Un editoriale in cui tutto è accordato al maschile:
...siamo arrivati al primo porto...
...vogliamo proseguire lungo un itinerario che accomuni quelli di noi ancora qui dai primi anni settanta, ai più giovani, arrivati al manifesto dopo il millennio.
Una retorica aziendalista che fa chiamare il Partito Comunista dal quale i fuorusciti e le fuoruscite fondarono il giornale la casa madre manco fossimo in Fiat...
Un modo di esprimersi che non è affatto indice di massima apertura culturale, pensiero critico, confronto democratico, aperto, franco che l'editoriale riconosce, evidentemente a torto, al giornale. Un giornale che dà voce agli emarginati, sempre e solo disgustosamente al maschile.
dove si invita a chi ha deciso di lasciarci a ritronare. Rossanda insomma se ne è andata non è stat messa in condizioni di farlo.
Una miopia così presuntuosa non è davvero degna di sopravvivere. Eppure un mondo senza il manifesto sarebbe ancora un mondo più buio, anche se è un giornale abbrutito e impoverito lessicalmente e culturalmente, politicamente l'ombra di quello che è stato e di cui questa nuova incarnazione sessista aziendalista non può che essere un indigno successore.
Eppure continuo a comprarlo, anche se date le mie finanze inesistenti solo la domenica.
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