27 gennaio 2013
11 gennaio 2013
10 gennaio 2013
Della visione del film e della sua interpretazione. Su La migliore offerta di Tornatore
ATTENZIONE SPOILER
Un truffatore che si impossessa di inestimabili quadri riuscendo a pagarli una frazione del loro valore per ammirarli in una segreta e personale pinacoteca.
Altri truffatori che organizzano una messa in scena colossale per sottrargli la collezione.
La passione per l'arte contro la passione per il denaro.
Ecco in due parole la trama dell'ultima fatica cinematografica di Tornatore, La migliore offerta, che ho visto all'Alahambra con Antonio.
Mentre scorrono i titoli di coda commento a caldo la banalità del finale che riconduce tutto alla volgare bramosia economica.
Mentre il collezionista di quadri sfrutta il sistema economico delle valutazioni d'arte per entrare in possesso di quadri che altrimenti non potrebbe permettersi con lo scopo di soddisfare la propria brama del possesso per motivi estetici, i truffatori gli sottraggono i quadri per il loro mero valore economico.
Una bella metafora della nostra contemporaneità dove i valori del collezionista, per quanto discutibili e pericolosi, sono stati sostituiti dal denaro che non è più un mezzo per acquisire qualcosa d'altro ma diventa lo scopo finale.
Dalla ricchezza estetica alla ricchezza tout court.
Antonio sembra molto infastidito da questa mia considerazione.
Dice che mi sbaglio e che il collezionista e coloro che gli sottraggono la collezione sono della stessa pasta perchè sono tutti truffatori.
Ne nasce una accesa discussione che prosegue anche in strada dove una donna che ci sente discutere animatamente si ferma a parlare del film con noi.
Lei fa un parallelo col film di Ken Loach e ravvede in entrambe le pellicole la stessa arte di ingegnarsi di chi è stato marginalizzato dal capitalismo finanziario rispondendo ai truffatori con la stessa arma della truffa...
Due uomini e una donna hanno visto lo stesso film.
Tre letture diverse, non necessariamente rivali.
La lettura morale, dura e pura, di Antonio.
Quella sociale del sottoscritto.
Quella di lotta di classe della signora che ci ha fermati per strada.
Un bel momento di confronto su un film, che va al di là del classico giudizio di pancia, m'è piaciuto non m'è piaciuto.
Un confronto fatto per strada perché la società di oggi non offre più degli spazi, un cineforum, un circolo culturale, una collana di libri, una rivista, una trasmissione tv, una casa in cui ritrovarsi tra amici, come succedeva nei decenni precedenti.
Oggi tutto è merce e se i consumatori vogliono continuare a usare i film per interpretare il reale, o per esprimere una propria posizione morale, etica o politica, che lo facciano per strada.
Un truffatore che si impossessa di inestimabili quadri riuscendo a pagarli una frazione del loro valore per ammirarli in una segreta e personale pinacoteca.
Altri truffatori che organizzano una messa in scena colossale per sottrargli la collezione.
La passione per l'arte contro la passione per il denaro.
Ecco in due parole la trama dell'ultima fatica cinematografica di Tornatore, La migliore offerta, che ho visto all'Alahambra con Antonio.
Mentre scorrono i titoli di coda commento a caldo la banalità del finale che riconduce tutto alla volgare bramosia economica.
Mentre il collezionista di quadri sfrutta il sistema economico delle valutazioni d'arte per entrare in possesso di quadri che altrimenti non potrebbe permettersi con lo scopo di soddisfare la propria brama del possesso per motivi estetici, i truffatori gli sottraggono i quadri per il loro mero valore economico.
Una bella metafora della nostra contemporaneità dove i valori del collezionista, per quanto discutibili e pericolosi, sono stati sostituiti dal denaro che non è più un mezzo per acquisire qualcosa d'altro ma diventa lo scopo finale.
Dalla ricchezza estetica alla ricchezza tout court.
Antonio sembra molto infastidito da questa mia considerazione.
Dice che mi sbaglio e che il collezionista e coloro che gli sottraggono la collezione sono della stessa pasta perchè sono tutti truffatori.
Ne nasce una accesa discussione che prosegue anche in strada dove una donna che ci sente discutere animatamente si ferma a parlare del film con noi.
Lei fa un parallelo col film di Ken Loach e ravvede in entrambe le pellicole la stessa arte di ingegnarsi di chi è stato marginalizzato dal capitalismo finanziario rispondendo ai truffatori con la stessa arma della truffa...
Due uomini e una donna hanno visto lo stesso film.
Tre letture diverse, non necessariamente rivali.
La lettura morale, dura e pura, di Antonio.
Quella sociale del sottoscritto.
Quella di lotta di classe della signora che ci ha fermati per strada.
Un bel momento di confronto su un film, che va al di là del classico giudizio di pancia, m'è piaciuto non m'è piaciuto.
Un confronto fatto per strada perché la società di oggi non offre più degli spazi, un cineforum, un circolo culturale, una collana di libri, una rivista, una trasmissione tv, una casa in cui ritrovarsi tra amici, come succedeva nei decenni precedenti.
Oggi tutto è merce e se i consumatori vogliono continuare a usare i film per interpretare il reale, o per esprimere una propria posizione morale, etica o politica, che lo facciano per strada.
9 gennaio 2013
Il sessismo: una discriminazione dura a morire. Sulle liste elettorali del PD
Sul sito del Partito Democratico si legge
Ammetto lo sforzo di apparire per quelli che non si è ma quelli e quelle del PD non sono nemmeno capaci di scrivere un titolo che non sia sessista.
Il PD potrà anche portare in Parlamento il 40% di donne, ma la lista rimane una lista di candidati.
L'idea stessa che un uomo dica, parlando al plurale del partito, che possono portare in parlamento le donne lascia intendere quanto la cultura di condivisione compartecipazione tra uomini e donne, nel Pd come nel resto di Italia, dentro e fuori la politica, sia ancora tutta da costruire.
Se le donne stanno dentro il partito e stanno nella politica non si porta in Parlamento il 40% di donne ma di deputate e senatrici.
Per il PD quella delle donne è una questione di mera rappresentanza di genere, è come se Bersani avesse detto portiamo in parlamento il 40% di operai, di calzolai, di geometri, di disoccupati.
Il fatto è che le le donne sono in tutte le categorie e il fiore all'occhiello del PD non sono il 40% di donne, ma di colleghe, di politiche, di senatrici, di deputate.
Non è una questione linguistica, è una questione di pensiero, di sostanza, di modo di vedere.
Un conto è fare politica insieme. Un conto è sottolineare la rivoluzione che c'è nel portare il 40% di donne in parlamento.
Un modo di vedere ancora troppo disgustosamente patriarcale e maschilista.
Il Segretario ha poi rivendicato la "rivoluzione femminile" operata dal PD: "Possiamo portare in Parlamento il 40% di donne, è una rivoluzione", ha sottolineato. Infatti su 38 capilista del PD, 15 saranno donne.La vera rivoluzione sarebbe stata il raggiungimento di una vera eguaglianza al 50%. Ma quella del sessismo e della sperequazione e asimmetria di genere è una questione trasversale e che riguarda donne e uomini proprio come l'omofobia.
Ammetto lo sforzo di apparire per quelli che non si è ma quelli e quelle del PD non sono nemmeno capaci di scrivere un titolo che non sia sessista.
Il PD potrà anche portare in Parlamento il 40% di donne, ma la lista rimane una lista di candidati.
L'idea stessa che un uomo dica, parlando al plurale del partito, che possono portare in parlamento le donne lascia intendere quanto la cultura di condivisione compartecipazione tra uomini e donne, nel Pd come nel resto di Italia, dentro e fuori la politica, sia ancora tutta da costruire.
Se le donne stanno dentro il partito e stanno nella politica non si porta in Parlamento il 40% di donne ma di deputate e senatrici.
Per il PD quella delle donne è una questione di mera rappresentanza di genere, è come se Bersani avesse detto portiamo in parlamento il 40% di operai, di calzolai, di geometri, di disoccupati.
Il fatto è che le le donne sono in tutte le categorie e il fiore all'occhiello del PD non sono il 40% di donne, ma di colleghe, di politiche, di senatrici, di deputate.
Non è una questione linguistica, è una questione di pensiero, di sostanza, di modo di vedere.
Un conto è fare politica insieme. Un conto è sottolineare la rivoluzione che c'è nel portare il 40% di donne in parlamento.
Un modo di vedere ancora troppo disgustosamente patriarcale e maschilista.
6 gennaio 2013
Sui cori razzisti all'amichevole Pro Patria Milan contro Kevin-Prince Boateng.
Io di calcio non ne capisco niente.
Ho sempre creduto che le dinamiche di questo "sport" (le virgolette riguardano il fatto che i tifosi lo vedono e non lo fanno) abbiano come loro condizione naturale e spontanea la violenta discriminazione della tifoseria avversaria (basta il nome) e che tutto serve a insultare dalle famosa corna dell'arbitro ai cori razzisti alle uscite omofobe.
Che nessuno pensi che questi insulti siano fatti per offendere davvero il nero o il gay o il fedifrago ma siano percepiti come semplici insulti da maleducati la dice lunga sulla scarsa percezione che del razzismo e ogni altra forma di discriminazione (da quelle geografiche a quelle sull'orientamento sessuale) si ha nel nostro paese.
Le Norme organizzative interne della F.I.G.C. sono chiare, in ottemperanza alla legge Mancino,l'articolo 62 comma 6 dice
Il responsabile dell’ordine pubblico dello stadio, designato dal Ministero dell’Interno, il quale rileva uno o più striscioni esposti dai tifosi, cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria di cui al comma 3) costituenti fatto grave, ordina all’arbitro, anche per il tramite del quarto ufficiale di gara o dell’assistente dell’arbitro, di non iniziare o sospendere la gara.Invece Giovedi scorso l'arbitro non ha segnalato i cori razzisti dei tifosi del Pro Patria, che imitavano i versi delle scimmie, contro i giocatori neri del Milan Kevin-Prince Boateng e Montari, al responsabile dell’ordine pubblico dello stadio nonostante le ripetute segnalazioni dei giocatori del Milan e Boateng è stato lasciato da solo a decidere di ritirarsi dalla partita amichevole, seguito dagli 10 compagni di gioco.
Abete, presidente della F.I.G.C., nelle dichiarazioni rilasciate in una intervista sul IL SECOLO XIX di ieri, nel giustificare la mancata sospensione di molte partite della serie A (quella giocata giovedì scorso era un'amichevole) nonostante i cori razzisti si giustifica così
«Sospendere una (...) qualsiasi partita di serie A, significa mandare a casa decine di migliaia di persone, senza la certezza che tutti si siano davvero accorti di cosa stia accadendo.Non spesso.
Anzi spesso la procedura, sollecitata anche dai vertici Uefa, prevede che prima vengano lanciati messaggi che invitano a smetterla con quelle espressioni, pena sospensione della partita. È dimostrato che hanno un effetto deterrente.
E' quello che Le Norme organizzative interne della F.I.G.C. prevedono sempre come riporta il comma 7 dell'articolo l'articolo
Il pubblico presente alla gara dovrà essere informato sui motivi del mancato inizio o dellaInsomma la gara a minimizzare questi episodi non è solamente del sindaco di Busto Arsizio o dei bustensi.
sospensione con l’impianto di amplificazione sonora od altro mezzo adeguato, e verrà
immediatamente invitato a rimuovere lo striscione e/o a interrompere cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria di cui al comma 3) che hanno causato il provvedimento.
Arbitro, delegato di polizia, la società non hanno mosso un dito lasciando Boateng solo in campo.
E l'elenco di episodi di razzismo negli stadi è lunghissimo.
Dallo striscione lungo trenta metri degli juventini contro i torinesi (Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto) sui caduti di Superga, anno 1949, ai ripetuti insulti ai morti dello stadio Heysel, ai veronesi che offendono Piermario Morosini, calciatore del Livorno morto per un arresto cardiaco a Pescara nello scorso campionato, per i milanisti che insultano Pessotto, ai cori antisemiti all'Olimpico dai tifosi laziali l'intero mondo del calcio è infestato da chi confondendo tifoseria e crimini d'odio dimostra come il calcio stesso sia da cancellare. Di come tutte le partie debano essere giocate a porte chiuse, senza spettatori.
E che i daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) non servono a nulla e colpiscono individuando solamente dei capri espiatori.Tutte le partite di campionato e non dovrebbero essere giocate senza spettatori per almeno un paio d'anni.
Ma la soluzione radicale sarebbe impedire qualunque forma di tifoseria che si basa sulla forza irrazionale di odio coltivando pregiudizi e discriminazioni.
Un sostegno del branco che, ha ragione Fulvio Bianchi su Repubblica, la cui violenza c'è ovunque non solo in curva. Ma anche in tribuna vip (o tribuna stampa).
Invece mentre la magistratura e la polizia indagano su almeno altri 5 giovani tra i 20 e i 28 anni, tifosi abituali della Pro Patria con evidenti simpatia politiche per l’estrema destra ultradestra oltre al ventenne accusati di istigazione al razzismo e che sarà colpito anche da Daspo, i cittadini di Busto Arsizio tra cui il primo cittadino si sono schierati con i tifosi della Pro Patria ritenendo eccessiva la reazione di Boateng.
L'ANPI della città ha emesso un comunicato stampa nel quale si dice che
il gesto di alcuni ultras della pro pratria non è isolato, e che questi "tifosi" si sono resi protagonisti in precedenza di altri gesti ed azioni xenofobe. E non vi è chi non veda un legame forte e delineato che come un filo nero attraversa tutta la provincia ed arriva a toccare altri pericolosi estremismi presenti tra Milano, Como e Pavia.
La provincia insubrica vede 2 gruppi ultras tra i più pericolosi, perchè oltre agli "skins" di Busto Arsizio, il cui comportamento ha più volte comportato sanzioni pecuniaria alla società sportiva Pro Patria, non possiamo dimenticare i "blood and honour" varesini.Altro che casi isolati.
Ogni giorno nella nostra Provincia possiamo notare un passo verso un estremismo incontrollabile di natura razziale.
E non possiamo dimenticarci dei legami che questi gruppi mantengono con associazioni pseudo culturali e gruppi o movimenti politici.
La tifoseria calcistica è un prolifico terreno di coltura per ogni forma di odio xenofobo e non solo.
Bisogna intervenire chirurgicamente a costo di cancellare questo sport inutile e stramilionario dalla feccia pardon dalla faccia della terra.
Boateng oggi dichiara che non sa se resterà ancora in Italia a giocare e mentre in questo paese di fascisti di merda c'è chi ancora minimizza sull'episodio, Boateng è divenuto un simbolo internazionale di ribellione contro il bullismo xenofobo.
2 gennaio 2013
Gaber & Mina
Nella loro carriera si sono incontrati. Anzi quell'incontro ha suggerito a Gaber la prima idea del suo teatro canzone.
Una delle apparizioni dopo il teatro canzone fu questa a teatro 10, con Mina e Alberto Lupo, dove Mina e Gaber prima di cantare insieme l'uno i successi dell'altra si esibirono in un piccolo monologo.
Gaber e Mina non erano nuovi agli sketch.
Come strachicca grazie alla rete che ormai costituisce l'unico sostegno alla nostra memoria storica vi propongo l'emissione integrale in 3 parti d una storica trasmissione, condotta da Mike Bongiorno, con Mina e Gaber.
Si tratta di Avanti il prossimo del 31 dicembre 1969, dove Mina canta anche un inedito mai inserito nella sua discografia (Avanti avanti).
Un'altra tv. Un'altra Italia.
Una delle apparizioni dopo il teatro canzone fu questa a teatro 10, con Mina e Alberto Lupo, dove Mina e Gaber prima di cantare insieme l'uno i successi dell'altra si esibirono in un piccolo monologo.
Gaber e Mina non erano nuovi agli sketch.
Come strachicca grazie alla rete che ormai costituisce l'unico sostegno alla nostra memoria storica vi propongo l'emissione integrale in 3 parti d una storica trasmissione, condotta da Mike Bongiorno, con Mina e Gaber.
Si tratta di Avanti il prossimo del 31 dicembre 1969, dove Mina canta anche un inedito mai inserito nella sua discografia (Avanti avanti).
Un'altra tv. Un'altra Italia.
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1 gennaio 2013
Non sappiamo più scrivere in italiano? Su un articolo del Messaggero, che, a leggere titolo e testo, riporta due notizie differenti.
La fonte della notizia riportata dal Messaggero è l'ansa, come si legge sul sito dei carabinieri perchè una ricerca sul sito dell'ansa non dà risultati.
L'ansa una volta gloriosa agenzia di notizie oggi è un covo di analfabeti che non sanno scrivere due frasi che in italiano abbiano senso compiuto.
Questo non solleva il messaggero dall'aver pubblicato la notizia così com'è visto la contraddittorietà tra titolo (modificato rispetto quello originale Ansa) e testo e la mancanza di senso logico del dispaccio.
La notizia, così come desunta da altre fonti, tutte alquanto contraddittorie, sembra (la cautela è d'obbligo) la seguente.
Secondo l'AGI
Un cittadino iraniano di 37 anni fa segno a un autobus dell'atac di fermarsi, all'uscita dell'ospedale San Camillo.
La fermata però è 200 dopo, così l'autobus non si ferma. L'uomo raggiunge l'autobus e se la prende con l'autista reo di non essersi fermato, prima gli sputa contro poi lo aggredisce con violenza. L'autista riporta varie contusioni dovendo ricorrere alle cure del pronto soccorso l'aggressore è stato arrestato con l'accusa di interruzione di pubblico servizio, violenza e minaccia ad incaricato di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale.
Questo è il mio riassunto.
Se leggete il dispaccio AGI originale notate il razzismo insostenibile con cui l'aggressore viene qualificato come iraniano per tutto il testo.
L'iraniano è un cittadino iraniano, cioè una persona di nazionalità iraniana. Non un iraniano, appartenente al popolo iraniano.
La nazionalità è un dato anagrafico non razziale. Perchè qualunque sia la razza dell'aggressore il reato commesso non cambia.
Se l'uomo è un pregiudicato sarebbe anche il caso di conoscere i reati per cui è stato condannato perchè magari questo reato è quello di clandestinità...
Scritta così si dà l'impressione che uno di un'altra razza un iraniano pregiudicato cioè delinquente tout court ha aggredito etc. etc.
Roma capitale news parla di ragazzo, senza specificare l'età.
Se l'aggressore ha davvero 37 anni non è certo un ragazzo, ma un uomo.
Il dispaccio Ansa titola
Dal titolo sembra che l'autista, oggettivamente, non abbia fatto la fermata.
Nel testo si legge che
a) l'aggressore stava aspettando l'autobus ad una fermata,
b) l'autista non si è fermato
Invece dal dispaccio AGI sappiamo che
a) l'aggressore NON stava aspettando l'autobus ad una fermata,
b) l'autista non si è fermato PERCHE' NON CERA FERMATA.
La precisazione successiva del dispaccio Ansa
a) L'aggressore aspettava l'autobus a una fermata
b) la linea per il quale l'uomo aveva richiesto di fermarsi non aveva fermate a quella dove si trovava l'aggressore.
Fare tappa non è un'espressione precisa, perchè si fa tappa in un punto qualunque non in uno designato da una palina di una linea di trasporto pubblico. Perchè hanno usato fare tappa e non fermarsi non si capisce...
Da notare comunque che il tono generale dell'ansa è meno razzista di quello Agi.
Per l'ansa, l'aggressore è un cittadino iraniano, e non un iraniano come per L'agi, e ha dei precedenti, non è un pregiudicato irregolare. Insomma l'ansa usa degli aggettivi meno giudicanti anche se toppa completamente la notizia...
altro dettaglio non confermato dall'agi è che l'uomo fosse ubriaco, il che, implicitamente, spiega un po' di più l'aggressività dell'uomo.
Altro dettaglio errato è il luogo dove è avvenuta l'aggressione.
Per Ansa, e dunque Messaggero si tratta di Porta Portese (che sta a Trastevere mentre il San Camillo sta al quartiere Gianicolense...), invece per Agi davanti al San Camillo.
Per Ansa e Messaggero il nucleo operativo dei carabinieri è quello di trastevere, per Agi è quello di porta portese.
Nel dispaccio Ansa almeno il titolo è coerente con il testo.
Ecco invece come titola messaggero
Quel titolo è in contraddizione col testo Ansa facendo di Messaggero un giornale che non è nemmeno capace di copiaincollare le notizie pubblicate dalle agenzie giornalistiche.
In ogni caso vatti a fidare della stampa!
L'ansa una volta gloriosa agenzia di notizie oggi è un covo di analfabeti che non sanno scrivere due frasi che in italiano abbiano senso compiuto.
Questo non solleva il messaggero dall'aver pubblicato la notizia così com'è visto la contraddittorietà tra titolo (modificato rispetto quello originale Ansa) e testo e la mancanza di senso logico del dispaccio.
La notizia, così come desunta da altre fonti, tutte alquanto contraddittorie, sembra (la cautela è d'obbligo) la seguente.
Secondo l'AGI
Un cittadino iraniano di 37 anni fa segno a un autobus dell'atac di fermarsi, all'uscita dell'ospedale San Camillo.
La fermata però è 200 dopo, così l'autobus non si ferma. L'uomo raggiunge l'autobus e se la prende con l'autista reo di non essersi fermato, prima gli sputa contro poi lo aggredisce con violenza. L'autista riporta varie contusioni dovendo ricorrere alle cure del pronto soccorso l'aggressore è stato arrestato con l'accusa di interruzione di pubblico servizio, violenza e minaccia ad incaricato di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale.
Questo è il mio riassunto.
Se leggete il dispaccio AGI originale notate il razzismo insostenibile con cui l'aggressore viene qualificato come iraniano per tutto il testo.
(...)un iraniano di 37 anni, pregiudicato e irregolare sul territorio, (...) l'iraniano ha prima sputato contro l'autista, poi l'ha aggredito con violenza(...).Si fosse trattato di un cittadino italiano si sarebbe detto l'uomo e non l'italiano.
L'iraniano è un cittadino iraniano, cioè una persona di nazionalità iraniana. Non un iraniano, appartenente al popolo iraniano.
La nazionalità è un dato anagrafico non razziale. Perchè qualunque sia la razza dell'aggressore il reato commesso non cambia.
Se l'uomo è un pregiudicato sarebbe anche il caso di conoscere i reati per cui è stato condannato perchè magari questo reato è quello di clandestinità...
Scritta così si dà l'impressione che uno di un'altra razza un iraniano pregiudicato cioè delinquente tout court ha aggredito etc. etc.
Roma capitale news parla di ragazzo, senza specificare l'età.
Se l'aggressore ha davvero 37 anni non è certo un ragazzo, ma un uomo.
Il dispaccio Ansa titola
PICCHIA AUTISTA BUS ROMA CHE NON SI FERMA, ARRESTATO IRANIANO
Dal titolo sembra che l'autista, oggettivamente, non abbia fatto la fermata.
Nel testo si legge che
L'uomo aspettava questa mattina l'autobus ad una fermata in zona Porta Portese, ma quando ha visto che il mezzo non si è fermato lo ha rincorso fino alla fermata successiva, è salito e ha picchiato l'autista con calci e pugni.Dunque nel dispaccio si dicono due cose non vere:
a) l'aggressore stava aspettando l'autobus ad una fermata,
b) l'autista non si è fermato
Invece dal dispaccio AGI sappiamo che
L'uomo pretendeva che un bus di linea dell'Atac si fermasse davanti all'entrata dell'ospedale piuttosto che alla fermata, prevista 200 metri oltre il punto in cui si trovava.Dal quale si evince che
a) l'aggressore NON stava aspettando l'autobus ad una fermata,
b) l'autista non si è fermato PERCHE' NON CERA FERMATA.
La precisazione successiva del dispaccio Ansa
conferma che
Non era comunque previsto che l'autista dovesse fare tappa alla fermata dell'iraniano.
a) L'aggressore aspettava l'autobus a una fermata
b) la linea per il quale l'uomo aveva richiesto di fermarsi non aveva fermate a quella dove si trovava l'aggressore.
Fare tappa non è un'espressione precisa, perchè si fa tappa in un punto qualunque non in uno designato da una palina di una linea di trasporto pubblico. Perchè hanno usato fare tappa e non fermarsi non si capisce...
Da notare comunque che il tono generale dell'ansa è meno razzista di quello Agi.
Per l'ansa, l'aggressore è un cittadino iraniano, e non un iraniano come per L'agi, e ha dei precedenti, non è un pregiudicato irregolare. Insomma l'ansa usa degli aggettivi meno giudicanti anche se toppa completamente la notizia...
altro dettaglio non confermato dall'agi è che l'uomo fosse ubriaco, il che, implicitamente, spiega un po' di più l'aggressività dell'uomo.
Altro dettaglio errato è il luogo dove è avvenuta l'aggressione.
Per Ansa, e dunque Messaggero si tratta di Porta Portese (che sta a Trastevere mentre il San Camillo sta al quartiere Gianicolense...), invece per Agi davanti al San Camillo.
Per Ansa e Messaggero il nucleo operativo dei carabinieri è quello di trastevere, per Agi è quello di porta portese.
Nel dispaccio Ansa almeno il titolo è coerente con il testo.
Ecco invece come titola messaggero
In ogni caso vatti a fidare della stampa!
Il 1° gennaio 2003 ci lasciava Giorgio Gaberscik.
Non ricordo come mi capitò di ascoltarlo.
Ma da che ho memoria Gaber ha sempre fatto parte della mia vita, sin dai tempi della scuola. Era una cosa che avevo scoperto moi même, come la rivista Linus, la lettura in generale, e il Jazz.
L'avrò visto sicuramente in tv. Dove Gaber aveva partecipato non solo come cantante, quando ancora non aveva inaugurato il teatro canzone, ma anche come performer.
Splendido racconto di denuncia del lavoro in fabbrica, chapliniano e da compagno, vero.
Di Gaber apprezzai tantissimo una lunghissima canzone uscita come singolo nel 1980. Io, se fossi dio. Su di me che ho sempre trovato insopportabili i chansonnier tutti parole e niente musica questa canzone musicalmente monotòna quel pezzo aveva un fascino ipnotico e da quel testo mi sentivo espresso come nessun altro.
Io se fossi Dio...
e io potrei anche esserlo,
sennò non vedo chi!
Io se fossi Dio,
non mi farei fregare dai modi furbetti della gente,
non sarei mica un dilettante,
Sarei sempre presente!
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
o meglio ancora a criticare
appunto cosa fa la gente.
Per esempio il piccolo borghese
com'è noioso,
non commette mai peccati grossi,
non è mai intensamente peccaminoso.
Del resto, poverino, è troppo misero e meschino
e pur sapendo che Dio è più esatto di una Sveda
lui pensa che l'errore piccolino non lo conti o non lo veda.
Per questo
io se fossi Dio,
preferirei il secolo passato,
se fossi Dio
rimpiangerei il furore antico,
dove si odiava, e poi si amava,
e si ammazzava il nemico!
Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli...
Io se fossi Dio,
non sarei così coglione
a credere solo ai palpiti del cuore
o solo agli alambicchi della ragione.
Io se fossi Dio,
sarei sicuramente molto intero
e molto distaccato
come dovreste essere Voi!
Io se fossi Dio,
non sarei mica stato a risparmiare,
avrei fatto un uomo migliore.
Si vabbè lo ammetto
non mi è venuto tanto bene,
ed è per questo, per predicare il giusto,
che io ogni tanto mando giù qualcuno,
ma poi alla gente piace interpretare
e fa ancora più casino!
Io se fossi Dio,
non avrei fatto gli errori di mio figlio,
e sull'amore e sulla carità
mi sarei spiegato un po' meglio.
Infatti non è mica normale
che un comune mortale
per le cazzate tipo compassione e fame in India,
c'ha tanto amore di riserva
che neanche se lo sogna,
che viene da dire:
"Ma dopo come fa a essere così carogna?"
Io se fossi Dio,
non sarei ridotto come Voi
e se lo fossi io certo morirei
per qualcosa di importante.
Purtroppo l'occasione
di morire simpaticamente
non capita sempre,
e anche l'avventuriero più spinto
muore dove gli può capitare
e neanche tanto convinto.
Io se fossi Dio,
farei quello che voglio,
non sarei certo permissivo,
bastonerei mio figlio,
sarei severo e giusto,
stramaledirei gli Inglesi
come mi fu chiesto,
e se potessi
anche gli africanisti e l'Asia
e poi gli Americani e i Russi;
bastonerei la militanza
come la misticanza
e prenderei a schiaffi
i volteriani, i ladri,
gli stupidi e i bigotti:
perché Dio è violento!
E gli schiaffi di Dio
appiccicano al muro tutti!
Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli...
Finora abbiamo scherzato!
Ma va a finire che uno
prima o poi ci piglia gusto
e con la scusa di Dio tira fuori
tutto quello che gli sembra giusto.
E a te ragazza
che mi dici che non è vero
che il piccolo borghese
è solo un po' coglione,
che quel uomo è proprio un delinquente,
un mascalzone, un porco in tutti i sensi, una canaglia
e che ha tentato pure di violentare sua figlia!
Io come Dio inventato,
come Dio fittizio,
prendo coraggio
e sparo il mio giudizio e dico:
"Speriamo che a tuo padre
gli sparino nel culo cara figlia!".
Così per i giornali diventa
un bravo padre di famiglia.
Io se fossi Dio,
maledirei davvero i giornalisti
e specialmente tutti,
che certamente non son brave persone
e dove cogli, cogli sempre bene.
Compagni giornalisti avete troppa sete
e non sapete approfittare delle libertà che avete,
avete ancora la libertà di pensare
ma quello non lo fate
e in cambio pretendete la libertà di scrivere,
e di fotografare immagini geniali e interessanti,
di presidenti solidali e di mamme piangenti.
E in questa Italia piena di sgomento
come siete coraggiosi, voi che vi buttate
senza tremare un momento:
cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti,
e si direbbe proprio compiaciuti.
Voi vi buttate sul disastro umano
col gusto della lacrima in primo piano.
Sì vabbè lo ammetto
la scomparsa dei fogli e della stampa
sarebbe forse una follia,
ma io se fossi Dio,
di fronte a tanta deficienza
non avrei certo la superstizione della democrazia!
Ma io non sono ancora
del regno dei cieli,
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli...
Io se fossi Dio,
naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente,
nel regno dei cieli non vorrei ministri
e gente di partito tra le "balle",
perché la politica è schifosa
e fa male alla pelle.
E tutti quelli che fanno questo gioco,
che poi è un gioco di forza, è ributtante e contagioso
come la lebbra e il tifo,
e tutti quelli che fanno questo gioco,
c'hanno certe facce
che a vederle fanno schifo,
che sian untuosi democristiani
o grigi compagni del P.C.
Son nati proprio brutti
o perlomeno tutti finiscono così.
Io se fossi Dio,
dall'alto del mio trono
vedrei che la politica è un mestiere come un altro
e vorrei dire, mi pare Platone,
che il politico è sempre meno filosofo
e sempre più coglione!:
è un uomo tutto tondo
che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo,
che scivola sulle parole
anche quando non sembra o non lo vuole.
Compagno radicale,
la parola compagno non so chi te l'ha data,
ma in fondo ti sta bene,
tanto ormai è squalificata,
compagno radicale,
cavalcatore di ogni tigre, uomo furbino
ti muovi proprio bene in questo gran casino
e mentre da una parte si spara un po' a casaccio
e dall'altra si riempiono le galere
di gente che non centra un cazzo!
Compagno radicale,
tu occupati pure di diritti civili
e di idiozia che fa democrazia
e preparaci pure un altro referendum
questa volta per sapere
dov'è che i cani devono pisciare!
Compagni socialisti,
ma sì anche voi insinuanti, astuti e tondi,
compagni socialisti,
con le vostre spensierate alleanze
di destra, di sinistra, di centro,
coi vostri uomini aggiornati,
nuovi di fuori e vecchi di dentro,
compagni socialisti fatevi avanti
che questo è l'anno del garofano rosso e dei soli nascenti,
fatevi avanti col mito del progresso
e con la vostra schifosa ambiguità!
Ringraziate la dilagante imbecillità!
Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli...
Io se fossi Dio,
non avrei proprio più pazienza,
inventerei di nuovo una morale
e farei suonare le trombe
per il Giudizio universale.
Voi mi direte perché è così parziale
il mio personalissimo Giudizio universale?
Perché non suonano le mie trombe
per gli attentati, i rapimenti,
i giovani drogati e per le bombe?
Perché non è comparsa ancora l'altra faccia della medaglia.
Io come Dio, non è che non ne ho voglia,
io come Dio, non dico certo che siano ingiudicabili
o addirittura, come dice chi ha paura, gli innominabili,
ma come uomo come sono e fui
ho parlato di noi, comuni mortali,
quegli altri non li capisco,
mi spavento, non mi sembrano uguali.
Di loro posso dire solamente
che dalle masse sono riusciti ad ottenere
lo stupido pietismo per il carabiniere,
di loro posso dire solamente
che mi hanno tolto il gusto
di essere incazzato personalmente.
Io come uomo posso dire solo ciò che sento,
cioè solo l'immagine del grande smarrimento.
Però se fossi Dio
sarei anche invulnerabile e perfetto,
allora non avrei paura affatto,
così potrei gridare, e griderei senza ritegno che è una porcheria,
che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia!
Ecco la differenza che c'è tra noi e gli innominabili:
di noi posso parlare perché so chi siamo
e forse facciamo più schifo che spavento,
ma di fronte al terrorismo o a chi si uccide c'è solo lo sgomento.
Ma io se fossi Dio,
non mi farei fregare da questo sgomento
e nei confronti dei politicanti
sarei severo come all'inizio,
perché a Dio i martiri
non gli hanno fatto mai cambiar giudizio.
E se al mio Dio che ancora si accalora,
gli fa rabbia chi spara,
gli fa anche rabbia il fatto
che un politico qualunque
se gli ha sparato un brigatista,
diventa l'unico statista.
Io se fossi Dio,
quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio,
c'avrei ancora il coraggio di continuare a dire
che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana
è il responsabile maggiore di vent'anni di cancrena italiana.
Io se fossi Dio,
un Dio incosciente enormemente saggio,
avrei anche il coraggio di andare dritto in galera,
ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora
quella faccia che era!
Ma in fondo tutto questo è stupido
perché logicamente
io se fossi Dio,
la Terra la vedrei piuttosto da lontano
e forse non ce la farei ad accalorarmi
in questo scontro quotidiano.
Io se fossi Dio,
non mi interesserei di odio o di vendetta
e neanche di perdono
perché la lontananza è l'unica vendetta
è l'unico perdono!
E allora
va a finire che se fossi Dio,
io mi ritirerei in campagna
come ho fatto io...
Voglio riproporvi altre due canzoni di Gaber in questo ricordo.
1981
della quale non vi sorprenda il testo
e L'odore
Sdraiati sull'erba
soltanto un attimo prima
di fare l'amore.
Un grillo che canta
c'è una aria bellissima intorno...
che odore!
Pian piano riprendo a sfiorare la sua sottana...
sarà la zona!
Cerchiamo un posto migliore
e allora ritrovo di nuovo
la mia tenerezza.
È una cara ragazza
comincio a sentirmi eccitato...
più che un odore è una puzza.
Io tento un abbraccio per chiuderle il setto nasale...
è micidiale!
Non ce la faccio
m'è venuta anche un po' di nausea
mi gira la testa.
In città non mi sento mai male
l'aria è più giusta
un bar d'alluminio
mi siedo e mi sento un signore...
C'è ancora l'odore, l'odore mi insegue, oramai è dappertutto
non posso, non posso, oramai ce l'ho addosso!
Vado a casa, mi siedo sul letto, mi sdraio, mi distendo
ma c'è ancora!
Io mi annuso e lo sento più forte, un odore tremendo
mi tolgo i vestiti, oramai sono nudo....
vuoi vedere che sono io, vuoi vedere che sono io, vuoi vedere che sono io!
Calma, un momento, ragioniamo.
Mi faccio un bel bagno
mi lavo da tutte le parti
con molta attenzione.
Mi metto anche il talco
son candido come un bambino...
maledizione!
Adesso però non mi devo suggestionare...
da vomitare!
Non ce la faccio
è un odore che non si distrugge
con una lavata.
Ci vorrebbe un programma in risciacquo
la schiuma frenata.
Mi spalmo le creme, i profumi
dai piedi alla testa...
Il puzzo sovrasta, ce l'ho nella pelle, che schifo mi faccio, che corpo ignorante così puzzolente!
Come faccio con tutta la gente che mi ama e mi stima
come faccio?
Non c'è niente da fare la puzza è più forte di prima
che schifo!
Io che c'avevo tanti amici, sono uno che lavora, mi son fatto una carriera, non è giusto che la perda
mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me!
Io che conosco tanta gente, son venuto su dal niente, c'ho una bella posizione, non è giusto che la perda
mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me...
Mi son fatto tutto di merda!
Sentite quell'assolo di chitarra sugli applausi finali.
Gaber mi è sempre piaciuto anche musicalmente.
Non ho mai trovato un suo pezzo musicalmente banale (cosa che non posso dire di altri chansonnier italiani...).
Trovo il suo teatro canzone una delle espressioni più felici della cultura italiana.
Ma da che ho memoria Gaber ha sempre fatto parte della mia vita, sin dai tempi della scuola. Era una cosa che avevo scoperto moi même, come la rivista Linus, la lettura in generale, e il Jazz.
L'avrò visto sicuramente in tv. Dove Gaber aveva partecipato non solo come cantante, quando ancora non aveva inaugurato il teatro canzone, ma anche come performer.
Splendido racconto di denuncia del lavoro in fabbrica, chapliniano e da compagno, vero.
Di Gaber apprezzai tantissimo una lunghissima canzone uscita come singolo nel 1980. Io, se fossi dio. Su di me che ho sempre trovato insopportabili i chansonnier tutti parole e niente musica questa canzone musicalmente monotòna quel pezzo aveva un fascino ipnotico e da quel testo mi sentivo espresso come nessun altro.
Io se fossi Dio...
e io potrei anche esserlo,
sennò non vedo chi!
Io se fossi Dio,
non mi farei fregare dai modi furbetti della gente,
non sarei mica un dilettante,
Sarei sempre presente!
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
o meglio ancora a criticare
appunto cosa fa la gente.
Per esempio il piccolo borghese
com'è noioso,
non commette mai peccati grossi,
non è mai intensamente peccaminoso.
Del resto, poverino, è troppo misero e meschino
e pur sapendo che Dio è più esatto di una Sveda
lui pensa che l'errore piccolino non lo conti o non lo veda.
Per questo
io se fossi Dio,
preferirei il secolo passato,
se fossi Dio
rimpiangerei il furore antico,
dove si odiava, e poi si amava,
e si ammazzava il nemico!
Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli...
Io se fossi Dio,
non sarei così coglione
a credere solo ai palpiti del cuore
o solo agli alambicchi della ragione.
Io se fossi Dio,
sarei sicuramente molto intero
e molto distaccato
come dovreste essere Voi!
Io se fossi Dio,
non sarei mica stato a risparmiare,
avrei fatto un uomo migliore.
Si vabbè lo ammetto
non mi è venuto tanto bene,
ed è per questo, per predicare il giusto,
che io ogni tanto mando giù qualcuno,
ma poi alla gente piace interpretare
e fa ancora più casino!
Io se fossi Dio,
non avrei fatto gli errori di mio figlio,
e sull'amore e sulla carità
mi sarei spiegato un po' meglio.
Infatti non è mica normale
che un comune mortale
per le cazzate tipo compassione e fame in India,
c'ha tanto amore di riserva
che neanche se lo sogna,
che viene da dire:
"Ma dopo come fa a essere così carogna?"
Io se fossi Dio,
non sarei ridotto come Voi
e se lo fossi io certo morirei
per qualcosa di importante.
Purtroppo l'occasione
di morire simpaticamente
non capita sempre,
e anche l'avventuriero più spinto
muore dove gli può capitare
e neanche tanto convinto.
Io se fossi Dio,
farei quello che voglio,
non sarei certo permissivo,
bastonerei mio figlio,
sarei severo e giusto,
stramaledirei gli Inglesi
come mi fu chiesto,
e se potessi
anche gli africanisti e l'Asia
e poi gli Americani e i Russi;
bastonerei la militanza
come la misticanza
e prenderei a schiaffi
i volteriani, i ladri,
gli stupidi e i bigotti:
perché Dio è violento!
E gli schiaffi di Dio
appiccicano al muro tutti!
Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli...
Finora abbiamo scherzato!
Ma va a finire che uno
prima o poi ci piglia gusto
e con la scusa di Dio tira fuori
tutto quello che gli sembra giusto.
E a te ragazza
che mi dici che non è vero
che il piccolo borghese
è solo un po' coglione,
che quel uomo è proprio un delinquente,
un mascalzone, un porco in tutti i sensi, una canaglia
e che ha tentato pure di violentare sua figlia!
Io come Dio inventato,
come Dio fittizio,
prendo coraggio
e sparo il mio giudizio e dico:
"Speriamo che a tuo padre
gli sparino nel culo cara figlia!".
Così per i giornali diventa
un bravo padre di famiglia.
Io se fossi Dio,
maledirei davvero i giornalisti
e specialmente tutti,
che certamente non son brave persone
e dove cogli, cogli sempre bene.
Compagni giornalisti avete troppa sete
e non sapete approfittare delle libertà che avete,
avete ancora la libertà di pensare
ma quello non lo fate
e in cambio pretendete la libertà di scrivere,
e di fotografare immagini geniali e interessanti,
di presidenti solidali e di mamme piangenti.
E in questa Italia piena di sgomento
come siete coraggiosi, voi che vi buttate
senza tremare un momento:
cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti,
e si direbbe proprio compiaciuti.
Voi vi buttate sul disastro umano
col gusto della lacrima in primo piano.
Sì vabbè lo ammetto
la scomparsa dei fogli e della stampa
sarebbe forse una follia,
ma io se fossi Dio,
di fronte a tanta deficienza
non avrei certo la superstizione della democrazia!
Ma io non sono ancora
del regno dei cieli,
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli...
Io se fossi Dio,
naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente,
nel regno dei cieli non vorrei ministri
e gente di partito tra le "balle",
perché la politica è schifosa
e fa male alla pelle.
E tutti quelli che fanno questo gioco,
che poi è un gioco di forza, è ributtante e contagioso
come la lebbra e il tifo,
e tutti quelli che fanno questo gioco,
c'hanno certe facce
che a vederle fanno schifo,
che sian untuosi democristiani
o grigi compagni del P.C.
Son nati proprio brutti
o perlomeno tutti finiscono così.
Io se fossi Dio,
dall'alto del mio trono
vedrei che la politica è un mestiere come un altro
e vorrei dire, mi pare Platone,
che il politico è sempre meno filosofo
e sempre più coglione!:
è un uomo tutto tondo
che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo,
che scivola sulle parole
anche quando non sembra o non lo vuole.
Compagno radicale,
la parola compagno non so chi te l'ha data,
ma in fondo ti sta bene,
tanto ormai è squalificata,
compagno radicale,
cavalcatore di ogni tigre, uomo furbino
ti muovi proprio bene in questo gran casino
e mentre da una parte si spara un po' a casaccio
e dall'altra si riempiono le galere
di gente che non centra un cazzo!
Compagno radicale,
tu occupati pure di diritti civili
e di idiozia che fa democrazia
e preparaci pure un altro referendum
questa volta per sapere
dov'è che i cani devono pisciare!
Compagni socialisti,
ma sì anche voi insinuanti, astuti e tondi,
compagni socialisti,
con le vostre spensierate alleanze
di destra, di sinistra, di centro,
coi vostri uomini aggiornati,
nuovi di fuori e vecchi di dentro,
compagni socialisti fatevi avanti
che questo è l'anno del garofano rosso e dei soli nascenti,
fatevi avanti col mito del progresso
e con la vostra schifosa ambiguità!
Ringraziate la dilagante imbecillità!
Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli...
Io se fossi Dio,
non avrei proprio più pazienza,
inventerei di nuovo una morale
e farei suonare le trombe
per il Giudizio universale.
Voi mi direte perché è così parziale
il mio personalissimo Giudizio universale?
Perché non suonano le mie trombe
per gli attentati, i rapimenti,
i giovani drogati e per le bombe?
Perché non è comparsa ancora l'altra faccia della medaglia.
Io come Dio, non è che non ne ho voglia,
io come Dio, non dico certo che siano ingiudicabili
o addirittura, come dice chi ha paura, gli innominabili,
ma come uomo come sono e fui
ho parlato di noi, comuni mortali,
quegli altri non li capisco,
mi spavento, non mi sembrano uguali.
Di loro posso dire solamente
che dalle masse sono riusciti ad ottenere
lo stupido pietismo per il carabiniere,
di loro posso dire solamente
che mi hanno tolto il gusto
di essere incazzato personalmente.
Io come uomo posso dire solo ciò che sento,
cioè solo l'immagine del grande smarrimento.
Però se fossi Dio
sarei anche invulnerabile e perfetto,
allora non avrei paura affatto,
così potrei gridare, e griderei senza ritegno che è una porcheria,
che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia!
Ecco la differenza che c'è tra noi e gli innominabili:
di noi posso parlare perché so chi siamo
e forse facciamo più schifo che spavento,
ma di fronte al terrorismo o a chi si uccide c'è solo lo sgomento.
Ma io se fossi Dio,
non mi farei fregare da questo sgomento
e nei confronti dei politicanti
sarei severo come all'inizio,
perché a Dio i martiri
non gli hanno fatto mai cambiar giudizio.
E se al mio Dio che ancora si accalora,
gli fa rabbia chi spara,
gli fa anche rabbia il fatto
che un politico qualunque
se gli ha sparato un brigatista,
diventa l'unico statista.
Io se fossi Dio,
quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio,
c'avrei ancora il coraggio di continuare a dire
che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana
è il responsabile maggiore di vent'anni di cancrena italiana.
Io se fossi Dio,
un Dio incosciente enormemente saggio,
avrei anche il coraggio di andare dritto in galera,
ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora
quella faccia che era!
Ma in fondo tutto questo è stupido
perché logicamente
io se fossi Dio,
la Terra la vedrei piuttosto da lontano
e forse non ce la farei ad accalorarmi
in questo scontro quotidiano.
Io se fossi Dio,
non mi interesserei di odio o di vendetta
e neanche di perdono
perché la lontananza è l'unica vendetta
è l'unico perdono!
E allora
va a finire che se fossi Dio,
io mi ritirerei in campagna
come ho fatto io...
Voglio riproporvi altre due canzoni di Gaber in questo ricordo.
1981
della quale non vi sorprenda il testo
Ma la Storia lasciò l’uomo
al numero 1981
e l’uomo come congelato
non intravedeva il suo destino.
Non era il capolinea
qualcosa doveva accadere
lo suggeriva una fede spontanea
che non era ancora il tempo di morire.
Il vecchio saggio
e il bimbo appena nato
guardavano la notte
dove il caso è in agguato.
E la notte
lasciava intravedere la notte
col trucco metafisico e scioccante
che l’è proprio
le cose che riuscivano a stupire
il bimbo e il vecchio.
Come ad esempio su di un cielo eterno
un grattacielo illuminato di pistacchio.
Il vecchio saggio
e il bimbo tra le braccia della mamma
di fronte a quella strana meraviglia
rinnovarono il dilemma
se quelle cose colorate e straordinarie
sarebbero col tempo diventate
se a Dio fosse piaciuto
necessarie.
Ma di una cosa siamo certi
che i loro occhi vedevano
non so se con fiducia o senza scampo
quell’enorme assurdità che è il tempo.
Signore Iddio, non so se faccia bene o faccia male
assistere ogni tanto al tuo definitivo e ricorrente funerale.
Questa volta c’era poca gente,
troppo poca gente
di cardinali e papi non se ne son visti
del resto i tuoi ministri
sono troppo effettuali
a noi piaceva immaginarli un po’ più metafisici e mentali
a noi che siamo i più ultimi fedeli
ma a scanso di fraintesi non faccio il polemista per mestiere
cerco solo di capire
di capire come fa la gente a vivere contenta
senza la forza vitale di una spinta
di capire come fa la gente che vive
senza correr dietro a niente.
È vero sono un po’ anarcoide e pieno di livore
ma in questo mondo troppo sazio di analisi brillanti e di torpore
ci sarà pure un po’ di spazio per chi si vuole sputtanare
perché piuttosto che giocare con le più acute e raffinate astuzie del cervello
è meglio ricoprirsi di merda fino al collo
e tirar fuori la rabbia spudorata di chi è stupido ma crede
e urla il suo bisogno disperato di una fede.
Perché Dio c’è ancora
Dio c’è ancora, io insisto
Dio c’è ancora, altrimenti non esisto.
È un Dio inconsueto, che non ha niente di assoluto
è un Dio che non conosce il bene e il male
figuriamoci il sociale
è un Dio severo che con magica ironia
ci diede insieme il falso e il vero
è un Dio inventato, senza altari né vangeli
ma è l’unica mia spinta in questo mondo di infedeli.
Signore Iddio, non so se faccia bene o faccia male
assistere ogni tanto al tuo definitivo e ricorrente funerale.
C’era poca gente appunto
troppo poca gente
e rimpiangevo le piccole sapienze
che ogni trapasso lascia
e poi non resta niente.
E mi veniva il mente quando si credeva come dei bambini
e insieme a tre ragazzi finiti male si livellava destini.
Ma come fate ora a vivere e a morire
senza qualcosa da inseguire
ma come fate a viver tra la gente
con l’anima neutrale e indifferente.
È vero, si perde un po’ il pudore a riparlare di morale
però mi fa un po’ schifo saltellare dal fanatismo più feroce
all’abbandono più totale
e praticare nei salotti la tecnica furbastra
di fare a gara chi è più a destra.
Confronto a questi ironici infedeli senza il minimo spessore
è molto meglio la mancanza più assoluta di pudore
confronto allo snobismo dei guardoni distaccati e intelligenti
è molto meglio persino la retorica dei vecchi sentimenti
è molto meglio l’urlo disperato di un coglione
che muore e che ha bisogno di una nuova religione.
Perché Dio c’è ancora,
Dio c’è ancora, io insisto
Dio c’è ancora, altrimenti io non esisto.
È un Dio incostante
che non ha mai fermato niente
è un Dio che si rincorre senza scampo
è l’immagine del tempo.
È un Dio un po’ strano che ci insegna la follia
di ribaltare sempre il piano
è un Dio ancestrale che è l’essenza del pensiero
la forza naturale che mi spinge verso il vero.
Signore Iddio, non so s’è irriverente o s’è normale
dover ricominciare dal tuo definitivo e ricorrente funerale.
al numero 1981
e l’uomo come congelato
non intravedeva il suo destino.
Non era il capolinea
qualcosa doveva accadere
lo suggeriva una fede spontanea
che non era ancora il tempo di morire.
Il vecchio saggio
e il bimbo appena nato
guardavano la notte
dove il caso è in agguato.
E la notte
lasciava intravedere la notte
col trucco metafisico e scioccante
che l’è proprio
le cose che riuscivano a stupire
il bimbo e il vecchio.
Come ad esempio su di un cielo eterno
un grattacielo illuminato di pistacchio.
Il vecchio saggio
e il bimbo tra le braccia della mamma
di fronte a quella strana meraviglia
rinnovarono il dilemma
se quelle cose colorate e straordinarie
sarebbero col tempo diventate
se a Dio fosse piaciuto
necessarie.
Ma di una cosa siamo certi
che i loro occhi vedevano
non so se con fiducia o senza scampo
quell’enorme assurdità che è il tempo.
Signore Iddio, non so se faccia bene o faccia male
assistere ogni tanto al tuo definitivo e ricorrente funerale.
Questa volta c’era poca gente,
troppo poca gente
di cardinali e papi non se ne son visti
del resto i tuoi ministri
sono troppo effettuali
a noi piaceva immaginarli un po’ più metafisici e mentali
a noi che siamo i più ultimi fedeli
ma a scanso di fraintesi non faccio il polemista per mestiere
cerco solo di capire
di capire come fa la gente a vivere contenta
senza la forza vitale di una spinta
di capire come fa la gente che vive
senza correr dietro a niente.
È vero sono un po’ anarcoide e pieno di livore
ma in questo mondo troppo sazio di analisi brillanti e di torpore
ci sarà pure un po’ di spazio per chi si vuole sputtanare
perché piuttosto che giocare con le più acute e raffinate astuzie del cervello
è meglio ricoprirsi di merda fino al collo
e tirar fuori la rabbia spudorata di chi è stupido ma crede
e urla il suo bisogno disperato di una fede.
Perché Dio c’è ancora
Dio c’è ancora, io insisto
Dio c’è ancora, altrimenti non esisto.
È un Dio inconsueto, che non ha niente di assoluto
è un Dio che non conosce il bene e il male
figuriamoci il sociale
è un Dio severo che con magica ironia
ci diede insieme il falso e il vero
è un Dio inventato, senza altari né vangeli
ma è l’unica mia spinta in questo mondo di infedeli.
Signore Iddio, non so se faccia bene o faccia male
assistere ogni tanto al tuo definitivo e ricorrente funerale.
C’era poca gente appunto
troppo poca gente
e rimpiangevo le piccole sapienze
che ogni trapasso lascia
e poi non resta niente.
E mi veniva il mente quando si credeva come dei bambini
e insieme a tre ragazzi finiti male si livellava destini.
Ma come fate ora a vivere e a morire
senza qualcosa da inseguire
ma come fate a viver tra la gente
con l’anima neutrale e indifferente.
È vero, si perde un po’ il pudore a riparlare di morale
però mi fa un po’ schifo saltellare dal fanatismo più feroce
all’abbandono più totale
e praticare nei salotti la tecnica furbastra
di fare a gara chi è più a destra.
Confronto a questi ironici infedeli senza il minimo spessore
è molto meglio la mancanza più assoluta di pudore
confronto allo snobismo dei guardoni distaccati e intelligenti
è molto meglio persino la retorica dei vecchi sentimenti
è molto meglio l’urlo disperato di un coglione
che muore e che ha bisogno di una nuova religione.
Perché Dio c’è ancora,
Dio c’è ancora, io insisto
Dio c’è ancora, altrimenti io non esisto.
È un Dio incostante
che non ha mai fermato niente
è un Dio che si rincorre senza scampo
è l’immagine del tempo.
È un Dio un po’ strano che ci insegna la follia
di ribaltare sempre il piano
è un Dio ancestrale che è l’essenza del pensiero
la forza naturale che mi spinge verso il vero.
Signore Iddio, non so s’è irriverente o s’è normale
dover ricominciare dal tuo definitivo e ricorrente funerale.
e L'odore
Sdraiati sull'erba
soltanto un attimo prima
di fare l'amore.
Un grillo che canta
c'è una aria bellissima intorno...
che odore!
Pian piano riprendo a sfiorare la sua sottana...
sarà la zona!
Cerchiamo un posto migliore
e allora ritrovo di nuovo
la mia tenerezza.
È una cara ragazza
comincio a sentirmi eccitato...
più che un odore è una puzza.
Io tento un abbraccio per chiuderle il setto nasale...
è micidiale!
Non ce la faccio
m'è venuta anche un po' di nausea
mi gira la testa.
In città non mi sento mai male
l'aria è più giusta
un bar d'alluminio
mi siedo e mi sento un signore...
C'è ancora l'odore, l'odore mi insegue, oramai è dappertutto
non posso, non posso, oramai ce l'ho addosso!
Vado a casa, mi siedo sul letto, mi sdraio, mi distendo
ma c'è ancora!
Io mi annuso e lo sento più forte, un odore tremendo
mi tolgo i vestiti, oramai sono nudo....
vuoi vedere che sono io, vuoi vedere che sono io, vuoi vedere che sono io!
Calma, un momento, ragioniamo.
Mi faccio un bel bagno
mi lavo da tutte le parti
con molta attenzione.
Mi metto anche il talco
son candido come un bambino...
maledizione!
Adesso però non mi devo suggestionare...
da vomitare!
Non ce la faccio
è un odore che non si distrugge
con una lavata.
Ci vorrebbe un programma in risciacquo
la schiuma frenata.
Mi spalmo le creme, i profumi
dai piedi alla testa...
Il puzzo sovrasta, ce l'ho nella pelle, che schifo mi faccio, che corpo ignorante così puzzolente!
Come faccio con tutta la gente che mi ama e mi stima
come faccio?
Non c'è niente da fare la puzza è più forte di prima
che schifo!
Io che c'avevo tanti amici, sono uno che lavora, mi son fatto una carriera, non è giusto che la perda
mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me!
Io che conosco tanta gente, son venuto su dal niente, c'ho una bella posizione, non è giusto che la perda
mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me...
Mi son fatto tutto di merda!
Sentite quell'assolo di chitarra sugli applausi finali.
Gaber mi è sempre piaciuto anche musicalmente.
Non ho mai trovato un suo pezzo musicalmente banale (cosa che non posso dire di altri chansonnier italiani...).
Trovo il suo teatro canzone una delle espressioni più felici della cultura italiana.
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