Mentre tardo a raggiungere piazza della Rotonda mi pento di avere accettato.
Sono uscito trafelato da scuola che è già buio, anche se siamo appena a metà ottobre.
Odio l'orario di pomeriggio.
Io che non sopporto andare di fretta sto correndo all'appuntamento con Alessandro.
Sono le 18 e 47 e ho quasi 20 minuti di ritardo.
Poi vedo Alessandro davanti alle scale della fontana, sul lato prospiciente il Pantheon, e mentre rallento il passo mi chiedo come sto, se ho i capelli fuori posto, se non apparirò tropo trafelato, troppo sudato, troppo qualcosa, o magari troppo poco.
Mentre mi sto ancora a preoccupare Alessandro mi vede, mi sorride e mi chiama con la sua voce allegra, trascinando un po le vocali. Aaaleee dice venendomi incontro e mi abbraccia e mi bacia come fossimo vecchi amici.
Hai visto che ce l'hai fatta? continua, mentre mi fa festa, le sue mani sulle mie spalle, alludendo ai miei timori del giorno prima, quando gli ho spiegato per telefono che non sapevo se ce l'avrei fatta a stare al Pantheon prima delle 18 e 30, esco da scuola alle 18.00...
Infatti sono le 18 e 52 gli rispondo, ma lui non sembra fare caso al mio ritardo.
Non so dove andremo o cosa faremo.
So solo che è il mio primo appuntamento con un ragazzo gay, conosciuto all'Alibi, una discoteca gay.
Ho 20 anni ma mi sento un quindicenne in ambasce.
Non pensiate a una distrazione letteraria.
A 20 anni andavo davvero ancora a scuola, essendo stato seccato, cioè bocciato, per ben due volte, in Prima (a Giugno) e in Quarta (a Settembre).
Frequentavo la classe Quinta, ed ero al mio settimo anno di Liceo, lo Scientifico M. (non è per nascondere che si tratta del Morgagni è che la M. fa tanto Marquise von O.)
Sono al mio primo appuntamento con un altro gay come me e mi sento un pesce fuor d'acqua, perchè non so minimamente come due gay si comportino al primo appuntamento.
Non voglio apparire inadeguato, o, peggio, naïf.
Non voglio sembrare inesperto, io che in classe ho la fama di viveur (sono dichiarato ma non ho uno straccio di ragazzo da sfoggiare...).
I mie compagni di classe, di due anni più piccoli di me, si immagino che la mia vita da gay sia fatta di nottate in discoteca, e tanto libertinaggio.
E' un po' la vita che mi immagino anche io, se solo riuscissi a viverla.
E' che non so come si fa!!!
Così eccomi a piazza del Pantheon, ancora tutto trafelato, a domandarmi come si comporterebbe un vero gay, pardon, un vero viveur, al posto mio, quando Alessandro ha già smesso di farmi le feste e si guarda intorno.
Deve arrivare la mia amica Tamara, dice. Andiamo a casa mia. Mia madre ci sta aspettando per cena.
Ah, rispondo io laconico, celando la delusione del programma che Ale mi ha appena prospettato, ben diverso dalla serata gay che mi ero immaginato con un po' d'ansia per l'incognita che essa rappresenta per me, ma che, comunque, pensavo, che dico, ero sicuro prevedesse solo la presenza di noi due.
Io e Ale.
Ale e me.
I due Ale.
Noi. E basta.
Non anche una sua amica (e se mi fossi sbagliato? Se ad Ale non solo non piaccio io ma non piacciono proprio i ragazzi?! Se preferisce le ragazze come questa Tamara?)
Alessandro, pensando che io sia rimasto deluso dalla presenza prospettata di sua madre dice Non ti preoccupare per mia madre. Mi ha avuto quando aveva 17 anni. Siamo più due amiche che madre e figlio.
Due amiche. Al femminile. Dice proprio così.
Quell'aggettivo non mi rassicura affatto e, anzi, mi infastidisce e mi crea imbarazzo.
Poi arriva Tamara. La vedo da lontano, dinoccolata, avvicinarsi a noi.
Piccola di statura eppure slanciata, coi capelli corti alla maschietta spavaldamente femminili.
Indossa un trench beige, che le stringe la vita evidenziandone il personale minuto, i fianchi stretti, le gambe affusolate.
Mi ricorda subito Audrey Hepburn, mentre avanza quasi trotterellando, ignara del fascino che esercita su chiunque la guardi. Su di me ancora di più perchè il suo essere femminile non è pensato per piacere al maschio, ma per star bene con se stessa.
Quasi quasi mi scordo del motivo per cui sono lì, quando Ale la saluta con un ostentato e crudele Taaampaaax e la abbraccia con lo stesso trasporto che ha dimostrato per me.
Ne proverei smarrimento se non fosse per quel nome storpiato così vigliaccamente da checca che non posso non notare, e odiare.
Tamara però sembra non farci caso e lo saluta con calore, subito incuriosita dalla nuova presenza. Cioè me.
La sua curiosità mi lusinga.
Mi fa sentire un ragazzo desiderato dalle donne.
Con Tamara la mia mascolinità non è messa in discussione perchè Tamara non pensa o allude al sesso, come mi è capitato qualche volta in discoteca, ma non all'Alibi, dove alla prima palpata mancata, al primo bacio che non c'è stato, le ragazze con cui ballavo mi avevano chiesto, smarrite, ma non ti piacciono le donne?
Tamara mi fa sentire il maschio galante, accetta lusingata i miei complimenti sulla sua mise, mi parla con un sorriso intelligente, svela una mente brillante, si cimenta in conversazione divertita e seducente, tanto che è Alessandro adesso a trotterellarci dietro, troppo preso a trovare un soprannome per me, spero non odioso come quello che ha scovato per Tamara, per accorgersi che ci ha persi.
Poi, non ricordo più come, ci ritroviamo sul 46, gremitissimo, in viaggio per casa sua, lontanissima e fuori mano.
Io e Tamara continuiamo a conversare ma io purtroppo comincio a distrarmi temendo di stare trascurando Ale e che lui possa pensare che a me Tamara piaccia più di lui, proprio come l'ho pensato io di lui nemmeno mezzora prima.
Tamara mi parla, ignara della tresca frocesca che si svolge tra Ale e me.
Ale, infatti, ha intuito la mia preoccupazione e si pavoneggia, proprio come la sera che mi ha fermato all'Alibi facendo finta di riconoscere in me un su ex compagno di scuola e io, che prendo sempre tutto troppo sul serio, gli avevo risposto che non mi pareva...
Mi guarda, da dietro le spalle di Tamara, sovrastandola dal suo metro e ottanta. Mi fa l'occhiolino e mi sorride e io mi perdo nel suo sorriso tanto che devo farmi ripetere una seconda volta quel che Tamara mi sta dicendo sui Frankie Goes To Hollywood.
Quando mi scopro a decidere che Alessandro mi piace e che dopo aver catturato l'attenzione di Tamara, ora vorrei che lei non ci fosse per stare da solo con lui, prima che mi possa fare schifo da solo, Ale ci dice che dobbiamo scendere e mentre corriamo per non rimanere sull'autobus uscendo dalla porta centrale tutti trafelati, improvvisamente siamo tre amici, siamo come Jules et Jim.
(continua)
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