E mentre mi sono preso una pausa dal Teatro (l'ultimo spettacolo che recensirò prima di Natale è
Senza Lear al teatro Colosseo del quale leggerete domani)
sono riuscito a vedere un paio (giusto un paio..) di film della rassegna
Le città visibili: Vienna. La capitale austriaca in oltre 30 film alla Sala Trevi di Roma.

Sono stato folgorato da
Wienerinnen (Ragazze viennesi, 1952)
di Kurt Steinwendner, su suo soggetto e sceneggiatura di Erika Helldorf.

Un film incredibilmente moderno, per essere del 1952. Racconta di 4 donne e ce le mostra presenti nella vita a pieno titolo, non nelle case come quelle italiane. Una fa l'operaia (scoprirà che il ragazzo col quale flirta, il figlio del capo fabbrica, è in realtà il fratellastro perché lei è figlia di quell'uomo, che ha violentato la madre: il padre della ragazza e il fidanzato incestuoso moriranno in un copro a copro finendo in uno stagno senza più riemergere...); un'altra fa la burattinaia, e quando scopre una nuova venuta baciarsi col suo fidanzato dà di matto e si mette a mimare la scena con l'ausilio delle marionette, in una sorta di wodoo... una terza rimane invischiata in uno strano omicidio e viene salvata da un evaso, mentre il cattivo di turno finisce sotto un treno, l'ultima storia una ragazza di vita sceglie con ci stare e sopravvive ai tentativi di ucciderla del pappa geloso...). Ma al d là delle storie, raccontate senza morbosità, come solo i non italiani sanno fare (noi così intrisi d un cattolicesimo reazionario, retrogrado, misogino, omofobo, misoneista, oscurantista, contro la vita) è il modo in cui è girato a colpire. Pochi dialoghi, inquadrature (soggettive) sbilenche, ragazze che si spogliano in controluce (e ne vediamo solo la silhouette), riprese dall'alto, nella periferia della città, mdp messa ad altezza ginocchio (quasi rasoterra) in una ricerca a cavallo tra neorealismo impressionismo e cinema muto (nei raccordi, negli attacchi tematici, gambe delle operaie, gambe del padre d una delle ragazze...) un film che, negli stessi anni in cui l'Austria esportava i film sull'Imperatrice Sissi di Ernst Marischka (in
Wienerinnen c'è anche uno degli attori della fortunata trilogia,
Karlheinz Böhm, nientemeno che il marito di Sissi, proprio nel ruolo del fidanzato fedifrago ) dimostra lo stato di salute del cinema austriaco, e il modo in cui vivevano le donne, in una società povera, ma che permette loro di vivere libere, da cittadine e non da donne del focolare come in Italia.
Nessun commento:
Posta un commento