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Secondo film visto (del primo, quello di Greenaway vi parlerò sta pomeriggio) di questa mostra pigra e dai pochi titoli interessanti, è stato Giorgio/Giorgia (storia di una voce) di Gianfranco Mingozzi, un documentario su e con Giorgia O'Brian nome d'arte di Giorgio Montana, omosessuale d'altri tempi che confonde l'orientamento sessuale con l'identità di genere (per cui se da piccolo non gli piacevano le pistole ma le bambole è perché è femmina anzi, no, gay, ma poi si opera...
Il solito pasticcio dei gay di una volta (e degli etero distratti di sempre).
Il documentario presenta interviste a diverse attrici (anche Lucia Poli che volle Giorgia al suo fianco per diversi spettacoli alla fine degli anni settanta) anche a vari trans...
I soliti ragazzi delle scuole mandati allo sbaraglio non fanno apprezzamenti e alla fine applaudono.
Giorgia è simpatica, racconta della sua operazione, delle polpette di carne rifiutate per sospetta provenienza, del suo matrimonio con George, insomma siamo a cavallo tra agognata normalità borghese e uno sguardo ai freaks che, poverini, sono figli di dio anche loro.
Troppa vita privata e poca storia del costume e dello spettacolo (Giorgia aveva voce da baritono e da soprano e ha calcato el scene nelle riviste dalla fien degli anni 50) ma si sa siamo in Italia...
Il film serve giusto a presentare Giorgia a chi non la conosce, ma a niente più...
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