Non ricordo come entrammo in argomento, mi ricordo il suo viso però, sicuro di sé, supponente, cinico, mi fece subito un'immensa pena. Con la faccia di chi sa di avere detto una scomoda verità disse, tutto di un fiato che non potevamo per forza occuparci di chi è più povero di noi perché non è colpa nostra, se noi non siamo poveri come loro è perché siamo più efficienti e se loro non lo erano peggio per loro". Non odiai quel mio studente. Odia forse un po' i suoi genitori, pensai al padre, ma, chissà, magari erano parole della madre, del nonno...
Non era la prima volta che sentivo argomentazioni del genere, fatte allo stesso modo e quello che mi angustiava di più era l'idiozia di quel pensiero la totale mancanza di prospettiva storica.
Presi fiato, e risposi, più pacatamente che potevo (fossimo stati in un film si sarebbe visto un inserto nel quale sbattevo ripetutamente la testa del mio alunno sullo spigolo più acuminato dell'aula...) che la sua posizione non era sostenibile, intanto per un banale principio di solidarietà tra esseri umani (tralascia la questione religiosa...) e poi perché se l'82% del pianeta vive in miseria e povertà E' COLPA NOSTRA che, pur essendo solamente il 28% della popolazione mondiale consumiamo da soli l'80% delle risorse planetarie lasciando agli altri le briciole. E dunque, dissi, se io sono ciccione, se ho a disposizione tanto di quel cibo da diventarne obeso, è perché c'è una fortissima sperequazione del cibo, distribuendolo equamente saremmo tutti meno opulenti, ma vivremmo meglio.
Non tornammo più sull'argomento.
Ogni volta che leggo notizie sulla povertà del mondo mi prende un senso di disincanto e sconforto, perché si parla di qualcosa che sembra lontano, vago remoto, foto di bambini del Biafra, i due milioni di morti di aids in Africa (perché qualcuno dissennatamente insiste a consigliare l'uso dei preservativi in nome del rispetto della vita, che malati di mente!!!), ma qui da noi questi segni di povertà strema non arrivano.
Oh sì certo, abbiamo meno soldi, siamo indebitati, ma viviamo in condizione così diverse da quelle degli altri che non sappiamo nemmeno immaginarci cosa vuol dire essere uno di loro. E non lo sapremo mai.
Non credo che nessuno delle azioni politiche che l'occidente fa posano incidere su l dato di fatto che le ricchezze sono concentrate in una piccola parte del pianeta.
L'unica cosa che può cambiare lo status quo e che loro uccidano tutti noi. Sì, avete letto bene: una rivoluzione totale che spazzi via noi, il vero cancro del pianeta, la vera causa della loro povertà.
Non vedo altre soluzioni. E deve essere una morte dura, crudele, cruenta, perché se un ragazzino di 14 anni può dire quello che ha detto senza che un fulmine lo incenerisca senza che se ne penta non riuscendo pi a dormire la notte vuol dire che abbiamo perso il nostro diritto a stare sul pianeta.
Via l'uomo bianco, la feccia dell'umanità.
15 ottobre 2008
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1 commento:
Apprezzo molto la tua indignazione, ne abbiamo tanto bisogno, per scuotere un po' l'indifferenza e la supponenza
Buona serata, Alessandro
v.
PS: prima o poi troverò il tempo di scriverti privatamente
v.
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