3 gennaio 2011
Mentalist una serie piena di cliché e storie maschiliste e omofobiche
Vi propongo il secondo episodio della seconda stagione di The Mentalist in America trasmessa dalla CBS (n Italia viene trasmessa in prima visione assoluta su Joi di Premium Gallery e in chiaro su Italia 1) creata da Bruno Heller autore inglese trapiantato a LA.
L'episodio si intitola The Scarlet Letter (ogni titolo ha sempre un riferimento al colore rosso perchè Il rosso è il soprannome del serial killer che ha ucciso moglie e figlia a Jane) e si riferisce all'omonimo romanzo di Nathaniel Hawthorne del 1850 (dove la protagonista, accusata di adulterio, è costretta a girare con la lettera "A" ricamata sul vestito in color scarlatto).
Potete guardare tutto l'episodio o andare subito al minuto 35 (spostando la barra di navigazione) per arrivare alla scena che voglio analizzare.
Nell'episodio si indaga sull'omicidio di una ragazza, assistente di una giovane senatrice, che, si dice, aveva una relazione col marito della donna. Come sapete se conoscete la serie il protagonista scopre altarini dal linguaggio del corpo e tutto quello che può servire a chi, come lui, faceva il sensitivo, prima che un serial killer gli uccidesse moglie e figlia.
Di solito il telefilm ci fa capire quando Patrick Jane, the Mentalist, ha qualche intuizione da un indizio apparentemente irrilevante. Stavolta sappiamo solo che la coppia, la senatrice e il marito, secondo Jane, non fa sesso (l'ho ha capito da come lui ha toccato lei).
In questa scena (madre) scopriamo:
a) che la senatrice è lesbica
b) che il marito è una copertura, ha acconsentito di sposarla dietro un compenso economico
c) che era la senatrice e non suo marito ad avere la relazione con la giovane assistente
d) che il padre della senatrice ha sedotto la giovane amata dalla senatrice per dimostrare alla figlia che quel che per lei era un Amore per l'altra ragazza era solo un'avventura. A questo comportamento da padre affettuoso ci è arrivato Jane, non la figlia che ha bisogno di sentirsi spiegare da Jane le vere intenzioni paterne
e) Che la senatrice, sospettando che la ragazza che amava vedesse qualcun altro l'ha seguita, l'ha vista in compagnia col padre, l'ha raggiunta a casa dopo che la ragazza e il padre si sono accomiatati e che, in un raptus di gelosia, l'ha uccisa (c'erano quei reggilibro in marmo...).
f) che, dopo l'omicidio, la senatrice ha chiamato il padre per farsi aiutare nel coprire l'omicidio.
Ricordo un film di diversi anni fa The Jackal di Michael Caton-Jones, (Usa, 1997) nel quale per la prima volta (o una delle prime) il personaggio della ragazza ingenua che, per amore, si lascia avvicinare dal cattivo di turno e perde la vita, è sostituita da un uomo di mezz'età, gay.
La funzione narrativa è simile.
Quando vediamo un film, soprattutto un thriller, un giallo o una commistione dei due, tutto deve tornare, secondo certi comportamenti standard e certe aspettative di comportamento che risiedono in cliché usati già tante volte nei film precedenti che vengono così consolidati e costruiti come marcatori di senso e di verisimiglianza per noi spettatori. Sono luoghi comuni, stereotipi mai del tutto privi di senso (anche se spesso questo senso è radicato in un sottostante giudizio sessista, patriarcale, maschilista od omofobo) ma che dicono smepre qualcosa sulla mentalità dell'autore del film (non tanto lo sceneggiatore il regista o chi per loro, quanto piuttosto l'industria cinematografica che c'è dietro il film, fatta di una stretta connessione di uomini d'affari banchieri politici etc) e il pubblico ideale cui questa industria crede di rivolgersi ogni volta che produce un film.
Insomma nelle nostre teste di spettatori cresciuti dal mercato e non da istanze pubbliche di lettura critica (la scuola ma anche le riviste di settore, che una volta educavano il lettore-spettatore mentre oggi servono solo a soddisfare curiosità intorno al prodotto cinema ma non ad analizzarne i contenuti o i significati impliciti) l'uomo gay che, pur ricoprendo un ruolo ad alto controllo di sicurezza (infatti serve al cattivo di turno per arrivare alla persona che vuole uccidere) si lascia irretire per amore e accoglie in casa, da vero sprovveduto, l'uomo che lo ucciderà, è modellato su quello della ragazza bella e superficiale, sciocca, ingenua per tanti motivi. Perché almeno se sei bela non sei intelligente e io spettatore, spettatrice, rosica di meno (infatti nei film e nei telefilm le ragazze intelligenti sono bruttine o conciate tale prima di schiudersi come anatroccoli e diventare bei cigni).
Perché una donna (che è per costituzione meno intelligente di un uomo)donna bella non può che esser frivola, superficiale e stupida perchè tale è la bellezza (anche se molto apprezzata).
Perché le donne stupide e superficiali si fanno meno domande e sono più disposte a stare al fianco dell'uomo secondo le sue condizioni (che sono quelle del patriarcato). .
Perché l'uomo si sa, è maschio, e non esternando i sentimenti come le donne è meno vulnerabile, più furbo, più accorto, in più sveglio, in una parola un uomo che sa badare a se stesso e alla donna che ha accanto.
Nel film di Caton-Jones era interessante l'equiparazione della sprovvedutezza femminile a quella di un gay. Non tanto e non solo per l'equiparazione tra identità di genere e orientamento sessuale (che comunque è un errore in cui indulgono tutti i film di Hollywood) (ogni gay è più femmina di un maschio etero...) ma proprio perchè, secondo loro, i rapporti omosessuali non sono così sviluppati nella società, non ne sono radicati. Sono superficiali, sprovveduti, alle prime armi, perchè non sono quelli naturali o quelli migliori per sé e per la società. Insomma se sono un gay adulto continuo a insistere in atteggiamenti che da adolescenti, dice la vulgata, abbiamo più o meno tutti, ma poi lasciamo per sviluppare la genitalità etero di Freud quella che porta alla famiglia e ai figli (secondo ben precisi ruoli sessuati).
Ecco anche perchè la chiesa ci considera disordinati perchè indulgiamo in atteggiamenti infantili...
Ecco perché, tra l'altro, le omogenitorialità danno fastidio, perchè dimostrano l'infondatezza di questa equazione.
Ma torniamo a the Mentalist.
Cosa deduciamo da questo personaggio?
1) l'omosessualità è ancora un tabù. Qualcosa da nascondere a tutti i costi, visto che per poter abbracciare la carriera politica bisogna fingersi sposate felicemente.
Questo implica che l'omosessualità viene smepre vista solo nel suo aspetto sessuale. Mi fingo sposata con un uomo e poi nel privato nella mia camera da letto posso avere tutte le ragazze che voglio.
Ma chi nel mondo reale sarebbe disposta ad accettare questo compromesso? Cioè a negare a se stessa la felicità di una vita sociale con la persona amata? Non dico che non ce ne siano. Ma quel che la gente (lo spettatore) non capisce è che la cosa terribile di queste persone non è che nascondono il proprio orientamento sessuale ma che rinunciano a una vita affettiva.
Se la senatrice crede davvero nella politica non poteva non fare del proprio orientamento sessuale uno degli issue della sua carriera. Se non lo fa dimostra di essere un pessimo politico che brama solo al potere e non a modificare la società verso standard migliori, in campo sentimental-sessuale e non solo.
2) l'omosessualità è il segno di una profonda immaturità sentimentale e dunque esistenziale. La donna in questione sarà anche brava a essersi fatta eleggere senatrice ma in campo sentimentale, in quanto lesbica non è capace di distinguere e provvedere a se stessa. Si innamora della ragazza sbagliata e il padre come fa a dimostrarlo? seducendo la ragazza lesbica. Ma che bella trovata!!!
Quindi l'assistente è una poco di buono:
a)perchè pur flirtando con la senatrice accetta la corte del padre di lei
b) perchè non è una vera lesbica visto che accetta la corte di un uomo (mentre sappiamo bene che la senatrice col marito è incapace di avere rapporti sessuali tant'è che il mentalist si è accorto subito che tra i due non c'è sesso, sesso, attenzione, non amore...).
3) Il lesbismo è descritto come storia sessuale di compromessi senza alcuna base sentimentale, come discorso privato (della camera da letto), destinato a fallire perché parte da basi sbagliate, superficiali, ingenue sessual gastronomiche, mentre i sentimenti sono solo l'illusione della più sprovveduta (la senatrice vera lesbica, contro l'arrampicatrice sociale che si concede al lesbismo per tornaconto) e che non trovano radicamento nella società.
E queste sono sole le prime implicazioni che derivano da una storia raccontata per intrattenere un pubblico di età giovane o giovanile con delle storie gialle. Eppure certi cliché, certi comportamenti iscritti in una cornice di senso (di significato) ci vengono così lo stesso inoculati senza che ce ne rendiamo conto.
Perché il problema non è che il telefilm descrive una lesbica come assassina (gli assassini e le assassine cono dappertutto) ma che per descrivere la lesbica lo fa con le caratteristiche di sprovvedutezza che abbiamo visto.
Aveva saputo fare molto meglio Henri-Georges Clouzot,nel 1955 col suo Les Diaboliques nel quale due donne, amanti, complottavano per uccidere il marito di una delle due dove la psicologia delle due donne era molto più profonda, interessante e meno maschilistica ed omofobica di quella impiegata in questo episodio di The mentalist. Attenzione. la colpa non sta nella tv americana ma proprio in questo telefilm. perchè ben altri esempi positivi anche non così recenti potrei farvi di lesbismo nella tv americana (a iniziare dal personaggi di Willow in Buffy the Vampire Slayer.
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