Ora che ci penso, rileggendo quanto scritto prima, mi rendo conto di quanto sia stato naïf nella mia gioventù.
Oggi non penserei mai di Alessandro, conosciuto in quelle circostanze e con l'ormone sempre in circolo che puoi avere a 20 anni, che già gli volevo bene.
E' vero che l'ormone è in circolo ancora oggi e che se la risposta non è altrettanto sollecita non è certo per assuefazione alla foja.
A quella non ci si abita mai.
E' il corpo semmai ad essere meno sollecito, meno scattante di una volta. Forse è un corpo più consapevole di prima meno propenso a rischiare figure barbine, o non più ignaro del fatto che da certe situazioni ci si può anche sottrarre, volendolo.
Rivendendo, ventisette anni dopo, i miei trascorsi sessuali da ventenne mi rendo conto di avere parlato, allora, la lingua del romanticismo in un covo di maschi infojati e che per giunta che fanno sesso tra di loro, quindi manco devono apparire diversi da quello che sono (non che con le ragazze ci si riesca, ma qualcuno almeno ci prova...).
Quando parlo di romanticismo non sto parlando di baci e passeggiate mano nella mano, che il sesso mi è sempre piaciuto e le passeggiate un po' meno (i baci li ho sempre adorati...).
Il sesso l'ho fatto ogni volta che ho potuto, anche quando sarebbe stato meglio non farlo e persino quando non avrei potuto.
Il romanticismo di cui parlo non sta nel vedere il sesso come Lilly e il vagabondo, uno spaghetto mangiato in due che si trasforma in bacio.
No.
Il romanticismo sta nel fatto di pensare che scopare con qualcuno significhi interagire con qualcuno. Cioè che se fai sesso con qualcuno quello è interessato a te.
Ricordo una sera di fine maggio, nel monolocale del mio amico Patrick, il mio amico belga che rendeva la mia vita cosmopolita.
Alla sua festa di compleanno avevo conosciuto questo ragazzo, Aurelio, che mi piaceva molto.
Mi interessava intellettualmente? No.
Mi seduceva con una conversazione brillante? Nememno.
Per mi piaceva intendo dire che mi piaceva fisicamente. Volevo scoparci.
Ora anche tra gay promiscui le cose non sono mai così dirette.
Ciao.
Ciao.
Ti va di scopare?
Si.
Almeno non noi, non a casa di Patrick.
O forse sono solo io che non so come si fa.
In ogni caso adocchio Aurelio e Aurelio adocchia me.
Non trascorriamo la sera vicini, ognuno ha il suo giro di amici, io Lucia Angela e Frances, lui la sua amica Sara. Con la coda dell'occhio però controlliamo sempre l'uno gli spostamenti dell'altro.
Poi, più tardi, quando gli invitati cominciano ad andarsene e Sara si meraviglia che Aurelio non torni a casa con lei - ora che ci penso mi pare di ricordare proprio che si incazzò - finalmente Aurelio si siede vicino a me.
Io sto sfogliando il libro di un artista tedesco, un pittore-disegnatore-illustratore che si è ispirato ad alcuni fotogrammi del film Querelle di Fassbinder.
Un volume d'arte, 60 cm per 40, che sfoglio con molta curiosità.
Adoro Querelle e adoro Fassbinder.
Con Patrick abbiamo organizzato anche una retrospettiva su Reiner al Cinema Teatro Nuovo, ma credo che Aurelio pensi che stia sfogliando il libro per il suo contenuto erotico.
Senza dire niente Aurelio si siede vicino a me. Guardiamo il libro insieme, con calma, lentamente.
Sappiamo entrambi che, finito il libro, ci baceremo.
Inizia allora questo gioco al rimando.
Io giro pagina e Aurelio. senza dire niente. mi ferma la mano per tornare a due pagine indietro e guardare un disegno che gli era sfuggito.
Io lo lascio fare. Anzi, un paio di volte torno indietro di pagina anche io.
L'alcool e le canne dilatano i tempi, questo gioco potrebbe durare dieci minuti come tre quarti d'ora non so.
Comunque sia il libro finisce.
E passiamo la notte insieme. Una notte di sesso molto dolce e per niente performativo. Ricordo ancora il suo odore forte, la pelle bianca e spessa, i pori larghi e le ossa grosse sul corpo minuto. Ricordo i suoi occhi marroni da siciliano, le sue labbra morbide e grandi, il suo sorriso sempre un po' imbarazzato che te lo faceva venire subito duro. Ricordo la spossata intimità di dormire nudi e abbracciati insieme, come non facessimo altro da sempre, le epidermidi appiccicate dal sudore e dallo sperma.
Patrick, uscito per accompagnare a casa Pasquale e amiche, è appena rientrato, ma quando ci trova nel suo letto seminudi e abbracciati, esce di nuovo e passerà la notte da Pasquale.
Belli gli amici no?
Ecco. Una notte così uno se la porta nel cuore. E va avanti. Perchè, come dice Mina, non è detto che durerà più di così.
E' qui che entra in campo il romanticismo.
Per me, io e Aurelio avevamo interagito.
Non voglio dire che eravamo innamorati o fidanzati.
Però, mi concederete, se uno viene a letto con te, un minimo di interesse per te ce l'ha.
E che, dopo averci fatto sesso, la curiosità sia lecita, sia lecito chiedersi e chiedere cioè ok vediamo dove ci porta questa scopata. Anche se la scopata può naturalmente non portare a niente.
Invece non funziona così.
Non è il sesso che fa dire a un uomo E adesso?
Francamente non ho ancora capito che cosa sia a farcelo fare. Nè se ci sia davvero qualcosa che celo induce a dire.
Aurelio era passato direttamente al prossimo e due sere dopo quando ci siamo rivisti, per caso, a Forte Prenestino, entrambi lì per un concerto dei CCCP, lui si comporta come se nemmeno mi conoscesse, tutto intento a conoscere qualcuno di nuovo, figuriamoci se si intratteneva con me col quale aveva già scopato.
Ci rimasi malissimo. Pensai che ad Aurelio non ero piaciuto io.
Oggi che ho un po' più di esperienza mi rendo conto di quanto fossi io a illudermi che il sesso costituisse per lui un'esperienza di relazione.
Il sesso è solo una funzione corporea.
E dopo aver mangiato non ti chiedi certo e adesso?
Il tuo corpo digerisce e, beh, si sa il cibo ingerito che fine fa, no?
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