Ieri Daniela Santanché, leader del Movimento per l'Italia, ha protestato a Milano, davanti alla Fabbrica del Vapore di Milano, dove si stava svolgendo una festa islamica per la fine del Ramadan, contro l'uso del Burqa. Impegnata da tempo in una battaglia per l’integrazione e contro il fondamentalismo islamico è giunta a Milano con l’intento di vietare l’ingresso alla festa delle donne in burqa. Nei giorni scorsi aveva lanciato un appello contro l’uso del burqa come atto di solidarietà e testimonianza per la la tragica fine della giovane Sanaa uccisa dal padre per la sua relazione con un ragazzo italiano.
L'ex parlamentare (si è presentata alle ultime elezioni politiche come candidata leader de La Destra-Fiamma Tricolore la lista in cui sono confluiti, per motivi elettorali, La Destra di Francesco Storace e il Movimento Sociale Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli, ma non è stata eletta la coalizione non avendo superato lo sbarramento del 4%) non ha solamente cercato di impedire alle donne di partecipare alla festa, accusandole di violare la legge 152 del 1975 che vieta di nascondere il viso, ma, secondo gli organizzatori della festa, ha anche cercato di strappare il burqa ad alcune di loro. Una provocazione che non è stata gradita da alcuni partecipanti che, secondo Santanché l'avrebbero colpita con un pugno, anche se gli organizzatori della festa negano. Ricoverata in ospedale, le sono state riscontrare delle contusioni guaribili in 20 giorni.
L'ex parlamentare, ha dichiarato ai giornalisti: La legge italiana vieta che si giri con il volto coperto e va rispettata. Non ce l’ho con queste povere donne ma con chi le manda e le soggioga. Il burqa è un umiliazione per le donne. Non a caso anche in Francia stanno approvando una legge per impedirne l’uso. Il burqa è come l’infibulazione perché sono strumenti per annullare la sua identità più profonda.
Argomentazioni sostenibili, che però non giustificano le modalità di intervento, che denunciano tutt'altra mentalità, tutt'altro pensiero. Se Santanché fosse davvero solidale con le donne come dice di essere dovrebbe cercare di parlare con loro, di dare loro la possibilità di autodeterminarsi non di impedire loro di partecipare alla festa per la fine del ramadan. Non ti fai forte di una legge (promulgata durante l'emergenza terrorismo).
Una manifestazione di protesta e solidarietà non implica un gesto paternalistico, fascista e aggressivo, come quello di strappare il burqua e di fare arrestare chi lo porta.
Quella del burqua è una questione delicata che non si risolve certo con la forza o con l'applicazione di una legge che ha già avuto delle deroghe...
Santanché si accanisce contro ogni forma di differenza cultuale, giudicandola con occhi etnocentrici. Se Santanché fosse davvero contraria al sessismo e al maschilismo dovrebbe insorgere contro ogni sua manifestazione quando accade in Italia anche ai danni di cittadini italiani. Santanché invece si accanisce solamente con chi è diverso da lei.
"Parlerò con il ministro Maroni - ha detto Santanché - per chiedergli di far rispettare la legge. Io non ce l'ho con le donne. Ma bisogna dire basta alla giustificazione religiosa del burqa, perché è invece una imposizione culturale, e non è previsto dal Corano".
Ma imporre alle donne con la forza di togliersi un velo imposto loro dalla forza delle tradizioni culturali è una imposizione culturale tanto quanto quella del burqa. E questa decisione paternalistica, violenta, aggressiva dimostra quanto la sua considerazione per queste donne non sia poi così diversa da quella dei tanto odiati fratelli musulmani.
Non si entra come un bisonte in un negozio di cristalli, se poi nello sfacelo che si genera, ci si fa male, dispiace, ma chi è la vera vittima?
(fonti Ansa e La Stampa)
7 commenti:
Concordo, ma vorrei solo aggiungere che in realtà Santanchè parla di "burqa" in maniera strumentale, per potersi appellare alla legge che vieta di circolare con il volto coperto, ma in realtà quelli che ha tentato malamente di strappare ad alcune donne che si recavano a festeggiare la fine del Ramadan, non sono "burqa", ma sono i cosiddetti veli islamici (niqab) che lasciano il viso scoperto ...
http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com/2009/09/violenza-sulle-donne-migranti-e.html
Ciao Alessandro, buona giornata
Intendi lo Hijab? Il Niquab lascia scoperti solo gli occhi... (sempre meno del Burqa che copre tutto il viso) almeno se ci si può fidare della rete...
In realtà noi occidentali (come sempre o perlomeno troppo spesso) generalizziamo, facendo il gioco di chi della generalizzazione fa la propria arma.
I nomi che avete citato sono tutti di veli diversi, anche perchè diverso è la regione geografica in cui si usa e da cui proviene un determinato velo.
Il Burqa, che la guerra contro l'Afghanistan ci ha reso tanto familiare, è una "veste" che copre dalla testa ai piedi con una griglia sugli occhi.
Non ho visto la pagliacciata della Santanchè, ma non credo che ci fossero donne coperte col Burqa, che effetivamente violerebbe la 1975/152.
Al più ci potrebbero essere stati dei Niqab, che sono tipici di Arabia Saudita ed Emirati che comunque lasciano scoperti solo gli occhi (quindi sempre in violazione alla 152).
Molto più probabilmente erano presenti degli Hijab, che sono i foulard più diffusi in Italia, multicolori portati a coprire la testa lasciando scoperto il viso, tipici di Algeria, Marocco, Tunisia...
Magari ancora degli Abaja o Chador persiani, che potremmo assimilare a mantelline e/o mantelli, quasi sempre neri.
Di tutti questi solo i primi 2 coprono il viso in modo tale da rendere irriconoscibile chi lo indossa, solo i primi 2 dunque violano la legge.
In ogni caso la signora Santanchè, volendo ignorare le eccezioni che quella legge prevede, avrebbe potuto cominciare la sua crociata in Puglia o in Sicilia o in Calabria togliendo il cappuccio dalla testa dei "pellegrini" durante i riti della Settimana Santa!!!
La verità è che la suddetta signora non essendo stata eletta deve mantenere l'attenzione su di se in qualche maniera e naturalmente ha cercato un'alternativa fintamente ideologica alla al partecipare ad un reality, non per nulla le elezioni regionali sono alle porte.
(Vorrei precisare che ho scritto i nomi dei veli con l'iniziale maiuscola solo perchè non riuscivo a metterli in corsivo, allo stesso modo ho pellegrini tra "" perchè in realtà il nome degli incappucciati cambia da regione a regione).
Herm
Di nuovo d'accordo con Te Herm. Non ci staremo viziando?
Peut-etre... :)
Proposta del Carroccio: "Motivi di sicurezza". Sì di Bonino. Il Pd: "Incostituzionale"
Le pene previste: carcere fino a due anni e multe da duemila euro
La Lega: "Legge anti burqa
in cella chi lo indossa"
di VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Arresto in flagranza, reclusione fino a 2 anni e multa fino a 2mila euro. La Lega Nord va alla guerra del burqa e presenta una proposta di legge per punire chi "in ragione della propria affiliazione religiosa" indossa in pubblico indumenti che rendono "impossibile o difficoltoso il riconoscimento".
Il testo, depositato il 2 ottobre, modifica in soli due articoli la legge del 1975 in materia di tutela dell'ordine pubblico, che già prevede il divieto di utilizzare "senza un giustificato motivo" caschi o qualsiasi altro indumento che impedisca il riconoscimento della persona. La Lega, come ha spiegato il capogruppo Roberto Cota, propone ora di togliere il riferimento al "giustificato motivo", che sarebbe fonte di contenziosi tra sindaci e prefetti e di inserire tra i divieti anche "gli indumenti indossati in ragione della propria affiliazione religiosa". Il testo di fatto chiede di vietare l'uso di burqa e niqab (il velo che lascia scoperti solo gli occhi), ma senza menzionarli esplicitamente come invece fa la proposta a firma Souad Sbai (Pdl) già all'esame della commissione Affari costituzionali di Montecitorio.
Per l'opposizione, Pd in testa, si tratta di un'ipotesi illegittima, che rischia di condannare molte donne di religione musulmana alla segregazione in casa. "È una norma incostituzionale - attacca la capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti - che lede la libertà religiosa. Ma come può una legge parlare di affiliazione religiosa? Le suore sarebbero affiliate?" Simile il rilievo che solleva Ahmad Gianpiero Vincenzo, presidente dell'associazione Intellettuali Musulmani Italiani: "Per vietare il burqa e il niqab in Italia non troviamo opportuno fare riferimento a una presunta affiliazione religiosa islamica. La copertura del volto - aggiunge - non fa parte della religione islamica, come chiaramente dichiarato anche da Mohammed Said Tantawi, grande imam dell'università egiziana Al Azhar. In realtà basterebbe far rispettare la normativa di sicurezza già vigente in Italia fino al 1975, la quale impedisce di coprirsi in pubblico il volto".
Ma non manca chi, anche nell'opposizione, sottolinea che il problema esiste. "È da tempo immemore - sostiene la radicale Emma Bonino - che ritengo che indossare il burqa o il niqab integrale in pubblico violi le leggi dello Stato e il concetto della piena assunzione della responsabilità individuale". E ancora: "La proposta di legge della Lega - dice l'europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani - usa strumentalmente l'argomento dell'ordine pubblico e si colloca sullo stesso piano delle fiaccolate contro le moschee e i cimiteri islamici, ma tocca un problema vero".
Di velo si interessa anche un disegno di legge presentato dall'opposizione: sì al burqa, ma a condizione che il volto sia riconoscibile, altrimenti si rischia l'arresto da 3 a 6 mesi e un'ammenda da 300 a 600 euro. Il testo è in commissione Affari costituzionali del Senato, presentato dal Pd (prima firmataria Emanuela Baio) e co-firmato da altri 11 senatori dello stesso gruppo. In sostanza, l'articolo unico di cui è composto prevede il divieto di usare "in luogo pubblico qualunque mezzo che travisi e renda irriconoscibile la persona senza giustificato motivo".
da la Repubblica del 07/10/2009
Non riesco a cambiare la formattazione dei miei post, ma penso sia evidente che è un articolo copiato.
Herm
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