Tetto per i manager, Obama prepara
la rivoluzione per Wall Street
Un tetto agli stipendi dei manager. Di 500mila dollari, al cambio 388mila euro. Applicabile non a tutti. Ma solo per gli amministratori di aziende che hanno chiesto aiuti allo Stato. Il provvedimento arriva dagli Stati Uniti. Lo presenterà la prossima settimana il presidente americano Barack Obama nel quadro di riforme per annunciate «per riportare a Wall Street una cultura della responsabilità».(dal sito de L'Unità)
«Dobbiamo tutti assumerci delle responsabilità e questo include i dirigenti delle maggiori istituzioni finanziarie che si sono rivolti a noi nel momento della crisi, pur recependo bonus esagerati», ha sottolineato Obama ricordando i 18 miliardi di dollari capitalizzati dai vertici di Wall Street alla fine dello scorso anno. «Crediamo che il successo debba essere premiato, ma i dirigenti delle istituzioni finanziarie americane sono stati premiati per aver fallito, e lo sono stati con premi sussidiati dai contribuenti, questo è ciò che sconvolge di più la gente». «Toglieremo l'aria dai paracaduti d'oro», ha detto Obama alla Casa Bianco, al suo fianco il ministro del Tesoro Timothy Geithner.
La riforma di Obama è una vera e propria rivoluzione. Nonostante la crisi un amministratore delegato di una società che rientra nel “Fortune 500” guadagna in media 10,8 milioni di dollari (7,3 milioni di euro). Si tratta di più di 364 volte lo stipendio di un impiegato. Quarant’anni fa i maggiori amministratori delegati guadagnavano 20 o 30 volte il salario dei lavoratori. Se questa norma fosse arrivata prima, ad esempio nel 2007, l’ex amministratore delegato di Merril Lynch, Stan O'Neal, non avrebbe ricevuto oltre 161 milioni di dollari (109,3 milioni di euro) di buonuscita. La banca è stata una delle più colpite dalla crisi finanziaria. E O’Neal è solo uno dei tanti casi che si sono alternati in questi anni.
«Esamineremo - ha detto Obama - come le paghe dei manager abbiano contribuito a una cultura deliberatamente imprudente e a una mentalità delle trimestrali che a loro volta hanno portato il caos nel nostro sistema finanziario. Studieremo riforme più ampie in modo che gli executive siano ricompensati per un solido controllo del rischio e per una crescita misurata in anni, non solo in giorni o settimane».
«La crisi economica – ha sostenuto il presidente Usa - che stiamo sperimentando non è come nessuna di quelle che abbiamo visto in vita nostra. È una crisi di calo della fiducia e di aumento del debito». «Sappiamo che anche se facciamo tutto il possibile ci vorrà» del tempo prima di capovolgere la situazione e far tornare l'economia a girare. «Ma non agire, e non agire ora, trasformerà la crisi in una catastrofe e garantirà una recessione più lunga». È per questo «che il Congresso deve agire senza ritardi. Nessun piano è perfetto», ha aggiunto osservando come il piano
di stimolo fiscale, attualmente in Senato «è solo la prima parte di ciò di cui abbiamo bisogno per riportare prosperità».
Se il provvedimento fosse stato applicato in Italia, poi, la comunità avrebbe risparmiato un sacco di soldi. Quelli di Giancarlo Cimoli ad esempio. Il numero uno di Alitalia lasciò la compagnia, commissariata qualche mese dopo, in un super bonus di qualche milione di euro. ma non solo. Se il provvedimento dovesse essere applicato alle aziende che hanno ricevuti aiuti dallo Stato, anche indiretti, molti manager di area Fiat, come Sergio Marchionne o Luca Cordero di Montezemolo, sei milioni di stipendio a testa - sobbalzerebbero dalla sedia.
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