Alberto Sordi non è mai stato un attore particolarmente seguito nella mia famiglia. Noi avevamo altri idoli: Totò, i fratelli De Filippo, Ugo Tognazzi, Alberto Lupo...
Così Sordi fu per me una scoperta televisiva, grazie ai cicli di "Storia di un Italiano" dove mi accorsi, oltre al fatto che non sapevo un cacchio di storia italiana, che il cinema poteva raccontare la storia, quella con la S maiuscola e quella con la s minuscola, e che l'Albertone nazionale era sia quello dei film felicissimi come Il boom, il vedovo, Tutti a casa, La grande guerra, sia quello dei grossolani In viaggio con papà, Un borghese piccolo piccolo (film morbosissimo e arcaicamente fascista).
Sordi, più di altri, ha interpretato, innervandolo di mille sfaccettature, sempre lo stesso carattere, lo stesso personaggio, lo stesso archetipo di Italiano facilone e ingenuo, gradasso e stupido, ma, suo malgrado, capace di gesti enormi, di sopportare derisione e destini avversi...
Capisco possa dar fastidio vedere riflessi i difetti, non quelli personali, per i quali siamo responsabili solo noi, ma quelli culturali, geografici, politici, storici di "noi" italiani, ma non capisco l'avversione e il disprezzo borghesi con cui Sordi è stato trattato a sinistra (dalla sinistra radical chic ovviamente perché il popolo ha sempre amato Alberto).
Ricordo, a una festa di amici poco più che adolescenti, la domanda, timida e reverente, fattami, in qualità di "espertone di cinema" (l'accrescitivo è per la mia stazza, non per le mie competenze beninteso...) da una ragazza, che aveva visto molti più film di Sordi che me (che vi dicevo?) la quale, commentando con la sua prof. che con Sordi se ne andava un pezzo importante di cinema italiano, si era sentita rispondere dalla spocchiosissima insegnante che "in Italia ci sono ben altri attori e registi". "Secondo te Sordi è stato un attore importante o no?" mi chiedeva, ancora mortificata, la ragazza. Le rispondevo commentando che l'affermazione della sua insegnante (sic!) era dettata dalla cattiveria di un'adulta la quale, invece di apprezzare le passioni di una sua discente e di incitare a coltivarle, gratificandone interessi e sensibilità, impiegava quella sua passione come piccolo podio per la sua vanesia e millantata cultura superiore (pare che la donna avesse citato Visconti e Rossellini...).
Ma la mia risposta non rinfrancò la sua aria frustrata, la sua sensibilità calpestata, immagino con quanta sgraziata saccenza, da quella perfetta italiana borghese della sua professoressa.
Un essere (in)umano il cui comportamento dimostra quanto Albertone avesse colto nel giusto, dipingendo come ha fatto, noi italiani: nel momento in cui, disprezzando Albertone mortificava una ragazza la cui colpa era solo quella di guardare i film "vecchi" (agli occhi della sua generazione), preferendoli a quelli pensati oggi per lei da un mercato sempre più piatto e volgare, quella professoressa stava inconsapevolmente innalzando ad Alberto il monumento più grande possibile... Quella vigliaccheria di noi Italiani, di prendercela coi più deboli, o coi più giovani, impreparati a replicare a tono, e di ossequiare i potenti non perché li temiamo, ma perché rispettiamo in loro, con ossequiosa invidia, quel potere che vorremmo avere e non abbiamo, è forse la matrice fascista più insidiosa e dura a morire che abbiamo e che Albertone ha saputo irridere tanto bene ricordandocelo in tutti i suoi film e, per questo, c'è ancora chi si infastidisce.
29 febbraio 2008
28 febbraio 2008
Sanremo, par condicio
E dopo aver criticato (anche in maniera troppo bonaria) il testo della canzone di Anna Tatangelo (la cui interpretazione, tra l'altro, è stata, almeno nella serata di lunedì, scialba, stentata e semi stonata)
anticipando un coro di proteste per fortuna non solo di ...categoria (ehm) ma anche altre vogliamo parlare di Andrea Bonomo che, in quanto a cliché, snocciola addirittura quello del figlio (gay non dichiarato, anzi la sua ragazza si chiama Giada, ma l'atteggiamento rientra in certi canoni stereotipati...) innamorato della madre ("Anna è forse l'unica persona che io potrei sposare"(...) "E forse non c'è niente di speciale ma Anna è la mia mamma")?
La canzone prende a piene mani dal cliché duro a morire della mamma-madonna, purissima (è nel testo...), bellissima, ma asessuata proprio come il gay di Anna Tatangelo che un ragazzo non ce l'ha "perché quello che aveva lo ha già lasciato da un pezzo".
Altro che canzone pro-gay i gay descritti nella sua canzone son quelli che piacciono al Vaticano: casti e sessualmente innocui...
Come non avere orrore di questa Italia, di questi italiani? Già l'anno scorso Anna aveva ucciso il femminismo con un testo stramaschilista (griffato Mogol, il quale quest'anno tra i giovani piazza sui figlio...) adesso completa l'eccidio del buon senso e della cultura con una canzone che non è un inno ai gay ma più semplicemente un inno ai luoghi comuni sui gay...
Figli finocchi innamorati delle proprie mamme ecco cosa ha prodotto nell'immaginario collettivo vent'anni di movimento omosessuale... Era meglio una revolverata sulle palle...
E ora scusate ma devo andare a toccare le tette a mia madre e mettermi su un po' di trucco prima di andare in ufficio...
anticipando un coro di proteste per fortuna non solo di ...categoria (ehm) ma anche altre vogliamo parlare di Andrea Bonomo che, in quanto a cliché, snocciola addirittura quello del figlio (gay non dichiarato, anzi la sua ragazza si chiama Giada, ma l'atteggiamento rientra in certi canoni stereotipati...) innamorato della madre ("Anna è forse l'unica persona che io potrei sposare"(...) "E forse non c'è niente di speciale ma Anna è la mia mamma")?
La canzone prende a piene mani dal cliché duro a morire della mamma-madonna, purissima (è nel testo...), bellissima, ma asessuata proprio come il gay di Anna Tatangelo che un ragazzo non ce l'ha "perché quello che aveva lo ha già lasciato da un pezzo".
Altro che canzone pro-gay i gay descritti nella sua canzone son quelli che piacciono al Vaticano: casti e sessualmente innocui...
Come non avere orrore di questa Italia, di questi italiani? Già l'anno scorso Anna aveva ucciso il femminismo con un testo stramaschilista (griffato Mogol, il quale quest'anno tra i giovani piazza sui figlio...) adesso completa l'eccidio del buon senso e della cultura con una canzone che non è un inno ai gay ma più semplicemente un inno ai luoghi comuni sui gay...
Figli finocchi innamorati delle proprie mamme ecco cosa ha prodotto nell'immaginario collettivo vent'anni di movimento omosessuale... Era meglio una revolverata sulle palle...
E ora scusate ma devo andare a toccare le tette a mia madre e mettermi su un po' di trucco prima di andare in ufficio...
27 febbraio 2008
Loredana squalificata.
Non ci si capisce niente.
Il pezzo c'ha 20 anni, no 30. E' stato tratto da una jam session di Radius che Loredana ha ridotto in durata aggiungendo un testo no è stato scritto 20 anni fa per Ornella Ventura col titolo "Ultimo segreto" (in effetti parte del ritornello della versione scritta da Loredana è identico a quello della canzone da cui sarebbe stata plagiata).
Ad ascoltare il pezzo di Ornella Ventura (chi?!) non ci sono dubbi è la canzone di Loredana.
Guarda caso gli autori sono gli stessi e anche la casa discografica lo è. Possibile che si fossero tutti dimenticati? Possibile che Loredana non sapesse? Ma se poi ha ammesso di avere preso un pezzo della canzone come alla trasmissione radio di Fiorello... (fonte corriere.it)
Il risultato è la squalifica (capitò anni fa a Ornella Vanoni...) .
La vendetta di Loredana è che nel comunicato stampa ufficiale del festival si menziona l'album plagiato ma non il nome della cantante.
Ora, io dico, cosa non si è disposti a fare per un posto al sole?
Io propongo di dimenticarci per sempre di questa Ornella Ventura, che torni all'oblio che, meritato o no non sappiamo, la storia della canzonetta ha destinato di darle.
Se stava zitta e faceva cantare Loredana avrebbe dimostrato una onestà che nel mondo delle iene della canzone 'italiana ha già causato la morte di Mimì (la cui colpa è di tutti quei cerebrolesi che credono davvero che le persone possano portare sfortuna).
E se qualcuno si azzarda a scrivere su questo blog che i portasfiga esistono davvero giuro su dio che lo sgozzo con le mie mani.
Il pezzo c'ha 20 anni, no 30. E' stato tratto da una jam session di Radius che Loredana ha ridotto in durata aggiungendo un testo no è stato scritto 20 anni fa per Ornella Ventura col titolo "Ultimo segreto" (in effetti parte del ritornello della versione scritta da Loredana è identico a quello della canzone da cui sarebbe stata plagiata).
Ad ascoltare il pezzo di Ornella Ventura (chi?!) non ci sono dubbi è la canzone di Loredana.
Guarda caso gli autori sono gli stessi e anche la casa discografica lo è. Possibile che si fossero tutti dimenticati? Possibile che Loredana non sapesse? Ma se poi ha ammesso di avere preso un pezzo della canzone come alla trasmissione radio di Fiorello... (fonte corriere.it)
Il risultato è la squalifica (capitò anni fa a Ornella Vanoni...) .
La vendetta di Loredana è che nel comunicato stampa ufficiale del festival si menziona l'album plagiato ma non il nome della cantante.
Ora, io dico, cosa non si è disposti a fare per un posto al sole?
Io propongo di dimenticarci per sempre di questa Ornella Ventura, che torni all'oblio che, meritato o no non sappiamo, la storia della canzonetta ha destinato di darle.
Se stava zitta e faceva cantare Loredana avrebbe dimostrato una onestà che nel mondo delle iene della canzone 'italiana ha già causato la morte di Mimì (la cui colpa è di tutti quei cerebrolesi che credono davvero che le persone possano portare sfortuna).
E se qualcuno si azzarda a scrivere su questo blog che i portasfiga esistono davvero giuro su dio che lo sgozzo con le mie mani.
26 febbraio 2008
Mina a Milano!
Beh, non proprio Lei.... ma una mostra su di Lei....
Come mi scrive il mio amico ...d'orecchie (?!) Fabio:
Come mi scrive il mio amico ...d'orecchie (?!) Fabio:
ciao
Il 30 marzo 2008 a Milano verrà inaugurata una mostra permanente dedicata ai 50 anni di cariera di MINA,l'iniziativa non è a scopo di lucro ma l'ideatrice ha voluto così regalare ai fan un luogo di ritovo e di svago.
grazie per lo spazio concesso
per maggiori informazioni
http://blog.libero.it/mania
in attesa di San(d)remo ...gli Oscar
Parlare degli Oscar è proprio come parlare di Sanremo. Il rapporto qualità-premio assegnato è la stessa per la competizione canora italiana e quella cinematografica statunitense cioè nulla. Solo una naïveté provinciale può ancora dare importanza intrinseca ai premi Oscar, proprio come a quelli di Sanremo. In entrambi le competizioni dietro il voto di categoria ci sono le major (cinematografiche e discografiche); in entrambi gli eventi si parla di gossip, della qualità della conduzione, delle stecche dei cantanti (cantano anche agli Oscar e, di solito, molto meglio dei cantanti sanremesi) enormemente importanti come fenomeno di costume non lasceranno alcun segno nella storia della cultura. E siccome il cinema, come le canzonette sono cultura, non è in questi ambiti che la si può cercare.
Certo a volte gli Oscar, come Sanremo, ci azzeccano e premiano film (canzoni) meritevoli, ma sono proprio i criteri di scelta dei premi a differire da quelli della storia della cultura da cui andrebbero visti (per storia della cultura intendo per il cinema la capacità di cogliere in maniera adeguata e pertinente la complessità della realtà che il cinema ricostruisce, evoca, interpreta, ipotizza, ma mai coglie come un'istantanea fotografica).
Insomma ricordiamoci degli Oscar presi dal polpettone Ben-Hur e dalla canzone Let the River Run di Carly Simon per il film di Mike Nichols Una donna in carriera che vinse l'Oscar di categoria nel 1989 surclassando l'imbattibile Calling You cantata da Jevetta Steel (reinterpretata da allora da tutte le più grandi artiste americane e non mentre di Let the River Run di non si ricorda più nessuno...
Giudicate da voi quale tra le due canzoni è più degna di vincere un premio...
Non mi fraintendete non ho nulla da ridire su chi sta sveglio tutta la notte (qui in Italia, data la differenza del fuso orario) per vedersi gli Oscar (io lo faccio per Sanremo... razzolerei davvero male...) ma vi prego risparmiatemi le reprimende perchè ha vinto quel film piuttosto che quell'altro e che quel film offende l'importanza degli Oscar (sic!).
meditate gente meditate!
Tutti gli Oscar 2008
Ecco la lista dei vincitori dei premi Oscar, giunti alla 80/a edizione e che sono stati consegnati in nottata nel corso di una cerimonia svoltasi al Kodak Theatre di Hollywood.
- Miglior film: Non è un paese per vecchi, di Joel Coen ed Ethan Coen.
- Regia: Joel Coen, Ethan Coen (Non è un paese per vecchi).
- Attore: Daniel Day Lewis (Il petroliere).
- Attrice: Marion Cotillard (La vie en rose).
- Attore non protagonista: Javier Bardem (Non è un paese per vecchi).
- Attrice non protagonista: Tilda Swinton (Michael Clayton).
- Film straniero: Il falsario, di Stefan Ruzowitzky (Austria),
- Sceneggiatura originale: Diablo Cody (Juno).
- Sceneggiatura non originale (adattamento): Joel Coen ed Ethan Coen (Non è un paese per vecchi).
- Fotografia: Robert Elswit (Il petroliere)
- Montaggio: Christopher Rouse (The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo)
- Scenografia: Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo (Sweeney Todd).
- Costumi: Alexandra Byrne (Elizabeth: The Golden Age).
- Trucco: Didier Lavergne, Jan Archibald (La vie en rose).
- Effetti visivi: Michael Fink, Bill Westenhofer, Ben Morris, Trevor Wood (The Golden Compass).
- Sonoro (mixaggio): Scott Millan, David Parker, Kirk Francis (The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo).
- Sonoro (montaggio): Karen Baker Landers, Per Hallberg (The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo).
- Colonna sonora: Dario Marianelli (Espiazione).
- Canzone: Falling Slowly, di Glen Hansard e Marketa Irglova (Once).
- Film d’animazione: Ratatouille, di Brad Bird.
- Documentario: Taxi to the Dark Side, di Alex Gibney e Eva Orner.
- Documentario cortometraggio: Freeheld, di Cynthia Wade e Vanessa Roth.
- Cortometraggio: Le Mozart des pickpockets, di Philippe Pollet-Villard.
- Cortometraggio d’animazione: Peter and the Wolf, di Suzie Templeton e Hugh Welchman.
22 febbraio 2008
I'ts a Polidori!
Nella mia parca ma importante collezione di opere d'arte prodotte dai miei amici oltre a 3 Cipriani (il terzo è in arrivo, come un figlio!) ho anche diversi Pasquale Polidori...
Oggi è la volta di una nuova istallazione di Pasquale alla quale ha preso parte anche la mia amica-attrice-tour goddess Frances Nacman.
Domani troverete un post sull'evento.
Nel frattempo, se voleste venire...
Oggi è la volta di una nuova istallazione di Pasquale alla quale ha preso parte anche la mia amica-attrice-tour goddess Frances Nacman.
Domani troverete un post sull'evento.
Nel frattempo, se voleste venire...
CHANGE + PARTNER CONTEMPORARY ART
Via di S. Chiara 57 (Pantheon), ROMA
Tel 066833599Nèmesi e assestamentoUrs Breitenstein
Regina Hübner
Pasquale Polidoriinaugurazione
22 febbraio 2008 ore 18.00
e fino al 14 marzo 2008
Roy Scheider... e Jonathan Brandis...!
E insomma almeno due parole sulla scomparsa di Roy Scheider volevo pubblicarle.
Avrete letto dei ruoli principali da lui interpretati, io me lo ricordo soprattutto per Seaquest una serie tv di fantascienza, prodotta da Spielberg, nella quale interpretava il ruolo di Nathan Bridger, il capitano della SeaQuest, un fantascientifico sottomarino.
Magro, vecchio, cazzuto e incazzato, era facile per me identificarmi con lui (proiezione utopica, sperare di essere quel che non sono... beh forse un po' incazzato, o, meglio, incazzoso...) circondato da giovani militari...
Roy è morto il 10 febbraio all'età di 75 per un mieloma multiplo.
E mentre cercavo le foto di SeaQuest ho appreso che l'attore Jonathan Brandis si è tolto la vita il 12 novembre del 2003...
Mi ero dimenticato di lui, che in Seaquest interpretava un giovane genio dei computer... Non pensavo proprio Jonathan potesse suicidarsi impiccandosi con una corda di nylon...
Che amarezza...
Avrete letto dei ruoli principali da lui interpretati, io me lo ricordo soprattutto per Seaquest una serie tv di fantascienza, prodotta da Spielberg, nella quale interpretava il ruolo di Nathan Bridger, il capitano della SeaQuest, un fantascientifico sottomarino.
Magro, vecchio, cazzuto e incazzato, era facile per me identificarmi con lui (proiezione utopica, sperare di essere quel che non sono... beh forse un po' incazzato, o, meglio, incazzoso...) circondato da giovani militari...
Roy è morto il 10 febbraio all'età di 75 per un mieloma multiplo.
E mentre cercavo le foto di SeaQuest ho appreso che l'attore Jonathan Brandis si è tolto la vita il 12 novembre del 2003...
Mi ero dimenticato di lui, che in Seaquest interpretava un giovane genio dei computer... Non pensavo proprio Jonathan potesse suicidarsi impiccandosi con una corda di nylon...
Che amarezza...
Incontro metropolitano di Laura Tolomei
Alla mia amica Laura hanno pubblicato un racconto sul sito Parole di donna. Non è il primo racconto, né il primo romanzo che Laura scrive, e pubblica in italiano ma anche in inglese. Dallo stile inconfondibile e personalissimo quel che mi colpisce di Laura è la capacità di descrivere con poche parole caratteri umori e situazione, con una tranquillità e una pacatezza che veicolano con intelligenza una sottile ironia divertita... Insomma leggete e apprezzate! Aspetto commenti!!!
Si fronteggiavano giornalmente dai binari della stazione Garbatella. Dal lato Laurentina, lei lo studiava, fingendo di leggere i poster pubblicitari; dalla direzione opposta, ogni tanto lui le lanciava occhiate interessate. S’incontra-vano alla stessa ora e, curiosamente, se uno tardava, l’altro sembrava attenderlo, quasi a sottolineare l’importanza dell’appuntamento. Lei, una bella mora scura di capelli, occhi e carnagione, era costretta a prendere la metropolitana per mancanza di mezzi propri. Molto appariscente, curava il look in ogni dettaglio per catturare l’attenzione di possibili prede maschili, anche se i tacchi a spillo risultavano poco pratici sulle scale mobili e soprattutto non garantivano alcuna conquista. Era infatti una single, come amano definirsi le zitelle moderne … sì ma “in carriera”, si consolava. “Beata te” la invidiavano le poche amiche sposate “Puoi uscire con uno diverso ogni sera”. La sua brillante vita sociale si limitava a qualche cinema o al massimo una pizza con le amiche. Naturalmente, raccontate ad arte, assumevano comunque un sapore peccaminoso. “Certo! La vita noiosa in coppia non fa per
me” mentiva spudoratamente “E poi devo pensare alla carriera”. Considerando il suo impiego ministeriale, rimaneva vaga sul tipo di carriera, ma comunque ci dedicava molto tempo ed energie. Frequentava altre donne in carriera, ugualmente zitelle, colleghe d’ufficio e di pettegolezzi, con le quali inventare un ambiente lavorativo più stimolante di quello noiosamente reale. “Presto arriverà l’uomo della mia vita e mi salverà dalla monotonia” confidava alle carrieriste nei rari slanci di sincerità. Tutte ci credevano: per ognuna c’era un uomo pronto ad attenderle dietro l’angolo o, perché no, forse sul binario della metro. Lui, scapolo per scelta, era
un grafico pubblicitario. Dotato di molta fantasia, purtroppo le sue idee peccavano di praticità al pari delle sue visioni di pagine patinate dai brillanti colori e profumi. “Ma chi comprerebbe un giornale che puzza di gorgonzola?” cercava di farlo ragionare il capo. Malgrado l’ostruzionismo, elaborava progetti policromatici e dai fraseggi pungenti, studiati per colpire l’attenzione di svogliati lettori, puntualmente sostituiti dalle solite banalità più adatte al grande pubblico. Amava
la vita all’aperto: sportivo per vocazione, sceglieva di vivere la città in modo salutista, preferendo passeggiate a piedi e mezzi pubblici all’ingombrante autovettura. Mediamente soddisfatto del lavoro e della vita in generale, si concedeva qualche birra con gli amici, il pranzo domenicale da mamma e uscite inconcludenti con colleghe d’ufficio o di palestra. Visti gli scarsi risultati dei corteggiamenti, si convinse a tentare la sorte con l’habitué del binario opposto. L’occasione
capitò un giorno in cui, entrambi ritardatari, si trovarono ai tornelli d’ingresso, tessere alla mano e aria trafelata. Scambiati i nomi - Marco e Marina - ed i numeri di cellulare, già dalla prima uscita trasparì l’assoluta mancanza d’affinità: lui propose un giro a piedi; lei, sempre coi tacchi, accettò di buon grado, stramazzando inevitabilmente al ristorante e pretendendo un tassì al ritorno. Tuttavia, la solitudine prevalse sulle ragioni del cuore e la traballante storia continuò tra
incomprensioni e compromessi reciproci. L’attrazione fisica funzionò inizialmente per Marco che, pur sentendosi a disagio, fu sedotto dall’artificiosa immagine di lei. A Marina invece il metro e novanta rachitico di lui, corredato da spessi occhiali, forse non ispirava neanche quella. Certo, non era il Principe Azzurro né l’uomo della sua vita, ma l’aiutava a superare il vuoto dei fine settimana, quando purtroppo la carriera cedeva il passo alla televisione. In realtà le differenze fisiche riflettevano quelle interiori: a Marco interessava l’essenza delle cose, mentre
Marina si fermava al loro aspetto esteriore, incurante d’alcun approfondimento. Ironicamente, gli stessi mezzi pubblici che avevano favorito l’incontro, li divisero per sempre. Terrorizzata da ennesime passeggiate, lei pretese un uso maggiore dello status symbol più in voga, trasformando ogni serata nell’incubo della ricerca interminabile di parcheggio. “Ma Roma si vive così bene a piedi” obiettava Marco. Per chi non usa tacchi, voleva replicare lei, ma evitò per non creare discussioni e anche perché la Panda a disposizione non era esattamente l’emblema sociale più rappresentativo. “Ma ne vale la pena?” si chiedeva lui, mentre passava e
ripassava nella stessa strada alla ricerca di un buco dentro al quale seppellire l’automobile. Giunto all’ovvia conclusione, iniziò a diradare gli incontri, inventandosi i classici pretesti maschili: “Farò tardi al lavoro” le telefonava stravaccato sul divano intento a godersi la partita.
L’eclissi fu totale il giorno in cui Marina non lo vide più neanche sul binario opposto. “L’ho lasciato: questi uomini sono tutti uguali” si lamentò con le altre zitelle “Pensano solo al lavoro e alla carriera. Chi lo vuole un uomo così?” chiese, guardandosi intorno alla ricerca della vittima successiva. Ahimè … nessun volontario all’orizzonte.
lalla_gatta@yahoo.com
21 febbraio 2008
20 febbraio 2008
Ma... che succede?!?! (detto col il tono, e la voce, di Lisa Simpson...)
Silvio, Silvia e Ale mi attendono in centro, per andare alla colonia felina di Piramide, invece mi attardo a casa perché, per caso, assisto al tg5 delle 13.00 che riporta la notizia di un ragazzino di 13 anni picchiato da due compagni di classe perché fa il ballerino... La bocca si apre sempre più in segno di incredulità e indignazione, ma i mici mi chiamano e appena finisce il servizio volo per strada alla fermata dell'autobus, invee che davanti al pc, a fare una ricerca su internet.
Il giorno dopo cerco inutilmente su Repubblica che non riporta nemmeno una riga. Oggi, rubo tempo ad altri impegni e mi accorgo che l'unica fonte è l'articolo de La stampa che tutti citano ripetendo, più o meno le stesse cose.
Ecco l'articolo di Lodovico Poletto:
Nessun altro quotidiano si è occupato della notizia. Le uniche altre fonti che trovo, quelle cioè che non citano come fonte l'articolo de La stampa, sono due siti gay. In un primo momento ho storto la bocca, ho pensato a un'indebita appropriazione, a uno sciocco sillogismo che equipara la danza maschile all'omosessualità.
Evidentemente non è servito nemmeno il film Billy Elliott a spezzare questa catena (il)logica... Ma poi mi ricredo e non mi disturba che siano le associazioni omosex a parlare della notizia. In quanto a discriminazioni subite i gay non sono secondi a nessuno ed è giusto che siano solidali con chi, pur non essendo necessariamente gay, subisce una stupida, vigliacca e imperdonabile aggressione in nome di uno stesso pregiudizio che è quello dell'ignoranza. Io non so e non sapendo mi afferro ai luoghi comuni, agli stereotipi e in base a quelli colpisco, non più solo verbalmente, ma anche fisicamente.
Gay.tvriporta la notizia dando molti più dettagli dell'articolo della Stampa.
Apprendiamo così che frequenta la prestigiosa scuola di danza torinese di Loredana Furno dall'età di sette anni, che la scuola media in cui è stato aggredito è l'istituto Cesare Pavese di Villastellone, alle porte di Torino, che i due ragazzi che avrebbero commesso l'aggressione sono stati segnalati alla Procura dei minori di Torino ma che la preside della scuola, Brunella Margutta, non ha ancora deciso nessun provvedimento e che lunedì i due "bulli" erano normalmente in classe.
Sempre nello stesso articolo (non firmato..., vatti a fidare di internet!) si afferma che Angela Bruzzese, la mamma di Andrea il ragazzino aggredito, ha subito pressioni dalla preside che le ha chiesto di ritirare la denuncia perché uno dei due ragazzini ha una difficile situazione familiare alle spalle e che, intervistata in proposito, la preside abbia reagito con un no comment dichiarando che "c’è un’inchiesta in corso: quando sarà chiaro il ruolo dei due ragazzini accusati da Andrea, prenderemo i provvedimenti disciplinari necessari".
I due ragazzini accusati da Andrea... Vuoi vedere che ora il colpevole è lui!!!
Ma è la parte conclusiva dell'articolo ad avermi causato un travaso di bile. Sempre nello stesso articolo si dice che E Loredana Furno la titolare della scuola dove studia Andrea abbia denunciato di aver perso molti allievi "incapaci di sopportare le accuse, gli scherzi di cattivo gusto e, talvolta, anche le botte" e che gli ultimi due allievi, di 6 anni, si sono ritirati subito dopo Natale. L'articolo si chiude con un accorato appello della dona: "Ragazzi, piuttosto che essere derisi, picchiati o bollati come gay, evitate di dire in giro che studiate danza".
Come?!? Invece di denunciare le angherie subite per un pregiudizio così diffuso che gli allievi della sua scuola vengono falcidiati e si ritirano, quella sciagurata consiglia di non fare outing e non dire che si fa danza?!?!?!
Ricordo una scena del (pessimo) film In & Out quando per difendere il professore gay, che sta per essere cacciato per dubbia condotta morale dalla scuola in cui insegna, tutti gli studenti della sua classe, ragazzi e ragazzi, dicono di essere gay.
Biagi e Gaber, entrambi morti, pace all'anima loro, non comprendevano perché gli e le omosessuali continuano a marciare dicendosi orgogliosi di essere gay. Ma questi segni di intolleranza (e Andrea ha con i gay in comune solo la matrice fascista, reazionaria e maschilista della aggressione subita) vanno eliminati alla radice, altro che passare la vita in silenzio fingendo di non "essere" ballerini!!!
Mi piacerebbe che tutti ragazzini e le ragazzine di tutte le scuole di danza andassero in giro per le loro scuole dicendo di essere tutti ballerini e ballerine con lo stesso orgoglio con cui gay e lesbiche portano con fierezza quel che per altri è un marchio di infamia.
Spero che, se è vero che i due ragazzini hanno aggredito Andrea, come minimo perdano l'anno scolastico, per far ricordare loro che si è sempre responsabili di ogni gesto e che le cazzate si pagano; di più spero che il tribunale dei minori indaghi sulla capacita o l'incapacità delle due famiglie dei ragazzini ad allevarli, crescerli ed accudirli, e che, se è il caso, sottragga loro la patria potestà, perché i due ragazzini sono giovani (hanno uno 13 e l'altro 14 anni, uno è italiano l'altro romeno, secondo il sito dell'associazione gay, lesbica e trans Mario Mieli che però riporta come fonte l'articolo della stampa...) e possono ancora essere rieducati mentre le famiglie che hanno loro propalato tali valori (sic!) sono incurabili e vanno solo isolate e impedito loro di far del male (se, viceversa, le famiglie non sono la fonte delle "idee" nella testa dei ragazzini, il fatto che non siano riuscite a dar loro una educazione migliore è segno della incapacità come genitori e, lo stesso, bisogna agire di conseguenza).
Spero proprio che questa faccenda non cada nel dimenticatoio, intanto consigli alla signora Furno di tornare ad occuparsi di danza e lasciare i consigli sui comportamenti dei giovani ragazzi che amano la danza a chi ha idee migliori più chiare e più degne di essere riportate delle sue.
Molto meglio le parole di solidarietà di Garrison, il coreografo del programma "Amici" (che si riscatta così in parte di partecipare a un programma come "Amici" che corrompe tanti giovani) che ha dichiarato: "Quello che voglio dire ad Andrea è che quello che ha subito non esiste, deve cancellarlo e può farlo solo andando avanti, tenendo duro e non rinunciando alla sua passione, la danza. Ed è proprio una passione quella che forse manca ai bulli che lo hanno picchiato. Faccio gli auguri a lui e alla sua famiglia - continua il maestro di "Amici" - e gli dico di non mollare, perché così dimostrerà che è molto più uomo di coloro che lo hanno vigliaccamente aggredito" fonte il sito roma-città (che cita a sua volta come fonte della notizia il tgcom...).
Intanto una scuola di Treviso, la Scuola Media Statale “Claudio Casteller” presenta un progetto per sensibilizzare gli e le alunni/e a superare gli stereotipi tra maschi femmine (sica!), potete vedere il programma qui.
Il giorno dopo cerco inutilmente su Repubblica che non riporta nemmeno una riga. Oggi, rubo tempo ad altri impegni e mi accorgo che l'unica fonte è l'articolo de La stampa che tutti citano ripetendo, più o meno le stesse cose.
Ecco l'articolo di Lodovico Poletto:
Andrea non ha mai sognato di essere Ronaldo. E se avesse un mito quello sarebbe il ballerino russo Rudolf Nureyev. Andrea ha 13 anni, suona la chitarra, il pianoforte e va benissimo a scuola, in tutte le materie. Ma invece di tirare calci al pallone va a scuola di danza per imparare a muoversi leggero sulle punte, come un esperto ballerino di danza classica. Andrea lo hanno picchiato due suoi compagni di classe, una seconda media di un paese della cintura di Torino, con calci e pugni e botte alle gambe e alle ginocchia. Lo hanno insultato, umiliato, sfottendolo in modo pesante per quella sua passione così poco usuale tra i ragazzini. Volevano spaccargli le gambe: «E adesso prova a ballare se ci riesci».
Andrea da quel giorno è bloccato a casa. Ha le gambe fasciate e il medico che l’ha visitato parla di lesioni ai legamenti del ginocchio sinistro e di ematomi al quadricipite destro. Deve muoversi con due stampelle: se vuol tornare a danzare, se vuole che il suo sogno possa un giorno diventare realtà, ha bisogno di riposo e di tante cure.
Ennesima storia di bulli, verrebbe da dire. Ma questa, in realtà, è molto di più: è la storia di una grande passione e di grande intolleranza. È un film che diventa realtà. È Billy Elliot - pellicola inglese del 2000 - ambientato in un comune di 6 mila anime alle porte di Torino. Diceva Billy: «Quando ballo sento un fuoco che mi brucia dentro. Elettricità pura. Entro in un mondo mio e mi scordo del resto». Andrea ha scritto anche lui della sua passione nell’ultimo tema in classe, quello che gli è costato l’umiliazione e le botte. Ha usato altre parole ma la stessa intensità per ricordare gli inizi di questa sua passione - «Vedevo i ballerini della mia scuola eseguire i «pas de chat», i «double tour en l’air» e altri passi molto complicati e rabbrividivo. Si muovevano e saltavano in modo impressionante: erano fantastici» - per descriverla alle sue insegnati. Una in particolare, Carla: «È stata lei a farmi amare la danza più di ogni altra cosa al mondo».
Il giorno prima di San Valentino il tema di Billy-Andrea, sulla sua vita di adolescente e sulla sua passione, è passato di mano in mano in quella classe. Lo hanno letto tutti i suoi compagni. Qualcuno si è complimentato con lui. Altri hanno ripreso con gli sfottò. «Succede da sempre: ci sono due ragazzi in particolare che fanno i furbi con lui. Sapesse quante volte lo hanno picchiato» racconta Angela, la mamma di Andrea. Lo scorso anno gli hanno anche fatto infilare la testa nel gabinetto. Lo hanno preso in giro con insulti irripetibili. Stavolta sono passati direttamente alle botte sulle gambe.
La denuncia che mamma Angela ha presentato ai carabinieri è dettagliata: «Hanno attaccato briga negli spogliatoi della palestra. Erano in due, si chiamano...». Era l’una del pomeriggio, o poco dopo. L’ora di ginnastica era appena finita e Andrea aveva fretta come non mai. Doveva cambiarsi rapido e poi correre a scuola di danza. Ma le sue scarpe non erano al loro posto. Erano sul pavimento dello spogliatoio, tra la panchina e i borsoni da ginnastica, riempite d’acqua da qualcuno con troppa voglia di scherzare. Andrea s’è arrabbiato. E in due lo hanno aggredito. Giù spintoni, i pugni nello stomaco e calci alle gambe: «Così impari a fare il furbo con noi, ballerino». Andrea lo hanno portato due ore dopo all’ospedale Molinette per un controllo. Lesioni confermate, ha bisogno di riposo assoluto, hanno sentenziato i medici. E la mamma è corsa dai carabinieri a fare denuncia: «Hanno capito il mio dramma e sono subito andati a scuola a parlare con gli insegnati».
«Una follia» dice adesso Loredana Furno, titolare di una delle scuole di danza più famose dei Torino. Quella, tra l’altro, dove va a ballare anche Andrea. «Credo che questa sia una storia di intolleranza senza senso» insiste, spiegando che Andrea è un buon allievo, che s’impegna come pochi altri, che davvero per lui la danza classica è una passione che brucia dentro.
Loro, i bulli massacratori del ballerino, ovviamente non parlano: hanno tredici o quattordici anni. Qualcuno li difende: «Hanno famiglie complicate, bisogna capirli». Altri li criticano: «Se ci sono guai arrivano sempre da loro». Andrea non li odia, ma pensa al male che gli hanno fatto: «Soltanto perché a me piace danzare». E intanto sogna Nureyev. E il giorno in cui, come Billy Elliot, danzerà nel «Lago dei cigni».
Nessun altro quotidiano si è occupato della notizia. Le uniche altre fonti che trovo, quelle cioè che non citano come fonte l'articolo de La stampa, sono due siti gay. In un primo momento ho storto la bocca, ho pensato a un'indebita appropriazione, a uno sciocco sillogismo che equipara la danza maschile all'omosessualità.
Evidentemente non è servito nemmeno il film Billy Elliott a spezzare questa catena (il)logica... Ma poi mi ricredo e non mi disturba che siano le associazioni omosex a parlare della notizia. In quanto a discriminazioni subite i gay non sono secondi a nessuno ed è giusto che siano solidali con chi, pur non essendo necessariamente gay, subisce una stupida, vigliacca e imperdonabile aggressione in nome di uno stesso pregiudizio che è quello dell'ignoranza. Io non so e non sapendo mi afferro ai luoghi comuni, agli stereotipi e in base a quelli colpisco, non più solo verbalmente, ma anche fisicamente.
Gay.tvriporta la notizia dando molti più dettagli dell'articolo della Stampa.
Apprendiamo così che frequenta la prestigiosa scuola di danza torinese di Loredana Furno dall'età di sette anni, che la scuola media in cui è stato aggredito è l'istituto Cesare Pavese di Villastellone, alle porte di Torino, che i due ragazzi che avrebbero commesso l'aggressione sono stati segnalati alla Procura dei minori di Torino ma che la preside della scuola, Brunella Margutta, non ha ancora deciso nessun provvedimento e che lunedì i due "bulli" erano normalmente in classe.
Sempre nello stesso articolo (non firmato..., vatti a fidare di internet!) si afferma che Angela Bruzzese, la mamma di Andrea il ragazzino aggredito, ha subito pressioni dalla preside che le ha chiesto di ritirare la denuncia perché uno dei due ragazzini ha una difficile situazione familiare alle spalle e che, intervistata in proposito, la preside abbia reagito con un no comment dichiarando che "c’è un’inchiesta in corso: quando sarà chiaro il ruolo dei due ragazzini accusati da Andrea, prenderemo i provvedimenti disciplinari necessari".
I due ragazzini accusati da Andrea... Vuoi vedere che ora il colpevole è lui!!!
Ma è la parte conclusiva dell'articolo ad avermi causato un travaso di bile. Sempre nello stesso articolo si dice che E Loredana Furno la titolare della scuola dove studia Andrea abbia denunciato di aver perso molti allievi "incapaci di sopportare le accuse, gli scherzi di cattivo gusto e, talvolta, anche le botte" e che gli ultimi due allievi, di 6 anni, si sono ritirati subito dopo Natale. L'articolo si chiude con un accorato appello della dona: "Ragazzi, piuttosto che essere derisi, picchiati o bollati come gay, evitate di dire in giro che studiate danza".
Come?!? Invece di denunciare le angherie subite per un pregiudizio così diffuso che gli allievi della sua scuola vengono falcidiati e si ritirano, quella sciagurata consiglia di non fare outing e non dire che si fa danza?!?!?!
Ricordo una scena del (pessimo) film In & Out quando per difendere il professore gay, che sta per essere cacciato per dubbia condotta morale dalla scuola in cui insegna, tutti gli studenti della sua classe, ragazzi e ragazzi, dicono di essere gay.
Biagi e Gaber, entrambi morti, pace all'anima loro, non comprendevano perché gli e le omosessuali continuano a marciare dicendosi orgogliosi di essere gay. Ma questi segni di intolleranza (e Andrea ha con i gay in comune solo la matrice fascista, reazionaria e maschilista della aggressione subita) vanno eliminati alla radice, altro che passare la vita in silenzio fingendo di non "essere" ballerini!!!
Mi piacerebbe che tutti ragazzini e le ragazzine di tutte le scuole di danza andassero in giro per le loro scuole dicendo di essere tutti ballerini e ballerine con lo stesso orgoglio con cui gay e lesbiche portano con fierezza quel che per altri è un marchio di infamia.
Spero che, se è vero che i due ragazzini hanno aggredito Andrea, come minimo perdano l'anno scolastico, per far ricordare loro che si è sempre responsabili di ogni gesto e che le cazzate si pagano; di più spero che il tribunale dei minori indaghi sulla capacita o l'incapacità delle due famiglie dei ragazzini ad allevarli, crescerli ed accudirli, e che, se è il caso, sottragga loro la patria potestà, perché i due ragazzini sono giovani (hanno uno 13 e l'altro 14 anni, uno è italiano l'altro romeno, secondo il sito dell'associazione gay, lesbica e trans Mario Mieli che però riporta come fonte l'articolo della stampa...) e possono ancora essere rieducati mentre le famiglie che hanno loro propalato tali valori (sic!) sono incurabili e vanno solo isolate e impedito loro di far del male (se, viceversa, le famiglie non sono la fonte delle "idee" nella testa dei ragazzini, il fatto che non siano riuscite a dar loro una educazione migliore è segno della incapacità come genitori e, lo stesso, bisogna agire di conseguenza).
Spero proprio che questa faccenda non cada nel dimenticatoio, intanto consigli alla signora Furno di tornare ad occuparsi di danza e lasciare i consigli sui comportamenti dei giovani ragazzi che amano la danza a chi ha idee migliori più chiare e più degne di essere riportate delle sue.
Molto meglio le parole di solidarietà di Garrison, il coreografo del programma "Amici" (che si riscatta così in parte di partecipare a un programma come "Amici" che corrompe tanti giovani) che ha dichiarato: "Quello che voglio dire ad Andrea è che quello che ha subito non esiste, deve cancellarlo e può farlo solo andando avanti, tenendo duro e non rinunciando alla sua passione, la danza. Ed è proprio una passione quella che forse manca ai bulli che lo hanno picchiato. Faccio gli auguri a lui e alla sua famiglia - continua il maestro di "Amici" - e gli dico di non mollare, perché così dimostrerà che è molto più uomo di coloro che lo hanno vigliaccamente aggredito" fonte il sito roma-città (che cita a sua volta come fonte della notizia il tgcom...).
Intanto una scuola di Treviso, la Scuola Media Statale “Claudio Casteller” presenta un progetto per sensibilizzare gli e le alunni/e a superare gli stereotipi tra maschi femmine (sica!), potete vedere il programma qui.
19 febbraio 2008
Gigi D'alessio sensibile??? Ma fatemi il piacere!!!
Puttanate pop
«E’ ispirata a Claudio, uno dei miei migliori amici e che è stato anche il mio truccatore. Lui, gay, è di Sora, il mio paese. Un giorno, in piazza, ho assistito agli scherni con cui lo trattavano un gruppo di adolescenti gridandogli "Ricchione*!". lo ero allibita, indignata, e lui ha commentato: "Sono cresciuto con questi epiteti...' C'è ancora tanta discriminazione verso i gay: io ho molti amici tra di loro e tutti mi raccontano le stesse brutte cose. Raccontavo tutto questo a Gigi e gli spiegavo il mio disagio. Una sera rientro a casa e Gigi mi dice: "Ascolta un po' cosa ho scritto". Era "Il mio amico" e devo dire che lui mi ha stupito per la sua sensibilità verso questo argomento»
Da Sorrisi e canzoni TV n° 9 anno LVII
*"Ricchione" ? A Sora?!?! Ma non è termine campano?!?!
Chi parla è Anna Tatangelo, la compagna di Gigi D’Alessio, che porterà la canzone al prossimo, imminente, Festival della canzone italiana.
Ecco il testo della canzone
IL MIO AMICO
(di G. D’Alessio)
Il mio amico che non dorme mai di notte
Resta sveglio fino a quando fa mattina
Con il viso stanco e ancora un po'
Di trucco lascia
I sogni chiusi dentro ad un cuscino
il mio amico ha molta luce dentro gli occhi
Per guardare chi non c'è
Fa di tutto per assomigliarmi tanto vuole amare come me
Ma poi si chiude dentro sé
Il mio amico s'incammina per la strada
Fa un accenno e ti saluta col sorriso
Nel suo sguardo attento e un poco malizioso
Per avvicinarsi trova mille scuse
il mio amico avvolto dentro l'amarezza
Mi fa tanta tenerezza
Anche quando nasce l'alba più sicura
Poi di notte gli regala la paura
Dimmi che male c'è
Se ami un altro come te
l'amore non ha sesso
II brivido è Io stesso
O forse un po' di più
Dimmi che male c'è
Se ami un uomo come te
Se il cuore batte forte
Dà vita a quella morte che vive dentro te
Il mio amico cerca un nuovo fidanzato
Perché l'altro già da un pezzo l'ha tradito
Dorme spesso accanto a me dentro al mio letto
E si lascia accarezzare come un gatto
Il mio amico mi confida le sue cose
Anche quelle che non sa
Poi mi guarda mentre spegne il suo sorriso
Spera sempre in quell'amore che non ha
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso
O forse un po’ di più
Nel cammino dell’amore
S’accende sempre quel dolore dentro te
C’è chi ti guarda con disprezzo
Perché ha il cuore di un pupazzo dentro
Se c’è chi dice che non sei normale
Tu non piangere su quello che non sei
Lui non sa pure che tu sei
Uguale a noi e che siamo figli dello stesso Dio
Dimmi che male c’è
Se ami un uomo come te
Se il cuore batte forte
Dà vita a quella morte che vive dentro te…
Un florilegio di luoghi comuni e di razzismo (o sessismo). Vediamo.
Il mio amico che non dorme mai di notte
Resta sveglio fino a quando fa mattina
Con il viso stanco e ancora un po'
Di trucco
Ma perché L'amico sta sveglio tutta la notte? Fa il metronotte? La guardia medica? O sta in giro in discoteca?
Ma non le chiudono presto ?!?!
Vuoi vedere che batte, fa la vita? Ma che Daniele è un travestito o una trans (che si sa, piacciono agli etero e non ai gay..)?
Infatti sul "viso stanco c'è ancora un po di trucco".
Va bene che a Napoli i trans sono storicamente accettati sin dal 1700 ma la visione che Gigi ha dei gay non si è smossa di una virgola, sono ancora i femminielli di allora...
Ma su, direte, Ale, sei il solito, travisi sempre e sei prevenuto...
Forse avete ragione voi...
Proseguiamo...
lascia I sogni chiusi dentro ad un cuscino
il mio amico ha molta luce dentro gli occhi
Per guardare chi non c'è
Fa di tutto per assomigliarmi tanto vuole amare come me
Vuole amare "come me""? Cioè come una donna?
Che cazzo centra? Un uomo non può amare come una donna! Se è uomo resta fisicamente uomo...
Forse vuole amare le stesse persone che amano le donne... ma il testo dice proprio "come me" non "che piace anche a me"...
Insomma per Gigi se sei ricchione sei un po' femmina o comunque vorresti essere come loro...
Avete ragione, mi sono sbagliato!
L'orizzonte culturale di Gigi non è così arretrato come dicevo prima anzi è davvero in sintonia con il sentire dei fascisti (e non solo) di oggi...
Il mio amico cerca un nuovo fidanzato
Perché l'altro già da un pezzo l'ha tradito
Dorme spesso accanto a me dentro al mio letto
E si lascia accarezzare come un gatto
Beh si sa, l'uomo è farfallone e l'amico viene lasciato, proprio come una donna (che, in fondo, Gigi abbia ragione?...) e infatti quando dorme nel letto della sua amica è sessualmente innocuo come un gatto da coccolare...
Il mio amico mi confida le sue cose
Anche quelle che non sa
Poi mi guarda mentre spegne il suo sorriso
Spera sempre in quell'amore che non ha
E già... D'altronde le mamme non si preoccupano proprio di quello? Che i loro figli culattoni restino soli, non amati, e che un domani non avranno nemmeno dei figli ad accudirli quando saranno vecchi?
Come se la solitudine o la mancanza di amore fosse una prerogativa dei froci... Certo chi è solo e non amato è più debole, proprio come le donne e gli omosessuali... Ma vuoi vedere che...?
La fragilità non sarà invece diretta conseguenza dell'ostracismo della società che tratta donne e froci come esseri umani di serie b?
Finora però è l'amico che sembra vergognarsi, a girare la notte, a cercare amore in uomini che invece lo cornificano (lo sa bene Gigi, che ha lasciato la moglie per Anna...)...
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso
O forse un po’ di più
Lo so io di quale brivido parla Gigi...
E anche lui, come tanti maschi, appena sente parlare di omosessuali indossa subito le mutande di bandone...
Nel cammino dell’amore
S’accende sempre quel dolore dentro te
Che vi dicevo?!?!
C’è chi ti guarda con disprezzo
Perché ha il cuore di un pupazzo dentro
Pupazzo? Io avrei scritto fascista pezzo di merda... ma mi sa che con la rima non ci stava...
Se c’è chi dice che non sei normale
Tu non piangere su quello che non sei
Lui non sa pure che tu sei
Uguale a noi e che siamo figli dello stesso Dio
Ecco la grande magnanimità di chi si sente normale... Quella di riconoscere anche a chi è diverso la stessa uguaglianza... Anche tu culattone sei come me...
Invece magari ci sono tanti uomini, etero e gay, che non si riconoscono in quel modello di normalità, in quella famiglia dove l'uomo stupra, picchia le donne, violenta i figli minori, e, pur considerando donne e invertiti inferiori, si ammanta di bontà divina e mette tutti sullo stesso piano... dicendo che in fondo sono figli di dio anche i finocchi.
Già ma quale dio però? Non certo quello dell'antico testamento che considera l'omosessualità abominio (sic!) e se nel nuovo testamento di omosessualità non si parla basta ricordarsi cosa dice il nuovo catechismo su gay e lesbiche (ah perché ci sono anche loro?!):
2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, 238 la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». 239 Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
(238) Cf Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.
(239) Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 8: AAS 68 (1976) 85.
dal catechismo della chiesa cattolica
Gigi D'Alessio avrà pure voluto farsi bello agli occhi della sua donna (la quale, secondo quello stesso dio che Gigi pretende abbia fatto gay e etero "Uguali", è un'adultera...) ma lo fa alle spese dei gay, che non credo proprio vogliano sentirsi uguali a nessun maschio etero, tanto meno a uno come Gigi, il re delle banalità e dell'adulterio (sempre secondo santa romana chiesa...).
E non venite a dirmi che son solo canzonette!!!
17 febbraio 2008
la festa del gatto
Baudelaire : Les Chats
Les amoureux fervents et les savants austères
Aiment également, dans leur mûre saison,
Les chats puissants et doux, orgueil de la maison,
Qui comme eux sont frileux et comme eux sédentaires.
Amis de la science et de la volupté,
Ils cherchent le silence et l’horreur des ténèbres ;
L’Erèbe les eût pris pour ses coursiers funèbres,
S’ils pouvaient au servage incliner leur fierté.
Ils prennent en songeant les nobles attitudes
Des grands sphinx allongés au fond des solitudes,
Qui semblent s’endormir dans un rêve sans fin ;
Leurs reins féconds sont pleins d’étincelles magiques
Et des parcelles d’or, ainsi qu’un sable fin,
Etoilent vaguement leurs prunelles mystiques.
E anche i mici hanno una festa tutta per loro.
Si svolge ogni 17 febbraio, dal 1990,
La scelta della data non è casuale, infatti il mese di febbraio è il mese del segno zodiacale dell'Acquario tipicamente considerato il segno degli spiriti liberi, mentre il giorno 17 è stato scelto appositamente per sfatare tutti i miti che hanno accompagnato la storia di questo felino fontewikipedia)
La festa non è solamente una celebrazione dei miciastri ma anche occasione per adottare qualcuno dei 120mila gatti che vivono nelle colonie feline mentre 180mila vivono nelle case, per un totale stimato di 300mila gatti in tutta roma (fonte sitolungotevere).
Qui di seguito riporto qualche link su alcuni siti dedicati ai mici amici...
un sito sui gatti nella storia (e molto altro)
Un sito su Maneki-Nekogatto giapponese portatore di fortuna
Il sito della colonia felina di Piramide
Quello sullacolonia felina di Torre Argentina
Un blog sul miciume...
Le foto che corredano questo post sono del mio micio Cirillo, l'impelatore di Roma...
Guillaume Apollinaire
Je souhaite dans ma maison:
Une femme ayant sa raison,
Un chat passant parmi les livres,
Des amis en toute saison
Sans lesquels je ne peux pas vivre.
L’Associazione
Culturale “Tommaso D’Aquino”
Culturale “Tommaso D’Aquino”
e l’Associazione Culturale
“Luci della città”
Presentano
(de)costruire il film
Breve
storia del montaggio cinematografico
Lezione-conferenza tenuta
da
Alessandro Paesano
Esperto di didattica del linguaggio cinematografico e audiovisivo
Lunedì 25 Febbraio 2008, ore 21
Ingresso
libero
S a l a
Ci a m p i
Via San Tommaso D’Aquino 85, Roma
Info:
06-39723048
16 febbraio 2008
No vat...
Non mi piace il logo scelto dai no vat per combattere le ingerenze del VAticano nella vita pubblica, libera e laica dell'Italia (cioè di un altro Paese, un altro Stato...).
Il cupolone è per me indissolubilmente legato alle immagini finali di Roma città aperta dove il cupolone fa da sfondo, silenzioso e indifferente, al cammino dei ragazzini che hanno appena assistito alla fucilazione di Don Pietro.
Strano modo quello di combattere qualcosa scegliendo il proprio nemico come emblema della propria organizzazione. Quel cupolone, seppure coperto dalla x rossa che dovrebbe cancellarlo, non mi ha mai convinto, anzi, mi ha sempre imbarazzato, un po' come gli Atei che anche se dicono che non esiste vanno sempre in giro a parlare di dio... Una vera ossessione... a volte credo che lo facciano per convincere se stessi...
Insomma l'antivaticanismo spinto parla troppo la stessa lingua intollerante della chiesa per convincermi...
Ma nonostante il mio dissenso sulle forme (ma non sui contenuti... soprattutto sull'antifascismo che per me resta inderogabile conditio sine qua non di qualunque lotta politica...) del movimento No Vat, questa volta non potevo mancare.
Le ingerenze della chiesa sono sempre più insopportabili, sempre più stupide, offensive persino della fede (di chi ci crede veramente...) perché il darwinismo induce all'ateismo solo chi nell'emancipazione dal dio padre-padrone dell'antico testamento coglie ovunque i segni della sua inesistenza, mentre Galilei sapeva benissimo che la lingua matematica con cui ci parla la natura era stata comunque scelta da dio... Per questo mi fanno davvero paura questi fascisti patriarcali che scomodano dio per interessi altri.
Perché di dio non ho paura ma dagli uomini sì.
Insomma sabato scorso sono andato alla manifestazione nazionale indetta dai NO VAT.
Ero dubbioso su chi avrei trovato alla manifestazione, vecchi anarchici anticlericali per abitudine? Vecchi stalinisti che considerano l'omosessualità una deviazione borghese? O magari, come aveva commentato Silvio, una piazza "piena di froci"?.
Invece con mia grande gioia, mi accorgo, avvicinandomi alla piazza, che i manifestanti sono in buonissima parte giovani.
Ma non i giovani consueti dell'antifascismo romano.
Non i cinquantenni incattiviti di autonomia operaia che si illudono di essere ancora giovani perché si vestono e si comportano come loro credono che i giovani si vestano e si comportino...
No! In piazza ci sono le facce belle delle nostre (dei nostri) liceali!
Mi guardo intorno e non vedo bandiere politiche.
Solo cartelli con scritte che ineggiano alla laicità
Un signore dà un cartello anche a me, lo porterò fino all'arrivo di Silvio, quando lo darò a lui e io allora indosserò una sorta di bandana-bandiera... .
Gli universitari della fgc, i nostalgici che vendono impudicamente libri inneggianti a Stalin (sic!), pur presenti, si disperdono nel mare magnum dei ragazzi e delle ragazze delle scuole romane.
Allora è vero che No Vat è un'organizzazione nata dal basso, non di parte, non omofiliaca.
Vedo ragazzi e ragazze giovani, a testimoniare il loro dissenso, qualunque sia il loro orientamento sessuale
ed è difficile capire a chi piaccia cosa, perché ci sono giovanissimi etero in atteggianti di tenerezza tra uomini e giovanissime ragazze innamorate di una donna abbracciate ai loro compagni di banco.
Solo gli adulti parlano il linguaggio ovvio dell'orientamento sessuale, quello dell'effeminatezza e della froceria per gli uomini mentre la controparte femminile si limita a un più sobrio taglio di capelli alla maschietta, alla provocazione di un viso diversamente truccato...
Esulto. Gioisco.
La piazza è piena di giovani!
Allora non tutto è perduto! Allora forse questo Paese un futuro differente, tutto sommato, ce l'ha.
E poi vedo arrivare alcuni studenti del mio Liceo.
Ragazze ma anche ragazzi che sono qui con l'aria di chi è avvezzo alla protesta politica, che mi salutano e sono contenti nel vedermi ed è bello parlarci fuori da scuola, vederci qui a fare questa cosa insieme.
Io mi sento davvero bene (nonostante il raffreddore) e non sono più solo (anche se Silvio ancora non è arrivato, ma mi raggiungerà. Lo farà. La farà).
E mentre le fila della protesta si ingrossano iniziamo a marciare.
Io mi sento uno fra tanti, una moltitudine di donne uomini madri figlie gay etero padri con carrozzine,
donnissime e camioniste che, tutti insieme, protestiamo per l'ecolalia della chiesa e la dissennatezza della classe politica che non sa (perché non vuole) come opporsi.
Fino ad arrivare, mentre la polizia osserva e ci protegge,
a Campo de' fiori, dopo un percorso centralissimo (non mi era mai capitato di capitare in mezzo alla strada, su Corso Vittorio...), da dove la statua di Giordano Bruno è lì a testimoniare le intolleranze secolari della chiesa per la quale, come qualcuno ha scritto su di uno striscione, il sole girerebbe ancora intorno alla Terra...
E' allora che capita di pensare meno male che sono vivo! Ora!! Adesso e qui!!!
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