Ora che ci penso, rileggendo quanto scritto prima, mi rendo conto di quanto sia stato naïf nella mia gioventù.
Oggi non penserei mai di Alessandro, conosciuto in quelle circostanze e con l'ormone sempre in circolo che puoi avere a 20 anni, che già gli volevo bene.
E' vero che l'ormone è in circolo ancora oggi e che se la risposta non è altrettanto sollecita non è certo per assuefazione alla foja.
A quella non ci si abita mai.
E' il corpo semmai ad essere meno sollecito, meno scattante di una volta. Forse è un corpo più consapevole di prima meno propenso a rischiare figure barbine, o non più ignaro del fatto che da certe situazioni ci si può anche sottrarre, volendolo.
Rivendendo, ventisette anni dopo, i miei trascorsi sessuali da ventenne mi rendo conto di avere parlato, allora, la lingua del romanticismo in un covo di maschi infojati e che per giunta che fanno sesso tra di loro, quindi manco devono apparire diversi da quello che sono (non che con le ragazze ci si riesca, ma qualcuno almeno ci prova...).
Quando parlo di romanticismo non sto parlando di baci e passeggiate mano nella mano, che il sesso mi è sempre piaciuto e le passeggiate un po' meno (i baci li ho sempre adorati...).
Il sesso l'ho fatto ogni volta che ho potuto, anche quando sarebbe stato meglio non farlo e persino quando non avrei potuto.
Il romanticismo di cui parlo non sta nel vedere il sesso come Lilly e il vagabondo, uno spaghetto mangiato in due che si trasforma in bacio.
No.
Il romanticismo sta nel fatto di pensare che scopare con qualcuno significhi interagire con qualcuno. Cioè che se fai sesso con qualcuno quello è interessato a te.
Ricordo una sera di fine maggio, nel monolocale del mio amico Patrick, il mio amico belga che rendeva la mia vita cosmopolita.
Alla sua festa di compleanno avevo conosciuto questo ragazzo, Aurelio, che mi piaceva molto.
Mi interessava intellettualmente? No.
Mi seduceva con una conversazione brillante? Nememno.
Per mi piaceva intendo dire che mi piaceva fisicamente. Volevo scoparci.
Ora anche tra gay promiscui le cose non sono mai così dirette.
Ciao.
Ciao.
Ti va di scopare?
Si.
Almeno non noi, non a casa di Patrick.
O forse sono solo io che non so come si fa.
In ogni caso adocchio Aurelio e Aurelio adocchia me.
Non trascorriamo la sera vicini, ognuno ha il suo giro di amici, io Lucia Angela e Frances, lui la sua amica Sara. Con la coda dell'occhio però controlliamo sempre l'uno gli spostamenti dell'altro.
Poi, più tardi, quando gli invitati cominciano ad andarsene e Sara si meraviglia che Aurelio non torni a casa con lei - ora che ci penso mi pare di ricordare proprio che si incazzò - finalmente Aurelio si siede vicino a me.
Io sto sfogliando il libro di un artista tedesco, un pittore-disegnatore-illustratore che si è ispirato ad alcuni fotogrammi del film Querelle di Fassbinder.
Un volume d'arte, 60 cm per 40, che sfoglio con molta curiosità.
Adoro Querelle e adoro Fassbinder.
Con Patrick abbiamo organizzato anche una retrospettiva su Reiner al Cinema Teatro Nuovo, ma credo che Aurelio pensi che stia sfogliando il libro per il suo contenuto erotico.
Senza dire niente Aurelio si siede vicino a me. Guardiamo il libro insieme, con calma, lentamente.
Sappiamo entrambi che, finito il libro, ci baceremo.
Inizia allora questo gioco al rimando.
Io giro pagina e Aurelio. senza dire niente. mi ferma la mano per tornare a due pagine indietro e guardare un disegno che gli era sfuggito.
Io lo lascio fare. Anzi, un paio di volte torno indietro di pagina anche io.
L'alcool e le canne dilatano i tempi, questo gioco potrebbe durare dieci minuti come tre quarti d'ora non so.
Comunque sia il libro finisce.
E passiamo la notte insieme. Una notte di sesso molto dolce e per niente performativo. Ricordo ancora il suo odore forte, la pelle bianca e spessa, i pori larghi e le ossa grosse sul corpo minuto. Ricordo i suoi occhi marroni da siciliano, le sue labbra morbide e grandi, il suo sorriso sempre un po' imbarazzato che te lo faceva venire subito duro. Ricordo la spossata intimità di dormire nudi e abbracciati insieme, come non facessimo altro da sempre, le epidermidi appiccicate dal sudore e dallo sperma.
Patrick, uscito per accompagnare a casa Pasquale e amiche, è appena rientrato, ma quando ci trova nel suo letto seminudi e abbracciati, esce di nuovo e passerà la notte da Pasquale.
Belli gli amici no?
Ecco. Una notte così uno se la porta nel cuore. E va avanti. Perchè, come dice Mina, non è detto che durerà più di così.
E' qui che entra in campo il romanticismo.
Per me, io e Aurelio avevamo interagito.
Non voglio dire che eravamo innamorati o fidanzati.
Però, mi concederete, se uno viene a letto con te, un minimo di interesse per te ce l'ha.
E che, dopo averci fatto sesso, la curiosità sia lecita, sia lecito chiedersi e chiedere cioè ok vediamo dove ci porta questa scopata. Anche se la scopata può naturalmente non portare a niente.
Invece non funziona così.
Non è il sesso che fa dire a un uomo E adesso?
Francamente non ho ancora capito che cosa sia a farcelo fare. Nè se ci sia davvero qualcosa che celo induce a dire.
Aurelio era passato direttamente al prossimo e due sere dopo quando ci siamo rivisti, per caso, a Forte Prenestino, entrambi lì per un concerto dei CCCP, lui si comporta come se nemmeno mi conoscesse, tutto intento a conoscere qualcuno di nuovo, figuriamoci se si intratteneva con me col quale aveva già scopato.
Ci rimasi malissimo. Pensai che ad Aurelio non ero piaciuto io.
Oggi che ho un po' più di esperienza mi rendo conto di quanto fossi io a illudermi che il sesso costituisse per lui un'esperienza di relazione.
Il sesso è solo una funzione corporea.
E dopo aver mangiato non ti chiedi certo e adesso?
Il tuo corpo digerisce e, beh, si sa il cibo ingerito che fine fa, no?
8 dicembre 2012
5 dicembre 2012
Piazza della Rotonda. Intermezzo
E adesso, affinché non pensiate che la naïveté di questo racconto sia dell'autore e non del personaggio come è in realtà, in verità vi dico che il vostro viveur questo primo appuntamento se l'era proprio sudato.
La sera che Alessandro mi aveva fermato all'Alibi, io stavo per andarmene.
I due ragazzi gay che mi avevano accompagnato (vi prego non sono mai stato in una discoteca gay, non voglio andarci da solo...) erano già sulla porta del locale aspettando che io risolvessi un rimorchio di routine con un veloce scambio del telefono (siamo nel 1985 ancora non esistevano i cellulari né le mail...).
Io invece, ignaro di tutto - vedete che avevo ragione a volermi fare accompagnare ?!- cicinschiavo con Alessandro sbirciandolo, mentalmente confrontandolo col sembiante di alcuni ragazzi del mio liceo, mentre lui insisteva che frequentavamo la stessa scuola.
Ma no, non mi pare. Non mi sembra proprio, gli dicevo io in buona fede, credendo davvero che pretendesse di essere un mio compagno di scuola, mentre lui, sadico, capita la mia totale imbecillaggine, mi stava passando alla graticola, ridendo sotto i baffi che non aveva.
Così sulla soglia dell'Alibi, mentre Patrizio e il suo ragazzo si innervosivano, non credendo fossi tanto sprovveduta e imputando invece il mio attardarmi a uno scortese flirt improrogabile, Alessandro, notando che l'ambascia mi stavano facendo diventare cianotico, mi sciolse dall'imbarazzo dicendo sardonico Va beh, c'ho provato.
Il rumore della mia mascella che precipita a terra veniva coperto dalla querula voce di Patrizio che, oltremodo spazientito, mi informava che loro stavano andando via che volevo fare?
Immaginatevi un ragazzino di 20 anni magro magro, coi capelli corti, tranne un vistoso ciuffo indomito sulla fronte e un tenue codino dietro, contorcersi come un personaggio dei disegni animati mentre cerca disperatamente di acquisire il dono dell'ubiquità e cercare di raggiungere Patrizio e fidanzato (ormai giunti alla macchina parcheggiata ad almeno 300 mt. di distanza) e rimanere contemporaneamente davanti Alessandro per dirgli scusami sono un deficiente patentato, eccoti il mio numero di casa.
Uno sforzo inane e inutile perchè Alessandro ha già girato i tacchi in cerca di qualcuno meno sprovveduto di me.
Così eccomi in macchina con Patrizio il suo ragazzo e la coda tra le gambe.
E proprio mentre il sorriso ebete che mi era rimasto sulla faccia da quando Alessandro ci stava provando con me si sta lentamente trasformando in un sorriso di orgoglio (il mio primo quasi rimorchio) Patrizio mi dice Lo conosco quel ragazzo. Ci prova con tutti.
Ora il sorriso somiglia a una semiparesi.
Resosi conto che ho accusato il colpo il ragazzo di Patrizio, che non mi ricordo come si chiama per questo non vi sto dicendo il nome, mi dice ho il suo numero, se vuoi te lo do.
E secondo voi io che faccio?
Accetto il numero!
Ah, ecco, bravo, penserete almeno rimedi alla gaffe.
Au contraire!
Quel numero di telefono mi brucia in tasca per circa 10 giorni.
Non ho il coraggio di chiamare Alessandro.
Prima, mi dico, per la figura barbina che ho fatto ieri sera...
l'altroierisera...
tre sere fa...
(...) una settimana fa!!!
Poi, a figura barbina metabolizzata, non lo chiamo perchè che diavolo gli dico al telefono?!?!!?
Non ridete! Serious business here!
Un pomeriggio, invece di studiare per il compito in classe di matematica che ho il giorno dopo, senza preavviso prendo la cornetta e compongo il numero.
Pronto? mi fa Alessandro.
E io, tutto di un fiato, CiaoAlessandrosonoAlessandro e lui prima di darmi il tempo di spiegargli come e dove ci siamo conosciuti (e chi mi ha dato il suo numero di telefono...) mi accoglie con un caloroso Aaaaleee (ricordate? Alessandro ha il vizio di trascinare le vocali) che sorpresa!!! Come stai?
Se mi aveste potuto vedere, avreste notato lo stesso sorriso ebete che avevo in macchina di Patrizio, mentre rispondo con la voce liquida bene.
Hai fatto proprio bene a chiamarmi continua intanto Alessandro sollevandomi dall'obbligo, penso, di spiegargli chi mi ha dato il suo numero.
E mentre il sorriso ebete mi si istalla definitivamente sulla faccia Alessandro mi chiede ma poi l'altra sera ce l'hai fatta a prendere l'ultimo autobus o hai dovuto aspettare il notturno?
Io che temo di essere in un universo parallelo dove un altro Alessandro e un altro me stesso si sono già visti (me lo ricorderei...) balbetto confuso quale, quale sera?
Alessandro, per niente spazientito dalla mia tontaggine, ribadisce due sere fa, quando sei uscito da casa mia sei poi riuscito a prendere l'autobus?
Io con la sincerità dei puri gli confesso Ma io non ci sono mai venuto a casa tua...
Al che Alessandro mi chiede risoluto Ma allora chi sei, scusa?
...
No. Non ho riagganciato il telefono.
Sprovveduta sì ma mai prevedibile.
Spiego ad Alessandro per filo e per segno del nostro incontro, quasi due settimane prima, lui che aveva provato a conoscermi, io che avevo preso per vera la sua scusa per fermarmi (Ciao, ci conosciamo vero?) e lui di nuovo cordiale e divertito dal mio racconto, ricordando perfettamente tutto, invece di chiedermi "e chi diavolo ti ha dato il mio numero di telefono" mi dice a bruciapelo che fai domani pomeriggio ti va di vederci?
Ora sì sono tentato di riagganciare...
E' allora che mi dà appuntamento a Piazza de Pantheon,
Ce la fai per 18 e 30?
Temo di no esco da scuola alle 18...
Va beh dai, ti aspetto
e già sento di volergli bene.
La sera che Alessandro mi aveva fermato all'Alibi, io stavo per andarmene.
I due ragazzi gay che mi avevano accompagnato (vi prego non sono mai stato in una discoteca gay, non voglio andarci da solo...) erano già sulla porta del locale aspettando che io risolvessi un rimorchio di routine con un veloce scambio del telefono (siamo nel 1985 ancora non esistevano i cellulari né le mail...).

Ma no, non mi pare. Non mi sembra proprio, gli dicevo io in buona fede, credendo davvero che pretendesse di essere un mio compagno di scuola, mentre lui, sadico, capita la mia totale imbecillaggine, mi stava passando alla graticola, ridendo sotto i baffi che non aveva.
Così sulla soglia dell'Alibi, mentre Patrizio e il suo ragazzo si innervosivano, non credendo fossi tanto sprovveduta e imputando invece il mio attardarmi a uno scortese flirt improrogabile, Alessandro, notando che l'ambascia mi stavano facendo diventare cianotico, mi sciolse dall'imbarazzo dicendo sardonico Va beh, c'ho provato.

Immaginatevi un ragazzino di 20 anni magro magro, coi capelli corti, tranne un vistoso ciuffo indomito sulla fronte e un tenue codino dietro, contorcersi come un personaggio dei disegni animati mentre cerca disperatamente di acquisire il dono dell'ubiquità e cercare di raggiungere Patrizio e fidanzato (ormai giunti alla macchina parcheggiata ad almeno 300 mt. di distanza) e rimanere contemporaneamente davanti Alessandro per dirgli scusami sono un deficiente patentato, eccoti il mio numero di casa.
Uno sforzo inane e inutile perchè Alessandro ha già girato i tacchi in cerca di qualcuno meno sprovveduto di me.
E proprio mentre il sorriso ebete che mi era rimasto sulla faccia da quando Alessandro ci stava provando con me si sta lentamente trasformando in un sorriso di orgoglio (il mio primo quasi rimorchio) Patrizio mi dice Lo conosco quel ragazzo. Ci prova con tutti.
Ora il sorriso somiglia a una semiparesi.
Resosi conto che ho accusato il colpo il ragazzo di Patrizio, che non mi ricordo come si chiama per questo non vi sto dicendo il nome, mi dice ho il suo numero, se vuoi te lo do.
E secondo voi io che faccio?
Accetto il numero!
Ah, ecco, bravo, penserete almeno rimedi alla gaffe.
Au contraire!
Quel numero di telefono mi brucia in tasca per circa 10 giorni.
Non ho il coraggio di chiamare Alessandro.
Prima, mi dico, per la figura barbina che ho fatto ieri sera...
l'altroierisera...
tre sere fa...
(...) una settimana fa!!!
Poi, a figura barbina metabolizzata, non lo chiamo perchè che diavolo gli dico al telefono?!?!!?
Non ridete! Serious business here!

Pronto? mi fa Alessandro.
E io, tutto di un fiato, CiaoAlessandrosonoAlessandro e lui prima di darmi il tempo di spiegargli come e dove ci siamo conosciuti (e chi mi ha dato il suo numero di telefono...) mi accoglie con un caloroso Aaaaleee (ricordate? Alessandro ha il vizio di trascinare le vocali) che sorpresa!!! Come stai?
Se mi aveste potuto vedere, avreste notato lo stesso sorriso ebete che avevo in macchina di Patrizio, mentre rispondo con la voce liquida bene.
Hai fatto proprio bene a chiamarmi continua intanto Alessandro sollevandomi dall'obbligo, penso, di spiegargli chi mi ha dato il suo numero.
E mentre il sorriso ebete mi si istalla definitivamente sulla faccia Alessandro mi chiede ma poi l'altra sera ce l'hai fatta a prendere l'ultimo autobus o hai dovuto aspettare il notturno?
Io che temo di essere in un universo parallelo dove un altro Alessandro e un altro me stesso si sono già visti (me lo ricorderei...) balbetto confuso quale, quale sera?
Alessandro, per niente spazientito dalla mia tontaggine, ribadisce due sere fa, quando sei uscito da casa mia sei poi riuscito a prendere l'autobus?
Io con la sincerità dei puri gli confesso Ma io non ci sono mai venuto a casa tua...
Al che Alessandro mi chiede risoluto Ma allora chi sei, scusa?
...
No. Non ho riagganciato il telefono.
Sprovveduta sì ma mai prevedibile.
Spiego ad Alessandro per filo e per segno del nostro incontro, quasi due settimane prima, lui che aveva provato a conoscermi, io che avevo preso per vera la sua scusa per fermarmi (Ciao, ci conosciamo vero?) e lui di nuovo cordiale e divertito dal mio racconto, ricordando perfettamente tutto, invece di chiedermi "e chi diavolo ti ha dato il mio numero di telefono" mi dice a bruciapelo che fai domani pomeriggio ti va di vederci?
Ora sì sono tentato di riagganciare...
E' allora che mi dà appuntamento a Piazza de Pantheon,
Ce la fai per 18 e 30?
Temo di no esco da scuola alle 18...
Va beh dai, ti aspetto
e già sento di volergli bene.
4 dicembre 2012
Mina, 72 anni, come gli One Direction (96 anni, in cinque). A propostio dell'uscita di 12 (american song book)
Mina è sicuramente un animale strano nel mercato discografico.
Niente foto ufficiali, niente video, niente concerti, niente comparizioni in programmi televisivi e radiofonici per promuovere l'album.
Sempre più aleatorie (Fino a una settimana fa, nemmeno Mina sapeva con precisione se il suo nuovo disco avrebbe visto la luce entro Natale, e non a caso anche nelle anticipazioni contenute nella nuova fanzine, non potendone noi rinviare la stampa alle calende greche, abbiamo prudenzialmente preferito rimanere sul vago*) le previsioni di uscita dei suoi album (Ci eravamo persino decisi a non accettare più iscrizioni biennali, tale era il clima di incertezza e di scarsa fiducia nel futuro che si respirava fino a poche settimane fa nel quartier generale di Lugano (e, quindi, di rimando, anche nella nostra piccola redazione aostana **) almeno a leggere il mina fan club sempre più basse le vendite di dischi: Piccolino, criticato per la lentezza nelle vendite e per il basso posto raggranellato in classifica (6°) è stato disco d'oro (30 mila copie vendute).
Se pensiamo che Del mio meglio (1970), ha superato il milione di copie e, subito dopo Frutta e verdura (1973) e Attila (1979), e che, nell'ormai lontano 98, Mina Celentano supera il milione e 600 mila copie, si capisce quando il mercato di oggi sia la pallida ombra di quello che fu.
Così la Sony non sa che pesci pigliare e cerca di piegare Mina alle odierne strategie di mercato.
L'anno scorso Piccolino esce in due versioni quella ufficiale con 10 canzoni quella de luxe con 14 brani.
Nella discografia ufficiale sul sito della cantante Piccolino compare solamente in una edizione con 14 brani, la specifica de Luxe non c'è così come manca la versione ufficiale con soli 10 brani. Un bene per i collezionisti (?) che possono sfoggiare l'esistenza di un album fantasma ma che dimostrano come la forma album non esiste più nemmeno per le cantanti di una volta.
Per fare un confronto con un puro progetto di marketing di un gruppo contemporaneo prendiamo l'ultimo disco degli One Direction.
Il paragone ha un suo perchè se avrete la pazienza di leggere il post fino in fondo.
Il nuovo album degli One Direction Take Me Home uscito il 12 novembre scorso è presente sul mercato italiano in 13 versioni diverse, nel booklet, nelel copertine e nella tracklist.
17 brani + booklet di 24 pagine con 4 pagine esclusive dedicate a foto delle fans italiane, testi delle canzoni e i profili di ogni membro della band
17 canzoni
+ booklet di 24 pagine con i testi delle canzoni e i profili di ogni membro della band
ne esiste una versione per iTunes a 12.99€ con 15 brani invece dei 17 del disco fisico
13 canzoni
+ booklet di 12 pagine con i testi delle canzoni e 5 cartoline esclusive
13 canzoni
+ poster esclusivo (e il booklet?)
13 canzoni
+ booklet di 12 pagine con i testi delle canzoni e slip case esclusivo
13 tracce
+ 5 tracce esclusive (non specificate)
Ah-ha!
Capito perchè ho scelto questa Band?
5 componenti (membri mi apre troppo allusivo) 5 copertine
Nel caso di Mina il suo ultimo disco 12 (american song book) contenente 12 canzoni esce con 12 copertine diverse.
Una pura idea di marketing che aveva tratto in inganno noi normali estimatori, che tutti, anche quelli più informati del mina fan club, avevano pensato che le 12 copertine sarebbero state incluse tutte in una lussuosa prima versione speciale dell'album (Dodici classici della grande tradizione musicale americana. Nel dodicesimo mese del 2012. E dodici splendide copertine. Racchiuse in un’unica, sontuosa confezione nella prima tiratura del CD ***).
Invece no!
L'album sarà nei negozi con le 12 copertine differenti...
Certo Mina ha sempre lavorato molto con l'aspetto fisico dei suoi album
da quando fece uscire il primo doppio, in realtà due lp diversi, ognuno con una sua copertina e un titolo autonomi (Altro e Alla Bussola dal vivo) nel 1972, ognuno contenente un booklet, il primo di disegni (magnifici) il secondo con le foto del concerto, album infilati in una doppia copertina bianca, senza scritta alcuna eccetto Mina e 1 + 1 stampati in rilievo, alla busta di similstoffa in cui contenne Mina quasi Janancci e Mina con Bignè (ultime copertine fisicamente tangibili nelle quali infilava due album ognuno con un titolo e una copertina propri).
Poi si limitò a mettere un poster della copertina dell'album veramente doppio (due dischi con lo stesso titolo e stessa copertina) fino al 1995 quando la tradizione del doppio album finì con il glorioso Pappa di Latte (causa le vendite calanti e il costo insostenibile di un disco doppio, oggi costerebbe sui 44 euro, per contro 20 anni fa Sorelle Lumière costava 44 mila lire...).
Però trovo questa idea delle 12 copertine smaccatamente commerciale e poco di MIna (o del suo staff) e molto della Sony.
Adesso se nemmeno Mina con tutti i soldi che ha può decidere in autonomia come quando fare uscire i suoi album...
Questo sarà il primo album di Mina che non comprerò da tanto tempo (smisi tra il 1988 e il 1990 ma lì me ne penti e corsi ai ripari). Stavolta invece mi limiterò a scaricare l'album dalla rete.
Gli arrangiamenti sembrano interessanti (ad ascoltare i 30 secondi di preview sul sito di Minona) ma sentire cantare I've Got You Under My Skin a un terzo della velocità di come dovrebbe essere cantato mi fa venire voglia di menare qualcuno... e di schiaffi in faccia alla Tigre quest'anno ne ho dato già uno di troppo...
Niente foto ufficiali, niente video, niente concerti, niente comparizioni in programmi televisivi e radiofonici per promuovere l'album.
Sempre più aleatorie (Fino a una settimana fa, nemmeno Mina sapeva con precisione se il suo nuovo disco avrebbe visto la luce entro Natale, e non a caso anche nelle anticipazioni contenute nella nuova fanzine, non potendone noi rinviare la stampa alle calende greche, abbiamo prudenzialmente preferito rimanere sul vago*) le previsioni di uscita dei suoi album (Ci eravamo persino decisi a non accettare più iscrizioni biennali, tale era il clima di incertezza e di scarsa fiducia nel futuro che si respirava fino a poche settimane fa nel quartier generale di Lugano (e, quindi, di rimando, anche nella nostra piccola redazione aostana **) almeno a leggere il mina fan club sempre più basse le vendite di dischi: Piccolino, criticato per la lentezza nelle vendite e per il basso posto raggranellato in classifica (6°) è stato disco d'oro (30 mila copie vendute).
Se pensiamo che Del mio meglio (1970), ha superato il milione di copie e, subito dopo Frutta e verdura (1973) e Attila (1979), e che, nell'ormai lontano 98, Mina Celentano supera il milione e 600 mila copie, si capisce quando il mercato di oggi sia la pallida ombra di quello che fu.
Così la Sony non sa che pesci pigliare e cerca di piegare Mina alle odierne strategie di mercato.
L'anno scorso Piccolino esce in due versioni quella ufficiale con 10 canzoni quella de luxe con 14 brani.
Nella discografia ufficiale sul sito della cantante Piccolino compare solamente in una edizione con 14 brani, la specifica de Luxe non c'è così come manca la versione ufficiale con soli 10 brani. Un bene per i collezionisti (?) che possono sfoggiare l'esistenza di un album fantasma ma che dimostrano come la forma album non esiste più nemmeno per le cantanti di una volta.
Per fare un confronto con un puro progetto di marketing di un gruppo contemporaneo prendiamo l'ultimo disco degli One Direction.
Il paragone ha un suo perchè se avrete la pazienza di leggere il post fino in fondo.
Il nuovo album degli One Direction Take Me Home uscito il 12 novembre scorso è presente sul mercato italiano in 13 versioni diverse, nel booklet, nelel copertine e nella tracklist.
Standard version
13 canzoni + booklet di 12 pagine.Yearbook Italian version
esclusiva per GAME STOP legata al concorso BRING ME TO 1D17 brani + booklet di 24 pagine con 4 pagine esclusive dedicate a foto delle fans italiane, testi delle canzoni e i profili di ogni membro della band
Yearbook version
esclusiva per AMAZON17 canzoni
+ booklet di 24 pagine con i testi delle canzoni e i profili di ogni membro della band
ne esiste una versione per iTunes a 12.99€ con 15 brani invece dei 17 del disco fisico
Versione con 5 cartoline
esclusiva per Mediaworld13 canzoni
+ booklet di 12 pagine con i testi delle canzoni e 5 cartoline esclusive
Versione con poster
esclusiva per Feltrinelli13 canzoni
+ poster esclusivo (e il booklet?)
Versione con slip case
esclusiva per FNAC13 canzoni
+ booklet di 12 pagine con i testi delle canzoni e slip case esclusivo
US VERSION (con 5 tracce inedite)
esclusiva per Saturn13 tracce
+ 5 tracce esclusive (non specificate)
• “Take Me Home” con copertina dedicata ad ogni singolo elemento della band
In tutti i negozi di musica sarà possibile acquistare “Take Me Home” in 5 versioni, ognuna delle quali con la copertina dedicata ad un componente dei One Direction.
Ah-ha!
Capito perchè ho scelto questa Band?
5 componenti (membri mi apre troppo allusivo) 5 copertine
Nel caso di Mina il suo ultimo disco 12 (american song book) contenente 12 canzoni esce con 12 copertine diverse.
Una pura idea di marketing che aveva tratto in inganno noi normali estimatori, che tutti, anche quelli più informati del mina fan club, avevano pensato che le 12 copertine sarebbero state incluse tutte in una lussuosa prima versione speciale dell'album (Dodici classici della grande tradizione musicale americana. Nel dodicesimo mese del 2012. E dodici splendide copertine. Racchiuse in un’unica, sontuosa confezione nella prima tiratura del CD ***).
Invece no!
L'album sarà nei negozi con le 12 copertine differenti...
Certo Mina ha sempre lavorato molto con l'aspetto fisico dei suoi album
da quando fece uscire il primo doppio, in realtà due lp diversi, ognuno con una sua copertina e un titolo autonomi (Altro e Alla Bussola dal vivo) nel 1972, ognuno contenente un booklet, il primo di disegni (magnifici) il secondo con le foto del concerto, album infilati in una doppia copertina bianca, senza scritta alcuna eccetto Mina e 1 + 1 stampati in rilievo, alla busta di similstoffa in cui contenne Mina quasi Janancci e Mina con Bignè (ultime copertine fisicamente tangibili nelle quali infilava due album ognuno con un titolo e una copertina propri).
Poi si limitò a mettere un poster della copertina dell'album veramente doppio (due dischi con lo stesso titolo e stessa copertina) fino al 1995 quando la tradizione del doppio album finì con il glorioso Pappa di Latte (causa le vendite calanti e il costo insostenibile di un disco doppio, oggi costerebbe sui 44 euro, per contro 20 anni fa Sorelle Lumière costava 44 mila lire...).
Però trovo questa idea delle 12 copertine smaccatamente commerciale e poco di MIna (o del suo staff) e molto della Sony.
Adesso se nemmeno Mina con tutti i soldi che ha può decidere in autonomia come quando fare uscire i suoi album...
Questo sarà il primo album di Mina che non comprerò da tanto tempo (smisi tra il 1988 e il 1990 ma lì me ne penti e corsi ai ripari). Stavolta invece mi limiterò a scaricare l'album dalla rete.
Gli arrangiamenti sembrano interessanti (ad ascoltare i 30 secondi di preview sul sito di Minona) ma sentire cantare I've Got You Under My Skin a un terzo della velocità di come dovrebbe essere cantato mi fa venire voglia di menare qualcuno... e di schiaffi in faccia alla Tigre quest'anno ne ho dato già uno di troppo...
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