Una sera di tanti anni fa quando mia madre era ancora viva, sto parlando del mio pleistocene, a una delle mie feste di compleanno gaie e spensierate, parteciparono pure i miei amici Paolo e Patrick, che erano venuti in visita da Bruxelles.
Potrei dirvi che erano venuti per me e in effetti era proprio così.
Nel programmare il loro viaggio in Italia avevano scelto il periodo che comprendeva il mio compleanno.
All'epoca venivano in Italia almeno una volta all'anno ed era sempre di maggio.
Patrick e Paolo erano venuti vestiti indossando due cappelli di creazione di una loro amica, Anya, che vendevano al loro negozio di Bxl, Uilalla, sì proprio come il titolo dell'album di Mina.
Erano cappelli di design nel senso che non servivano a coprire il capo per tenerlo caldo ma ad adornarlo. Due corpi cilindrici di materiale plastico con delle applicazioni in
pietra (due cappelli splendidi ne ho avuto uno anche io...) che potevano
ricordare il fez.
Un cappello che dunque non si tolsero entrati in casa ma che tennero per tutta la sera, anche quando andarono a saltutare mia madre, non ancora malata ma già provata nel corpo e nella mente (si sarebbe ricoverata quell'Agosto).
Arguta e ironica come sempre, nell'adocchiare i due cappelli, mia madre aveva ribattezzato Patrick e Paolo come i due turchi nomignolo che apprezzammo tutti alla festa adottandolo come soprannome.
Paolo e Patrick furono gli ultimi ad andare via. Mia sorella, che era uscita con gli amici, rientrò molto tardi, quando tutti erano andati via e io stavo risistemando la stanza dove avevamo festeggiato.
Senza quasi salutare, senza pensare nemmeno di darmi una mano, e perchè avrebbe dovuto?, mia sorella va subito in camera.
Ne ritorna, pallida, dopo pochi istanti, preoccupata e interdetta, chiedendomi se ho notato qualcosa di strano in mamma col tono definitivo di chi sta ai controlli del pannello di sicurezza di una centrale nucleare.
Io senza smettere di raccogliere bicchieri di plastica da dietro il televisore le rispondo, la voce distorta per la posizione, no, perchè?
Mia sorella, seria e ieratica come un eremita sulla colonna, spiega: perchè mi ha appena chiesto se i turchi sono andati via...
Scoppiando a ridere la rassicuro subito, spiegandole che i turchi ci sono stati davvero e che le può rispondere che sì, sono andati via.
Mia madre è morta di aids conclamato, causandole una leucoencefalopatia che le ha tolto memoria e personalità.
Non successe all'improvviso, fu una cosa graduale, come HAL in 2001. Il virus lo contrasse con una trasfusione durante l'intervento cardiaco che le doveva salvare la vita.
Eppure nonostante l'assenza di memoria e l'incapacità di riconoscere persino i propri figli (chi siete voi? ci chiese subito prima del ricovero) mia madre non perse mai la sua arguzia nemmeno quando, avvicinandosi la fine dei suoi giorni, con una settimana d'anticipo rispetto la sua morte, le mie zie decisero di chiamare il prete per l'estrema unzione e mamma, appena lo vede, sgrana gli occhi e gli punta in viso un bel paio di corna. Fermati attimo sei bello.
Come figlio le devo tanto a cominciare dalla vita ma la cosa che apprezzo di più è il senso di ironia e di autoironia che mi ha trasmessi.
Sono il mio modo di celebrarne la memoria, una battuta arguta, quando meno te l'aspetti, per épater la bourgeoisie, o le persone che si prendono troppo sul serio, come mia sorella.
10 febbraio 2013
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