cosa non transigo: sulla VERITA’ che mi è dovuta e che è dovuta a Renato, che non ha compiuto nessun reato. Di una giustizia menzognera non so che farmene, non mi appartiene se la motivazione sara' ancora 'morte per rissa avvenuta per futili motivi tra balordi'. Se questa deve essere la modalità per avere giustizia, preferisco che vengano dichiarati entrambi innocenti e mandati liberi! Solo attraverso una OGGETTIVA VERITÀ DEI FATTI si puo' ottenere una giustizia. Perche' io conosco Renato e il suo modo di vivere come nessun altro. Non accettero' mai una lettura di questo evento tragico come un semplice e banale diverbio degenerato per futili motivi ! Per tante ragioni: perche' Renato non era un rissoso e nella sua vita non ha mai fatto a botte, non ha mai cercato lo scontro fisico con nessuno, ha sempre anteposto al suo il bene del prossimo. Era un ragazzo che ha dedicato la sua giovane vita allo studio, ottenendo sempre ottimi risultati e non riportando mai note disciplinari........potrei allegare tante dichiarazioni dei suoi insegnanti e in special modo da chi lo ha visto come allievo nell'ultimo periodo della sua generosa vita. E cosi' e' stato anche quella notte. Perchè Renato Laura e Paolo sono stati aggrediti - mentre stavano tornando a casa dopo una tranquilla serata reggae sul litorale di Focene - da due individui, scesi dalla loro auto già armati di coltelli. Perche' quei due armati di coltelli gli sono saltati addosso con violenza inaudita urlando loro di tornarsene a casa perche' non erano del luogo. Signor Giudice, Signor PM chi scende dalla propria auto con coltelli alla mano per aggredire chiunque possa considerare estraneo e diverso, non sta cercando una lite. E' un aggressore, e' un potenziale assassino (come i fatti hanno dimostrato). Le mani di mio figlio erano bianche, non ha mai impugnato nulla che potesse offendere l'altro, anche nel momento dell'estremo saluto accanto ad un medico del Policlinico Gemelli, notavamo come fossero perfette, senza segni, ne' escoriazioni. Non e' possibile ridurre la violenza di questo atto alla degenerazione tragica di un banale diverbio, perche' sarebbe come uccidere mio figlio un'altra volta. Renato ha ricevuto 8 coltellate violentissime e non soltanto Laura e Paolo - che erano direttamente coinvolti - ma anche altri testimoni hanno visto che tutti e due avevano in mano un coltello e che entrambi hanno colpito Renato. Nel giudicare l'imputato di questo processo si deve tener conto delle testimonianze di chi era presente quella notte, di chi era al suo fianco, di chi insieme a Renato è stato aggredito e ha avuto lesioni, per ricostruire l'accaduto in modo corretto senza omettere le responsabilita' di entrambi gli assassini. Vi chiedo, nel processo, di raccontare l'aggressione con oggettiva verità e trarre le conseguenti conclusioni. Lei, giudice, ha in mano uno strumento di comunicazione e di educazione verso i giovani. Gli atti devono raccontare la verità, una verità semplice: che due ragazzi per odio verso l'estraneo, verso il diverso da sé e dal proprio contesto, hanno aggredito e ucciso Renato e ferito Paolo e Laura. La sentenza sulla morte di mio figlio può avere una valenza per altri giovani se viene raccontata negli atti la verità sull'aggressione violenta e devastante che ha subito mio figlio, oso dire scannato come un agnello sacrificale. Per dare un senso alla morte di Renato si deve chiarire quanto siano orribili la sopraffazione e l'uso delle armi, quanto sia terribile non riconocere nell'altro un proprio simile, ma solo un nemico da battere. In tal modo la sua sentenza deve servire a convincere un ragazzo a fermarsi, a riconoscere la supremazia della vita, deve fermarlo prima che una vita ancora sia strappata. Se lei scriverà una sentenza che possa fermare un'altra aggressione, avrà restituito a mio figlio la vera essenza della vita che è l'amore universale o anche semplicemente e non secondariamente la giustizia.
Certa di essere compresa la ringrazio e le porgo i piu' distinti saluti.


Stefania Zuccari

(dal sito Verità per Renato)

La lettura è finita. Io mi sono commosso, ho le lacrime agli occhi.
Intorno a me compagni, compagne, giovani, vecchi, cani, bambini, chi beve, chi fuma (sigarette) qualcuno assiepato allo stand dove si vende da mangiare, gente che si conosce, che si ritrova, che è lì per ricordare, per non dimenticare, per far sapere, anche a chi, come me, non sapeva e ora sa. Io ho appena saputo e mi rattristo, mi dispero, penso a Renato che non c'è più, che la sua fine poteva capitare a me o a qualcuno che conosco.

Poi inzia la musica di uno dei gruppi della serata organizzata da Renoize. >Prendo del materiale informativo, parlo con qualche compagno, e mi accingo a tornare a casa, affranto, triste, ma anche fiero dei compagni e delle compagne che hanno organizzato la serata, che ci fossero parecchie persone, che si continui a protestare, a parlare, a denunciare. Mentre mi faccio largo tra la folla non mi sono mai sentito così a casa mia in mezzo a tanti sconosciuti...


I fatti li leggo da un dossier pubblicato dal sito supporto legale dal quale riporto qualche stralcio:

Alcuni media, nei giorni successivi l’omicidio di Renato, si sono preoccupati di fornire ricostruzioni dei fatti che sostenevano la tesi di una banale rissa tra balordi, una lite tra giovani per futili motivi. Sin dal primo momento abbiamo denunciato lavolontà politica di far passare questo episodio tra i tanti di cronaca nera che riempono le pagine dei giornali, perchè questo farebbe comodo ai carabinieri, agli assassini nonchè agli amministratori di questa città che intendono allontanare la matrice culturale fascista da questo delitto per mantenere un clima di pacificazione politica. (...)
Per non parlare del gravissimo conflitto d’interessi che vede il padre di uno degli imputati carabiniere nello stesso gruppo operativo che ha condotto le indagini preliminari.

(...)I due indagati hanno asserito di essersi difesi, di essere li per
partecipare anche loro alla festa. Peccato che questa era finita già da diverso tempo e che armati di coltello non si viene per ballare.
E' stata un'aggressione perchè, arrivando nella stradina hanno subito iniziato ad
inveire contro Paolo e Renato. (...)
E' stata un'aggressione perchè l'autopsia ha accertato che Renato è deceduto a causa di queste 2 coltellate al cuore inflitte con estrema violenza tanto da lasciare il segno dell'elsa del coltello.
E' stata un'aggressione perchè chi uccide in questa maniera non sta cercando di
difendersi ne tantomeno è impegnato in una rissa, visto che il corpo di Renato non ha segni di colluttazione, ne ci sono i segni che abbia mai tentato di reagire.
E' stata un'aggressione; la parola rissa deve essere cancellata.

(...) Le indagini sono state condotte dall'Arma dei Carabinieri per la
quale lavora il padre di uno dei due arrestati: in particolare sono state svolte dai
colleghi del reparto operativo in cui presta servizio il padre. (...) Nel processo, uno dei due accusati ha nominato come perito di parte il fratello dell'ex capo del “ Reparto Indagini Speciale dei Carabinieri ” di Parma.

Renato il sabato sera del 27 agosto 2006 era andato a ballare al "Buena Onda" a Focene con Laura, la sua ragazza, e Paolo. Alle 5 del mattino, all'uscita del locale viene aggredito e pugnalato 8 volte. Gli aggressori sono due ragazzi di 17 e 19 anni. Uno dei due ha una celtica tatuata sul braccio*.

I giornali hanno parlato di una rissa tra balordi.

Questo omicidio si inserisce nella logica che vede non solo la città di Roma ma tutta l'Italia vittima di aggressioni fasciste nei confronti di chi è visto come diverso. Basta poco per esser visti diversi e aggrediti. Ognuno di noi è abbastanza "diverso" da poter essere vittima di queste aggressioni.

Succede molto più spesso di quanto non ce lo immaginiamo.

Nel dossier trovate un elenco delle aggressioni fasciste dal 2004 a oggi nel Lazio (nel dossier sono aggiornate al 2006, trovate qui un elenco generale, italiano, aggiornato al 2008).

ecco le aggressioni dei primi 4 mesi del 2008

Gennaio 2008

9 gennaio 2008: Scandiano(RE) (www.romagnaoggi.it)
Viene distrutta la lapide all'ingresso del cimitero ebraico di via Ariosto a Scandiano.

12 gennaio 2008: Isernia (Comunicato ARCI/PrimaPaginaMolise)
Alle 2 di notte un noto militante di estrema destra accoltella il presidente del circolo ARCI di Isernia che lo aveva fermato all'ingresso con due colpi vicino al polmone e all'arteria femorale. Fortunatamente sono solo 15 i giorni di prognosi.

14 gennaio 2008: Castelfranco Veneto (Treviso) (La Tribuna/Repubblica)
A bordo di un treno regionale, alle 19:30 circa, una ragazza individuata probabilmente perchè cantava Bella Ciao, viene trascinata in bagno da due fascisti di circa 20 anni, insultata, picchiata e minacciata con un coltello. Le vengono disegnate sul braccio con un pennarello una croce celtica e la sigla di Forza Nuova.

14 gennaio 2008: Pescara (Corriere della Sera)
Un 19enne di San Giovanni Teatino aggredisce nell'istituto Tecnico Industriale "Voltalippino" di Pescara un compagno di classe venezuelano di 17 anni, con la gamba in ferro di una sedia per motivi razzisti. Il ragazzo riporta un trauma cranico, la frattura del setto nasale, un vasto ematoma all'occhio e varie ecchimosi e deve essere operato.

18 gennaio 2008: Roma (infoantifa@ecn.org)
Alla Sapienza viene saccheggiata nella notte l'aula occupata di Fisica: foto e manifesti strappati dalle pareti e armadi, computer e libri imbrattati con bombolette.

20 gennaio 2008: Bologna (infoantifa@ecn.org/zic)
Tentata aggressione fascista in via Azzo Gardini: due militanti dei Giovani Comunisti vengono inseguiti per le vie del centro da un fascista con croci celtiche sul giubbino e coltello in mano.

23 gennaio 2008: Roma (l Messaggero)
Appaiono scritte naziste sul muro confinante con il museo della Liberazione di via Tasso.

25 gennaio 2008: Firenze (infoantifa@ecn.org)
Al termine di un iniziativa antifascista promossa dagli Studenti Autorganizzati del liceo Pascoli fuori l'istituto stesso, 5 dei compagni presenti, mentre si dirigevano verso i propri mezzi per poi tornare a casa, vengono aggrediti da una decina di militanti di Azione Giovani.

26 gennaio 2008: Maniago(PN) (Il Gazzettino)
Nella notte, fallito il tentativo di forzare la porta d'ingresso, vengono divelte le insegne della sede dei Ds e di Rifondazione, stracciati i manifesti affissi in bacheca, sottratta la cassetta delle lettere e messo fuori uso il campanello. La sede Ds già in passato era stata oggetto di atti vandalici con scritte riconducibili a Forza Nuova.

26 gennaio 2008: Pesaro (Il resto del Carlino/infoantifa@ecn.org)
Al termine di una serata musicale un gruppo di neofascisti armati di spranghe si presenta al CSA Oltrefrontiera: 2 feriti tra i compagni e uno tra gli aggressori. Il Resto del Carlino riporta la notizia in modo fazioso come una rissa tra un neofascista ubriaco e i militanti del centro sociale. Al diciassettenne neofascista vengono trovate nel garage bandiere con le svastiche, un'ascia celtica, un coltello, una pistola giocattolo ma senza tappo rosso.

27 gennaio 2008: Roma (AGR)
Un militante di Action che lavora alla metro viene riconosciuto come attivista e insultato da un gruppo di neofascisti di "Casa Pound" che passa con bandiere di Fiamma Tricolore. 5 o 6 neofascisti tornano indietro e lo aggrediscono: 25 giorni di prognosi. Due ventunenni vengono individuati in base ai filmati delle telecamere e denunciati.

Febbraio 2008

7 febbraio 2008: Milano (Corriere della Sera/Il Giornale)
Due minorenni (15 e 17 anni) vengono bloccati dalla polizia poco prima dell'ennesima aggressione nella parrocchia di via Cagliero a due ragazzi gay di 21 e 22 anni. I due ragazzi erano presi di mira dalla banda da tempo e vittime di continue aggressioni che, il 28 novembre e il 25 gennaio, hanno costretto il 21enne a ricoveri al pronto soccorso con 7 e 10 giorni di prognosi.

9 febbraio 2008: Taranto (La Gazzetta del Mezzogiorno/infoantifa@ecn.org)
Verso l'una di notte esplode un ordigno davanti alla finestra della sezione del pdci a Taranto: distrutta la finestra, fortunatamente la sede è vuota.

13 febbraio 2008: Viterbo (Comunicato ANPI)
Imbrattata la sede dell'ANPI con scritte inneggianti al nazifascismo e offese ai partigiani.

15 febbraio 2008: Paese (Treviso) (La Tribuna)
Scritte anti-islamiche firmate Forza Nuova compiaono sulla moschea itinerante: il sindaco presenta una denuncia in Procura.

15 febbraio 2008: Torino (La Stampa)
Cinque persone tra i 19 e i 22 anni vengono denunciate per le continue violenze contro tossicodipendenti a Parco Stura. Le ronde notturne continuavano da diverso tempo: 12 le aggressioni negli ultimi mesi, 6 negli ultimi 60 giorni. Armati di spranghe picchiavano i tossicodipendenti: per uno di loro una clavicola spezzata e un forte trauma cranico.

17 febbraio 2008: Roma (Indymedia Roma)
Alle 16, nel quartiere di Vigne Nuove, due fascisti di circa 26-27 anni esponenti di Blocco studentesco, aggrediscono all'uscita di casa un compagno di 19 anni, studente dei collettivi romani e attivista dell'Horus occupato. Dopo essersi appostati per diverso tempo, lo picchiano con tirapugni ferendolo alla testa e procurandogli alcuni punti di sutura.

17 febbraio 2008: Roma (Repubblica)
Nella notte viene incendiato il locale "Coming Out", storico punto di ritrovo della comunità gay di Roma.

18 febbraio 2008: Recanati (infoantifa@ecn.org)
Nella notte viene distrutto completamente il portone della sede del circolo ARCI ai Giardini pubblici, rompendo i vetri e spaccando gli infissi. I danneggiamenti avvengono la sera in cui militanti di Forza Nuova girano per la città attaccando manifesti.

21 febbraio 2008: La Spezia (infoantifa@ecn.org
Nella notte vengono disegnate tre svastiche contro il portone della sede dell'ANPI di Via Corridoni. Qualche giorno prima il vetro della finestra era stato rotto con una bottiglia da ignoti.

23 febbraio 2008: Roma (Indymedia Roma)
Sul liceo Mamiani appaiono scritte nazifasciste, svastiche e fasci littori, alcuni simboli di Fiamma Tricolore e offese a Franca Rame.

24 febbraio 2008: Varese (Varese News)
Un gruppo di ragazzi viene aggredito in piazza Monte Grappa da una decina di neofascisti. Un ragazzo viene minacciato ("Non insultare Mussolini") e scaraventato dentro una vetrina che va in frantumi: ferito al polso e alla fronte viene ricoverato al pronto soccorso.

25 febbraio 2008: Roma (Repubblica)
Raid fascista a San Lorenzo: una ventina di neofascisti irrompe a volto coperto, armati di spranghe e coltelli, in un pub in via degli Etruschi urlando "Zecche maledette, fate schifo" e tenendo uno striscione "Vi terrorizzeremo". Il locale viene devastato, un ragazzo viene colpito alla testa da una mazza e il gestore viene portato all'ospedale con la caviglia fratturata.

Marzo 2008

3 marzo 2008: Arcisate (VA) (Varese News)
Nella notte viene bruciata la targa della sede dell'ANPI di Arcisate.

10 marzo 2008: Siracusa (infoantifa@ecn.org)
Un gruppo di neofascisti minaccia in un pub di Ortigia un gruppo di ragazzi antifascisti (tra cui un ragazzo red skin) e ne aggredisce uno. Lunedì il gruppo si ripresenta nel locale e costringe i ragazzi a chiedere aiuto per uscire dal pub.

12 marzo 2008: Novate (MI) (infoantifa@ecn.org)
Sui muri appaiono scritte inneggianti al fascismo e contro gli immigrati. Bersaglio delle scritte è stata in particolare Miuccia Gigante, segretaria nazionale dell'ANED e presidente di una attivissima sezione locale dell'ANPI.

13 marzo 2008: Pomigliano d'Arco (NA) (infoantifa@ecn.org)
Croci celtiche, svastiche e simboli fascisti.compaiono sui muri della città.

18 marzo 2008: Pavia (infoantifa@ecn.org)
Alle 23.45 un gruppo di una decina di militanti di Forza Nuova incappucciati si muove dalla propria sede verso il C.S.A. Barattolo. Dopo aver sfondato il cancello d'ingresso i neofascisti sradicano un parapetto del balcone e abbattono la vetrata d'ingresso. Uno dei ragazzi presenti viene circondato e malmenato: 15 giorni di prognosi.

18 marzo 2008: Giardini di Naxos (CT) (infoantifa@ecn.org)
Atti vandalici contro la sede di Rifondazione Comunista:vetrate distrutte a colpi di pietra e sul muro il disegno di una svastica.

25 marzo 2008: Milano (infoantifa@ecn.org)
Nella notte vengono imbrattati i murales del CSA Vittoria con svastiche, croci celtiche e inneggiamenti al Duce ed a Hitler. Pochi giorni prima il tentativo, andato male, di sfondare il portone.

27 marzo 2008: Arcisate (VA) (Varese News)
Staccata nuovamente la targa della sede dell'ANPI bruciata tre settimane prima. Il presidente Resteghini: "Mi hanno disegnato un cappio fuori da casa".

Aprile 2008

7 aprile 2008: Roma (Il Messaggero)
Ancora scritte inneggianti al nazismo e ad Adolf Hitler appaiono sui muri del liceo classico Mamiani nel quartiere Prati.

7 aprile 2008: Roma (romauno)
Un gazebo della Sinistra Arcobaleno viene distrutto da un gruppo di neofascisti che lascia scritte naziste intimidatorie.

7 aprile 2008: Albano Laziale (Comunicato ANPI)
Attentato alla lapide che ricorda i soldati della Divisione "Piacenza" uccisi dal piombo nazifascista all'alba del 9 Settembre 1943.

8 aprile 2008: Massa (Agr/infoantifa@ecn.org)
Durante un dibattito elettorale, il capolista dei CARC alle elezioni comunali viene colpito da un pugno sferrato da un uomo appartenente all'area de "La Destra" e riporta 7 giorni di prognosi.

10 aprile 2008: Massa (www.primadinoi.it)
Nella notte viene sfondata la vetrata di un Circolo di Rifondazione Comunista con un sasso e lanciata una molotov all'interno: fortunatamente pochi i danni prodotti.

17 aprile 2008: Roma (Repubblica/La Stampa)
Un folto gruppo di neofascisti fa irruzione alle sei di pomeriggio nella sede del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli rovesciando tutto: tavoli, quadri, divani, estintori. La presenza di molti militanti (sono in corso due riunioni) mette in fuga gli aggressori che se ne vanno tra offese e inni al duce.

20 aprile 2008: Perugia (infoantifa@ecn.org)
Poche ore dopo la proiezione del film documentario Nazirock, intorno alle 7 un gruppo di 4 persone prende di mira il Centro Sociale Ex Mattatoio di Ponte S. Giovanni di Perugina danneggiandone le vetrate e accanendosi contro un camper parcheggiato nel piazzale dove stava dormendo il proprietario.

Ci uniamo alle mobilitazioni adesso o aspettiamo che accada ancora?






* fonti Zerocalcare Push/R
La politica non c’entra niente.
Un albo militante contro la violenza nera.
Autoproduzione (luglio 2007)

29 agosto 2008

Si fa ma non si dice

Mi ricordo un'estate di tanti anni fa.
Era il 1991 o giù di lì.
Vivevo nell'appartamento che era stato di mia madre (morta un anno prima) con mia sorella.
La casa, tranne la mia stanza, era rimasta praticamente uguale. Una casa da sciura, com'era allora mia sorella...

Era di pomeriggio, mia sorella era via non ricordo più dove. Erano venuti a trovarmi alcuni amici del collettivo gay universitario che frequentavo per passione politica. Io ero la "minoranza di sinistra", in buona, ma scarna, compagnia.

Due di questi mie amici, Marco e Alessandro, fidanzati di fresco, si baciarono davanti a me. Un bacio tenero, casto, per niente esibizionista.
Poi, subito dopo, Marco mi chiese scusa.
Io non ne capii il perché. Pensai che, forse, temevano io mi potessi imbarazzare, nel dubbio chiesi: "Perché"?
Siamo stati imprudenti, risposero, magari qualche vicina ci ha visti, non volgiamo crearti dei casini.
Era estate e la porta finestra della camera da pranzo era aperta.
Ci misi un secondo a realizzare quello che era successo.
Poi, quando compresi, iniziai a urlare come un forsennato.

Capite?
Eravamo un gruppo di giovani universitari altamente politicizzati, discorrevamo ogni giorno di liberazione sessuale, di omofobia e sessismo, di femminismo e liberazione della donna eppure Marco e Alessandro non si erano sentiti liberi di darsi un bacio.

Credevano che quel bacio, se notato da persone sbagliate, potesse non già creare problemi a loro, ma creare problemi a me, che li ospitavo a casa mia.

Marco e Alessandro sapevano che quel bacio che si stavano dando non era normale.
Non già per gli altri, ma anche per loro stessi, tanto da aspettarsi una reazione talmente negativa che poteva mettere in pericolo me.

Sono passati 18 anni da allora, ma a leggere alcuni post e alcuni commenti in questi giorni sulla rete, mi sembra che non siano passate nemmeno 18 ore

Così Snapshot, in risposta un mio commento scrive:

In questo caso non appoggio Arcigay perché non è necessario dire ai 4 venti l'identità di una persona scomparsa, soprattutto se per ovvi motivi personali voleva tenere per se il proprio orientamento

Non me ne voglia, Snapshot è in numerosa compagnia.

Ma il punto è sempre lo stesso.

Nemmeno noi stessi che pratichiamo l'omoerotismo consideriamo normale quel che facciamo, al punto tale da trovare comprensibile il nasconderlo.
così Lorenzo sul suo blog illuminismo:

"Io vorrei rispettare il silenzio di cui Riso aveva scelto di circondare la sua vita, nascondendo la propria felicità come fosse una vergogna. E mi costa farlo, perché è una scelta che non condivido".

E parte con una ipotesi speculativa (infondata) che Domenico non si fosse dichiarato.

Non nasconderlo non vuol dire andare in giro a dire a tutti, Salve, sono tal dei tali e sono gay!.

Ho sempre trovato ridicoli, e fascistoidi quelli di Act Up! o chiunque altro obblighi qualcuno al Coming Out.

DIRE di essere gay non serve a niente e a nessuno.

Alessandro e Marco, i miei amici, dicevano di essere gay, ma poi non erano nemmeno capaci di baciarsi in privato senza sentirsi osservati tra tutti gli omofobi del mondo....

Vivere la propria vita infischiandosene di quel che dicono gli altri, senza accettare etichette alcune ma vivendo con la stessa disinvoltura di tutti gli altri, quello sì che cambia le cose, che dà fastidio.

Domenico aveva fatto così. Viveva col suo compagno, ci andava in vacanza insieme, senza dire niente, ma senza nascondere niente.

Come possiamo convincere gli altri di una normalità alla quale non crediamo nemmeno noi stessi?

Siamo noi i primi omofobi, quelli che criticano il pride perché è una carnevalata, che piangono la mancanza di una storia stabile ma poi scopano con tutti quelli che ci stanno, che non vogliono una vita migliore per tutti (donne, extracomunitari, minoranze varie) ma solo per loro anche se, sotto sotto, sanno che gli altri, gli eterosessisti, i normodotati, hanno ragione.

Altrimenti non capisco l'equivoco in cui tanti, troppi!, sono caduti in questi giorni nel rincorrersi a destra nel dire che di Domenico non si doveva dire nulla, che così si è messa in imbarazzo la sua famiglia.

Certo! Perché l'omosessualità è un'infamia che va nascosta, taciuta, da consumarsi al buio, di nascosto, perché, come cantava una canzone degli anni 30, si fa ma non si dice.

Perché quel che conta è che collezioniamo partner come trofei, dell'affettività non gliene frega niente a nessuno.

Io è una settimana che non mi do pace per tutti i morti in quell'incidente aereo e, tra questi, ANCHE per Domenico, Pierrick e il loro bambino. Non perché erano gay, ma perché si volevano bene, erano una famiglia, e, vivendo insieme , erano andati ben al di là del coming out (che non risolve niente) ma vivevano una vita libera, libera dal timore di essere infamati dall'amore che non osa dire il proprio nome.

E non mi capacito di una pletora impressionate di blogger che vorrebbero calare il sipario, nascondere, celare, rimuovere, negare, perché per loro si tratta solamente di sesso, mai di affetti,
come dice sarcotrafficante:

mi trovo d’accordo con Francesco Merlo quando parla di totale irrilevanza della sessualità rispetto ad una tragedia del genere;

come dice Tom:

Probabilmente era gay. E allora? Cambia qualcosa saperlo? E se i familari di Riso non volessero rendere pubbliche le sue preferenze sessuali, non ne hanno il diritto? E soprattutto, l’omofobia che diavolo c’azzecca?.

Sono invidiosi di chi, come Domenico, sa viversi gli affetti, l'amore e la famiglia che non sono né etero né gay ma di tutte/i.

Non guardiamo all'esterno allora, guardiamo dentro di noi, siamo noi stessi che dobbiamo combattere perché siamo i primi a credere che l'omosessualità non sia normale.

I primi omofobi siamo noi.

Domenico Riso morto con tutta la sua famiglia.
Era questo il titolo che tutti avremmo voluto leggere.

28 agosto 2008

...ieri da Frances....











Big Dog



Si chiama Big Dog, è un robot frutto della ricerca della BostonDynamics e a me fa un'impressione tremenda: quei movimenti, quegli aggiustamenti per non perdere l'equilibrio, il mio cervello, omeglio, la mia emotività, li legge in chiave organica, Big Dog mi sembra vivo e mi fa una pena terribile quando lo fanno inciampare apposta...

Mi sa che io come blade runner non sopravviverei cinque minuti...

27 agosto 2008

Ma il Tg4 oltre a costarci un sacco di soldi, sa solo disinformare?

Nel servizio suigli incidenti autostradali con i Tir del TG4 (edizione delle 13.30) si parla di vari reposnabilità, dala mancanza dell'osservazione delle norme di sicurezza e del codice stadale, alla scarsa manutenzione, soprattutto preventiva. Si forniscono cifre che dovrebbero spaventare, nel 47% dei casi di icnidenti sono coinvlti tir e di questi il 19% è stato causato da un tir... Poi, prima della conclusione del servizio ecco arivare l'affondo:
Ma c'è un altro problema quello dei sempre più numerosi autisti stranieri, spesso extracomunitari, che guidano Tir stranieri ma anche e soprattutto italiani.
Autisti che conseguono la patente in paesi dove il rispetto delle regole della strada e la densità di traffico sono tanto diversi dai nostri.

(potete vedere il servizio cliccando qui).

Come va commentata una tale notizia? Non è istigazione al razzismo, procurato allarme (falso, il 19% del 47% fa 8.93%...), depistamento di notizia, come se i camionsti italiani (ma io direi i conducenti tutti di autoveicoli) si comportassero diversamente dai presunti camionisti stranieri?

Come se una cosa giustificasse l'altra?...

MA IN QUALE PAESE DEMOCRATICO SI PUO' PASSARLA LISCiA TRASMETTENDO UN SERVIZIO COME QUESTO?

l'Italia non e' mai uscita dal fascismo...

Spot Fiat Punto. Uno schianto!

Lo spot già lo conoscevo, imperversa in tv da qualche mese.

Che cattivo gusto usare come canzone per lo spot di un'automobile una di Rino Gaetano, morto la notte del 2 giugno del 1981, alle prime ore dell’alba, schiantato contro un camion sulla Nomentana, a Roma, all'altezza di via XXI Aprile!
(fonte Tgcom).
Come ha fatto notare Vugan sul suo blog, il testo della canzone, tra l'altro, è stato stravolto, per biechi usi commerciali.

Ieri poi ho visto la versione lunga dello spot, al cinema.






E' ignobile che, in un periodo in cui gli incidenti stradali aumentano di numero consistentemente*, lo spot, nelle sale cinematografiche, esalti un testa-coda come performance dell'automobile pubblicizzata, credendo di sbrigarsela con un disclaimer piccolo e quasi ilegibile che recita "circuito chiuso pilota professionista non emulare su strada".
Come dire "Ti abbiamo avvertito se fili e vai a sbattere a noi non ce ne frega niente".
Capisco che siamo ad Agosto e ad Agosto tutto dorme (blogger compresi) ma questa pubblicità andrebbe censurata, e i creativi (sic!) che l'hanno pensata arrestati o, almeno, impedito loro di continuare a far danno.


*L'Italia insomma si tiene ancora stretta addosso la maglia nera dell'Ue per gli incidenti stradali: è di una settimana fa l'ultimo rapporto del Censis da cui emerge che pur con meno abitanti abbiamo più morti sulle strade di Regno Unito, Francia e Germania. Nel 2006 i decessi in Inghilterra sono stati 3.297, in Francia 4.709, in Germania 5.091 e in Italia 5.669. Non solo: gli altri Paesi hanno fatto meglio di noi per quanto riguarda gli interventi tesi a ridurre le vittime sulle strade. Nel 1995, tanto per fare un esempio, la Germania era «maglia nera» in Europa, con 9.454 morti, ridotti a 7.503 già nel 2000 e scesi ai 5mila circa di oggi. Dunque quasi dimezzati. In Italia siamo passati dalle 7.020 vittime del 1995 alle attuali 5.669.
(fonte Il Messaggero)

Bollettino ufficiale sullo stato del mio umore n° 19

26 agosto 2008

Arrangiatevi (aggiornamento)





Appena insiedatosi il nuovo Questore di Roma interviene sullo stupro e l'aggressione ai due turisti olandesi:

Ciascuno ha il diritto di sostare dove vuole, fermo restando che in certi casi ci vogliono degli accorgimenti. E aggiunge è importante il fatto che nel giro di poco tempo si e' arrivati all'identificazione e all'arresto dei colpevoli, concludedo non può assolutamente essere considerato fisiologico che accada anche uno solo di questi fatti, così come non è fisiologico che accada anche un solo scippo .(fonte Corriere della sera)

Più pesante ci va nel suo editoriale Mario cervi sul Giornale di ieri:

Saranno anche stati imprudenti i coniugi olandesi. Ma ancor più imprudenti sono stati, dicendo ciò che hanno detto, il sindaco e il sottosegretario. Intendiamoci: la cautela, e la conoscenza del mondo, avrebbero dovuto consigliare a quegli ardimentosi del turismo povero di scegliere un altro itinerario, di non sostare in quel punto, di non fare affidamento sulle assicurazioni perfide dei pastori. Se pronunciate non dal primo cittadino della capitale italiana ma da un funzionario olandese - magari prevenuto contro il livello civile del nostro Paese - le parole di critica all’eccesso di fiducia dei due turisti sarebbero magari state, se non accettabili, comunque comprensibili.
Ma quando il sindaco di Roma definisce «abbandonata da Dio e dagli uomini» una parte del territorio al quale sovrintende c’è da trasecolare. Già è molto discutibile che sia abbandonato da Dio, il quale comunque non si è candidato alle elezioni per avere il Campidoglio. Ma abbandonato da Alemanno, questo non è ammissibile. Non lo è, almeno, per chi ritiene che, pur con tutti i suoi trascorsi o presenti difetti, Roma non abbia e non debba avere zone off limits, assimilabili alle peggiori favelas di Rio de Janeiro o ai dedali cupi di Calcutta. L’alibi secondo cui gli olandesi «se la sono cercata» (così un’altra volta imparano) è offensivo e autolesionista. Forse impareranno a non venire in Italia: loro e i loro connazionali che concepiscono il viaggio come un divertimento in libertà - anche faticoso - e non come un percorso sempre tutelato, a vista, da poliziotti.
Proprio questo sindaco e questo governo hanno molto promesso per la sicurezza. Non possono scaricare le responsabilità sulle vittime, quando succede un guaio.


Che però conclude così l'articolo

Scrivo queste cose senza dimenticare né le negligenze e gli errori - in fatto d’immigrazione e di espiazione delle pene - d’una certa sinistra spensierata e cinica, che adesso strilla e si straccia le vesti per gli olandesi, né l’immane gravità dei problemi causati da un continuo flusso extracomunitario. Che poi nel caso dei romeni non è nemmeno extracomunitario, è per nostra sfortuna comunitario. E allora diciamo chiaro e tondo che per la sua delinquenza la Romania è attualmente la vergogna d’Europa. Con i romeni dobbiamo prendercela, non con gli olandesi.


Intanto, lui, il sindaco di Roma ma NON di Ponte Galeria ha detto in un'intervista

«Abbiamo dispiegato mille militari per - appunto - un controllo più efficace del territorio. A settembre entreranno in vigore le nuove norme sull'armamento dei vigili urbani, abbiamo firmato il protocollo d'intesa con le polizie private e con le associazioni dei cittadini ed è ormai pronta la Sala controllo, dove verranno convogliate tutte le immagini delle telecamere di sorveglianza. E ci affideremo a un uomo come il generale Mario Mori come capo dell'ufficio sicurezza del Comune».
(fonte Il Giornale)

Ecco risolti i problemi di Roma!!!

25 agosto 2008

Domenico Riso, chi era costui?

La Farnesina ha confermato che non ci sono italiani tra le vittime. L’Unità di crisi ha controllato le corrispondenze fra i nomi e le nazionalità sulla lista dei passeggeri dell’aereo Spanair e ha confermato che a bordo non c’erano connazionali. L'unico dubbio viene da un nome di un passeggero, Domenico Riso, che potrebbe essere di un cittadino italiano: la Farnesina sta verificando ma comunque non ci sono altri passeggeri con lo stesso cognome. (fonte La Stampa del 21/8)

C'è anche un italiano tra le 153 vittime dell'incidente di ieri all'aeroporto Barajas di Madrid. Domenico Riso, che avrebbe compiuto 41 anni il prossimo 3 settembre, era originario di Isola delle Femmine, paese di settemila abitanti alle porte di Palermo, ma da tempo viveva a Parigi, dove lavorava per l'Air France.
Domenico Riso era uno steward e si stava recando alle Canarie per una vacanza. L'uomo non aveva informato la famiglia del suo viaggio. I parenti hanno avuto dai carabinieri la notizia della sua morte. Nella lista dei passeggeri fornita dalla compagnia Spanair il suo nome era accompagnato dalla notazione "niño" (bambino). Forse per un errore, o forse per il fatto che, essendo steward e grazie ai rapporti di collaborazione tra le compagnie aeree, aveva ottenuto da Spanair la tariffa normalmente riservata ai bambini.

Un cugino omonimo di Domenico Riso spiega che l'assistente di volo stava andando in vacanza con il suo amico francese Pierrick Charilas, ex campione di aerobica, e il figlio di quest'ultimo, Ethan, di tre anni. "Domenico adorava il bimbo come fosse suo figlio", aggiunge. Nella lista dei passeggeri figurano sia Pierrick che Ethan Charilas, entrambi periti nella sciagura. (La repubblica del 21/08)

Ed è giallo sulla presenza a bordo dell'aereo del figlio di Domenico Riso. La notizia è stata diffusa da un cugino omonimo della vittima, che uscendo dall'abitazione dei Riso ha mostrato anche una foto dello steward con in braccio il piccolo. "Domenico stava andando alle Canarie con il bimbo francese di 3 anni che aveva in affido. Insieme con loro c'era un amico di Domenico", afferma. Ma in famiglia non confermano e preferiscono non parlare del piccolo.
(Fonte Adnkronos/ign del 21/08)

Domenico Riso, lo steward quarantenne di Isola delle Femmine (Palermo), unica vittima italiana del disastro aereo di Madrid, viaggiava assieme a un suo amico francese, Pierrick Charilas, e al figlio di questi, Ethan Charilas. I tre stavano andando insieme in vacanza alle isole Canarie. Inizialmente alcuni dei familiari dell'assistente di volo avevano parlato di un bimbo che Riso aveva in affido, ma in effetti si trattava del figlio dell'amico dello stewar [sic]. Riso, che lavorava per Air France e dal 2000 viveva a Parigi, era comunque molto legato al bambino.
(fonte AGI News del 21/8)

Domenico e Pierrick in stavano insieme, convivevano, e Domenico voleva adottare il piccolo Ethan e diventarne a tutti gli effetti co-genitore.

Questo fatto è stato censurato, glissato, modificato, distorto, dalla stampa italiana, in particolare dal quotidiano La repubblica.
Quando i "soliti" circoli di cultura gay hanno criticato i giornali, rimproverando Repubblica, di non aver riconosciuto il legame affettivo tra i due uomini che dava ancora più enfasi alla tragedia della loro morte Francesco Merlo ha scritto un articolo IGNOBILE su Repubblica:

Tutto questo per dire che la sessualità, rispetto a quell'atroce tragedia, è un dettaglio insignificante, come essere milanisti o juventini. E dunque nessuno, e soprattutto l'Arcigay, che non lasceremo mai sola nelle sue battaglie contro le odiose discriminazioni, ha il diritto di strumentalizzare la dimensione intima e privata dello steward italiano morto insieme ad un amico, al proprio figlio di tre anni e ad altre 150 persone, sulle quali l'onorevole Grillini non ha però l'occhio impietrito dall'ossessione e dall'indecenza.

E infatti solo per quei due, per Domenico Riso e per il suo convivente, l'Arcigay trova necessario che "la completezza dell'informazione" frughi tra le lenzuola, e che la loro pulsione d'amore, che vale quanto tutte le altre pulsioni d'amore, sia sbandierata come una militanza, un drammone e una vertigine post mortem.

Ma che c'entrano le abitudini sessuali, le pratiche coniugali, le tradizioni, le convenzioni e gli umori con la morte in un disastro aereo? In base alla logica sessuocentrica dell'Arcigay, i giornali e le tv di un Paese come l'Italia, che ha le sue gravi rogne ma è ancora civile e sa tenere lontana la tragedia dalla farsa, avrebbero dovuto involgarirsi, come purtroppo ha fatto l'onorevole Grillini, e dunque indagare e raccontare - "senza ipocrisia" perbacco - quanti, tra i sessantenni a bordo usavano il viagra, e quanti avevano pratiche feticiste, e quanti erano i transessuali e i bisessuali, e ancore quante mogli e quanti mariti ha avuto ciascuna vittima, e quante erano le vergini e quanti i sodomiti...
(potete leggete l'articolo per intero qui, i grassetti sono miei)

Francesco Merlo conferma appieno le ragioni che hanno portato Arcigay e quant'altri a indignarsi. Merlo è omofobo e continua a negare la sfera affettiva, l'unica che andava presa in considerazione, non la vede proprio e relega il rapporto d'amore tra Domenico e Pierrick tra le "pulsioni d'amore" (strano modo di indicare l'amore) e si ostina a chiamare Pierrick l'"amico" di Domenico non riconoscendo dignità alla loro unione (di fatto, perché in Italia non ci si può ancora sposare tra persone dello stesso sesso) e relegandola alle pulsioni sessuali (viagra, bisessualità, transessualità e chi più ne ha più ne metta). Che il giornalismo italiano fosse profondamente malato lo si sa da tempo ma che i giornalisti si permettano di dare una risposta così naif non si era ancora visto.

Se si fosse trattato di una coppia sposata si sarebbe detto senza alcuna enfasi che "Domenico ha perso la vita con la moglie e il loro bambino. Arcigay e le altre associazioni questo avrebbero voluto leggere ma per Repubblica è meglio tacere e parlare di amico (vi ricordate la pubblicità dello Svelto detersivo per piatti?). Il giornalista (sic!) Merlo dimostra di non avere capito niente o, ci auguriamo per lui, di non volere capire niente.

Eppure ci sono tanti gay che non comprendono il senso dell'indignazione di Grillini e dicono che non si può costringere Domenico a fare outing, che la loro storia era un fatto privato che bisognava tacere per rispetto della privacy. Anche loro come Merlo vedono l'omosessualità solo in termini sessuali e non prendono e in considerazione la sfera affettiva che, per essere avvalorata, deve avere anche un riconoscimento pubblico. Si tratta di una famiglia che è stata distrutta in quell'incidente non di due "amici". Non c'era nemmeno bisogno di usare la parola omosessuale, bastava dire Domenico ha perso la vita insieme al suo compagno e al loro bambino.

Ma se questo non è chiaro per tutti vuol dire che c'è ancora molta strada da fare prima di riveder le stelle...

Ho scritto a Merlo se mi risponde vi faccio sapere.

Dovremmo scrivergli in tanti...


AGGIORNAMENTO

Gli abbiamo scritto in molti, a quanto pare. Grazie al post di Snapshot, che avrebbe preferito maggior riserbo sulla questione, ho scovato molti altri post dedicati a Domenico Riso, il suo compagno, loro figlio e la stampa italiana.
Snapshot linka al blog di Larvotto dove racconta di un commento a dir poco agghiacciante di un suo collega di lavoro esi ricolega alla strisciante omofobia che circola nel paese.

E' chiaro che sulla rete ci sono due scuole di pensiero una rappresnetata da Snapshot (e molti altri) che hanno visto una forzatura nella protesta dell'arcigay, e chi, invece, come me, non ne ha fato una questone di ostentazioen gay, ma di riconsocimento dei sentimenti e dell'affettività senza ulteriori etichette.
Larvotto linka i post di Giulia, che si schiera con l'arcigay (scusate la banalità della semplificazione...), così come ElfoBruno che fa un bella lettura critica dell'articolo di Merlo, mentre Outsiders non si limita all'articolo di Repubblica, ma analizza anche altre testate. Scopro così che articolo ancora più ignoebile di quello di Merlo (del quale si occupa anche Anellidi fumo) è quello del Corriere (del quale avevo letto sulla rete che , invece, aveva riconsociuto lo statuto di famiglia a Domenico e Pierrick), del quale mi occuperò appena ho un attimo di tempo.
Appena avrò il paio d'ore necessarie per leggere tutti i commenti a ognuno di questi post rendiconterò sulle vaire posizioni dei lettori-autori e avrò le idee più chiare su un sospetto che mi ha colto, del quale è troppo presto perché ve ne parli...


Bagnasco al meeting di Comunione e Liberazione


La Chiesa ricorda al secolarismo ed al laicismo che costruire la storia senza Dio è costruirla contro l'uomo.
La Chiesa è capace di partecipare alla vita politica nel segno della democrazia e della verità.
Angelo Bagnasco
(fonte Ansa)





Infatti la Storia lo insegna: Inquisizione, Crociate, Antisemitismo, di cose ne ha fatte la chiesa. E nel presente non è da meno, nella sua antidemocratica ostinazione di voler imporre il suo punto di vista a tutti anche a chi non si riconosce in quei valori (sic!).
Quel che oggi alla chiesa rode è di non poter più mandare al rogo chi non la pensa come lei... Proprio nel segno della democrazia e della verità. La sua!

Dal genio di Tamara...

24 agosto 2008

Spazio 1999

Mi ero fatto la doccia. Avevo indossato il pigiama e sopra una vestaglia, color marroncino-cacarella. Era sabato sera, e un senso di pace pervadeva la casa, vuota. Non ricordo se mia madre fosse in casa, neppure mia sorella... Forse ero solo con nonna, oppure no. Mi avviai verso la camera da pranzo, dopo aver chiuso la porta che divideva il corridoio d'ingresso, dal quale sia accedeva alla camera da pranzo, dal resto della casa, così potevo tenere il volume della tv più alto senza sentire le proteste dei miei. Ero tranquillo, la settimana era finita, il giorno dopo era domenica e non si andava a scuola e nulla avrebbe turbato il mio sonno, o la serata. C'era solo una piccola preoccupazione a minare la mia tranquillità,. Quella mattina, a scuola, chissà perché, avevo detto, alla suora che aveva fatto il giro delle classi per informarsi, che il giorno dopo sarei andato a messa. Mi ero impegnato, e ora quell'impegno cozzava col mio orizzonte di placida tranquillità casalinga. Così, mentre cercavo un modo per sottrarmi a quella messa che rischiava di incombere come un giorno di scuole, provai a distrarmi accendendo la tv.
Il tempo di sedermi e il nuovo tv in bianco e nero, a transistor e non a valvole, si accese, trasmettendo l'immagine dell'annunciatrice che disse: "Va ora in onda "Separazione" primo episodio della serie di fantascienza Spazio 1999". Rimasi di sasso. Prima assaporando la fortuna di aver acceso la tv appena in tempo, poi disperando all'idea che, ignaro della programmazione tv, mi sarei benissimo potuto perdere quell'episodio e l'intera serie.
L'episodio aveva, ai miei occhi di undicenne, una qualità cinematografica, un'alta credibilità scientifica (sempre per quegli occhi giovani) e una lentezza nel raccontare i fatti che aveva un qualcosa di filosofico. Rimasi annichilito. Un'ora intera di fantascienza tutta per me senza nessuno in casa che mi rompesse le scatole, nemmeno quella dannata preoccupazione per la messa del giorno dopo, alla quale non pensai più per tutta la durata dell'episodio.
Quando Separazione finì mi compiacqui ancora il caso che mi aveva regalato quell'episodio. Se non fossi stato razionalissimo anche allora avrei pensato a un sesto senso che mi aveva fatto accendere la tv proprio in quel momento... Invece si era trattato solo di una coincidenza. Mentre mi recavo a letto, ripensando all'episodio e al mondo da esso evocato (quei poveretti della base spaziale Alpha proiettati fuori dall'orbita terrestre alla deriva nello spazio) sentii una gioia incontenibile ma un po' rimasi triste perché non potevo condividerla con nessuno, il mio cruccio di sempre, tante idee, emozioni, sensazioni, e mai nessuno lì ad ascoltarle e viverle con te. Mi mancava un amico, un confidente, un amore... Credo che, all'epoca, queste tre figure fossero fuse insieme in un unica cifra, quella di qualcuno che non c'era.
Mi addormentai pensando alle Aquile (le astronavi della serie), agli interni della base, così avveniristici, all'autorità accondiscendente del comandate Koenig, alla figura del professor Bergman, col quale mi ero subito identificato, più anziano e saggio degli altri, e solitario, scevro di affetti e compagnie varie, proprio come me... Mi addormentai felice, sapendo che nell'immediato futuro non c'era scuola e la vita mi sarebbe appartenuta un po' di più.

Alla messa, il giorno dopo, non andai.

Arrangiatevi!

Due turisti si accampano in un casolare abbandonato, alla estrema periferia di Roma, dietro consiglio di due pastori che alloggiano in una roulotte. Aggrediti verso l'una di notte (dagli stessi pastori) li derubano dei soldi, li bastonano e stuprano la dona a turno, davanti gli occhi del marito.
Sono due coniugi olandesi 54 anni lui 52 anni lei. I due aggressori e stupratori sono stai arrestati son due rumeni di 20 e 32 anni il più giovane con un'ingiunzione di espulsione del 2006 mai eseguita (fonte La repubblica).

Ecco come il sindaco (sic!) di Roma commenta l'accaduto:

(...)questo è un episodio limite.Non stavano uscendo da una stazione della ferroviaria né andavano sulla ciclabile, come la Reggiani e Moriccioli. Se due turisti vengono a Roma in bicicletta e si vanno ad accampare in un posto abbandonato da dio e dagli uomini dopo aver chiesto consiglio su dove mettere la tenda a un branco di pastori immigrati, ebbene è difficile garantire loro la sicurezza. La loro è stata una grave imprudenza (...). A parte il fatto che in Italia è vietato dalla legge fare campeggio libero nella periferia di una città, ma i due dovevano raggiungere un camping autorizzato a Ostia e lì non sarebbe successo loro nulla. (...) Rimane il fatto che siamo il Comune agricolo più grande di Europa, non possiamo controllare anche la campagna.
(fonte: intervista rilasciata a La Repubblica)



Ecco la mentalità fascista del sindaco, se non sai arrangiarti peggio per te.
Alemanno dovrebbe dimettersi subito perché dimostra di non avere la levatura morale per ricoprire la carica di primo cittadino della Capitale. E' un fascista e pensa da fascista e agisce da fascista, intimidendo, sfottendo e minimizzando.

Dovremmo scendere tutte/i in piazza e chiedere a gran voce le sue dimissioni al grido di "buffone" "buffone", ma avrebbe il coraggio di deviare un po' di quei militari che vuole mandare in periferia, in quelle campagne "che non si possiamo controllare", contro i manifestanti...

Romane/i svegliaaaaaaa!!!!!!!!!!

23 agosto 2008

Registrazione effettuata il ventitrè agosto millenovencentosettantotto a "Bussoladomani" [Mina da 1 a 50 (11)]


Stavo a Nettuno. I miei (mamma e nonna, papà e mamma erano già separati) avevano preso una casa in affitto proprio dentro il castello prospiciente il mare nel centro della città, allora tutto spiagge e sabbia, ora tutto cemento rosso... La cucina dava in una delle torri.
Io avevo 13 anni ed ero in piena tempesta ormonale, immaginatevi quanto mi ...confondessero i costumi che vedevo in spiaggia.
Mia nonna mi copriva di regali (ricordo una macchina d'epoca giocattolo in un improbabile color verde, in metallo pressofuso, l'ho conservata fino a tempi recenti...), mia madre mi comperava tutti i libri che volevo (o quasi), si andava al cinema almeno un paio di volte la settimana (rimanemmo un mese a Nettuno), mentre io già facevo come mi pare e declinavo le uscite serali post cena se non erano dirette a un cinema, o alle bancarelle... Tanto il gelato me lo portava a casa nonna (una volta mi portò una coppa rica all'amarena, l'amarena allora non mi piaceva, la mangiai per gratitudine disgustato in segreto...). A casa, da solo leggevo, ascoltavo musica, guardavo la tv (una di quelle sere mi ero mangiato i 4 chili di prugne che nonna aveva comperato al mercato. Quando tornò e si accorse dei noccioli nonna si mise a urlare... Io credevo perché mi ero mangiato tutte le prugne, ma lei gridava per l'effetto purga che mi avrebbero fatto, me ne sarei accorto da lì a poco...).

Leggevo già il quotidiano, quello che comperava mamma, credo fosse il Corriere... Leggo un articolo sul successo del nuovo concerto di Mina... Per me quella era ancora l'estate del coming out, ancora non avevo capito quanto Mina mi piacesse. Però leggendo l'articolo che ricordava come fosse un'occasione più unica che rara di vederla dal vivo, visto che il concerto segnava il suo addio alle scene, mi lasciai sedurre dalla tentazione. All'epoca non pagavo i biglietti del treno (mamma lavorava alle Ferrovie dello Stato...) e il biglietto costava abbastanza poco (quello più economico...) e vagliai l'idea di andare a Viareggio a vederla.

Immaginate un ragazzino di 13 anni, timido, impacciato, con una scarsa autostima, che si decide di andare da solo sul treno, a Viareggio, a bussoladomani. E poi, per il rientro? Come faccio?! Mi chiesi... Provai a immaginare soluzioni: scappo via dal concerto prima dell'ultimo treno... Aspetto in stazione finché non parte il primo treno... Chiedo a qualcuno un passaggio da qualche parte (alla stazione, al concerto? Mah....)

Insomma... L'idea naufragò perché ero troppo piccolo e non me la sentivo proprio di andare in giro da solo, ancora... Chissà perché non mi venne in mente di chiedere amia madre di accompagnarmi... Questo la dice lunga sui mie rapporti con lei...

Oggi, ripensando a quel pomeriggio di ipotesi e probabilità, mi rammarico di quell'occasione non colta, acerba e rischiosa, che, col senno di poi, è risultata una magnifica occasione mancata.

Quando poi comperai il doppio lp del concerto (oggi contenuto in un cd singolo, la durata totale è di poco superiore all'ora....) rimasi sconvolto dalla voce di Mina che non trovai all'altezza (il fiato inesistente come in E poi... , la voce rauca che si rompe ne I giardini di Marzo, la versione a voce spezzata di Amante amore. All'epoca Mina per me era la voce la purezza, la forza, la durata del fiato. Mi sembrò una voce in declino, arrivata, consumata, finita. E' un disco che ho sempre suonato molto poco come fosse una pagina minore, imbarazzante, da dimenticare...
Solo di recente ho riscoperto quel disco e capito la vera forza di Mina che non è la voce ma l'interpretazione. Provate a sentire come canta Sognando mille volte meglio della algida versione da studio su Singolare, la stessa Giardini di Marzo mille volte meglio della versione con la voce cristallina di minacantalucio. Un disco maturo, la prova che Mina era pronta a fare altro, come dimostrò, dopo aver chiuso un certo discorso con Attila con Kyrie, disco talmente criticato e avverso da tutti che la costrinse subito a tornare su sentieri più conosciuti e a condurla lentamente (colpa anche di Massimiliano Pani) verso una produzione musicale sempre meno necessaria, reticente, dove Mina canta non si sa bene perché (sopratutto i dischi dal 2000 in poi)
Ma questo, come al solito è un altro discorso...

22 agosto 2008

Vladimiro Guadagno

Non avevo mai visto Vladimir Lussuria su di un palcoscenico, dal vivo intendo. Me lo ricordo con sua madre al Maurizio Costanzo Show, ma cambiai subito canale. Ho sempre pensato che parlare di argomenti seri (ammesso che Vladimir lo abbia fatto), in programmi volgari, involgarisce il discorso e, alla fine, anche te.
Giovedì sera, al Village, con una platea gremita come nessuno dei film che ho visto lì è mai riuscito a fare, Vladimiro Guadagno, alias Vladimir Luxuria, si è proposta in uno spettacolo scarno e sobrio, dove ha cantato, molto, e parlato, poco.

Vladimir è un personaggio unico: non ha la sofisticatezza eccessiva e baraccona delle Drag, quella classe e quel glamour (pompati fino all'eccesso) che quei maschioni (sono sempre alti) vestiti da donna hanno nel loro modo irrispettoso, perchè caricaturale, a tratti ridicolo, a tratti ironico, di reinventare la (loro idea di) femminilità.

Vlad si muoveva per il palco impacciato dallo strascico di un bel vestito arancione, un vestito normale, non l'icona dell'eccesso delle solite Queen, che spostava con movimenti sgraziati e non con l'incedere sicuro di chi sembra che in quel tipo di vestito ci sia nato.
Vladimir non è nemmeno Trans, perché non si è mai operato, e infatti gli manca del tutto la disperazione che rendei i corpi Trans quel simulacro estremo a un corpo sognato e agognato in maniera così distorta che è tanto più ridicolo perché appare quello che non potrà essere mai (essere una donna non significa avere due tette o una vagina, e, in ogni caso, quella delle trans è tutto tranne che una vagina: niente mestruazioni, niente secrezioni, poca sensibilità al piacere, niente contrazioni pelviche. La vagina delle trans è molto più vicina all'idea che ne hanno gli uomini: è un buco).
Vladimir è meno affettata, è meno costume, meno maschera, più umana. Sa essere davvero se stessa sul palco, credibile anche con le tette (per le quali, a inizio spettacolo, ha ringraziato il suo chirurgo plastico) e un elegante vestito da donna.
Nervosa, smemorata (vedeva testo e battute dal leggio, proprio come Loredana), con una voce incredibile, dalla notevole estensione vocale e dalle discrete capacità interpretative Vladimir ha cantato brani napoletani, di Giuni Russo, Patti Pravo, Paolo Conte, Caterina Caselli dedicando una canzone a una delle ennesime Trans morte ammazzate. Una scelta intelligente che non indulge al luogo comune delle cantanti che piacciono ai gay, sostenuta invece da sensibilità e gusto personali, che però non creano nessun percorso storico della canzone italiana, nemmeno della storia personale di Vlad (eppure lo spettacolo era presentato in questi termini, un excursus dei trascorsi di Vladimir attraverso le canzoni). Poco male, Vladimir sa cantare, ed è un piacere starla a sentire.



Dove però la serata ha mancato completamente è dal versante politico, dei contenuti, dell'impegno. Qualche battuta sulle scarpe rosse del papa (presunto gay...), sui propri ruoli sessuali (ho dato molto ma ho avuto anche molto, sono attiva, passiva, riflessiva), sulla sessualità (sono nata da una vagina e non ho mai voluto ritornarci) confermando ancora una volta la più grande contraddizione che questi uomini rappresentano: sono vestiti da donna, ne scimmiottano più o meno il comportamento (o almeno così credono loro) ma non c'è amore, non c'è passione, non c'è ammirazione per le donne, piuttosto una sottile invidia, un odio appena celato, una misoginia strisciante... che mi disgusta e mi innervosisce e mi offende quando qualcuno da un palco ammicca pensando di trovare lo stesso anche in me.
L'unica cosa davvero politica che Vlad di è permessa (oltre alla dedica alla trans uccisa) è una reprimenda al nostro parlamento che dovrebbe scandalizzarsi di avere degli inquisiti tra i suoi membri e non una trans.
Il resto è solo gossip, anche se fatto con classe, sono battute scontate, degne del ghetto nel quale Vlad è nata e nel quale si ostina a rimanere, quello delle froce, dell'omosessualità maschile imbastita prima di tutto dall'antagonismo alle donne (e in questo i gay sono più maschi degli etero...), con una miopia fallocentrica che esclude qualunque discorso che (secondo loro) non riguardi l'omosessualità (maschile). Con la stessa seraficità di sempre, (come le affettatezze effeminate del pubblico, tutte uguali, tutte checche allo stesso modo) come non fossero tempi di emergenza, in cui ogni diritto viene attaccato, figuriamoci quello della diversità e dove ogni diversità viene equiparata e parimenti bandita.
E invece di fare della politica intelligente, colta, sbarazzina ma non disimpegnata, come pure, in passato, i gay hanno saputo fare, Vlad preferisce parlare della sua partecipazione all'Isola dei famosi dove è convinta potrà portare un suo contributo importante e dove dovrà "resistere, resistere, resistere" in un posto senza beauty center e senza cibo.
Se mai c'è stata eversione nell'omosessualità è davvero morta e scomparsa e lo spettacolo di Vladinir ne è un po' il funerale.

GR2 come novella 2000

Stamane, come di consueto, ascolto il gr2. Mi colpisce una notizia, la seconda cronologicamente letta. Ecco il testo integrale, "sbobinato" dalle versione online del tg (che potete ascoltare qui)


La speaker in studio: Il disastro aereo in Spagna. L'esame delle due scatole nere permetterà di capire le cause dell'incidente ma dai primi rilievi appare quasi certo che a provocare lo schianto del velivolo non sia stato un errore umano. Ma ora c'è soprattutto il dolore dei parenti delle 153 vittime raccontato anche dai messaggi inviati poco prima dell'incidente
(parte altra voce) Amore si è rotto l'aereo. Eravamo nella pista di decollo e siamo tornati indietro. I meccanici stanno controllando, vediamo se ci fanno cambiare aereo. Baci amore a presto. (altra voce ancora, quella dell'autore del servizio)
Quello che avete appena sentito è stato l'ultimo sms che un passeggero dell'aereo che si è schiantato a Madrid ha inviato a sua moglie. Lui non c'è più. E' una delle 153 vittime del volo Panair Madrid Gran Canarie. Molti morti ancora non hanno un nome, e' difficile identificarli. L'aereo si è schiantato al suolo avvolto dalle fiamme ed i pompieri hanno raccontato di aver trovato corpi carbonizzati ancora allacciati alle cinture di sicurezza. (si sente una voce di donna che parla in spagnolo, e, sopra, continua lo speaker) "Gli hanno fatto un prelievo del dna insieme agli altri parenti delle vittime. Sta aspettando che le venga restituito il corpo di suo marito". Oggi arriveranno a Madrid le sorelle di Domenico Riso, l'unico italiano, anche lui fa parte del lungo elenco delle vittime. Dopo le lacrime ci sarà l'inchiesta. Molti gli interrogativi da chiarire ed il primo perché quell'aereo dopo che era stato trovato un guasto è stato fatto decollare. Da Madrid per il GR2 Emanuele Fiorilli



L'articolo non dà alcuna informazione, non si degna nemmeno di precisare che l'incidente è avvenuto in fase di decollo, o il numero delle vittime, o quello dei superstiti... . Il giornalista (sic!) preferisce soffermarsi su dettagli per lui macabri, morbosi, o che fanno colore e spettacolo, peccando delle più imbarazzanti ingenuità: è chiaro che i corpi carbonizzati sono stati trovati con le cinture ancora allacciate, l'aereo è precipitato in fase di decollo (ma questo il servizio non lo dice). L'aereo non è precipitato "avvolto" dalle fiamme. Ha preso fuoco il motore sinistro, si è incendiato nel tentativo di atterraggio (l'aereo era in fase di decollo, serbatoi pieni al massimo, nessun attimo per cercare di svuotarli)- La donna attende che le restituiscano il marito.. Lì? In aeroporto? Dentro qualche busta? Ci vogliono giorni per i risultati del dna e la successivo riconoscimento dei corpi (il giornalista si è ben guardato dallo spiegare che in altri casi le identificazioni si fanno in base alla lista passeggerei, nei voli in cui vengono assegnati i posti, mentre nei voli dove i posti non vengono assegnati c'è solo il dna per permettere il riconoscimento...).
Un esempio sciagurato di articolo che fa dello sciacallaggio mediatico, raccontando le cose con un tono finto commosso, rubando spazio a maggiori notizie sulla dinamica dell'incidente per leggere un messaggio insulso che non fornisce informazione alcuna...

La qualità, la serietà e la professionalità di questi servizi è ormai finta sotto i tacchi, quelli rialzati di Berlsuconi...

20 agosto 2008

19 agosto 2008

Ma com'è un delitto gay?

Si segue la pista gay per l'omicidio dell'architetto, trovato morto ieri sera a Roma. (...) L'omosessualita' dell'architetto, insieme agli altri elementi, induce la polizia a non escludere che l'omicidio sia maturato negli ambienti gay della Capitale.(Corsera)

È stato prima picchiato, strangolato e poi colpito con un oggetto alla testa un architetto italiano di 59 anni (...). E gli investigatori seguono la pista dell´omicidio gay: la vittima era omosessuale.
(...)
E mentre gli agenti della mobile sono ancora impegnati nelle indagini, i primi accertamenti sembrano far propendere gli investigatori per un omicidio in ambienti gay. Ma è ancora presto per dire che cosa sia andato storto nell´appartamento di via Valiero, che cosa abbia potuto condurre a una tale violenza. (Repubblica)

A quanto si e' appreso l'uomo, nel momento in cui e' stato colpito, era vestito. La pista prevalente che seguono gli investigatori della squadra mobile e' quella di un delitto maturato negli ambienti omosessuali. Gli inquirenti dovranno ora ricostruire le ultime ore di Alberto Falchetti, individuare i suoi amici, conoscenti e soprattutto le persone che stava frequentando negli ultimi tempi. La modalita' del delitto e soprattutto l'arma usata fanno supporre che si sia trattato di un omicidio ''di impeto'', magari al culmine di una lite.(Ansa)

A quanto appreso dagli inquirenti il 59enne era omosessuale e aveva da poco intrapreso una nuova relazione. Non si esclude che il delitto possa essere maturato negli ambienti gay. (Il Giornale)


Ci si bacia sulla bocca in un delitto gay?
Ci si veste da donna in un delitto gay?
E si pratica della penetrazione durante un delitto gay? (Come non è quello il delitto?!?)
Chi fa l'uomo e chi la donna in un delitto gay?
Come muore un morto ammazzato in un delitto gay? Gesticolando moltissimo???
Ma negli ambienti gay ci si ammazza sempre nello stesso modo?
Perché ci si ammazza negli ambienti gay?
Ma tutti quelli che vengono ammazzati sono gay o solo quelli che vengono ammazzati negli "ambienti gay" sono gay?
Ma questi "ambienti gay" sono come gli appartamenti normali?
Le tendine sono sempre rosa?
Ma se i gay lo sanno che negli ambienti gay vengono uccisi perché ci vanno?
Questa pista che si segue da dove parte e, soprattutto, dove porta?
I gay lo sanno che negli ambienti gay si viene uccisi?
I gay sanno di essere gay?!?
Ma se i gay sono gay dove la trovano tanta forza per essere violenti?

Già. Questi squallidi e torbidi ambienti omosessuali… Peccato che spesso a uccidere siano marchette eterosessuali, frustrate e arrabbiate con quel corpo che si trovano davanti, e che hanno appena dovuto soddisfare. (...) Gli omocidi vengono quasi sempre commessi dai ragazzi che battono i marciapiedi (...)rimorchiati nei viali di valle Giulia, disposti a tutto per rubare qualche euro in più. Sono omicidi dettati da un raptus (i casi di cadaveri col cranio fracassato da un corpo contundente sono moltissimi). E protetti, spesso, dall’omertà che circonda questo genere di incontri, di cui non si parla neanche agli amici più stretti. (Notiziegay)

18 agosto 2008

Mina: novità in arrivo

Direttamente dal Minafanclub


I fans piagnoni che, da qualche mese in qua, non fanno che lamentarsi per la prolungata penuria di novità mazziniane si preparino pure a gettare nel cestone della biancheria i loro madidi fazzoletti a pois.

Anche se le prime vere sorprese della Mina 2008 (leggi: dvd MinaRai allegati a Repubblica) non arriveranno che alla fine di settembre, già in queste settimane di apparente calma piatta l'appeal mediatico della Tigre sembra conoscere una nuova, clamorosa fase di rimonta. I segnali di questo rinato interesse sono molti e di varia natura: gli ascolti-record dei Supervarietà di cui Lei è indiscussa regina nei weekend di Raiuno; il successo del singolo con Giorgia, Poche parole, che sta volando più in alto del previsto nell'airplay radiofonico; la puntata d'apertura della nuova serie di XXI secolo che la vedrà protagonista alle 23,30 di giovedì 21 agosto ancora sulla Rete Ammiraglia della RAI; lo show del sabato sera con Pupo, in onda dal 20 settembre, il cui titolo Volami nel cuore è ispirato all'omonimo hit di Cremona; il paginone che il Quotidiano Nazionale ha dedicato lunedì 18 al Trentennale del suo ritiro dalle scene e l'altro grande articolo celebrativo a cura del nostro Stefano Crippa previsto su Il Manifesto di giovedì 21...

Insomma, se queste sono le premesse, c'è davvero da aspettarsi per l'autunno un'autentica scorpacciata di eventi di cui il duetto con Ornella Vanoni non sarà che uno dei "piatti di portata" più insoliti e sfiziosi. Qualcuno tra voi ha ancora il coraggio di piangere?

www.minafanclub.it


Il sole negli occhi


Primo film da regista di Antonio Pietrangeli, Il sole negli occhi (Italia, 1953) "pur nella sua chiave intimistica, è considerato uno degli ultimi esempi di neorealismo. Una delle sue virtù sta nell'assenza di una tesi. Pietrangeli intendeva costruire un personaggio da caratterizzare a poco a poco e da seguire nella sua evoluzione, attento alla lezione di Rossellini: mostrare, non dimostrare. (Morandini 2008).
Lontanissimo dal neorealismo rosa che già prolifica in quegli anni Il sole negli occhi ha il pregio di fotografare certa realtà sociale più con asciuttezza che con schematismo: Celestina che arriva a Roma mandata dai fratelli a servizio (dal paese di Castelluccio); i fratelli che partono per L'Australia; la pratica di avere una serva diffusa in tutte le classi sociali dagli arricchiti presso cui Celestina lavora dapprima, ai commercianti obesi e con le mani lunghe (il figlio che per aver toccato il seno di celestina rimedia una cornettata di telefono sulla mano) che vanno in villeggiatura a Ladispoli; all'alta borghesia pariolina, ai pensionati di origine sicula che vivono di poco e vorrebbero lasciare la terra in eredità a Celestina, ma intervengono i parenti, famelici, pronti a far internare l'anziano parente (anziani anche loro) e ad arrestare Celestina per circonvenzione di incapace e ancora la solidarietà fra ragazze serve come lei, tutte del nord, dal veneto all'Emilia, una ragazza madre, che tiene il figlio dalla balia "ma mi costa un sacco di soldi".
La crescita di Celestina è esemplificata dal passaggio per le tappe di un'umanità varia, e per l'amore per Fernando uno stagnaro che per i soldi si lascia convincere dal fratello della fidanzata ufficiale a sposarla, in cambio diventa socio del negozio e può comperarsi una moto. Così quando Celestina scopre che Fernando si è sposato, essendo anche incinta, tenta il suicidio. Fernando piange come un bambino e le promette di rimanere con lei e il bambino ma Celestina decide di non volerlo più vedere. Le ultime sue parole sono riportate dalle amiche serve che la vanno a trovare in ospedale (le vediamo riunite fuori dall'edificio), le quali sciorinano la classica saggezza popolare: tutti gli uomini sono mascalzoni, ma anche lei doveva stare attenta; Celestina, dice la ragazza madre, ha deciso che il bambino è solo suo e di tenerlo (e una delle ragazze dice"giusto").
Tutto sembra funzionare, anzi funziona, nel film, ma quello che lo allontana dal neorealismo è l'assenza della società, delle istituzioni, non tanto come denunica della loro mancanza, ma proprio come assenza nelle considerazioni degli autori del film (Pietrangeli che scrive la sceneggiatura, tra gli altri, con Ugo Pirro).
La storia di Celestina è una storia privata, e il figlio della colpa deve tirarselo su da sola, senza un aiuto statale o dalla famiglia o di chi per loro, senza he la società preveda delle facilitazioni per le ragazze madri mentre Fernando rimane impunito (anche se siamo contenti per sua moglie... ma che uomo è Fernando? A quando una nuova servetta da mettere incinta?)
Nei commenti del Mereghetti e del Morandini non emerge questa ineluttabilità nei confronti delle sorti di una giovane ragazza madre (ora, dice la sua amica ragazza madre, troverà più lavoro, perché molte famiglie cercano una così che già si è scottata c e non cerca più l'amore, perché ha altro cui badare. Solo quando non sarà più bella come una volta forse Celestina potrà sperare in un uomo che la sposi, come capita a Marisa Merlini in Pane amore e gelosia.
La morale è sicuramente quella (demo)cristiana della donna che deve cavarsela da sola (ma in questo c'è almeno una certa autodeterminazione delle nuove generazioni, che però, passa sempre per la sessualità punita) dopotutto è stata lei a sbagliare perché si sa, gli uomini sono tutti mascalzoni...
C'è da farsi venire il mal di fegato...

17 agosto 2008

I am the only being whose doom

I am the only being whose doom
No tongue would ask no eye would mourn
I never caused a thought of gloom
A smile of joy since I was born

In secret pleasure - secret tears
This changeful life has slipped away
As friendless after eighteen years
As lone as on my natal day

There have been times I cannot hide
There have been times when this was drear
When my sad soul forgot its pride
And longed for one to love me here

But those were in the early glow
Of feelings since subdued by care
And they have died so long ago
I hardly now believe they were

First melted off the hope of youth
Then Fancy's rainbow fast withdrew
And then experience told me truth
In mortal bosoms never grew

'Twas grief enough to think mankind
All hollow servile insincere -
But worse to trust to my own mind
And find the same corruption there



Io sono l'unica il cui destino
lingua non indaga, occhio non piange;
non ho mai causato un cupo pensiero,
né un sorriso di gioia, da quando sono nata.

Tra piaceri segreti e lacrime segrete,
questa mutevole vita mi è sfuggita,
dopo diciott'anni ancora così solitaria
come nel giorno della mia nascita.

E vi furono tempi che non posso nascondere,
tempi in cui tutto ciò era terribile,
quando la mia triste anima perse il suo orgoglio
e desiderò qualcuno che l'amasse.

Ma ciò apparteneva ai primi ardori
di sentimenti poi repressi dal dolore;
e sono morti da così lungo tempo
che stento a credere siano mai esistiti.

Prima si dissolse la speranza giovanile,
poi svanì l'arcobaleno della fantasia;
infine l'esperienza mi insegnò che mai
crebbe in un cuore mortale la verità.

Era già amaro pensare che l'umanità
fosse insincera, sterile, servile;
ma peggio fu fidarmi della mia mente
e trovarvi la stessa corruzione.

(traduzione di Ginevra Bompiani)

15 agosto 2008

La banalità del male

Le prime medaglie d'oro olimpiche assegnate ad atleti del nord hanno certamente motivazioni di vario tipo. Nessuno, però, sembra avere il coraggio di dire la cosa più'ovvia ed evidente, e cioè che esse dimostrano la superiorità etnica dei padani anche in questo campo. Non si deve certo trarre da questa realtà alcuna conseguenza di tipo razzista, ma nessuno è parimenti legittimato a ignorarla, come stanno facendo i commentatori della Rai pagati da noi.
Mario Borghezio europarlamentare.
(fonte ADN Kronos)


feedback a questo post in Marginalia

13 agosto 2008

Frattini fancazzista. E Brunetta?

Quando Frattini ha preferito restarsene in vacanza alle Maldive e mandare al suo posto il sottosegretario Scotti, invece di partecipare di persona, in qualità di ministro (con quella faccia? Ma mi faccia il piacere!!!) degli affari esteri, alla riunione del Consiglio Europeo per i fatti di Ossezia, dov'era il ministro Brunetta, quello che vuole penalizzare tutti i fannulloni?

E a proposito di fannulloni ecco la sintesi di un discorso tenuto dal ministro senza portafoglio per la riforma della pubblica amministrazione:

Impegno prioritario della nostra azione sarà la lotta ai fannulloni che si annidano fra le pieghe dello Stato, minandone le fondamenta con il loro pessimo esempio. Punire i fannulloni e premiare i meritevoli: ecco un comportamento davvero virtuoso. Insieme alla questione meridionale, che si trascina ormai da tempo immemorabile, l'efficienza della macchina dello Stato è il punto qualificante di qualsiasi attività di governo che intenda contenere la spesa pubblica e ridurre le tasse senza peggiorare la qualità dei servizi: della sanità e della scuola in particolare.
Il ministro in questione faceva parte del governo Fanfani e il suo discorso risale alla primavera 1958.

(dall'articolo Cinquant'anni di inettitudine di Massimo Gramellini pubblicato sul La Stampa del 13 maggio u. s.).
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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