Come sapete (ah, non lo sapete?!) la mattina ascolto il Gr2. Qualche mattina fa tra le notizie ne è stata data una che mi ha particolarmente colpito per la sua inconsistenza (ma, si sa, d'estate non succede mai niente...) e per il modo di essere riportata. L'ho trascritta dal podcast del sito Rai potete ascoltare l'originale cliccando qui.
(voce femminile) 7 e 48 Al mare in topless una moda sorpassata e ripudiata proprio dalla Francia che in passato la lanciò. Da Parigi il corrispondente.(si sente Ragazzo triste di Patty Pravo) (voce maschile) 40 anni fa faceva la sua apparizione sulle spiagge della Costa Azzurra, era quasi il pendant della contestazione dilagata nel 68 per le strade di Parigi. Mettendosi in top-less le donne rivendicavano la loro libertà e il diritto di disporre del proprio corpo. Oggi le cose appaiono molto cambiate. A Bormes-les-Mimosas, ad esempio, fino a qualche anno fa quasi la metà delle donne era a seno scoperto quest'estate arrivano a stento al 2%. Sono soprattutto le più giovani ad essere pudiche dicono di temere il cancro della pelle oppure hanno paura che il loro seno non sia abbastanza bello. Sul fenomeno si interrogano anche gli esperti. Jean-Claude Kauffman autore del libro "Corpi di donne sguardi di uomini" sostiene che i valori della nostra epoca sono più orientati verso la sicurezza e l'identità gli anni '70 invece erano dominati dall'avventura e dalla rivendicazione. Segno dei tempi in Costa Azzurra non si combatte più il nudismo abusivo sulle spiagge ma il fenomeno dei turisti che girano a torso nudo nei centri abitati. Non è più liberazione sessuale solo cattivo gusto. Da Parigi per il gr2 Fabio Cappelli.
Qual è la notizia?
Faccio una veloce ricerca su internet e, grazie al sito mediaset Tgcom scopro che la fonte è un articolo del quotidiano francese Le Parisien nel quale i dati offerti (il 2% di seni nudi sulla spiaggia di Bormes-les-Mimosas, le ragioni per cui le giovani non prendono più il sole con il monokini) non sono forniti da centri di ricerca, né tanto meno dal sociologo francese citato dal servizio del gr2 (il libro del quale non è mai stato tradotto in italiano e dunque andrebbe citato in francese...) ma da alcune donne delle coste francesi del quale l'articolo de Le Parisien riporta l'opinione.
Faccio una veloce ricerca su internet e, grazie al sito mediaset Tgcom scopro che la fonte è un articolo del quotidiano francese Le Parisien nel quale i dati offerti (il 2% di seni nudi sulla spiaggia di Bormes-les-Mimosas, le ragioni per cui le giovani non prendono più il sole con il monokini) non sono forniti da centri di ricerca, né tanto meno dal sociologo francese citato dal servizio del gr2 (il libro del quale non è mai stato tradotto in italiano e dunque andrebbe citato in francese...) ma da alcune donne delle coste francesi del quale l'articolo de Le Parisien riporta l'opinione.
Così è una non meglio identificata Sabine (vendeuse de maillots de bain face à la plage de Saint-Clair au Lavandou (Var)1 a spiegare che le ragazze hanno paura del cancro alla pelle oppure che non considerano più un segno di emancipazione mostrarsi a seno nudo.
Ma quello che dice Sabine, al di là del suo non essere qualificata per fare storia del costume locale..., è molto più preciso di quanto riportato da Fabio Cappelli, l'autore del servizio del gr2.
Cosa dice il nostro?
Mettendosi in topless le donne rivendicavano la loro libertà e il diritto di disporre del proprio corpo.
Una rivendicazione generica della libertà, faccio quello che mi pare, e il diritto di disporre del proprio corpo, senza prospettiva storica, o politica.
Molto meglio Sabine:
Qui si parla di diritto a stare bene nel loro corpo, a stare bene nel mostrarlo, al fatto che era un atto di militanza, di liberazione.Molto meglio Sabine:
(...) les filles d’aujourd’hui n’ont plus besoin de revendiquer le droit d’être bien dans leur corps, de le montrer, c’est de l’acquis pour elles. Il y a trente ou quarante ans, quand le seins nus est apparu, c’était d’abord un acte de militantisme, de libération. Les femmes voulaient faire passer un message: C’est mon corps, j’en fais ce que je veux2
Come giornalista Sabine vale più di Fabio Cappelli...
Il Cappelli, poi, si guarda bene dal dire che, tra i motivi che inducono le ragazze più giovani non mettersi in topless, compaiono anche gli sguardi aggressivi dei ragazzi come viene detto, invece, nell'articolo de Le Parisien:
Clara et Euphrasie, 17 ans, ne jurent que par le deux-pièces. « Etre topless entre copines à la piscine, à la rigueur. Mais à la plage, jamais, il n’y a que les vieilles qui font ça aujourd’hui ! Le regard des garçons, c’est trop gênant », confient les adolescentes3.
Tra l'altro se il nostro Cappelli avesse un minimo di cultura avrebbe potuto anche citare quel bellissimo racconto di Calvino nel suo ultimo grandioso libro Palomar Il seno nudo.
"Il signor Palomar cammina lungo una spiaggia solitaria. Incontra rari bagnanti. Una giovane donna è distesa sull'arena prendendo il sole a seno nudo. Palomar, uomo discreto, volge lo sguardo all'orizzonte marino. Sa che in simili circostanze, all'avvicinarsi di uno sconosciuto, spesso le donne si affrettano a coprirsi e questo gli pare non bello: perché è molesto per la bagnante che prendeva il sole tranquilla: perché l'uomo che passa si sente un disturbatore.
Perciò egli, appena vede profilarsi da lontano la nuvola bronzeo-rosea di un torso femminile, s'affretta ad atteggiare il capo in modo che la traiettoria dello sguardo resti sospesa nel vuoto e garantisca del suo civile rispetto per la frontiera invisibile che circonda le persone. Però, pensa, io così facendo, ostento un rifiuto a vedere, cioè anch'io finisco per rafforzare la convinzione che ritiene illecita la vista del seno, ossia istituisco una specie di reggipetto mentale sospeso tra i miei occhi e quel petto che, bagliore intenso che me ne è giunto sui confini del mio campo visivo, mi è parso fresco e piacevole alla vista. Insomma il mio non guardare presuppone che io sto pensando a quella nudità, me ne preoccupo, e questo è in fondo un atteggiamento indiscreto.
Ritornando dalla sua passeggiata, Palomar ripassa davanti a quella bagnante, e questa volta tiene lo sguardo fisso davanti a se, in modo che esso sfiori con equanime uniformità la schiuma delle onde che si ritraggono, gli scafi delle barche tirate a secco, il lenzuolo di spugna teso sull'arena, la ricolma luna di pelle più chiara con l'alone bruno del capezzolo, il profilo della costa nella foschia, grigia contro il cielo.
Ecco,-riflette soddisfatto di se stesso, proseguendo il cammino- sono riuscito a far si che il seno fosse assorbito completamente dal paesaggio, e che anche il mio sguardo non pesasse più che lo sguardo di un gabbiano o di un nasello. Ma sarà proprio giusto, fare così, riflette ancora, o non è un 'appiattire la persona umana a livello della cose considerarla un oggetto, e quel che è peggio considerare oggetto ciò che nella persona è specifico del sesso femminile?
Si volta e ritorna sui suoi passi. Ora nel far scorrere il suo sguardo con oggettività imparziale, fa in modo che non appena il petto della donna entra nel suo campo visivo, si noti una discontinuità, uno scarto, quasi un guizzo. Lo sguardo avanza fino a sfiorare la pelle tesa, si ritrae, come apprezzando con un lieve trasalimento,a diversa consistenza della visione e lo speciale valore che esso acquista e per un momento si tiene a mezz'aria, descrivendo una curva che accompagna il rilievo del seno da una certa distanza, elusivamente ma anche protettivamente, per poi riprendere il suo corso come niente fosse stato.
Così credo che la mia posizione risulti ben chiara, pensa Palomar, senza malintesi possibili. Però questo sorvolare dello sguardo non potrebbe in fin dei conti essere inteso con un atteggiamento di superiorità, una sottovalutazione di ciò che un seno è e significa, un tenerlo in qualche modo in disparte in margine o tra parentesi? Ecco che ancora sto tornando a relegare il seno nella penombra in cui lo hanno tenuto secoli di pudibonderia sessuomaniaca e di concupiscenza come peccato.
Una tale interpretazione va contro alle migliori intenzioni di Palomar, che pur appartenendo ad una generazione matura, per cui la nudità del petto femminile si associava all'idea di un'intimità amorosa, tuttavia saluta con favore questo cambiamento nei costumi, sia per ciò che esso significa come riflesso di una mentalità più aperta nella società, sia in quanto una tale vista gli riesce particolarmente gradita.
Fa dietro front. A passi decisi muove ancora verso la donna sdraiata al sole. Ora il suo sguardo lambendo volubilmente il paesaggio, si soffermerà sul seno con uno speciale riguardo, ma si affretterà a coinvolgerlo in uno slancio di gratitudine per tutto, per il sole e per il cielo, per i pini ricurvi e la duna a l'arena e gli scogli e le nuvole e le alghe, per il cosmo che ruota attorno a quelle cuspidi aureolate.
Questo dovrebbe bastare a tranquillizzare definitivamente la bagnante e a sgombrare il campo da illazioni fuorvianti. Ma appena lui torna ad avvicinarsi, ecco che lei si alza di scatto, si ricopre, sbuffa, si allontana con scrollate infastidite della spalla come sfuggisse alle insistenze moleste di un satiro.
Il peso morto di una tradizione di malcostume impedisce di apprezzare nel loro giusto merito le intenzioni più illuminate, conclude amaramente Palomar".
(dal sito annamariamangia)
Calvino a parte il nostro insinua un giudizio nemmeno tanto celato:
Segno dei tempi in Costa Azzurra non si combatte più il nudismo abusivo sulle spiagge ma il fenomeno dei turisti che girano a torso nudo nei centri abitati. Non è più liberazione sessuale solo cattivo gusto.
Capita l'antifona?
Il nostro maschilista e paternalistico (nonché patriarcale) giornalista (sic!) in una frase sola liquida non tanto il topless in sé quanto le sue origini politiche, di rivendicazione.
Il topless, come il nudismo, non sono segno di una liberazione sessuale ma solo cattivo gusto, come le persone (ragazzi, uomini) che vanno in giro per i centri abitati a torso nudo.
Ecco bell'e sistemato un quarantennio di tette al vento!
Cosa dice Grillo ai giornalisti? VAFFANCULO.
A buon intenditor...
(continua)
2) Le ragazze d'oggi non hanno più bisogno di rivendicare il diritto di stare bene nel propri corpo, di mostrarlo, è un fatto acquisito per loro. Sono passati 30 40 anni da quando i seni nudi hanno fatto la loro comparsa, si è trattato prima di tutto di un atto di militanza, di liberazione. Le donne volevano trasmettere un messaggio: è il mio corpo, ci faccio quel che voglio
3) Clara ed Euphrasie, 17 anni, non credono che nel due pezzi «essere in topless va bene, al limite, tra amiche in piscina. Ma mai sulla spiaggia. Solo qualche vecchia lo fa oggi! Gli sguardi dei ragazzi sono troppo imbarazzanti», confidano le adolescenti.
Le foto dei quadri sono tratti dal sito Il seno nell'arte
1 commento:
io credo che Palomar abbia voluto elogiare il seno e concettualizzarlo all'interno dello sfondo della natura, anzi in un contesto più ampio.Lo divinizza quasi..oggi invece chi va in spiaggia a seno nudo lo fa perchè crede di essere libera di fare ciò che vuole del proprio corpo mancando anzitutto di rispetto verso se stesse.
anna maria mangia
Grazie cmq per avere messo il mio nome.sono giunta a te dopo aver inserito il mio nome su un motore di ricerca
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