La Farnesina ha confermato che non ci sono italiani tra le vittime. L’Unità di crisi ha controllato le corrispondenze fra i nomi e le nazionalità sulla lista dei passeggeri dell’aereo Spanair e ha confermato che a bordo non c’erano connazionali. L'unico dubbio viene da un nome di un passeggero, Domenico Riso, che potrebbe essere di un cittadino italiano: la Farnesina sta verificando ma comunque non ci sono altri passeggeri con lo stesso cognome. (fonte La Stampa del 21/8)
C'è anche un italiano tra le 153 vittime dell'incidente di ieri all'aeroporto Barajas di Madrid. Domenico Riso, che avrebbe compiuto 41 anni il prossimo 3 settembre, era originario di Isola delle Femmine, paese di settemila abitanti alle porte di Palermo, ma da tempo viveva a Parigi, dove lavorava per l'Air France.
Domenico Riso era uno steward e si stava recando alle Canarie per una vacanza. L'uomo non aveva informato la famiglia del suo viaggio. I parenti hanno avuto dai carabinieri la notizia della sua morte. Nella lista dei passeggeri fornita dalla compagnia Spanair il suo nome era accompagnato dalla notazione "niño" (bambino). Forse per un errore, o forse per il fatto che, essendo steward e grazie ai rapporti di collaborazione tra le compagnie aeree, aveva ottenuto da Spanair la tariffa normalmente riservata ai bambini.
Un cugino omonimo di Domenico Riso spiega che l'assistente di volo stava andando in vacanza con il suo amico francese Pierrick Charilas, ex campione di aerobica, e il figlio di quest'ultimo, Ethan, di tre anni. "Domenico adorava il bimbo come fosse suo figlio", aggiunge. Nella lista dei passeggeri figurano sia Pierrick che Ethan Charilas, entrambi periti nella sciagura. (La repubblica del 21/08)
Ed è giallo sulla presenza a bordo dell'aereo del figlio di Domenico Riso. La notizia è stata diffusa da un cugino omonimo della vittima, che uscendo dall'abitazione dei Riso ha mostrato anche una foto dello steward con in braccio il piccolo. "Domenico stava andando alle Canarie con il bimbo francese di 3 anni che aveva in affido. Insieme con loro c'era un amico di Domenico", afferma. Ma in famiglia non confermano e preferiscono non parlare del piccolo.
(Fonte Adnkronos/ign del 21/08)
Domenico Riso, lo steward quarantenne di Isola delle Femmine (Palermo), unica vittima italiana del disastro aereo di Madrid, viaggiava assieme a un suo amico francese, Pierrick Charilas, e al figlio di questi, Ethan Charilas. I tre stavano andando insieme in vacanza alle isole Canarie. Inizialmente alcuni dei familiari dell'assistente di volo avevano parlato di un bimbo che Riso aveva in affido, ma in effetti si trattava del figlio dell'amico dello stewar [sic]. Riso, che lavorava per Air France e dal 2000 viveva a Parigi, era comunque molto legato al bambino.
(fonte AGI News del 21/8)
Domenico e Pierrick in stavano insieme, convivevano, e Domenico voleva adottare il piccolo Ethan e diventarne a tutti gli effetti co-genitore.
Questo fatto è stato censurato, glissato, modificato, distorto, dalla stampa italiana, in particolare dal quotidiano La repubblica.
Quando i "soliti" circoli di cultura gay hanno criticato i giornali, rimproverando Repubblica, di non aver riconosciuto il legame affettivo tra i due uomini che dava ancora più enfasi alla tragedia della loro morte Francesco Merlo ha scritto un articolo IGNOBILE su Repubblica:
Tutto questo per dire che la sessualità, rispetto a quell'atroce tragedia, è un dettaglio insignificante, come essere milanisti o juventini. E dunque nessuno, e soprattutto l'Arcigay, che non lasceremo mai sola nelle sue battaglie contro le odiose discriminazioni, ha il diritto di strumentalizzare la dimensione intima e privata dello steward italiano morto insieme ad un amico, al proprio figlio di tre anni e ad altre 150 persone, sulle quali l'onorevole Grillini non ha però l'occhio impietrito dall'ossessione e dall'indecenza.
E infatti solo per quei due, per Domenico Riso e per il suo convivente, l'Arcigay trova necessario che "la completezza dell'informazione" frughi tra le lenzuola, e che la loro pulsione d'amore, che vale quanto tutte le altre pulsioni d'amore, sia sbandierata come una militanza, un drammone e una vertigine post mortem.
Ma che c'entrano le abitudini sessuali, le pratiche coniugali, le tradizioni, le convenzioni e gli umori con la morte in un disastro aereo? In base alla logica sessuocentrica dell'Arcigay, i giornali e le tv di un Paese come l'Italia, che ha le sue gravi rogne ma è ancora civile e sa tenere lontana la tragedia dalla farsa, avrebbero dovuto involgarirsi, come purtroppo ha fatto l'onorevole Grillini, e dunque indagare e raccontare - "senza ipocrisia" perbacco - quanti, tra i sessantenni a bordo usavano il viagra, e quanti avevano pratiche feticiste, e quanti erano i transessuali e i bisessuali, e ancore quante mogli e quanti mariti ha avuto ciascuna vittima, e quante erano le vergini e quanti i sodomiti...
(potete leggete l'articolo per intero qui, i grassetti sono miei)
Francesco Merlo conferma appieno le ragioni che hanno portato Arcigay e quant'altri a indignarsi. Merlo è omofobo e continua a negare la sfera affettiva, l'unica che andava presa in considerazione, non la vede proprio e relega il rapporto d'amore tra Domenico e Pierrick tra le "pulsioni d'amore" (strano modo di indicare l'amore) e si ostina a chiamare Pierrick l'"amico" di Domenico non riconoscendo dignità alla loro unione (di fatto, perché in Italia non ci si può ancora sposare tra persone dello stesso sesso) e relegandola alle pulsioni sessuali (viagra, bisessualità, transessualità e chi più ne ha più ne metta). Che il giornalismo italiano fosse profondamente malato lo si sa da tempo ma che i giornalisti si permettano di dare una risposta così naif non si era ancora visto.
Se si fosse trattato di una coppia sposata si sarebbe detto senza alcuna enfasi che "Domenico ha perso la vita con la moglie e il loro bambino. Arcigay e le altre associazioni questo avrebbero voluto leggere ma per Repubblica è meglio tacere e parlare di amico (vi ricordate la pubblicità dello Svelto detersivo per piatti?). Il giornalista (sic!) Merlo dimostra di non avere capito niente o, ci auguriamo per lui, di non volere capire niente.
Eppure ci sono tanti gay che non comprendono il senso dell'indignazione di Grillini e dicono che non si può costringere Domenico a fare outing, che la loro storia era un fatto privato che bisognava tacere per rispetto della privacy. Anche loro come Merlo vedono l'omosessualità solo in termini sessuali e non prendono e in considerazione la sfera affettiva che, per essere avvalorata, deve avere anche un riconoscimento pubblico. Si tratta di una famiglia che è stata distrutta in quell'incidente non di due "amici". Non c'era nemmeno bisogno di usare la parola omosessuale, bastava dire Domenico ha perso la vita insieme al suo compagno e al loro bambino.
Ma se questo non è chiaro per tutti vuol dire che c'è ancora molta strada da fare prima di riveder le stelle...
Ho scritto a Merlo se mi risponde vi faccio sapere.
Dovremmo scrivergli in tanti...
AGGIORNAMENTO
Gli abbiamo scritto in molti, a quanto pare. Grazie al post di Snapshot, che avrebbe preferito maggior riserbo sulla questione, ho scovato molti altri post dedicati a Domenico Riso, il suo compagno, loro figlio e la stampa italiana.
Snapshot linka al blog di Larvotto dove racconta di un commento a dir poco agghiacciante di un suo collega di lavoro esi ricolega alla strisciante omofobia che circola nel paese.
E' chiaro che sulla rete ci sono due scuole di pensiero una rappresnetata da Snapshot (e molti altri) che hanno visto una forzatura nella protesta dell'arcigay, e chi, invece, come me, non ne ha fato una questone di ostentazioen gay, ma di riconsocimento dei sentimenti e dell'affettività senza ulteriori etichette.
Larvotto linka i post di Giulia, che si schiera con l'arcigay (scusate la banalità della semplificazione...), così come ElfoBruno che fa un bella lettura critica dell'articolo di Merlo, mentre Outsiders non si limita all'articolo di Repubblica, ma analizza anche altre testate. Scopro così che articolo ancora più ignoebile di quello di Merlo (del quale si occupa anche Anellidi fumo) è quello del Corriere (del quale avevo letto sulla rete che , invece, aveva riconsociuto lo statuto di famiglia a Domenico e Pierrick), del quale mi occuperò appena ho un attimo di tempo.
Appena avrò il paio d'ore necessarie per leggere tutti i commenti a ognuno di questi post rendiconterò sulle vaire posizioni dei lettori-autori e avrò le idee più chiare su un sospetto che mi ha colto, del quale è troppo presto perché ve ne parli...
C'è anche un italiano tra le 153 vittime dell'incidente di ieri all'aeroporto Barajas di Madrid. Domenico Riso, che avrebbe compiuto 41 anni il prossimo 3 settembre, era originario di Isola delle Femmine, paese di settemila abitanti alle porte di Palermo, ma da tempo viveva a Parigi, dove lavorava per l'Air France.
Domenico Riso era uno steward e si stava recando alle Canarie per una vacanza. L'uomo non aveva informato la famiglia del suo viaggio. I parenti hanno avuto dai carabinieri la notizia della sua morte. Nella lista dei passeggeri fornita dalla compagnia Spanair il suo nome era accompagnato dalla notazione "niño" (bambino). Forse per un errore, o forse per il fatto che, essendo steward e grazie ai rapporti di collaborazione tra le compagnie aeree, aveva ottenuto da Spanair la tariffa normalmente riservata ai bambini.
Un cugino omonimo di Domenico Riso spiega che l'assistente di volo stava andando in vacanza con il suo amico francese Pierrick Charilas, ex campione di aerobica, e il figlio di quest'ultimo, Ethan, di tre anni. "Domenico adorava il bimbo come fosse suo figlio", aggiunge. Nella lista dei passeggeri figurano sia Pierrick che Ethan Charilas, entrambi periti nella sciagura. (La repubblica del 21/08)
Ed è giallo sulla presenza a bordo dell'aereo del figlio di Domenico Riso. La notizia è stata diffusa da un cugino omonimo della vittima, che uscendo dall'abitazione dei Riso ha mostrato anche una foto dello steward con in braccio il piccolo. "Domenico stava andando alle Canarie con il bimbo francese di 3 anni che aveva in affido. Insieme con loro c'era un amico di Domenico", afferma. Ma in famiglia non confermano e preferiscono non parlare del piccolo.
(Fonte Adnkronos/ign del 21/08)
Domenico Riso, lo steward quarantenne di Isola delle Femmine (Palermo), unica vittima italiana del disastro aereo di Madrid, viaggiava assieme a un suo amico francese, Pierrick Charilas, e al figlio di questi, Ethan Charilas. I tre stavano andando insieme in vacanza alle isole Canarie. Inizialmente alcuni dei familiari dell'assistente di volo avevano parlato di un bimbo che Riso aveva in affido, ma in effetti si trattava del figlio dell'amico dello stewar [sic]. Riso, che lavorava per Air France e dal 2000 viveva a Parigi, era comunque molto legato al bambino.
(fonte AGI News del 21/8)
Domenico e Pierrick in stavano insieme, convivevano, e Domenico voleva adottare il piccolo Ethan e diventarne a tutti gli effetti co-genitore.
Questo fatto è stato censurato, glissato, modificato, distorto, dalla stampa italiana, in particolare dal quotidiano La repubblica.
Quando i "soliti" circoli di cultura gay hanno criticato i giornali, rimproverando Repubblica, di non aver riconosciuto il legame affettivo tra i due uomini che dava ancora più enfasi alla tragedia della loro morte Francesco Merlo ha scritto un articolo IGNOBILE su Repubblica:
Tutto questo per dire che la sessualità, rispetto a quell'atroce tragedia, è un dettaglio insignificante, come essere milanisti o juventini. E dunque nessuno, e soprattutto l'Arcigay, che non lasceremo mai sola nelle sue battaglie contro le odiose discriminazioni, ha il diritto di strumentalizzare la dimensione intima e privata dello steward italiano morto insieme ad un amico, al proprio figlio di tre anni e ad altre 150 persone, sulle quali l'onorevole Grillini non ha però l'occhio impietrito dall'ossessione e dall'indecenza.
E infatti solo per quei due, per Domenico Riso e per il suo convivente, l'Arcigay trova necessario che "la completezza dell'informazione" frughi tra le lenzuola, e che la loro pulsione d'amore, che vale quanto tutte le altre pulsioni d'amore, sia sbandierata come una militanza, un drammone e una vertigine post mortem.
Ma che c'entrano le abitudini sessuali, le pratiche coniugali, le tradizioni, le convenzioni e gli umori con la morte in un disastro aereo? In base alla logica sessuocentrica dell'Arcigay, i giornali e le tv di un Paese come l'Italia, che ha le sue gravi rogne ma è ancora civile e sa tenere lontana la tragedia dalla farsa, avrebbero dovuto involgarirsi, come purtroppo ha fatto l'onorevole Grillini, e dunque indagare e raccontare - "senza ipocrisia" perbacco - quanti, tra i sessantenni a bordo usavano il viagra, e quanti avevano pratiche feticiste, e quanti erano i transessuali e i bisessuali, e ancore quante mogli e quanti mariti ha avuto ciascuna vittima, e quante erano le vergini e quanti i sodomiti...
(potete leggete l'articolo per intero qui, i grassetti sono miei)
Francesco Merlo conferma appieno le ragioni che hanno portato Arcigay e quant'altri a indignarsi. Merlo è omofobo e continua a negare la sfera affettiva, l'unica che andava presa in considerazione, non la vede proprio e relega il rapporto d'amore tra Domenico e Pierrick tra le "pulsioni d'amore" (strano modo di indicare l'amore) e si ostina a chiamare Pierrick l'"amico" di Domenico non riconoscendo dignità alla loro unione (di fatto, perché in Italia non ci si può ancora sposare tra persone dello stesso sesso) e relegandola alle pulsioni sessuali (viagra, bisessualità, transessualità e chi più ne ha più ne metta). Che il giornalismo italiano fosse profondamente malato lo si sa da tempo ma che i giornalisti si permettano di dare una risposta così naif non si era ancora visto.
Se si fosse trattato di una coppia sposata si sarebbe detto senza alcuna enfasi che "Domenico ha perso la vita con la moglie e il loro bambino. Arcigay e le altre associazioni questo avrebbero voluto leggere ma per Repubblica è meglio tacere e parlare di amico (vi ricordate la pubblicità dello Svelto detersivo per piatti?). Il giornalista (sic!) Merlo dimostra di non avere capito niente o, ci auguriamo per lui, di non volere capire niente.
Eppure ci sono tanti gay che non comprendono il senso dell'indignazione di Grillini e dicono che non si può costringere Domenico a fare outing, che la loro storia era un fatto privato che bisognava tacere per rispetto della privacy. Anche loro come Merlo vedono l'omosessualità solo in termini sessuali e non prendono e in considerazione la sfera affettiva che, per essere avvalorata, deve avere anche un riconoscimento pubblico. Si tratta di una famiglia che è stata distrutta in quell'incidente non di due "amici". Non c'era nemmeno bisogno di usare la parola omosessuale, bastava dire Domenico ha perso la vita insieme al suo compagno e al loro bambino.
Ma se questo non è chiaro per tutti vuol dire che c'è ancora molta strada da fare prima di riveder le stelle...
Ho scritto a Merlo se mi risponde vi faccio sapere.
Dovremmo scrivergli in tanti...
AGGIORNAMENTO
Gli abbiamo scritto in molti, a quanto pare. Grazie al post di Snapshot, che avrebbe preferito maggior riserbo sulla questione, ho scovato molti altri post dedicati a Domenico Riso, il suo compagno, loro figlio e la stampa italiana.
Snapshot linka al blog di Larvotto dove racconta di un commento a dir poco agghiacciante di un suo collega di lavoro esi ricolega alla strisciante omofobia che circola nel paese.
E' chiaro che sulla rete ci sono due scuole di pensiero una rappresnetata da Snapshot (e molti altri) che hanno visto una forzatura nella protesta dell'arcigay, e chi, invece, come me, non ne ha fato una questone di ostentazioen gay, ma di riconsocimento dei sentimenti e dell'affettività senza ulteriori etichette.
Larvotto linka i post di Giulia, che si schiera con l'arcigay (scusate la banalità della semplificazione...), così come ElfoBruno che fa un bella lettura critica dell'articolo di Merlo, mentre Outsiders non si limita all'articolo di Repubblica, ma analizza anche altre testate. Scopro così che articolo ancora più ignoebile di quello di Merlo (del quale si occupa anche Anellidi fumo) è quello del Corriere (del quale avevo letto sulla rete che , invece, aveva riconsociuto lo statuto di famiglia a Domenico e Pierrick), del quale mi occuperò appena ho un attimo di tempo.
Appena avrò il paio d'ore necessarie per leggere tutti i commenti a ognuno di questi post rendiconterò sulle vaire posizioni dei lettori-autori e avrò le idee più chiare su un sospetto che mi ha colto, del quale è troppo presto perché ve ne parli...
3 commenti:
Caro Ale,
Dirò una cosa forse banale, ma perchè sulla stampa si gioisce per i matrimoni vip fra persone dello stesso sesso (Ellen DeGeneres sposa Portia De Rossi! Uau!)e poi le persone normali vengono citate solo in occasione di efferati omicidi, per i quali "si indaga in certi ambienti"? La fama fa dimenticare momentaneamente l'omofobia?
Grande Tam, ti rispondo con al con alcuni versi di "Gino e l'alfetta" di Daniele Silvestri.
No non sono gay, ma vorrei
ma lo sai quanti geni ed eroi sono gay
non lo sai?
o non vuoi ricordare
preferisci pensare
che un gay sia una sorta di errore
una cosa immorale
o nel caso migliore
un giullare, un fenomeno da baraccone
e lo tollererai solo in quanto eccezione
e lo tollererai solo in televisione
lo chiamano gay
e tu pensi ricchione
Caro Ale,
Grazie! Il video di questa canzone, poi, è molto bello. Ti ivio il link YouTube:
http://it.youtube.com/watch?v=mmzLdJhJujc
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