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Per decenni se volevi vedere un film dovevi andare in sala, assieme agli altri (effetto secondario della sala il fatto che era per molti ritrovo a sfondo sessuale, agli inizi i cartelli in cui si invitavano i militari a non disturbare le signorine si sprecavano, in tempi più recenti il cinema era un refugium peccatorum per molti adolescenti che non avevano un posto dove avere un minimo di intimità).
Poi la televisione è entrata nelle nostre case e ci ha distolti dalla visione collettiva in sala.
Agli inizi un solo televisore serviva tutta la famiglia e gerarchicamente padre madre e figli sceglievano il programma da vedere. Poi, con l'abbassarsi dei costi, le donne prima, in cucina, e, più recentemente, i figli in camera, ognuno ha avuto il suo televisore così non si litigava più per quale programma vedere, ognuno vedeva il proprio.
Lo stesso racconto per immagini che una volta riuniva la gente adesso le divide persino in casa.
Con la digitalizzazione questo fenomeno di atomizzazione sociale e familiare si è andato sempre di più sviluppandosi: il monitor del pc prima e poi tutti i dispositivi mobili poi ci hanno condannati a una sorta di autismo mediatico.
I dispositivi mobili sono diventati una nuova interfaccia comunicativa che permettendoci di comunicare sempre ci separa definitivamente.
Oggi nell'intimità delle nostre case , magari coi capelli arruffati e senza esserci ancora lavati (come il sottoscritto mentre scrive queste righe) possiamo interagire con gli altri. Non solo comunicare (comunicazione unidirezionale io voi come nel caso anche del mio blog) ma interagire nei due sensi con le chat e faccialibro.
Se la tecnologia una volta ci univa fisicamente in uno stesso posto oggi collega tante monadi sparse per il pianeta.
Uno dei buoni propositi del 2012: spegni il pc ed esci per strada!
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