...e mentre cazzeggio facendo quel che mi piace di più (beh, dopo il sesso...) cioè guardare serie tv, mentre mi sparo il terzo episodio (di fila) di Body of Proof, scopro che la madre della protagonista è interpretata da Janna Cassidy, che per me rimarrà per smepre Zhora, la splendida replicante con serpente di Blade Runner.
30 anni dopo (il film di Ridley Scott è del 1982) Joanna è ancora splendida, con quell'aura da donna superiore alle umane cose che non è sfiorita nemmeno un pochino. Una piacevole sorpresa.
Un piacevole ricordo, di quando andai vedere il film, per la prima volta, con Fabrizio, il mio amico perso.
La sequenza della morte di Zhora nel film di Scott rimane indelebile nella mia memoria di cinéphile.
Ve la ripropongo.
Dopo il caos della città, la musica, il battito del cuore, e il rumore dei vetri infranti costituiscono il migliore silenzio per una morte, un omicidio, ingiusto e crudele, una soggettiva sonora che mette per un attimo noi spettatori al posto suo, al posto di Zhora, al posto della preda, della diversa da ritirare.
28 luglio 2012
25 luglio 2012
14 luglio 2012
LE QUATORZE JUILLET. Vive la France, vive la liberté!!!
Le Quatorze Juillet, la fête nationale française, commémore la prise de la Bastille, qui a eu lieu le 14 juillet 1789 et a marqué le début de la Révolution française. La Bastille était une prison et un symbole du pouvoir absolu et arbitraire de l'Ancien Régime de Louis XVI. Sa prise par le peuple a démontré que le pouvoir du roi n'était plus absolu : ce pouvoir devait se fonder sur la Nation et être limité par une séparation des pouvoirs.
La Marseillaise a été composée par Claude-Joseph Rouget de Lisle en 1792 et a été déclarée « l'hymne national français » en 1795.
Allons enfants de la patrie,
Le jour de gloire est arrivé !
Contre nous de la tyrannie
L'étendard sanglant est levé ! (bis)
Entendez-vous dans les campagnes,
Mugir ces féroces soldats ?
Ils viennent jusque dans nos bras
Égorger nos fils, nos compagnes ! Refrain
Aux armes, citoyens !
Formez vos bataillons !
Marchons ! Marchons !
Qu'un sang impur
Abreuve nos sillons !
13 luglio 2012
Estate dove vuoi, sempre con Mina!
Grazie a un post sul blog del Mina Fan club scopro alcune perle, cioè alcune cover di brani di Mina dei quali ignoravo l'esistenza...
Cominciamo da Irene Grandi con una jazzatissima versione di Conversazione
Una versione ariosa nella quale però la pulizia e la radicalità dell'originale sono un po' troppo diluite.
Poi è la volta di una versione di Se telefonando, cantata da Giorgia, della quale, francamente, non si sentiva proprio la mancanza...
Interessante più per il cantante Angelo Oz che per la cover, in fondo inutile, Mi sei scoppiata dentro al cuore, al femminile non sia mai che poi pensano che ti piacciono gli uomini...
Per rispetto al testo e perchè, in fondo, non è necessario modificare nulla Claudio Cera a X-Factor aveva lasciato il titolo originale
E poi la volta dell'originale Non sarò mai Mina di Marianna Silitti che si rifà al testo di Brava.
Ed ecco una manciata di canzoni per ricordare questa Estate che se ne va...
Cominciamo da Irene Grandi con una jazzatissima versione di Conversazione
Una versione ariosa nella quale però la pulizia e la radicalità dell'originale sono un po' troppo diluite.
Poi è la volta di una versione di Se telefonando, cantata da Giorgia, della quale, francamente, non si sentiva proprio la mancanza...
Interessante più per il cantante Angelo Oz che per la cover, in fondo inutile, Mi sei scoppiata dentro al cuore, al femminile non sia mai che poi pensano che ti piacciono gli uomini...
Per rispetto al testo e perchè, in fondo, non è necessario modificare nulla Claudio Cera a X-Factor aveva lasciato il titolo originale
E poi la volta dell'originale Non sarò mai Mina di Marianna Silitti che si rifà al testo di Brava.
Ed ecco una manciata di canzoni per ricordare questa Estate che se ne va...
7 luglio 2012
Rowenta Filtermatic anni 70
Capita che la macchina del caffè americano che mi avete regalato appena l'anno scorso si è già rotta. Colpa dell'acqua dura di Roma, del mio ritardo nel cominciare a farei cicli anticalcare con una soluzione di acqua e aceto. Fatto sta che all'incirca un mese fa ha smesso di scaldare e di fare uscire l'acqua.
Poco male, mosso dallo spirito dei padri pionieri (ehm) ho continuato a usare la macchina come semplice filtro\imbuto, scaldando l'acqua con il bollitore e mettendo poi il caffè in un thermos visto che non funziona nemmeno la piastra che tiene in caldo il caffè nella brocca di vetro.
Mio cugino Andrea, la persona che, oltre a Laura e Piero, i miei ospiti, è quella che mi sta più vicino, appreso della rottura, mi promette una macchina per il caffè che ha in casa e che nessuno usa.
Non so perchè ma mi immagino una macchina bianca, anonima, mediamente usata. Penso, beh meglio di niente, finché non me ne compro una nuova. Così una sera che lo raggiungo a casa mi tira fuori questa.
Una Rowenta originale degli anni 7o, brand new!
Io sgrano gli occhi.
La macchina è stupenda, priva di tutti gli automatismi che rende quelle più recenti automatiche.
Niente dispositivo salvagoccia. Se sfili la caraffa prima che tutta l'acqua sia uscita quella continua a colare dal beccuccio indisturbata.
Anzi, a ben vedere, non puoi sfilare la caraffa, perchè il vano con il filtro ci poggia sopra. Quando tutta l'acqua è finita, sposti il beccuccio (!!!) dal quale esce l'acqua, togli il vano col filtro, metti sulla caraffa il coperchio nero, e poi versi il caffè nella tazza. Il vano col filtro resta a fianco della macchina, poggiato magari sul coperchio che ti protegge dai vapori del beccuccio.
Insomma una macchina con tutti i crismi ma senza quelle facilitazioni moderne, un po' come, mutatis mutandis, le prime lavatrici degli anni 40/50 quando la centrifuga non c'era e i panni li strizzavi col classico doppio rullo...
Ho provato a fare così anche il caffè ma i risultati non mi hanno convinto...
Grazie Andrea per il tuo magnifico dono vintage!
Poco male, mosso dallo spirito dei padri pionieri (ehm) ho continuato a usare la macchina come semplice filtro\imbuto, scaldando l'acqua con il bollitore e mettendo poi il caffè in un thermos visto che non funziona nemmeno la piastra che tiene in caldo il caffè nella brocca di vetro.
Mio cugino Andrea, la persona che, oltre a Laura e Piero, i miei ospiti, è quella che mi sta più vicino, appreso della rottura, mi promette una macchina per il caffè che ha in casa e che nessuno usa.
Non so perchè ma mi immagino una macchina bianca, anonima, mediamente usata. Penso, beh meglio di niente, finché non me ne compro una nuova. Così una sera che lo raggiungo a casa mi tira fuori questa.
Io sgrano gli occhi.
La macchina è stupenda, priva di tutti gli automatismi che rende quelle più recenti automatiche.
Niente dispositivo salvagoccia. Se sfili la caraffa prima che tutta l'acqua sia uscita quella continua a colare dal beccuccio indisturbata.
Anzi, a ben vedere, non puoi sfilare la caraffa, perchè il vano con il filtro ci poggia sopra. Quando tutta l'acqua è finita, sposti il beccuccio (!!!) dal quale esce l'acqua, togli il vano col filtro, metti sulla caraffa il coperchio nero, e poi versi il caffè nella tazza. Il vano col filtro resta a fianco della macchina, poggiato magari sul coperchio che ti protegge dai vapori del beccuccio.
Insomma una macchina con tutti i crismi ma senza quelle facilitazioni moderne, un po' come, mutatis mutandis, le prime lavatrici degli anni 40/50 quando la centrifuga non c'era e i panni li strizzavi col classico doppio rullo...
Ho provato a fare così anche il caffè ma i risultati non mi hanno convinto...
Grazie Andrea per il tuo magnifico dono vintage!
4 luglio 2012
Mina? Giù, negli scaffali in basso!
Ho traslocato sabato 23, sì, proprio il giorno del pride cui non sono potuto andare...
A tutt'ora vivo ancora con una trentina di scatole nella stanza dove ora tengo tutte le mie cose (la mia musica, i libri, le mie perplessità). Nel risistermare i libri e la musica ho adottato per la prima volta una classificazione leggermente diversa.
Poesia non è più un categoria a sé ma è stata smembrata e riassorbita da altre tre macrocategorie, letteratura italiana, straniera e critica letteraria.
Lo so adesso il libro di Macchia su Baudelaire è su tutt'altro scaffale rispetto i testi di Charles, ma che senso aveva prima mettere Ariosto in letteratura se c'era la categoria poesia? Forse che il Furioso non è poesia?
Insomma dopo anni di ferree e rigide catalogazioni i miei libri trovano spazio sotto categorie modificate.
Il cambiamento che tutti, eufemisticamente, mi stanno prospettando nel commentare il mio trasferimento da una casa mia a casa di amici che mi ospitano perché non sono più nemmeno in condizioni di pagarmi l'affitto di una stanza, sembra davvero dare i suoi primi frutti.
La prova più tangibile però è nella risistemazione dei mie cd di musica. Quattro benni (Ikea) per 4 macrocategorie: italiana straniera jazz e classica. Ridisegnata secondo un criterio altrettanto arbitrario ma più agibile: uomini, donne, jazz, classica.
E per la prima volta Mina che ha sempre dominato il benno italiano occupandone la metà, circa, alta, adesso è relegata ai ripiani più bassi. In bella vista le donne che conosco meno, paragonate a lei.
E ho scoperto per la prima volta che le classificazioni servono anche per ricordarti e dunque farti conoscere meglio concetti (libri, dischi) che conosci poco. Mina la conosco by heart (per il cuore) non ho bisogno di tenerla vicino anche alla vista. Meglio Ani di Franco che altrimenti, relegata come era nei ripiani più bassi, mi dimentico proprio di avere...
A tutt'ora vivo ancora con una trentina di scatole nella stanza dove ora tengo tutte le mie cose (la mia musica, i libri, le mie perplessità). Nel risistermare i libri e la musica ho adottato per la prima volta una classificazione leggermente diversa.
Poesia non è più un categoria a sé ma è stata smembrata e riassorbita da altre tre macrocategorie, letteratura italiana, straniera e critica letteraria.
Lo so adesso il libro di Macchia su Baudelaire è su tutt'altro scaffale rispetto i testi di Charles, ma che senso aveva prima mettere Ariosto in letteratura se c'era la categoria poesia? Forse che il Furioso non è poesia?
Insomma dopo anni di ferree e rigide catalogazioni i miei libri trovano spazio sotto categorie modificate.
Il cambiamento che tutti, eufemisticamente, mi stanno prospettando nel commentare il mio trasferimento da una casa mia a casa di amici che mi ospitano perché non sono più nemmeno in condizioni di pagarmi l'affitto di una stanza, sembra davvero dare i suoi primi frutti.
La prova più tangibile però è nella risistemazione dei mie cd di musica. Quattro benni (Ikea) per 4 macrocategorie: italiana straniera jazz e classica. Ridisegnata secondo un criterio altrettanto arbitrario ma più agibile: uomini, donne, jazz, classica.
E per la prima volta Mina che ha sempre dominato il benno italiano occupandone la metà, circa, alta, adesso è relegata ai ripiani più bassi. In bella vista le donne che conosco meno, paragonate a lei.
E ho scoperto per la prima volta che le classificazioni servono anche per ricordarti e dunque farti conoscere meglio concetti (libri, dischi) che conosci poco. Mina la conosco by heart (per il cuore) non ho bisogno di tenerla vicino anche alla vista. Meglio Ani di Franco che altrimenti, relegata come era nei ripiani più bassi, mi dimentico proprio di avere...
2 luglio 2012
Viva la Spagna!
E mentre tra le bandiere che sventolavano ieri a Circo Massimo, dove si andava proiettando la finale della coppa d'Europa Italia-Spagna, figuravano anche una bandiera con una svastica accompagnata da saluti romani e una con il volto di Mussolini come riporta elfobruno sul suo blog, avendolo letto su Repubblica, voglio ricordare en passant l'aforisma di Winston Churchill che dice
Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.
Devo ammettere che non so resistere alla tentazione di rallegrarmi per la vittoria spagnola. Nei confronti della Spagna l'Italia appare ancora di più come un paese di merda, la cui merda è quella religione cattolica che fa da base e da collante per ogni forma di misoneismo, omofobia, maschilismo, sessuofobia, patriarcato e paternalismo.
Il calcio offre una precisa e puntuale istantanea di un paese sempre più retrogrado e ancienne regime: un covo di arricchiti e arricchite, sfruttatori e sfruttatrici, ignoranti e fascistoidi, anzi fascisti e fasciste, omofobi e omofobe, maschilisti e maschiliste.
Il percorso democratico intrapreso dalla Spagna, uscito dal franchismo nel 1975, è esemplare e di tutto rispetto mentre noi siamo infognati nel peggiore fascismo ieri come oggi.
Certo come riportava ieri dal manifesto la Spagna di Rojoy è ben diversa da quella di Zapatero e le cose stanno cambiando in peggio anche lì.
Così la materia scolastica Educazione alla cittadinanza sostituita dalla più formale Educazione civica e costituzionale ha visto derubricare dal suo programma di insegnamento i riferimenti alle diversità nei modelli familiari e nell'orientamento sessuale perché la questione è stata considerata controversa dal ministro dell'educazione.
Come se non bastasse il paese è in attesa della sentenza del Tribunal Constitucional a proposito dell'illegittimità del matrimonio tra persone dello stesso sesso (e non Omosex come brutalmente semplificato dalla giornalista del manifesto).
Quindi a ben vedere c'è poco da gioire di questa vitoria spagnola. Ma vedere l'Italia sminuita nell'unica cosa per cui ancora vale la pena ricordarla, il calcio, pensa te come siamo scesi nella merda, vuoi mettere la soddisfazione?
Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.
Devo ammettere che non so resistere alla tentazione di rallegrarmi per la vittoria spagnola. Nei confronti della Spagna l'Italia appare ancora di più come un paese di merda, la cui merda è quella religione cattolica che fa da base e da collante per ogni forma di misoneismo, omofobia, maschilismo, sessuofobia, patriarcato e paternalismo.
Il calcio offre una precisa e puntuale istantanea di un paese sempre più retrogrado e ancienne regime: un covo di arricchiti e arricchite, sfruttatori e sfruttatrici, ignoranti e fascistoidi, anzi fascisti e fasciste, omofobi e omofobe, maschilisti e maschiliste.
Il percorso democratico intrapreso dalla Spagna, uscito dal franchismo nel 1975, è esemplare e di tutto rispetto mentre noi siamo infognati nel peggiore fascismo ieri come oggi.
Certo come riportava ieri dal manifesto la Spagna di Rojoy è ben diversa da quella di Zapatero e le cose stanno cambiando in peggio anche lì.
Così la materia scolastica Educazione alla cittadinanza sostituita dalla più formale Educazione civica e costituzionale ha visto derubricare dal suo programma di insegnamento i riferimenti alle diversità nei modelli familiari e nell'orientamento sessuale perché la questione è stata considerata controversa dal ministro dell'educazione.
Come se non bastasse il paese è in attesa della sentenza del Tribunal Constitucional a proposito dell'illegittimità del matrimonio tra persone dello stesso sesso (e non Omosex come brutalmente semplificato dalla giornalista del manifesto).
Quindi a ben vedere c'è poco da gioire di questa vitoria spagnola. Ma vedere l'Italia sminuita nell'unica cosa per cui ancora vale la pena ricordarla, il calcio, pensa te come siamo scesi nella merda, vuoi mettere la soddisfazione?
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