Il Segretario ha poi rivendicato la "rivoluzione femminile" operata dal PD: "Possiamo portare in Parlamento il 40% di donne, è una rivoluzione", ha sottolineato. Infatti su 38 capilista del PD, 15 saranno donne.La vera rivoluzione sarebbe stata il raggiungimento di una vera eguaglianza al 50%. Ma quella del sessismo e della sperequazione e asimmetria di genere è una questione trasversale e che riguarda donne e uomini proprio come l'omofobia.
Ammetto lo sforzo di apparire per quelli che non si è ma quelli e quelle del PD non sono nemmeno capaci di scrivere un titolo che non sia sessista.
Il PD potrà anche portare in Parlamento il 40% di donne, ma la lista rimane una lista di candidati.
L'idea stessa che un uomo dica, parlando al plurale del partito, che possono portare in parlamento le donne lascia intendere quanto la cultura di condivisione compartecipazione tra uomini e donne, nel Pd come nel resto di Italia, dentro e fuori la politica, sia ancora tutta da costruire.
Se le donne stanno dentro il partito e stanno nella politica non si porta in Parlamento il 40% di donne ma di deputate e senatrici.
Per il PD quella delle donne è una questione di mera rappresentanza di genere, è come se Bersani avesse detto portiamo in parlamento il 40% di operai, di calzolai, di geometri, di disoccupati.
Il fatto è che le le donne sono in tutte le categorie e il fiore all'occhiello del PD non sono il 40% di donne, ma di colleghe, di politiche, di senatrici, di deputate.
Non è una questione linguistica, è una questione di pensiero, di sostanza, di modo di vedere.
Un conto è fare politica insieme. Un conto è sottolineare la rivoluzione che c'è nel portare il 40% di donne in parlamento.
Un modo di vedere ancora troppo disgustosamente patriarcale e maschilista.
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