Mi fa male scrivere quello che sento di dovere scrivere.
Mi fa male prima di tutto per la vittima dello stupro la quale qualunque cosa succedesse a Tuccia, il suo stupratore, anche la morte più atroce umanamente immaginabile, non le sarebbe di alcun sollievo.
Mi fa male per tutte le donne che si sono sentite giustamente colpite da questo ennesimo caso di violenza sessuale su di una donna perchè da un lato sanno che come è capitato alla vittima poteva capitare a loro e dall'altro perchè sanno che questo tipo di violenza capita solo alle donne e che il violentatore è sempre un uomo.
Perchè come dice giustamente Edda Billi non tutti gli uomini sono stupratori ma tutti gli stupratori sono uomini.
Avrei compreso parole di condanna feroci e inumane da parte della ragazza o dei familiari, ma la madre invece ha considerato che il ragazzo è uno strumento e lo ha perdonato.
Io il perdono non lo capisco.
Non ci arrivo.
E' qualcosa che mi manca.
Chi perdona mi impartisce una splendida lezione di vita e mi fa capire che ho ancora molto da imparare nello stare nel mondo.
Io non provo rancore ma perdonare vuol dire lasciarsi andare la violenza subita alle spalle.
Io non ne sarei capace.
Nonostante i mie 47 anni sono ancora un neofita della vita.
Non capisco neanche come si possa solo immaginare di stuprare una donna.
Mi è ignoto il passaggio a-razionale che c'è dal desiderio allo stupro.
Eppure devo rassegnarmi all'evidenza.
Però una cosa la so.
E mi fa male che nessuno, nessuna, la dica e che tutti anche chi fa distinguo condivisibili si lasci andare alla retorica delle frasi fatte.
Tuccia non è un mostro.
Non è una eccezione, una persona ai confini dell'umano e della società dove tutti quanti conviviamo felici e rispettosi l'uno dell'altra.
Tuccia è uno di noi.
Siamo noi.
Tutti noi.
In quanto corpo sociale io mi sento corresponsabile di tutto quello che capita nel mondo in cui vivo.
Anche se io uno stupro non so nemmeno immaginarmelo che degli esseri umani per giunta del mio stesso sesso genetico ne siano capaci fa di me una persona che deve renderne conto.
Eticamente.
Politicamente.
Storicamente.
Culturalmente.
Umanamente e donnanamente.
La retorica del mostro ha due effetti ingiusti.
Quello di avellere lo stupratore dalla società, di allontanarlo da noi normali, non permettendo così di capire le dinamiche che portano allo stupro, e quello, contemporaneo, di creare per noi una verginità alla violenza, proclamare la nostra incapacità alla violenza.
Io? Mai. Quello è un mostro!
Però poi ci auguriamo che venga Tuccia castrato...
Non voglio certo affermare che Tuccia sia una vittima.
Qui la vittima è una sola ed è la ragazza stuprata.
Quel che sto cercando di dire è che viviamo tutte e tutti in una società dove la violenza simbolica e non solo concreta viene eseguita, esercitata, mostrata, adoperata, creata, pensata, architettata ogni secondo, anche da noi, anche nelle nostre menti, anche da chi ritiene Tuccia, solo Tuccia, un mostro senza rendersi conto che anche lui, anche lei, è un mostro.
Una violenza figlia di quel sonno della ragione di chi non usa la propria mente critica ma si allinea al sentire di pancia fascistoide e guerrafondaio che ci accomuna tutte e tutti noi italiani (popolo di merda, feccia dell'Europa, fascisti oggi più di quanto non lo fossimo allora).
Basta leggere i commenti su faccialibro, di quanti chiedono a Tuccia la castrazione chimica (come se la castrazione impedisse un'erezione o lo stupro dipendesse dai testicoli...).
Di quanti vorrebbero ficcargli una mano su per il culo (lui che dice di non avere usato un oggetto per penetrare la ragazza ma solo una mano) con tutto il portato simbolico che questo gesto ha.
Quelli che vorrebbero ucciderlo nei modi più efferati (strappargli la pelle, bruciarlo vivo, castrarlo senza anestetizzarlo).
Inutile commentare gli orrori di ortografia e di sintassi scritti da questi geni di ambo i sessi.
Chi parla (e scrive) male pensa male e questi commenti ne sono una dimostrazione.
Oppure quelli e quelle che si indignano che Tuccia sia agli arresti domiciliari, ignorando, o confondendo, il fatto che Tuccia è ancora in attesa di processo, e che gli arresti domiciliari non sono sostitutivi della sentenza di condanna ma solo del carcere preventivo.
Ignorando anche la presunzione di innocenza che anche di fronte alla più flagrante delle evidenze di un delitto commesso impone per legge - ma anche eticamente perchè la presunzione di innocenza è segno di democrazia -, di rivolgerci a Tuccia come presunto stupratore e non come stupratore de facto.
E' indubbio che Tuccia abbia ha stuprato una ragazza che le abbia ficcato un palo nella vagina dilacerandogiela e perforandole anche gli intestini.
Ma la violenza e l'ignoranza dei nostri commenti non sono meno efferati del suo gesto talmente grave che non c'è aggettivo che lo possa descrivere appropriatamente.
Ma non illudiamoci di essere migliori di lui.
Perchè ognuno e ognuna di noi nelle "giuste" circostanze sarebbe capace di comportarsi allo stesso modo, i commenti nazisti di questi giorni lo dimostrano ampiamente.
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