Bobby Fisher against the world (USA, 2011) di Liz Garbus è un documentario classico apparentemente basato sulla stessa struttura di Project Nim. Ma mentre lì le testimonianze raccolte sono competenti, perché ognuno racconta quello che gli è capitato senza esprimere giudizi, in questo documentario le persone, pur essendo amici di vecchia data del protagonista si permettono giudizi nemmeno personali ma generali su aspetti piscologico-biografici senza che il documentario prenda una sua posizione dando dunque oggettività a quelle dichiarazioni ideologiche (Fisher viene accusato di eversione e delirio perché contrario alla politica estrema degli Stati uniti...). Interessante per i materiali d'epoca, interviste, programmi tv, il documentario non fa mai vedere il dietro le quinte, dando per scontato che la sua versione dei fatti, personale e discutibile, sia invece Storia oggettiva. Pretenzioso e destrorso.
Pim è gay. Lo capiamo sin dai titoli di testa quando, ancora preadolescente, guarda un giovane uomo con uno sguardo interessato. Ancora bambino si mette la tiara e la fascia di un premio di miss camping vinto dalla madre in gioventù. Cresciuto, quasi 15enne, è innamorato del quasi 18enne Gino, figlio dei vicini, una madre e una sorella, niente padre. Anche Pim vive solo con la madre. Nulla ci è detto del padre. La madre, grassa, civetta, flirta con un meccanico, presso il quale lavora Gino. Gino e Pim scopano, e quando Gino si trova la ragazza Pim ne rimane deluso. La madre scappa con un giovane zingaro, quello al quale sorride bambino nei titoli di testa, dopo che la storia col meccanico è finita perché, come spiega Pim alla sorella di Gino, a mamma quelli grassi non piacciono. Pim è accolto dalla madre di Gino, già malata, che muore poco dopo non prima di aver unito le mani dei due ragazzi. Ma quando Gino ribacia Pim e questi gli chiede di restare il film finisce.
Ambientato alla fine degli anni 60 Noordze, Texas (Belgio, 2011) di Bavo Defurne colleziona tutti i luoghi comuni del film con personaggi omosessuali senza averne alcun pregio.
Padri assenti, madri amorali o assenti anche loro, le famiglie di Gino e Pim sono disastrate senza che ne sappiamo davvero il perché. L'amore di Gino sembra più il patriarcale rito di iniziazione gay prima della fase etero e se Gino ritorna da Pim è più per foja che per amore. Li vediamo baciarsi, masturbarsi, ma non condividono nulla per cui l'attrazione fisica possa diventare amore. La sorella di Gino è innamorata di Pim e dunque frustrata e respinta come nella migliore tradizione misogina che vede le donne invadenti, rifiutate o morte.
Un film malato che non è affatto un riscatto del desiderio omoerotico, sia esso fisico o romantico, ma il classico fiore nato nella merda e destinato a morire. Un film da vietare ai minori di 18 anni perché a un adolescente che sta scoprendo il proprio omoerotismo questo film può solo fare danni e preparare al peggio. Perché il film non racconta di un sentimento legittimo come quello etero ma di una pulsione incontrollabile da tollerare tollerare perché non la si può impedire.
Bavo Defurne dovrebbe essere bandito dalla comunità gay come il peggiore omofobo che l'occidente abbia conosciuto. Lui e il romanzo, che non ho letto, dal quale il film è tratto. Rispetto film quali Beautyful Thing (Gran Bretagna, 1989) di Hettie MacDonald, il film di Defurne fa fare un passo indietro alla legittimazione dell'amore gay di almeno 40 anni!
Amy George (Usa, 2011) di Yonah Lewis, Calvin Thomas è un film interessante su un giovane adolescente di 13 anni alle prese con un compito per la classe di arte e l'erotismo con le ragazze anche se la famiglia (una coppia di genitori sprovveduti anche se progressisti) lo sospetta di essere gay perché non ha ancora la ragazza. Splendido il rapporto con la zia, con la quale parla da adulto anche se gli adulti, professore compreso, non lo stanno davvero ad ascoltare. Un film perfetto per la sezione Alice nella città, presentato in concorso
Cosa succede se sei donna, vuoi cantare, guidare la macchina, ballare, bere alcol e fumare sigarette, ma sei in Iran? che vai al commissariato, dove uomini ti ispezionano corporalmente per vedere se sei vergine, dove tuo fratello, ex tossico, dispone videocamere in tutta la casa e ti vede a letto con la tua migliore amica. La salvezza non sta nemmeno nei soldi della tua ricca famiglia ma solo nella città di Dubai dove tutto è permesso. Meno asciutto e più esplicito di Dog Sweat (Iran.Usa, 2010) di Hossein Keshavarz, visto al Festival lo scorso anno Circumstance (Stati Uniti, Iran, Francia, Libano, 2011) di Maryam Keshavarz denuncia il clima dittatoriale di un paese come l'Iran senza mostrare però la complessità di una cultura altra che dà alle donne l'opportunità di studiare anche se non possono cantare o guidare la macchina, made unica comunque l'insostenibilità della mancaza di diritti civili in un paese che anche se sembra ancora nel medioevo è a tutti gli effetti nel 2011 (droghe comprese).
Sciatto il film di Guzzanti su Franca Valeri, senza contesto storico, senza citare le fonti, con battute ferocemente misogine sulle prostitute che vanno in parlamento. sabina Guzzanti non è proprio nessuno e si crede qualcuno. Ma tra 100 anni di Franca Valeri si parlerà ancora e di lei no.
2 commenti:
north sea texas...ma che film hai visto scusa....
Quello che riporti tu è il titolo internazionale inglese. Essendo il film belga e di lingua fiamminga il titolo originale è quello che ho riportato io... Questo se con la tua domanda ti riferivi al titolo...
se invece non ti riconosci nella lettura che ne ho fatto mi piacerebbe conoscere la tua. Dico sul serio...
Grazie per avermi scritto!
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