30 luglio 2009

Il giornalismo è un mestiere serio....




Leggo sul sito de Il giornale:
Nonostante la crisi, gli italiani vanno al cinema. Ma preferiscono i blockbuster americani. I film italiani perdono rispetto alla scorsa stagione quasi un terzo degli incassi al botteghino (lo rivela lo Speciale Box Office di Ciak): quest’anno 23,7 milioni (il 24,5% del mercato), mentre nel 2007-2008 erano 32,6 milioni (33,9%). Il cinema made in Usa, invece, ha guadagnato quasi 7 milioni di spettatori (63,4%). Primo in classifica «Madagascar 2» con oltre 25 milioni di euro di incassi. Tra gli italiani, «Il cosmo sul comò» di Aldo, Giovanni e Giacomo si è fermato a 13 milioni di euro, contro i 16,8 del loro film natalizio «Tu la conosci Claudia?».


La notizia è ripresa da varie agenzie la apcom è quella (apparentemente) più ricca di dati
Nonostante la crisi, gli italiani vanno al cinema. Ma per vedere il cinema americano. Questo, in sintesi, il contenuto dello 'Speciale Box Office', il tradizionale dossier pubblicato dal mensile di cinema 'Ciak', nel nuovo numero in edicola questa settimana. La conferma arriva dai numeri della stagione: dal primo agosto 2008 al 30 giugno 2009, nelle sale monitorate da Cinetel, che controlla circa il 90% del mercato, si sono staccati 95,2 milioni di biglietti (lo scorso anno erano stati 96,1). Il mercato tiene e si registra un lieve incremento per ciò che riguarda gli incassi in conseguenza dell'aumento del prezzo del biglietto per le proiezioni in 3d: da 573 a 581 milioni di euro. Preoccupanti i dati della produzione nazionale che ha perso quasi un terzo dei propri spettatori. Quest'anno si sono registrati 23,7 milioni di spettatori, pari al 24,5% del mercato, mentre nella stagione 2007-2008 si erano staccati 32,6 milioni di biglietti, pari al 33,9% del mercato. A fronte delle perdite del cinema italiano, a riequilibrare i bilanci stagionali, è intervenuto il cinema made in Usa, che ha guadagnato quasi 7 milioni di spettatori rispetto all'anno scorso, attestandosi su una quota di mercato del 63,4%, quasi otto punti percentuali in più rispetto al 2007/08. Il primo in classifica è stato 'Madagascar 2', con oltre 25 milioni di euro di incassi. La crisi del cinema italiano non ha invece risparmiato quasi nessuno. È il caso di Aldo, Giovanni e Giacomo che con 'Il cosmo sul comò' si sono fermati a 13 milioni di euro, contro i 16,8 del loro precedente film natalizio 'Tu la conosci Claudia?'. Così come Giovanni Veronesi è passato dai 19 milioni di euro di 'Manuale d'amore 2', ai 12 milioni di 'Italians'. Massimo Boldi con 'La fidanzata di papà' quest'anno ha ottenuto 7,1 milioni di euro; la scorsa stagione con 'Matrimonio alle Bahamas' aveva sfiorato la soglia dei 10 milioni. Vincenzo Salemme è sceso dai 5,2 milioni di 'SMS-Sotto mentite spoglie' ai 3,8 di 'No Problem'. Nel genere comico si sono salvati solo il cinepanettone De Laurentiis, e il duo Ficarra & Picone che, con 'La matassa', 7,5 milioni di euro, hanno quasi replicato l'incasso di 'Il 7 e l'8'. Negativi anche i numeri del cinema italiano d'autore. Lo scorso anno nella top cento della stagione, con 'Gomorra' capace di raggiungere i 10 milioni di euro, piazzandosi al decimo posto assoluto, c'erano altri nove titoli di questo genere, il cui incasso complessivo ammontava a circa 39 milioni di euro. Anche quest'anno nella top cento stagionale si contano ancora dieci film italiani di questo genere, ma il primo in classifica, 'Come Dio comanda,' che ha ottenuto 3,4 milioni di euro, è solo al 46esimo posto e l'incasso complessivo di questi dieci titoli somma 22,5 milioni di euro. Infine è praticamente sparito il genere giovanilistico. I film di questo tipo usciti fra agosto 2008 e giugno 2009 si sono rivelati quasi tutti dei flop: 'Albakiara', 'Iago', 'Un gioco da ragazze' ed anche 'Questo piccolo grande amore' hanno ottenuto un risultato inferiore alle previsioni.



Quello che manca a questi dati e che farebbero i suddetti scritti degli articoli e non solo una inutile elencazione di cifre è il dato fondamentale, che viene tenuto ben nascosto, cioè IL NUMERO DI COPIE PER OGNI FILM-
Dati difficili da recuperare a posteriori (il sito Cinecittà.com li fornisce solo dei film in programmazione) è l'lemento che fa la differenza.

Prendiamo per esempio i dati de l'ultimo Harry Potter, al 26 luglio il film ha incassato 14.003.640,16 di euro. Mentre il film Il papà di Giovanna

I due dati non sono equiparabili, andrebbe tenuto conto anche dei giorni totali di programmazione: gli incassi del film di Avati andrebbero ridimensionai (essendo uscito settembre 2008).
Ignoriamo questo dato e confrontiamo i due numeri, cosa manca per fare un confronto più preciso? Il numero di copie in cui i film sono stati distribuiti. per il film di Avati è 29, per Harry Potter è 870.

Se dividiamo i rispettivi incassi per il numero di copie vendute (dovremmo poi correggerli per i giorni effettivi di programmazione...) otteniamo questi due numeri:
Avati 117718,11, per Potter 16096,14.
Ora in valore assoluto più persone hanno visto Harry Potter ma in proporzione al numero di copie il film di Avati è andato molto meglio.
Eppure nessuno si sogna di riportare questi dati, di dare questo coefficiente invece del valore assoluto degli incassi... E noi beviamo tutto...


Ah, inutile dire che, finito il periodo di distribuzione nelle sale le 870 copie di Harry Potter (tranne qualcuna) andranno tutte al macero...

Meow!




Solo chi conosce e ama i gatti può riprodurre certi particolari...




Cirillo è ancora tra noi, grazie!

29 luglio 2009

Agenda di lotta

Vi ricordo due appuntamenti imprescindibili


Oggi 29 luglio, ore 16-20 in piazza Navona

presidio di fronte al Senato.



Domani 30 luglio, ore 9,30-14 piazza della Repubblica

presidio-manifestazione in concomitanza con la conferenza stampa di presentazione della Mostra del Cinema di Venezia, che si svolgerà all’Hotel Excelsior, in via Veneto, alle 11.


Chi è ancora a Roma è vivamente pregato di partecipare a questi due momenti importanti!

La cultura è il cemento sociale del Paese. Senza l'Italia si sfalda come un castello di carte.


Dalla newsletter del sito Associazione per il teatro italiano



ieri, 27 luglio, è stato votato alla Camera (quasi all’unanimità) un ordine del giorno bipartisan che impegna il governo a valutare l’opportunità di reperire, nei provvedimenti finanziari dei prossimi mesi, risorse adeguate per il reintegro del Fus almeno ai livelli stabiliti dalla Finanziaria del 2007. Assente il Ministro Bondi.


Respinto, invece, un secondo ordine del giorno che impegnava il Governo ad emanare un provvedimento per il reintegro del Fus in sede di assestamento di bilancio.





Intervenite, ai presidi, sul mio blog, su quello dell'Acociazione ma intervenite!

Chiedo a tutti i lurker di questo blog di partecipare attivamente a queste manifestazioni di protesta, di combattere i tagli pesantissimi inflitti da questo governo fascista alla cultura.

28 luglio 2009

Donne, maschilismo e pubblicità (2)

Mentre mi documentavo sullo spot per la Ziarul Financiar sono incappato in quest'altro capolavoro.


L'idea è quella di usare il luogo comune che vuole le donne belle tutte delle oche (c'è anche uno spot italiano, più innocuo di questo, in circolazione sui nostri tv in questi giorni...).


Un luogo comune che gli autori dello spot non si limitano ad usare, ma a confermare. La ragazza bella è l'unica donna nella sala, oltre alla bibliotecaria, che è l'esatto opposto della prima: bassa grassa mora senza trucco.
Tutti gli altri utenti della libreria sono uomini (non ci è dato sapere il sesso della persona sulla scala dietro la bibliotecaria) forse ha a che fare con il prodotto reclamizzato?.

Il claim dello spot dice La bellezza è niente senza il cervello.


A parte la discutibilità del canone di bellezza impiegato nello spot e quello di bruttezza contrappostogli per sostenere con intelligenza il claim dello spot avrebbero potuto:

1) mettere un'altrettanto bella donna come bibliotecaria;
2) mettere belle donne tra gli utenti della biblioteca

Allora avrebbe avuto senso lo slogan La bellezza è niente senza il cervello.

Così significa solo Se c'è bellezza non c'è cervello.

E nemmeno gli autori dello spot ce l'hanno aggiungo io!



Frances Nacman Roman Goddess




...for the rest of your life just keep me in mind...

Donne, maschilismo e pubblicità



Lui è assorto nella lettura, come dire, "lavora" anche quando è in pausa, seduto al tavolo di un bar. Lei invece non fa nulla di lavorativo, si sta ricreando, e mentre beve il caffè ci prova con lui. E' lei l'attiva, la propositiva. Lo guarda diretta, senza timidezza, è estasiata da lui, dalla sua avvenenza (sic!). Lui la guarda e sembra più incuriosito che altro. E' come se dicesse "vediamo dove vuole arrivare". Più lusingato che altro. La lascia fare. Sorride, ma continua a leggere il giornale. Lei si alza spavalda. L'emancipazione femminile è anche questo, rimorchiare un uomo come l'uomo ha sempre fatto con la donna. Un po' vamp un po' audace si avvicina al tavolo di lui. Lui la guarda e aspetta, forse una parola, per lui lei potrebbe essere tranquillamente una cliente che lo ha riconosciuto. Lei è invadente. Poggia la sua borsa sul tavolo, si china senza smettere di guardarlo e scrive con il rossetto sul suo prezioso quotidiano il suo numero di telefono.
Lui non se ne rende subito conto, ma quando lo fa impugna il giornale e la scaccia come si fa con le mosche, colpendola al collo. Lei indietreggia, umiliata e interdetta ma ha ancora abbastanza spirito da prendere la borsa mentre indietreggia.
Infine il claim in inglese:
Success in bussiness, a matter of priority.(successo negli affari, una questione di priorità).


Le scritte sono in inglese ma la testata del giornale è in rumeno. Ziarul Financiar è un quotidiano finanziario di Bucarest.

La pubblicità è a dir poco fascista, intrisa com'è del peggiore maschilismo.

Lui lavora lei rimorchia.
Lui è il molestato lei la molestatrice. Molestatrice innocua, per esser scacciata è sufficiente un giornale.

Tra l'altro chi è un maniaco del quotidiano (io odio sia spiegazzato) non lo impiegherebbe mai come fa l'uomo nello spot, perché dopo un uso così improprio (e violento) si spiegazzerebbe tutto.... Quindi l'idea centrale dello spot non è nemmeno rispettata. Per tacere del fatto che, per quando possa essere sexy, dopo un uso così improprio del rossetto lo butti e gli uomini (che sicuramente hanno pensato questo spot) non hanno la minima idea di quanto possa costare un buon rossetto. UNA PENNA NO!?!?!

Il paternalismo del claim insinua che per avere successo non bisogna avere "distrazioni". Una donna è dunque una distrazione, non una persona. Il successo lo si ottiene coi sacrifici rinunciando anche alle donne, che tanto stiamo bene tra noi uomini, a parlare di donne e toccarci l'un l'altro in palestra...

La cosa inammissibile è che nello spot quell'uomo picchiato una donna, poco importa se con un giornale, tra l'altro per un futile motivo.


Mi piacerebbe essere un milionario per imbastire una campagna per far chiudere lo Ziarul Financiar o almeno ritirare uno spot così ignominioso.

27 luglio 2009

Star Trek The Motion Picture

Nell'anno del trentennale finalmente è uscito il dvd con la versione originale di Star Trek The Motion Picture (Usa, 1979) di Robert Wise, sì quel Wise, quello di Utimatum alla terra, Andromeda e tanti altri film, di cui ho avuto modo di vedere la filmografia completa, 3 estati fa, a Parigi.

La versione del 2002, in un dvd doppio con enormi inserti speciali, è infatti la Director's edition.
La Paramount chiese a Wise (allora ancora vivo) se voleva rimmeter mano al film (che tanti problemi di produzione aveva avuto quando venne girato) e Wise accettò volentieri. Circondato da giovani fan esperti di pc, Wise aggiornò il film al gusto estetico del 2002 togliendo quelle che sembravano, ormai, lungaggini, e aggiungendo effetti speciali che mancavano.

Bello, vero?

Purtroppo la versione cinematografica, quella che io vidi per la prima volta a 14 anni nel novembre del 1979 e poi altre 3 volte, 2 nel 1980, e una nel 2006, a Parigi, nel dvd del 2002 non c'è!

Ci pensa adesso la Paramount a far uscire in un cofanetto i 6 film col cast della serie originale nella theatrical release, senza cioè le scene aggiunte per l'uscita in dvd. Sarebbe bastato poco per non rendere necessario questo cofanetto, presentare la prima uscita in dvd dei 6 film ANCHE con la theatrical release (come è stato fatto , per esempio, con il film The Abyss che presenta la eversione per la sala e quella implementata con 20 minuti in o più di film...).

Vi propongo una scena della director's edition.

E' una scena di passaggio, quando L'Enterprise si avvicina a una immensa, gigantesca astronave per esplorarla e viene a sua volta esplorata.



Confrontate ora la stessa scena con quella originale della versione cinematografica.



Manca l'esterno in cui il globo luminoso si avvicina all'Enterprise ed è cambiato anche il tipo di allarme, solo sonoro nella versione 2002, anche con voce in quella originale.

Al posto del globo che si avvicina all'Enterprise mostrato come racconto oggettivo, in esterni, da un punto di vista che possiamo avere solo noi spettatori (il narratore) e non i membri dell'equipaggio in plancia,

nella versione originale Wise ci mostra l'avvicinamento del globo in altro modo, ,tramite il linguaggio cinematografico, con il montaggio.
Wise inquadra lo schermo visore dell'astronave da 4 distanze diverse, e le monta a partire da quella più vicina, invertendo una consuetudine che vuole il contrario: prima si dà lo sguardo d'insieme e poi ci si avvicina per il dettaglio.

Lo sguardo d'insieme c'è sempre.



Poi però Wise passa direttamente alla più stretta delle inquadrature dello schermo visore e da quella monta in successione quelle via via più distanti .



Ci si allontana sempre di più dallo schermo visore.



Ma cosa vediamo nello schermo visore?



Il globo di luce che si fa sempre più vicino.




Quindi il globo minaccioso si avvicina sempre di più nello schermo visore, senza che io lo possa evitare, ma visivamente mi distanzio sempre di più dallo schermo visore che me lo mostra in avvicinamento.

Come dire ho una fifa blu e se potessi mi allontanerei.

Con eleganza Wise ci mostra una metafora visiva lo stato d'animo degli ufficiali di plancia dell'Enterprise (e di noi spettatori).

Nulla di tutto questo rimane nella versione del 2002.
La scena "in esterni" (un nuovo effetto speciale) vanifica tutta la metafora visiva.

Notate la filosofia (l'estetica) che c'è dietro questo cambiamento. Di fronte una raffinatezza visiva che impiega metafore e linguaggio cinematografico (cioè manipolazione del reale, attraverso una organizzazione complessa delle immagini) si preferisce oggi una visione più scopica, più oggettiva. Perché mostrare 4 strane inquadrature in successione quando posso farti vedere l'esterno come fosse tutto vero, come l'Enterprise esistesse veramente? Simulo a tal punto da farti dimenticare che quello che vedo è un racconto di fantascienza e ti mostro l'astronave come posso inquadrarti un'automobile, che, nella relatà, esiste.

Detto altrimenti il cinema di oggi tende sempre di più a far dimenticare allo spettatore che quel che vede è un racconto per immagini e lo pione dinanzi un film che vuole sostituirsi alla realtà tout-court.

Non ci si esprime più attraverso il mezzo (il cinema) ma solo attraverso quel che il mezzo racconta (la storia). Se nella storia si avvicina il globo ti mostro il globo che si avvicina all'Enterpise nella maniera più diretta e semplice, non tramite una raffinata metafora visiva che mi ricorda che tutti i film non sono mai di per sé la realtà ma una ricostruzione della realtà (sia il film in questione un documentario su Berlusconi o un film di fantascienza).

Questo dimostra anche come la maggiore disponibilità tecnologica invece di contribuire alla creatività da sola la faccia sonnecchiare verso una visione sempre più semplificata, televisiva, banale, mainstream, mentre una volta, nonostante le possibilità tecniche, più complicate (e non più ristrette come ci vogliono far credere oggi, più lunghe in tempi produttivi e dunque più costose) si ottenevano risultati migliori

Questo montaggio l'altro mi ha ispirato nell'unico film (cortometraggio)che ho girato/montato.
Nella scena finale di Cercasi produttore disperatamente si vede un produttore (Grady Clarkson) parlare con un regista (Patrick Lowie). Avevo uno zoom che dal totale andava verso il primo piano del produttore. Io ho diviso la zoomata in 3 parti di uguale durata e le ho montate partendo dalla più vicina al produttore.



Così l'effetto che lo spettatore prova è quello di avvicinarsi al produttore (perché lo zoom è "a stringere"), che quindi incombe su di lui, ma nel contempo di allontanarsi da lui, perché è una figura che incute soggezione. Proprio come nel film di Wise...

(continua...)

26 luglio 2009

Contro i tagli al FUS

Ricevo e pubblico volentieri


LA MOBILITAZIONE CONTINUA!



LA CULTURA NON E’ MERCATO

LA CULTURA E’ UN DIRITTO!




Venerdì 24 luglio, la Camera ha votato la fiducia al Governo posta sul decreto anticrisi.

E’ così passato il maxiemendamento in cui è compreso il taglio del Fus.

Il Movimento Emergenza Cultura Spettacolo Lavoro - MovEm 09 - ha presidiato piazza Montecitorio dalle 16 alle 21. Una delegazione del Movimento, con una maschera attaccata sul petto, è entrata nell’emiciclo della Camera ed ha assistito alle fasi delle dichiarazioni e al voto.

Sottolineamo, quindi, l’importanza della mobilitazione di questi giorni per poter arrivare ad una nuova discussione e all’eventuale revisione, da parte del Governo e del Ministro Tremonti, del taglio al Fus (a settembre?).

Il decreto passerà la settimana prossima al voto del Senato. E davanti al Senato ci sarà ancora il nostro presidio.



APPUNTAMENTO PER MERCOLEDI’
29 luglio, dalle 16 alle 20,
in piazza Navona
all’angolo con vicolo in Agone.



P.S. Tenendo conto delle numerose assenze estive, preghiamo coloro che sono a Roma di non mancare!

Aderiscono al MovEm 09:

AFIC Ass.Festival Ita. Cinematografici, AIAM Ass. Ita. Attività Musicali, AIARSE Ass. Aiuto Registi e Segretari di Edizione, AIC Ass. Ita. Direttori della fotografia, AITS Ass. Ita. Tecnici del Suono, AMC Ass.Montatori cinematografici, ANAC Ass. Naz. Autori Cinematografici, ANART Ass. Naz. Autori Radiotelevisivi e Teatrali, ApTI Ass. per il Teatro Italiano, ART Ass.Registi fiction televisiva, ARTICOLO 21-LIBERI DI, ARTISTI RIUNITI, ASC Ass.Scenografi Costumisti, Ass.TRUCCATORI E PARRUCCHIERI, ASST Ass. Sindacale Scrittori Teatro, CEMAT Ente produzione musicale, CENTOAUTORI, CIRCOLO GIANNI BOSIO, CORE, CSC Centro Sperimentale Cinematografia, FIDAC Fed. ita. Ass. Cineaudiovisivo, IISF Istituto Ita. Studi Filosofici, LABORATORI PERMANENTI, LARA, METATEATRO, NUOVA CONSONANZA, ORCHESTRA REGIONALE DI ROMA E DEL LAZIO, OSSERVATORIO DELLA RICERCA,RITMO Rete Ita. Musicisti Organizzati, SACT Scrittori Associati Cinema Televisione,SAI Sind. Attori Italiani, SINDACATO MUSICISTI, SNCCI Sind.Naz.Critici Cinematografici, SNGCI Sind. Naz.Giornalisti Cinematografici, SNS Sind. Naz. Scrittori, TAVOLO NAZIONALE DELLA DANZA, ZEROPUNTOTRE.

Associazione per il Teatro Italiano
artisti operatori e tecnici

vww.perilteatroitaliano.it

Allora si può!

Un milione e seicento mila tonnellate di petrolio risparmiate in un anno. A vantarsene è la Cina che comincia a trarre il primo, positivo bilancio della legge che vieta l'uso delle buste di plastica per la spesa. Dal primo giugno dell'anno scorso ad oggi sono stati messi al bando 40 miliardi di sacchetti, tanto da provocare la chiusura della più grande fabbrica statale di plastica del Paese. Un'iniziativa lodata persino agli agguerriti difensori dell'ambiente di Greenpeace, ma che secondo altre fonti avrebbe comportato altri inconvenienti. A denunciarli è una ricerca canadese commissionata dalla lobby delle aziende produttrici di plastica, secondo cui le buste di stoffa usate in alternativa sono portatrici di problemi di igiene e salute per i consumatori: nel 64% dei casi le borse riutilizzabili risulterebbero contaminate da una qualche forma di batterio. Ma gli stessi promotori della ricerca poi ammettono: basterà usare le normali regole di igiene casalinga, e lavare attentamente i cibi che vengono direttamente a contatto con la sportina.
(fonte La7.it)
(Grazie al blog di Paolo che ha segnalato la notizia)

25 luglio 2009

Siamo tutti Abba



Vi ricordate di Abdoul Salam Guibre (detto Abba), diciannovenne di nazionalità italiana, originario del Burkina Faso? E' stato ucciso a colpi di spranga e bastone, per aver rubato un pacco di biscotti, il 14 settembre 2008 da Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, 51 e 31 anni, titolari del bar Shining di via Zuretti a Milano, che gli sono corsi dietro (Abba era in compagnia di due amici) gridando loro "negri di merda", "dove vai cioccolatino" e "sporco negro".
Abba e altri tre amici, reduci da una serata in giro per Milano, si affacciano allo Shining e andando via rubano un pacco di Ringo. I proprietari se ne accorgono e inizia l’inseguimento con il chiosco mobile, finchè non li raggiungono, e dopo il primo colpo inferto dal padre Fausto con una mazza di legno, Abba perde l´equilibrio e cade per terra. Daniele allora, il figlio, pensa bene di prendere l’asta uncinata che usavano per abbassare la saracinesca del bar, colpendo Abba, già a terra, alla testa per ben tre volte, assestando anche il colpo fatale alla tempia, che ha ucciso il ragazzo nel giro di poche ore.2


I due sono stati condannati dal gup del Tribunale di Milano Nicola Clivio a 15 anni e quattro mesi di reclusione ciascuno per omicidio volontario aggravato dai motivi abbietti e futili. Il processo si è tenuto con il rito abbreviato, che dà diritto allo sconto di un terzo della pena – che per questo reato va dai 21 ai 24 anni, 2 e a porte chiuse al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, senza distinguere tra il comportamento del figlio [esecutore materiale dell´omicidio] e la condotta del padre [che sarebbe stato il promotore della spedizione punitiva e avrebbe incoraggiato il figlio mentre si stava accanendo su Abdoul]2.
Il pm, Roberta Brera aveva chiesto per ciascuno dei due imputati la condanna a 16 anni e otto mesi1 ma non ha loro imputato le aggravanti razziste3...
Il giudice ha stabilito un risarcimento di 100mila euro per i genitori di Abba e di 25mila euro per ognuna delle sorelle di Abba e ha confermato la tesi del pm non dando le aggravanti razziste. Ha ritenuto anzi le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. L´offerta è stata respinta dalla famiglia che ieri, in compenso, si è vista riconoscere una provvisionale di 275mila euro2.

Del resto all'epoca dei fatti lo stesso vice sindaco De Corato aveva affermato che la matrice razziale non c'entrava, tesi ribadita in diretta televisiva a Porta a Porta da Silvio Berlusconi: "la questione razziale e il colore della pelle non c'entrano nulla", semmai il problema andava individuato nella "politica delle porte aperte" che "ha portato a far sentire gli italiani meno sicuri".4
Ovviamente si tratta di razzismo invece, un razzismo radicale, del tutto italiano, che vede in chiunque sia diverso, a qualunque titolo, in qualunque modo, un pericolo, qualcuno da tenere lontano, qualcuno da eliminare.

Ha proprio ragione dice Rossella, una degli amici di Abba che un anno fa hanno dato vita a un blog per ricordare il loro amico che siamo tutti Abba. Chi per il colore della pelle, chi per il colore politico, chi per il genere di appartenenza, chi per l'orientamento sessuale.

TUTTI SIAMO IN PERICOLO.

A Milano , subito dopo l’estate, quando cadrà anche il primo anniversario della morte di Abba ci sarà una manifestazione di protesta.
Sarebbe bello organizzarne una in ogni città italiana, Roma compresa.






1) fonte: TG24.sky.it

2) fonte carta.org

3) fonte Corriere della sera

4) fonte Aniene.net

23 luglio 2009

a joke

A dentist noticed that his next patient, a little old lady, was nervous so he decided to tell her a little joke as he put on his gloves.

"Do you know how they make these gloves?" he asked.

"No, I don't," she replied.

"Well," he spoofed, "there's a building in Canada with a big tank of latex and workers of all hand sizes walk up to the tank, dip in their hands, let them dry, then peel off the gloves and throw
into boxes of the right size."

She didn't crack a smile.

"Oh, well. I tried," he thought.

But five minutes later, during a delicate portion of the procedure, she burst out laughing.

"What's so funny?" he asked.

"I was just envisioning how condoms are made!"

Gotta watch those little old ladies! Their minds are always working!

Mettiamoci a dieta!


Il bue dice cornuto all'asino

Quel che i blogger dovrebbero fare...

Ora non vorrei sembrarvi un novello Alfano, ma mentre scrivevo il pezzo sulla canzone di Ornella, sono incappato su alcuni errori scritti sul blog di Verdier.

Uscì per la Fonit Cetra e siccome tutti i cd della Fonit e della Rca stampati tra il 1988 e il 1989 sono ormai inutilizzabili (leggasi smagnetizzati), praticamente il suddetto trentatrè non esiste più in commercio da tanti, tanti anni.
Passi per trentatré scritto con l'accento grave (è) e non acuto (é) (a proposito, ogni parola che finisce con tre va accentata: cinquemilaquarantatré), sono errori che facciamo tutti (la fretta me ne ha fatti fare di ben peggiori...).
Qui l'errore è concettuale.
Il cd non ha parti magnetiche, per cui smagnetizzato è un termine preso in prestito da altra tecnologia (le compact cassette).
Il cd è un pezzo di plastica con sopra (o meglio, dentro una matrice stampata meccanicamente. Quel che succede a molti cd è che l'inchiostro dell'etichetta corrode il foglio di alluminio che serve come materiale riflettente (per rendere leggibile la matrice di plastica stampata) rendendo di fatto il cd illegibile.

Non è una pignoleria (d'accordo, lo è ma non solo). Chi parla male pensa male e basta poco per semplificare rimanendo corretti.

Nello stesso post leggo il commento di uno dei lettori (beato lui che riceve commenti....)

Criticando una delle canzoni dell'album Vanoni (Una Domenica) constata come ci sia un errore nel testo: Che bellezza oggi è domenica, il giorno più bellissimo mi faccio un riposissimo più lungo che si può e commenta così...
A parte la sintassi arbitraria per poetica licenza,"Una domenica" non mi sembra una canzone malvagia; anzi,la trovo graziosa e divertente.



Ecco, a parte l'errore nel rimarcare l'errore (non si tratta di sintassi, ovviamente, ma di grammatica*...) quello che i blogger non dovrebbero mai fare (quante volte l'ho già detto?) è di scrivere giudizi di gusto (di pancia) senza motivarli.
Non serve a niente, imbratta la rete di ego ectoplasmatici dei quali non frega niente a nessuno...

A nessuno frega dei miei gusti, ma forse, a qualcuno interessa il percorso critico che mi ha portato ad arrivare a quella valutazione.
Oppure può interessare l'emozione di un mio ricordo, diventa un racconto personale. Ma a chi frega se chicchessia si esprime dicendo che la tal cosa è graziosa e basta?

Nella netiquette dovrebbe essere al primo posto a regola niente giudizi non argomentati. Ma tanto, nessuno mi sente...


*La sintassi è quella parte della grammatica che studia la concatenazione e la funzione delle parti del discorso. In ogni caso un errore linguistico viene genericamente detto errore grammaticale, in quanto grammatica indica tutte le regole, fonetiche, ortografiche, morfologiche, lessicali e sintattiche. Nello specifico l'errore pertiene più alla morfologia che alla sintassi...

22 luglio 2009

Mario! Mario! Mario!



Ieri sera sono andato a vedere Tosca, la mia seconda opera quest'anno, che ho recensito per il sito teatro.org.
Prima dello spettacolo tutti i lavoratori coinvolti nell'opera, dai tecnici ai musicisti, sono saliti sul palco. Hanno mostrato uno striscione che chiede al ministro (sic!) Bondi di dimettersi e hanno letto un comunicato stampa al pubblico, lo stesso che era stato allegato al programma di sala (un corposo volume contenente tra le altre cose il libretto dell'opera) venduto a soli 10 euro (se pensate che il biglietto che mi hanno dato come stampa costava 70 euro...).
Ecco il testo del comunicato
COMUNICATO STAMPA OO.SS. TEATRO DELL'OPERA DI ROMA
del 21 luglio 2009


Martedì 21 e Mercoledì 22 c.m. i lavoratori del Teatro occuperanno simbolicamente il palcoscenico delle Terme di Caracalla prima dell'inizio di Tasca. La manifestazione, che non inficerà lo svolgimento dello spettacolo, avverrà per sensibilizzare l'opinione pubblica e protestare con forza contro i pesanti tagli apportati dal Governo al Fondo Unico dello Spettacolo.

I Sindacati ritengono che, dopo aver portato lo spettacolo dal vivo all'agonia con una forsennata politica di tagli e di iniziative legislative miopi, porre in settimana la fiducia, impedendo definitivamente il reintegro parziale del FUS, ha lo scopo preciso di dare il colpo mortale a tutto il sistema cultura nazionale. Chiedono pertanto al Ministro Bondi, il quale più volte aveva pubblicamente promesso un reintegro del Fondo ai valori del 2008, di trarne le dovute conseguenze dimettendosi.

I lavoratori del Teatro dell'Opera di Roma invitano il Commissario Straordinario On. Gianni Alemanno ad intervenire urgentemente presso il Governo in difesa del Teatro della Capitale e di tutto il settore lirico.

Si tratta non solo di scelte nefaste per le conseguenze sociali, economiche e culturali del Paese, ma anche gravi per la loro natura ideologica, prescindendo dalle caratteristiche del ciclo economico in corso: i fondi per la cultura si tagliano con la crisi così come sono stati tagliati in situazioni economiche migliori, si taglia perché si vuol ridurre la cultura musicale al silenzio.

Le scriventi OOSS si opporranno con tutti i mezzi a loro disposizione contro questo palese disegno di smantellamento.


Il testo è stato letto da una ragazza, evidentemente emozionata, e lo ha letto in Italiano, in Inglese (una traduzione vera non in italese), letta correttamente, e una in giapponese!
Un secondo comunicato del comitato Emergenza Cultura è ancora più crudo ed esplicito:

Se l'Italia è famosa nel mondo per il suo cinema, il suo teatro,la sua danza, la sua musica lo si deve anche a noi.
Siamo tanti, più di 200.000, in larga parte precari, intermittenti, non tutelati in materia di diritti e garanzie sociali. Siamo i lavoratori dello spettacolo. Da oggi una categoria in via di estinzione. Perché lo stato italiano investe per il nostro settore quindici volte meno di quello che fanno gli altri Stati Europei. Perché il governo Berlusconi, dopo aver colpito tutti i settori della cultura, della scuola e della ricerca, sta azzerando, in un processo avviato da tempo, il finanziamento previsto per il Fondo Unico dello Spettacolo del 2009 e dimostra così di continuare a considerare l'arte e lo spettacolo come una spesa invece che un investimento. Perché il ministro Bondi davanti al Presidente della Repubblica ha solennemente promesso il suo reintegro e invece il decreto che sta per essere approvato in Parlamento in questi giorni dimostra che ha solennemente mentito.
Dai prossimi mesi si vedranno meno film, meno spettacoli teatrali, meno concerti, meno serie televisive, meno artisti, si avranno meno lavoro e meno idee - in un panorama di pretesi risparmi che finiranno per rendere il paese più povero di emozioni, di pensieri, di capacità critica, di profondità, di energia creativa, di identità nazionale.
Noi siamo qui per chiedere ai parlamentari di tutti i partiti di impedire quello che si configura come un pressoché totale annientamento della produzione artistica italiana. E per difendere il diritto del Paese ad avere una cultura e una comunicazione degna di questo nome.

Gli autori di cinema, di teatro e di televisione, gli attori, i musicisti, i ballerini, gli scrittori, gli agenti e tutti i lavoratori dello spettacolo, dell’arte visiva, della cultura, della ricerca e dell’informazione.

Mentre ascoltavo non potevo che provare rabbia per questo governo e per l'ignavia di tanti connazionali.

Accanto a me una coppia, sui 45, ha applaudito come tutti.
Hanno seguito l'opera, cercato (invano) di leggere il libretto (dovevano fare come me e sentirsi l'opera, libretto alla mano, nel pomeriggio, è stato agevole seguire la vicenda fresco di un precedente ascolto pomeridiano...), lei al'inzio commentava, ma poi sono stati buoni buoni...

La trama di Tosca è nota a tutti, ma per quelli di voi che sono abbastanza sprovveduti da non conoscerla ho chiesto a Cirillo (sì anche lui la sa) di farvene un succinto riassunto.

La cantante lirica Floria Tosca, gelosa del fidanzato Mario Cavaradossi, pittore, venutolo a trovare nella chiesa di Sant'Andrea della Valle, dove lui sta dipingendo una Maddalena, si insospettisce delle porte chiuse e di una conversazione di cui non capisce le parole ma dalla quale ha intuito la presenza di un'altra persona. Mario pretende di esser solo e Floria crede le nasconda un'altra donna, specialmente quando riconosce nel ritratto della Maddalena la Marchesa Attavanti. In realtà Mario prima che sopraggiungesse Tosca, stava conversando con Cesare Angelotti, il primo console della caduta Rrepubblica romana, impirgionato ed evaso, fratello della Marchesa. La marchesa si era recata il giorno prima in chiesa per organizzare la fuga del fratello (nascondendo abiti femminili nella cappella di famiglia). Quando Tosca irrompe Mario le nasconde la presenza dell'evaso e Tosca si insospettisce. Convintala della sua innocenza e di non esser in compagnia di alcuna donna, Mario riesce a rimanere solo con Attavanti, e lo aiuta accompagnandolo alla sua villa fuori città. Tornata in chiesa per avvisare Mario che quella sera dovrà cantare a palazzo Farnese, Tosca vi trova il barone Scarpia, capo della polizia, che fa insospettire Tosca mostrandole il ventaglio della marchesa (che il fratello ha dimenticato di prendere). Tosca raggiunge casa di Mario convinta di sorprenderlo con la marchesa. Vi trova invece il barone. La polizia che ha seguito Tosca, irrompe nella villa ma trova solo Cavaradossi e non Angelotti (si è rifugiato in un pozzo, fuori dalla villa) e arresta il pittore. Scarpia fa torturare Mario a Palazzo farnese, costringendo Tosca, a confessare il nascondiglio dell'evaso. Scarpia, attratto da Tosca, le propone di salvare Mario dal patibolo, se le si concederà. Tosca finge di accettare, chiedendo anche un salvacondotto. Scarpia organizza una finta esecuzione, non più la forca, ma la fucilazione. I colpi saranno a salve "come con il conte Palmieri". Firmato il salvacondotto Scarpia è pronto a concupire Tosca che invece lo pugnala al petto, mortalmente (ecco il bacio di Tosca!). Avverte dunque Mario dell'accordo con Scarpia e della finta fucilazione. Gli raccomanda di fingersi morto e di aspettare un suo segnale per rialzarsi (cadi bene come la Tosca a teatro).
Ma quando, andate via le guardie, Tosca fa cenno a Mario di rialzarsi si accorge che l'uomo è morto.
Scoperto intanto il cadavere di Scarpia, le guardie circondano Tosca alla quale, per sottrarsi all'arresto, non rimane che gettarsi dalla piattaforma di Castel Sant'Angelo. Prima di lanciarsi grida o Scarpia, avanti a Dio!

Durante la pausa tra il secondo e il terzo atto sento la coppia alla mia sinistra commentare la vicenda dell'opera. Lui dice che per colpa di Tosca son morti tutti Attavanti (si è suicidato pur di sottrarsi all'arresto, anche se Cirillo non ve lo ha detto), Cavaradossi e Tosca stessa.
Lei cerca di difendere Tosca ma il marito (uomo? compagno? fidanzato?) insiste e commenta che la causa scatenate è la gelosia di Tosca.
Non posso non intervenire e gli faccio notare che, forse, se Mario fosse stato sincero con Floria sull'Attavanti, non la avrebbe fatta insospettire. Mario non ha avuto abbastanza fiducia in Tosca da confidarle il suo complotto politico (perché di quello si tratta), forse perché, di consuetudine, le donne all'epoca, non erano considerate adatte alla politica.
La moglie (compagnia, fidanzata...) commenta ironica che ancora oggi è così... Che le donne contano poco.
Mi sta subito più simpatica.
Il marito (...) commenta che forse Mario ha nascosto il complotto a Tosca per non coinvolgerla. Per difenderla.
Allora penso che ha proprio ragione lei, la moglie (...), quando, per ischerzo e affettuosamente, gli ha detto che è proprio fascista.
Capite? Una donna la si difende, tenendola all'oscuro, ma poi la colpa è sempre sua...

Tosca invece dimostra di sapersela cavare bene, sfrutta la passione di Scarpia per lei a suo vantaggio, lo uccide senza battere ciglio, e rimane vittima della perfidia di Scarpia solo perché costui è il male assoluto, il potere, quello temporale e quello spirituale.

Nemmeno Mario avrebbe potuto sottrarsi alle sue astuzie. Eppure Tosca viene descritta come colei che si muove, e uccide, per amore, non certo per spirito patriottico, come Mario e Attavanti...
Eppure, a di là del libretto del 1900 che sicuramente è maschilista, l'opera oggi offre svariati spunti per altre letture, ma se si è maschietti nel profondo...

C'è un libro, un po' farraginoso a dire il vero, di Catjherinbe Clement, L'opera lirica o la disfatta delle donne il cui assunto è proprio questo:
La nostra cultura ha sempre ingannato le donne mentre fingeva di adorarle.


E a quanto pare continua a farlo ancora!

21 luglio 2009

Mina da 1 a 50 (17)

Tra il 1980 e il 1983 completai la mia collezione dei dischi di Mina. Appena avevo qualche soldo comperavo un nuovo disco. Cioè, "nuovo" per me. Infatti poteva trattarsi anche di dischi vecchi di 15 anni... Era un po' come se uscisse un lp nuova di Mina al mese, a volte anche ogni due settimane...

All'epoca non capivo la fortuna di quel mio stato di grazia, ma una cosa posso dire, che non passavo a un disco nuovo se quello appena comperato non era interamente digerito, cantato, memorizzato.

Comperai Altro a via del Tritone, da "Disco Boom", un negozio che oggi non esiste più. Per un certo periodo fu quella la mia fonte di approvvigionamento mazziniano.
Era la primavera del 1982. Andavo tutte le settimane al planetario, a fine aprile c'era il festival di musica a Via Giulia, e, anche se non avevo ancora il Walkman avevo la capacità di sentire nella mia testa la sua voce, le sue canzoni, che mi accompagnavano anche fuori casa...

Dall'Album Altro (che io comperai separatamente ma che, quando uscì nel 1972, uscì insieme al suo secondo album live, Alla bussola dal vivo) mi colpirono diverse canzoni, ma una in particolare mi parlava. Si tratta de L'abitudine che ancora oggi riusce a mettermi nello stesso indicibile stato d'animo, è come se riscoprissi, ricordassi, un periodo passato, apparentemente dimenticato, oppure irrimediabilmente perduto...
Il testo (nella versione italiana del mai abbastanza compianto Bruno Lauzi) parla di una innamorata che si piange addosso perché lui non la ama, quindi, all'epoca, era perfetto per me. Non avere storie d'amore, pensavo, non mi autorizzava a sperare per il meglio e cantare di amori che non avevo; cantare di amori che non avevo più, anche se in realtà non li avevo ancora avuti, invece, esprimeva il mio dolore per non avere un amore...
L'arrangiamento, molto elegante per l'epoca, è del maestro Salerno (uno dei 5 diversi arrangiatori dell'album, quando Mina lavorava bene, senza il figlio...).
Vi propongo la canzone con un video montaggio di foto fatto da me, ieri notte, perché sulla rete non era disponibile.


Da qualche parte avevo letto che esisteva una seconda versione della canzone su Del mio meglio n° 5, ma non avevo mai creduto fino in fondo alla voce e non avevo mai comperato il disco trattandosi di una compilation.


All'epoca ero più incuriosito di sentire la versione originale della canzone, della quale sapevo dell'esistenza solo perché nell'lp era riportato il titolo in inglese (Daddy's dream) (nel disco è riportato così con la seconda "d" minuscola..).


Solo adesso, grazie a internet, riesco a sentire sia la seconda incisione di Mina che la versione originale, che, scopro, è di Demetrio Stratos, un nome, un mito, per me totalmente sconosciuto.

20 luglio 2009

E' ancora Star Trek?

Non so se ce la farò mai a concludere questo post. L'ho rimandato per tanto tempo perché mi costa fatica solo il pensarlo, figuriamoci scriverlo. Eppure DEVO vincere la mia ritrosia (e la mia pigrizia) e dire la mia, con la solita serenità e confidence sulle mie opinioni che mai come adesso mi manca.
La questione non è peregrina come potranno pensare in molti e non ha niente a che fare col mio essere un fan dei Star Trek o un patito di Sci-Fi in genere.

Sì, sto parlando dell'ultimo film di Star Trek, quello diretto da J J. Abrams, che porta solo il titolo della saga, pur essendo l'undicesimo film della serie, il primo di una possibile trilogia (se al botteghino questo andrà bene) e che, da solo, ha la presunzione di modificare tutto in nome del re-boot della franchise quarantenne pesantemente indebolita dai disastri (produttivi) di Enterprise.

Tranquilli non state per leggere un puntiglioso e senseless post sui tradimenti del film rispetto la saga. Ricordo anni fa quando, correggendo le bozze della rivista FILM con la mia amica Anna, lei trasecolò quando capì che avrebbe dovuto leggere tre cartelle di trama dettagliata di una mia recensione su quella roba là, la fantascienza, star trek poi (era Star Trek Primo contatto)! Anche allora avevo avuto da ridire e non come trekker ma come amante della verità e della storia

Ci sono motivi ben più profondi (e gravi) se oggi il film mi preoccupa e riguardano il concetto di storia, e quello di memoria.

Hollywood, negli ultimi due-tre anni si dimostra come minimo arrogante nei confronti della storia, anche se quella frivola dei media.
Ricordate 007 Casino Royale, il primo con Daniel Craig nel ruolo di Bond? Beh non potevate guardare il film, se eravate patiti della saga, per le incongruenze che quel film metteva in campo confrontato con quelli precedenti. Presentava uno 007 giovane ancora inesperto eppure m era sempre Judi Dench, e il film era ambientato ai giorni nostri.
Anche in quel caso si trattava di un re-boot (letteralmente accendere il pc di nuovo) cioè reinizializzare la serie. Semplificando, ma poi nemmeno troppo, le major di Hollywood, in oo7 come in Star Trek, hanno ben pensato di aggiornare le saghe senza tenere conto di quanto precedentemente detto.
In 007 Bond torna ad essere privo di esperienze per cui gli spettatori attempati, quelli che hanno più di 14 anni, età media del pubblico medio cui i ragazzini (male) cresciuti che guidano oggi Hollyweood credono quei film possano interessare, non ci si raccapezzano più. Vedono lì uno che è 007 ma non lo è, che fa cose per la prima volta come non le avesse già fatte nei film precedenti.
In Star Trek invece Abrams è andato oltre: modificando la continuità temporale (senza spiegare davvero il perché) mostra astronavi con l'oblò al post del classico schermo, e fa morire personaggi e sparire pianeti che hanno avuto un peso importante nelle precedenti edizioni della saga. Muore Amanda, la madre di Spock e Vulcano, il suo pianeta natale, esplode.
Alla faccia del re-boot!
Se Amanda è morta vuol dire che Viaggio a Babel l'episodio della serie classica in cui la conosciamo per la prima volta, o il film Star Trek IV Rotta verso la Terra, dove la vediamo (interpretata sempre dalla stessa attrice) preoccuparsi del figlio, non esistono più così come li abbiamo conosciuti. Amanda c'era e adesso non c'è più (il film è ambientato prima dei fatti accaduti nella serie classica...). Non è solamente questione di continuity. Non è solo una mancanza di rispetto per quello che c'era prima. Per l'industria di Hollywood la Storia non è importante e pur di vendere la serie a nuovi spettatori si può sacrificare quel che già c'è.
E questo in nome del fatto che ai nuovi spettatori di oggi, si dice, Star Trek, così com'è(ra), non interessa.
Che idea formativa si propone con questo falso mito produttivo?
D'accordo. E' cultura di massa, non è Dante, o Shakespeare, ma non si tratta nemmeno di vendere formaggi...

Educare i nuovi spettatori ignorando quello che c'è stato prima vuol dire non riconoscere la storia del cinema, la prospettiva storica. Ricordo un mio amico dirmi che per lui come storia conta quella sua di spettatore non quella cronologica, per cui anche se certi film sono venuti dopo per lui rimangono film innovativi, solo perché lui li ha visti prima...
Capita l'antifona?
Siccome è solo cultura di massa non importa farne una lettura critica, basta consumare, magari facendo finta che Amanda non sia mai esistita, perché tanto chi ha mai visto quell'episodio di 40 anni fa?

Questo modo di fare mi fa paura. Mi fa temere per il futuro. Per la visione dei nostri figli, dei nostri nipoti.
Non perché "perdere" la serie classica di Star Trek sia chissà quale perdita. Ma perché il film di Abrams dà una visione del passato distorta. Ma nessuno la vede come tale perché tanto è solo un film. Ma se nella cultura di massa c'è il senso narrativo col quale ci spieghiamo il mondo, è di fondamentale importanza non dimenticare la prospettiva storica. Chi si indignerà tra 100 anni se qualcuno negherà la Shoah? A chi interessa stabilire la verità?
Il paragone non scandalizzi. La vita è una sola e un tassello in meno a un senso critico nei confronti del passato apre le porte ai peggiori sonni della ragione.
La madre di Spock è morta è viva? Tutt'e due e nessuna. Una visione distorta della storia non una visione parziale, una visione sbagliata non un re-boot. Proprio come è sbagliato il film di Abrams che ci insegna che la coerenza storica (narrativa) non è importante. E invece lo è signor Abrams lo è molto più di quanto lei sciaguratamente non creda.

venti Luglio millenovecentosessantanove












Dalla Luna al FUS


E mentre il mondo (occidentale?) si appresta a celebrare il quarantennale del primo allunaggio dell'uomo sulla Luna (stasera su LA7 alle 21 va in onda Moonshot appena visto al Fiction Fest) oggi pomeriggio uno sparuto (speriamo non troppo) gruppo di uomini e donne presenzieranno al

sit-in
davanti Montecitorio
contro il mancato reintegro del FUS.

Il FUS, Fondo Unico per lo Spettacolo, è stato istituito nel 1985 per volontà dell'allora Ministro Lagorio, con la legge n° 163 "Nuova disciplina degli interventi dello Stato a favore dello spettacolo", con lo scopo di regolamentare con una norma unitaria tutti gli interventi dello stato a sostegno di enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante1.

Lagorio sostiene che lo stato
non manca di contribuire economicamente allo sviluppo della cultura. Ma lo fa destinando ad essa mezzi quantitativamente scarsi e, in più, all'insufficienza degli stanziamenti, si accompagna una qualità di disegno organizzativo che non è idoneo alle finalità cui sono destinati2.


Lagorio prevedeva oltre la legge sul Fus, considerata la legge madre una serie di leggi figlie, che andassero a disciplinare i singoli settori dello spettacolo. Il finanziamento doveva essere ancorato all'andamento dell'inflazione. Di questo progetto a24 anni dopo resta solamente la legge madre, peraltro sganciata dall'inflazione.
Nel 1986 il Fus fu di 703 miliardi e 805 milioni di lire. Nel 1999 avrebbe dovuto essere di 1.333 miliardi e 914 milioni mentre fu solo di 900 miliardi e 140 milioni. Nel 2002 è stato di circa 500 milioni di euro mentre avrebbe dovuto essere di 700 milioni.
Nel 2003 il Fus è stato di 506 milioni quasi lo stesso importo del 1993 (in euro 480 milioni). L'incremento dal 1993 al 2003 è stato del 5,4%, contro un 30% di perdita di potere d'acquisto della nostra valuta2.

La legge prevedeva delle percentuali precise per ogni settore dello spettacolo, così ripartite:
· il 42% agli enti lirici,
· il 13% alla musica ed alla danza,
· il 25% al cinema,
· il 15% alla prosa
· lo 1,5% ai circhi1.
La quota residua del 3,5% era destinata al funzionamento degli organi istituzionali (con la legge era stato istituito altresì un
"Osservatorio dello Spettacolo") e ad altre spese.
La legge n. 555 del 1988 abolì le quote percentuali assegnando al Ministro per il Turismo e dello Spettacolo il compito di stabilire, di anno in anno, le percentuali di ripartizione del Fondo con un proprio decreto, sentito il parere del Consiglio Nazionale dello Spettacolo. Nel 1990, per esempio, le percentuali di ripartizione vedevano alla musica e alla danza il 61,8% (con riserva di ben il 47,8% ai tredici Enti Lirici) mentre al cinema il 19% (era il 25% 5 anni prima).

Da questi soldi dipende la sopravvivenza non solo dei teatri (tutti i teatri italiani) e dei film prodotti con il contributo statale, ma anche delle associazioni di cultura cinematografica che fanno cultura sul territorio, compreso il Centro Sperimentale di cinematografia.


Ora, tanto per rendere chiaro l'ammontare del fondo per il teatro nel 2008 (unico anno per cui sono disponibili dati online) al teatro Belli di Roma (il cui prezzo massimo per biglietto si aggira sui 16 euro) ha ricevuto 20.064 euro di fondo su un totale di 337 milioni destinati al FUS nel 2009 (al netto dei 20 milioni destinanti agli Enti Lirici).

Nel 2008 il Fus era di 511 milioni con un taglio di quasi il 34%, in un anno. E altrettanto è previsto per il futuro, nel 2010 da 511 a 400, per il 2011 da 400 a 307 facendo scendere il Fus sotto l'1% del pil, contro il 2,6% di media europea.


Recentemente il ministro Bondi aveva promesso un reintegro del Fus, che non è stato effettuato.

Oggi pomeriggio, alle 17 saremo tutti a Montecitorio per protestare anche contro la presa in giro di un impegno preso davanti al Presidente della repubblica al quale è stata indirizzata una lettera di sensibilizzazione dal coordinamento "emergenza cultura".






1) Fonte sito Risorse culturali e turistiche

2) Cecilia Balestra, Alfonso Malaguti (a cura di) Organizzare la musica. Legislazione, produzione, distribuzione, gestione nel sistema italiano

17 luglio 2009

Due come noi

(foto tratta dal blog di Verdier)

Era il 1979.
Ornella presenta Due come noi assieme a Pino Caruso. La regia è di Antonello Falqui. Varietà del sabato sera, firmato da Pino Caruso, Enzo Di Pisa, Michele Guardì e Antonello Falqui, per la regia di Antonello Falqui, in 4 puntate, trasmesse il sabato sera, su RAi Uno dal 20/01/1979 al 10/02/1979.
Due come noi è meno sfarzoso e sopra le righe del solito, costruito sulla (finta) contrapposizione tra il nord milanese di Ornella e il sud di Pino (indimenticabili i suoi monologhi Il Risorgimento, mi ricordo, è stato fatto, ma non riesco proprio a ricordarmi se poi l’Unità d’Italia l’abbiamo fatta o no… 1.).
Se la parte politica spetta a Caruso Ornella canta e ospita, di volta in volta, Gigi Proietti, Christian De Sica, Riccardo Cocciante e Franco Califano.

La sigla finale è la splendida Eccola qui di Di Pisa, Guardì, Vanoni (per il testo) e Ferrio (per la musica), che vi propongo nella versione originale televisiva (ne esiste una versione su 45 giri, fatta uscire dopo la trasmissione, ma è ri-registrata con un arrangiamento diverso, tra cui una delle due voci di Ornella modificata dal vocoder.

Ferrio oltre che a Mina (sue Parole, Parole e Improvvisamente) regala gioielli non solo a Ornella ma anche a Milva (Fumo e odore di caffè mai incisa su disco), e alle sorelle Goggi (Voglia) come ho avuto già modo di parlare.

Io ero un ragazzino di 14 anni e mi riconobbi in questa canzone al punto tale da stordirmi.

Ma questo, come al solito, è un altro discorso...





1 Ornella Magrini IL RE DEL VARIETÀ ANTONELLO FALQUI Editrice Zona, Arezzo 2009

Boy e bebè



In uno degli episodi di Boston Public, una serie tv americana ambientata in un liceo pubblico di Boston, ideata da David E. Kelly (lo stesso di Ally MacBeal, The Practice e Boston Legal, la serie con William Shatner), un'intera classe, i più grandi, prossimi al diploma, ricevono come compito di accudire a un bebè, finto, fornito di microprocessore, che simula pianto fame pipì, e registra il comportamento degli studenti, ragazzi e ragazze, che devono portarsi a casa il bebè per accudirlo.

Non so quanto ci sia di vero in questa pratica educativa (soprattutto se esiste un pezzo di tale tecnologia ...bebetica) ma sicuramente nella cultura americana insegnare anche ai ragazzi ad accudire un eventuale figlio deve essere cosa tacitamente accettata, altrimenti non verrebbe data per scontata nell'episodio (il fatto è presentato come di routine, e viene usato solo come riferimento drammatico perché una delle ragazze è incinta...).

Mi sovviene l'America del signor Delano, un documentario Luce, montato in epoca fascista da precedenti filmati statunitensi, nel quale si denigra il popolo americano. Fra gli esempi presi un corso sui bebè fatto a uomini adulti, ai quali, si vede, viene insegnato come fare il bagnetto al bebè.

La voce fuori campo italiana ironizza sul fatto che in America sono gli uomini a dover accudire ai figli perché le donne hanno ben altro a fare (partecipare a concorsi di bellezza).

Sono passati più di 60 anni e i nostri popoli vivono nella stessa abissale distanza: gli americani avanti anni luce nella gestione del ménage familiare, gli italiani sessisti oggi quanto allora.

Basta leggere, un esempio tra i tanti, i commenti lasciati da maschietti nemmeno troppo giovani (più vicini ai trenta che ai venti) a un mio video uplodato su youtube, sulle pubblicità sessiste (ecco qui il link).

Queste Erinni coi pantaloni scrivono indignatissimi accusandomi di essere una donna isterica e femminista (ehehehe).

Come li educhi questi cretini? Questi imbecilli del luogo comune che credono di stare dicendo una verità incontrovertibile?

Da dove inizi?

Quanto aveva ragione Platone ne La repubblica...

16 luglio 2009

16 luglio 1969


Alle 15 e 32 (ora italiana) del 16 Luglio 1969 l'Apollo 11 viene lanciato, missione: portare due uomini sulla Luna.

Peccato che fra tante rievocazioni nessuno faccia riferimento al clima politico che indusse gli americani a investire ingenti somme di denaro per portare a ogni costo entro la fine del decennio l'uomo sula Luna. Anche film recenti (Moonshot, già recensito su questo blog) ignorano il contesto storico e raccontano solo dell'avventura dei tre astronauti...

Manifestazioni collaterali (queste recensite su Teatro.org) affrontano il rapporto Luna-uomo da ogni punto di vista, film, letteratura ma, di nuovo, non la geopolitica, o la storia...
La corsa a chi conquistava la Luna per prima fece sviluppare una tecnologia basata su enormi sprechi.
Tutto il progetto Apollo non prevedeva infatti il riutilizzo di alcuna parte delle navicelle impiegate per il viaggio di andata e quello di ritorno.
Uno spreco dissennato che però ha permesso di raggiungere la luna in poco tempo. Chissà se e quanto tempo avrebbe impiegato la nasa per una astronave riutilizzabile stile shuttle...

Anche la tecnologia del successivo progetto Shuttle è vista in un'ottica miope.
Lo Shuttle è e resta solo una navicella di servizio e non un'astronave vera e propria non essendo dotata della propulsione necessaria a lasciare l'orbita terrestre!!!

Le immagini che corredano questo post sono state tratte da un libro che ho da quando ero bambino Atlante della conquista della Luna scritto da Patrick Moore, un famoso divulgatore inglese, pubblicato dala Valardi, nel 1969.



Ancora oggi ci sono tante leggende più o meno metropolitane sul programma apollo, come ho avuto già modo di scrivere su questo blog.
Di recente un (pessimo) documentario prodotto da artè Opération Lune (The Dark Side of the Moon) di William Karel del 2002 ha continuato a insinuare il dubbio che l'uomo sulla Luna non ci sia mai stato...




Questo la dice lunga sull'impatto nell'immaginario collettivo...

L'uomo sulla Luna ci fa sentire defraudati del nostro ruolo di unici esseri viventi in uno Spazio fatto unicamente per noi...

Le missioni Apollo e le altre missioni di esplorazione spaziale dimostrano realmente che Copernico aveva ragione e non Tolomeo e questo è molto più di quanto l'uomo (e certe donne...) possa(no) sopportare...

14 luglio 2009

Sciopero dei blogger contro il ddl Alfano



DAl comunicato stampa di Diritto alla rete
Per la prima volta nella storia della Rete i blog entrano in sciopero.
Accadrà oggi, 14 luglio, con una giornata di rumoroso silenzio dei blog italiani contro il disegno di legge Alfano, i cui effetti sarebbero quelli di imbavagliare l'informazione in Rete.
Il cosiddetto obbligo di rettifica, pensato sessant'anni fa per la stampa, se imposto a tutti i blog (anche amatoriali) e con le pesanti sanzioni pecuniarie previste, metterebbe di fatto un silenziatore alle conversazioni on line e alla libera espressione in Internet.
(...)

L'iniziativa prevede anche un incontro-sit in piazza Navona a Roma, alle ore 19 di martedì 14 luglio, e un simbolico imbavagliamento sia dei blogger presenti sia della statua simbolo della libertà di espressione, quella del Pasquino.

Hanno aderito all'iniziativa blogger di ogni area politica (ma anche non politici) ed esponenti di diversi partiti e associazioni.

Tra gli altri: Ignazio Marino, Vincenzo Vita, Mario Adinolfi e Francesco Verducci (Pd); Antonio Di Pietro (Idv): Pietro Folena (Partito della Sinistra Europea); Amici di Beppe Grillo di Roma, Calabria e Taranto; Articolo 21; Sinistra e Libertà; Per il Bene Comune; Partito Liberale Italiano (PLI).

Hanno aderito a titolo personale anche Giuseppe Civati, Sergio Ferrentino, Massimo Mantellini, Alessandro Robecchi, Claudio Sabelli Fioretti, Ivan Scalfarotto, Luca Sofri, Marco Travaglio e Vittorio Zambardino.

Anche alcuni parlamentari della maggioranza (come Antonio Palmieri e Bruno Murgia), seppur non verranno in piazza, hanno espresso la loro contrarietà alla norma imbavaglia-Rete presente nel ddl Alfano.

Sarà in piazza Navona anche il professor Derrick de Kerckhove, guru della Rete e docente all’Università di Toronto. Verrà infine annunciata la costituzione della “Consulta permanente per il Diritto alla Rete”: avrà l’obiettivo di aprire un tavolo di confronto tra il mondo della Rete e la politica, che tenga conto della libertà di espressione e di informazione, e soprattutto delle necessità di chi la Rete la vive ogni giorno come utente e cittadino.

Diritto alla Rete

12 luglio 2009

Il cinema al village? Poco gaio e niente affatto gay

Ci voleva giusto il programma di film di quest'estate 2009 al Gay Village per farmi rimpiangere i dubbi che avevo sull'opportunità di organizzare una rassegna di cinema gay.
Cos'è il cinema gay? Perché fare una rassegna in cui programmare film molto diversi da loro, per estetica, cultura, stile, tono, qualità, accomunandoli solo perché contengono un personaggio gay? Molti dei film delle passate edizioni, infatti, soffrivano di questa etichetta (stava loro stretta, ne rovinavano la sorpresa del plot...), altri, invece, identificavano un sempre più riconoscibile sottogenere (soprattutto i film anglofoni).
A leggere i titoli in rassegna quest'anno ahimè, capisco che l'unico scopo che sicuramente questo tipo di rassegna poteva avere (dare visibilità a film mai arrivati nel circuito distributivo nazionale, ovvero, che vi erano transitati come meteore per sparire subito dopo nell'oblio) è stato accantonato in nome di una ridicola e onnivora mondanità.
Capisco lo sforzo degli organizzatori del Village di ampliare gli angusti orizzonti del cinema gay e lesbico ma la rassegna (sic!) proposta da Giona Nazzaro è il contenitore più miope e omofobo cui si poteva affrontare.
Passi per alcuni titoli che pertengono, a diverso titolo, all'omosessualità, perché gay l'argomento trattato (MORTE A VENEZIA di Luchino Visconti, Italia, 1971) o perché gay era il regista (IL TESTAMENTO DI ORFEO di Jean Cocteau, Francia, 1959) film peraltro importanti e che qualunque persona di media cultura appassionata di cinema dovrebbe avere visto (o stuiato all'università).
Si tratta di film accettati dalla cultura ufficiale, malgrado la loro omosessualità. Film dunque che godono della stessa visibilità di tanti altri classici e che rubano spazio a una vetrina estiva che, senza essere troppo impegnativa (Morte a Venezia sai che rottura di palle per le ragazzine del village che vengono a vedere il film solo per non pagare il biglietto d'ingresso...)
Ma dubito che il Gay Village sia una sorta di scuola estiva di cinema.
Nazzaro non ha fatto alcuna fatica a compilare un elenco ovvio, gratuito e pretenzioso.
Cosa c'entra ERO UNO SPOSO DI GUERRA di Howard Hawks, USA, 1949 con la tematica gay, se non il travestitismo occasionale di Cary Grant, per amore della sua donna?
Cosa c'entra LUNGO LA VALLE DELLE BAMBOLE di Russ Meyer, USA, 1970, nel quale le donne sono dipinte secondo l'immaginario etero più biecamente sessista (e anche le tanto osannate donne-virago non hanno nulla a che fare con la liberazione femminile, ma con il titillamento delle pruderie lesbiche di ogni maschietto mediamente etero)?
Giona A. Naazzaro appartiene a quella schiera di maschi, poco importa di quale orientamento sessuale, che vede omosessualità dappertutto, anche quando Stanlio e Ollio si prendono per mano (d'altronde usati nella copertina della prima edizione italiana del libro Lo schermo velato di Vito Russo...).
Un modo provinciale e implicitamente omofobico di fare, provinciale perché ogni comportamento che devii dalla norma etero che vuole il maschio rude è vista come segno di effeminatezza e omofobica perché l'omosessualità passa attraverso tutti quegli stereotipi etero nati per criticarla... Se baci il tuo amico quando lo saluti è perchè, sotto sotto, te lo vuoi scopare!!!
Giona Nazzaro è abbastanza miope da leggere in chiave gay un film la cui etica è e non potrebbe essere di più eterosessuale.
Ecco allora classici del cinema come IL DIAVOLO E' FEMMINA di George Cukor, USA, 1935 messo in rassegna solo perché Katharine Hepburn si veste da maschio..
E' come leggere in chiave gay un classico della commedia etero quale Victor Victoria (quello di Edwards). Film nei quali i gay sono checche, scopano ma non hanno amori fissi mentre gli etero protagonisti, maschi e femmine, sono così potenti che possono permettersi pure di fare i gay tanto la norma etero alla fine è confermata... E gli spettatori gay magari ne rimangono anche contenti!!!!
Accanto a titoli ovvi e che tutti abbiamo visto da MIRIAM SI SVEGLIA A MEZZANOTTE di Tony Scott, GB, 1983, (Un film di vampiri, la cui omosessualità sta solo in una scena, bellissima, di sesso fra Catherine Denevue e Susan Sarandon) a QUERELLE DE BREST di R.W. Fassbinder, Germania/Francia, 1982 (chissà se lo vedremo nella versione censurata, come fa presumere il titolo modificato proprio per distinguerlo da quella originale, presentata a Cannes, che si chiamava semplicemente Querelle) ci sono film ridicoli, rispetto la tematica omosessuale, come CHIMERA di Corsicato in rassegna solo perché il regista è gay...) Ma il capolavoro della lista è SUPERMAN RETURNS di Bryan Singer, USA, 2006, che con l'omosessualità non c'entra nulla, a meno che, nel 2006, un ragazzo in calzamaglia non faccia pensare (almeno a Giona) di essere gay...

Insomma un disastro. Gli altri anni il Village proponeva film mai visti, o quasi, selezionati da diversi paesi, mai scontati, né conosciuti, che contribuivano alla visibilità se non di un genere di alcune storie nel cui plot c'è l'omosessualità e facevano riflettere. erano storie di denuncia, che avevano un alto spessore politico.
L'elenco di film scelti da Nazzaro è invece noioso già solo a leggerlo. E' un elenco stupido, da primi della classe, da chi cioè le cose le sa per spocchia e non per passione, o per competenza.
Perché tanti altri erano i titoli pur presi dal mainstream o dal catalogo di film noti che potevano stuzzicare ben di più la curiosità dello spettatore. Stuzzicare, far pensare, non mostrare a tutti quanto è baravo il compilatore della rassegna.


Ecco l'elenco de film con relative date:
04/ 07 IL TESTAMENTO DI ORFEO di Jean Cocteau, Francia, 1959
MAESTRI DI BALLO di Malcolm St. Clair, USA, 1943

11/07 IL DIAVOLO E' FEMMINA di George Cukor, USA, 1935

16/07 ERO UNO SPOSO DI GUERRA di Howard Hawks, USA, 1949

17/07 FINE AGOSTO ALL’HOTEL OZON di Jan Schmidt, Cecoslovacchia, 1967

18/07 LUNGO LA VALLE DELLE BAMBOLE di Russ Meyer, USA, 1970

25/07 MORTE A VENEZIA di Luchino Visconti, Italia, 1971

31/07 JE T'AIME MOI NON PLUS di Serge Gainsbourg, Francia, 1975

01/08 IMMACOLATA E CONCETTA di Salvatore Piscicelli, Italia, 1979

07 / 08 QUERELLE DE BREST di R.W. Fassbinder, Germania/Francia, 1982

08 / 08 MIRIAM SI SVEGLIA A MEZZANOTTE di Tony Scott, GB, 1983

21 / 08 CHIMERA di Pappi Corsicato, Italia, 2001

22 / 08 ECSTASY GENERATION di Greg Araki, USA, 1997

29 / 08 ICHII THE KILLER di Miike Takashi, Giappone, 2001

UTENA LA FILLETTE REVOLUTIONAIRE: APOCALISSE ADOLESCENZIALE di Kunihiko Ikuhara, Giappone, 2004

05 / 09 SUPERMAN RETURNS di Bryan Singer, USA, 2006

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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