Poco male, mosso dallo spirito dei padri pionieri (ehm) ho continuato a usare la macchina come semplice filtro\imbuto, scaldando l'acqua con il bollitore e mettendo poi il caffè in un thermos visto che non funziona nemmeno la piastra che tiene in caldo il caffè nella brocca di vetro.
Mio cugino Andrea, la persona che, oltre a Laura e Piero, i miei ospiti, è quella che mi sta più vicino, appreso della rottura, mi promette una macchina per il caffè che ha in casa e che nessuno usa.
Non so perchè ma mi immagino una macchina bianca, anonima, mediamente usata. Penso, beh meglio di niente, finché non me ne compro una nuova. Così una sera che lo raggiungo a casa mi tira fuori questa.
Io sgrano gli occhi.
La macchina è stupenda, priva di tutti gli automatismi che rende quelle più recenti automatiche.
Niente dispositivo salvagoccia. Se sfili la caraffa prima che tutta l'acqua sia uscita quella continua a colare dal beccuccio indisturbata.
Anzi, a ben vedere, non puoi sfilare la caraffa, perchè il vano con il filtro ci poggia sopra. Quando tutta l'acqua è finita, sposti il beccuccio (!!!) dal quale esce l'acqua, togli il vano col filtro, metti sulla caraffa il coperchio nero, e poi versi il caffè nella tazza. Il vano col filtro resta a fianco della macchina, poggiato magari sul coperchio che ti protegge dai vapori del beccuccio.
Insomma una macchina con tutti i crismi ma senza quelle facilitazioni moderne, un po' come, mutatis mutandis, le prime lavatrici degli anni 40/50 quando la centrifuga non c'era e i panni li strizzavi col classico doppio rullo...
Ho provato a fare così anche il caffè ma i risultati non mi hanno convinto...
Grazie Andrea per il tuo magnifico dono vintage!
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